Gli impegni da ritrovare 16 - Scelte «tendenziose» e riconquista della razionalità Uno degli aspetti più seri e inquietanti del dibattito critico preesistente a Venezia, ma sollecitato da alcuni film « controversi ii della Mostra, proseguito a Porretta l'autunno scorso, continuamente riproposto dalle chiusure e delusioni dell'ultimo cinema italiano - da Antonioni a De Sica, da Fellini a Visconti a Zavattini ai « giovani » e giovanissimi, a vari livelli e tolte alcune poche eccezioni, si intende - è costituito a mio avviso da quella che ho già avuto modo di chiamare ( in un intervento su Mondo Nuovo, n. 27, del 13 ottobre 1963) la crisi della « tendenziosità >l, la sfiducia, più o meno consapevole e dichiarata, nel significato attuale di una battaglia per il realismo, e non - ché, in questo caso, avrebbe tutte le giustificazioni e i consensi - per un realismo illustrativo, consolatorio, oracoleggiante e neppure per un meccanico ritorno, di cui mancano le condizioni oggettive e soggettive, alla nozione di realismo degli anni '45-'48 o '55-'56, ma per un realismo critico, impietosamente aperto sull'oggi, acutamente rivolto a scrutare nelle innumerevoli pieghe e nei molteplici risvolti del presente, non sorretto da schemi catechistici, ma soltanto dalla fiducia nella capacità e nell'impegno conoscitivo della ragione, il sassolino che il Galileo brechtiano stringeva in pugno o faceva roteare impavidamente dinanzi a scolastici e a preti, con la loro pretesa di castrare la storia e soffocare le fonti stesse della vita. La sfiducia tende a propagarsi, sempre più insidiosa e a suo modo sicura di sè, preme dalle pagine delle riviste e persino dei quotidiani, risuona nei convegni, serpeggia persino in certi tatticistici tentativi di « ricupero », sempre in omaggio a una buona << politica delle alleanze >l, più frequenti di quanto non si creda. A Porretta, un garibaldino della ventiquattresima ora, arrivò a dire, con un sorriso sulle labbra, in un cospicuo intervento di tre minuti, che le posizioni di Cinema Nuovo gli sembravano francamente paleolitiche, o giù di lì. Ma, scherzi a parte, la situazione è davvero confusa e preoccupante, investe, al di là del cinema e della critica cinematografica, un po' tutto e tutti. Tant'è vero che recentemente uno studioso acuto e autorevole come Argan, dopo aver
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