giovane critica - n. 1-2 - dic.-gen. 1963/64

sunti poi da questo o quel produttore come aiutanti del capo-ufficio. La cuj abilità sopraffina sta, riguardo ai quotidiani, nell'ottenere il maggior numero di recensioru favorevoli nel giorno dell'uscita del film. Si sa infatti che una discreta percentuale dj spettatori può essere indirizzata o sviata dalla visione di una pellicola a seconda del tono positivo o negativo delJa recensione. on succede mai comunque, specialmente negli ultimi tempi, di leggere una solenne stroncatura di films italiani importanli su cui i nostri produttori puntano carte fondamentali. Chi mai può volere la morte del cinema italiano? Una volta che un critico osò dfr peste e cornll di un banale film celebrativo su] risorgimento ci fu una specie ili solJevazione nazionale. E' probabilmente casuale, ma oggi lo stesso criLico non scrive più su quotidiani. L'influenza delJ'indusLria cinematografica verso ]'organizzazione pubblicistica non si ferma a questo massiccio controllo dei giornali e dei rotocalchi. cl " budget » è anche prevista una cifra per operazioni edjtoriali diciamo ili prestigio. E' il momento, del tutto apparente, in cui l'industria sembra voler scendere, con aria da mecenate, a braccetto con la « cultura ». In realtà questa forma di pubblicità ili tipo più « spirituale » è completamente bandjta dai produttori non appena c·è aria di crisi: allora, i donativi più o meno interessati a questo o a quell'eilitore vengono ritenuti superflui. Il fatto è che per l'industriale di cinema disLribuire agli eleganti spettatori della " prima » di una pellicola una lussuosa copia della sceneggiatura del film in questione, ha il medesimo significato culturale ili regalare in altra occasione una orchidea o uno speciale profumo alle << gentili signore presenti in sala ». Nel periodo del « boom » del nostro cinema bastava che un eilitore alzasse la mano con l'intenzione di pubblicare una sceneggiatura ili un film e subito trovava modo dj finanziare il libro. Il pioruere di questa attività eilitoriale è stato l'eilitore Cappelli, che ha però trovato nel di.rettore della collana, Renzo Renzi, uno strenuo difensore del film d'autore, riuscendo così ad arrivare ad un compromesso non inutile tra industria e cultura. Pochi sono i titoli sbag)jati della collana e spesso i volumi sono una ricca fonte di documentazione. Gli imitatori del genere non hanno avuto lo stesso gusto, come l'edjtore Sciascia, o hanno preso quello che è capitato ( come l'iniziativa di Giorgio Trentin). o sono precipitati, dopo pochi volumi nell'infuriare della crisi del cinema. Conclusione: l'attività di Cappelli è rallentata, quelle ili Trentin e di Sciascia non danno più segnj ili vita, e le edizioni F. M., djrelle da Enrico Rossetti, dopo aver pubblicato i libri tipograficamente più curati, c probabilmente più sovvenzionati, han chiuso i battenti. Lo stesso Rossetti ha tentato, come Renzi, un concordato Lra interessi culturali e interessi industriali con La Fiera del cinema, che ha rappresentato finchè sostenuta dalla Titanus, qualcosa di più di una pubblicazione di prestigio. -9

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