• EucENIO GARJN, La cultura e la scuola Mila società italiana, Einaudi 1960, pag. 11. 1 TOMMASO CHIARETTI, · Il ciMma tra libertà e conformismo, in Mondo Nuovo, o. 25, 29 settembre 1963. spesso, e continua a fare, da copertu.ra alle operazioni più vecchie o alle <e rinascite » più sospette; la energica riqualificazione del « mestiere del critico » contro i molteplici ricatti dell'industria culturale e la meccanica adesione alla politica culturale dei partiti - nella sua duplice versione settaria e riformistica, della intoccabilità taumaturgica di certi contenuti e della tattica dei vasti fronti « pro• gressivi » - che si è quasi sempre risolta in una assunzione dei dati più schematici e provvisori di quelle politiche e in una rinuncia ad operare - nel proprio ambito, per un loro effettivo rinnovamento. Su questa e su altre istanze che ne discendono - la rivalutazione e l'arricchimento, in primo luogo, di tutti quegli strumenti e canali di orientamento, di dialogo con il pubblico, di pa• ziente organizzazione della cultura, dall'Arei ai circoli di base, dalla Ficc ai Cuc. dai periodici ai bollettini - anche a Porretta l'accordo fu sostanzialmente unanime, sebbene ancora una volta molti buoni propositi siano rimasti tali, tanto che vien fatto di ripensare amaramente alla rinnovata attualità di una dura analisi proposta in una non dimenticata relazione di Garin: « E tuttavia, neppur questa è, forse, l'immagine più insidiosa dell'uomo di cultura, ma l'altra, di colui che è bravissimo nel denunciare, vivacissimo nel dir di no, nel criticare e indicare le sopraffazioni e le colpe e gli errori dei nemici della libertà; ma che quando deve precisare i suoi fini, al di fuori delle grandi parole, non ha poi nulla di preciso da proporre e da costruire, se non la libera infinita discussione su ciò che si ha da proporre e da costruire » 6 • E' comunque intorno a quelle esigenze che ruota la possibilità concreta di <e tentare di ricostituire in qualche modo una unità che sia ideale e di tendenza, non soltanto di occasioni politiche elettorali o produttive o di specifiche battaglie come quella della censura o della legge sul cinema », come auspicava Chiarelli concludendo la sua relazione a Porretta 1 • Solo che i dubbi e le perplessità sorgono proprio su quella indicazione e< di tendenza » sulla quale i dissensi sono ap• parsi assai profondi in diverse occasioni, anche recenti. Vorremmo richiamarci, in questo senso, al caso abbastanza illuminante delle << alternative » veneziane dello scorso anno: Le mani sulla città - Fuoco fatuo • Muriel, per non dire delle infatuazioni per The servant di Losey che non è un film da buttar via - sia detto per inciso per chi fa professione di manicheismo - ma può apparire la prefazione a un cinema « di domani » solo a chi si nutra di suggestioni davvero fatue e provinciali. Ora, io non ho nulla contro i film di Malie e Resnais, che mi interessano e mi inquietano molto più di tutto Godard, da Fino all'ultimo respiro a Il disprezzo. Personalmente, considero anzi Fuoco fatuo uno dei film più sofferti e sintomatici dell'ultimo cinema francese, ma sintomatico appunto dell'importanza di una cultura che ritorna, attraverso Drieu - 19
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