giovane critica - n. 3 - feb.-mar. 1964

mazione va considerata nei limiti del caso, dato che nel nostro testo d'avvio essa si riferisce al film di Castellani e non a quello di Comencini: il trasferimento ci è però parso ugualmente indicativo nel senso che intendiamo conferire a questo abbozzo di discorso). Una questione, quindi, di ipocrisia. Ma a chi, come 11 Di Giammatteo, sosteneva che e la dissimulazione, il sottinteso, la 'prudenza' hanno scacciato la vita: comicità e sesso si reggono sulle traballanti grucce della vita riflessa, del ripensamento morboso, dell'onanismo > e che e ne consegue una diffusa ipocrisia, e il Muscetta obiettava: e Ma perchè considerare l'ipocrisia un effetto? E perchè non ricercarla dove va ricercata; non solo nella censura (pretesto di viltà e di servitù volontaria, d'accordo), ma nell'autocensura dei soggettisti e dei registi, e innanzi tutto fra i produttori e i loro direttori spirituali e magari nella fundova, Marsilio, 1963), esprimeva il proprio disorientamento e la propria perplessità, quasi in senso di oppressione, e dinanzi al predominio clamoroso e aggressivo del dialetto e della dialettalità > in film allora recenti (da Due soldi di speranza o Le ragazze di Piazza di Spagna agli stessi Bellissima - ove Visconti avrebbe accettato e favorito e l'espressione di esuberanza dialettale > della Magnani - o Umberto D, ove tentazioni e pericoli in tal senso sarebbero però riscattati « nella linea asciutta e ben dominata del suo svolgimento>). Sono trascorsi, da allora, dieci anni, e molte cose sono mutate, anche nel cinema italiano. Ma, sotto diverse e ben più allarmanti forme, entro àmbiti assai più gravi e generalizzanti, lungo direttrici e costanti di estrema estensione, gli stessi problemi si ripropongono al nostro giudizio, investono tutto un contesto zione corruttrice dei loro uffici pubblicitari, e in certa. - cui assistiamo, spesso impotenti - che non è solcritica che spesso da questi uffici dipende, anche se sfoggia la più fiera indipendenza e le più elevate concezioni morali e politiche>? Sono parole che rivelano non solo una loro precisa attualità, ma quasi doti di preveggenza, poichè il fenomeno tracciato, se allora consisteva in una piccola e maldestra operazione trasformistica a livello artigianale, oggi - industrializzatosi e perfettamente impadronitosi delle più sottili tecniche di e persuasione occulta> e di tentato condizionamento (sia sul plano di massa sia sul plano di e élite >) - riveste toni e aspetti altamente preoccupanti e, quel che è peggio, assolutamente generalizzanti, coinvolgendo perfino rispettabili autori la cui buonafede e il cui impegno appaiono indubbi, e opere sostanzialmente insospettabili. Del resto vale la pena di ricordare che, già un anno prima del Muscetta, Claudio Varese, in un articolo altrettanto fondamentale, Involuzione dialettale del cinema italiano (pubblicato da Letteratura nel 1953 e ora incluso in Cinema, arte e cultura, Patanto limitato a una certa produzione cinematografica, bensl coinvolge addirittura un e modus vivendi>, un abito mentale, norme di pratico e teorico comportamento. Dai margini della vita associativa, cui era relegato proprio a causa di certe diffuse convinzioni (funzione di basso divertimento circense presso le e masse>, e di sterile godimento estetico presso le e élites ), il film - nonostante l'attività concorrenziale della televisione, o forse grazie al monopolio da questa esercitato (monopolio del divertimento evasivo di tutte quelle e pruderies > che i nostri connazionali sopportano ma non apprezzano) - è venuto via via occupando un'area sempre più vasta, se non in estensione, in profondità. Certi prodotti di e alta evasione > cui ci riferiamo in questa sede ottengono presso il pubblico medio delle città e dei maggiori centri di provincia (diciamo quelli con una popolazione superiore al 20-30.000 abitanti) un ampio séguito e un non trascurabile interesse. Non certo per pura e semplice combinazione, tali prodotti sono proprio quelli meglio -11

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