giovane critica - n. 1-2 - dic.-gen. 1963/64

8periori. Tipico il caso della società De Laurentiis, dove chi decide le linee principali pubblicitarie è lo stesso presidente. In effetti questa casa più di tulle tende all'imitazione dei sistemi americani, e pare sulla strada di riuscirci, sia pure con uno strano e congruo aiuto della Cassa del Mezzogiorno. Di tipica ispirazione USA (l'aspirazione al « ciclo completo») è stato l'acquisto, da parte di De Laurentiis. del rotocalco Le ore, il cui direttore, l'ex critico cinematografico Vittorio Bonicelli, anche consulente per i soggetti da produrre, sembra quasi il simbolo di una situazione che potrebbe definirsi comodamente delJa critica neocapitalistica, della critica integrata nel sistema. Ma il controllo della stampa dei rotocalchi da parte delJ'industria del film è sempre stato effettivo, sfacciatamente manifesto, come nel caso del settimanale di Rizzoli, o persino nella creazione di un rotocalco cinematografico da parte della Titanus. In fondo questa pubblicistica, che solo nel dopoguerra ha avuto grande diffusione, si rivolge proprio alJa borghesia indifferenziata che determina il successo o l'insuccesso di un film. Da qui, nell'imminenza di una « prima » piuttosto importante, il piovere, su quelJe pagine lucide, delle notizi<- biografiche sul regista, dei servizi pieni di aneddoti sulla lavorazione e sugli attori, di interviste scoppiettanti a questa o a quella personalità: sono le bordate di preparazione, condite da foto e copertine dove il sesso è di prammatica, sono le tecniche dell'offerta del film come prodotto cli consumo attraverso il così detto « giornalismo brillante », prediletto dalle scrittrici mondane. Che importanza ha, se alla scrittrice in questione del cinema non importa un accidente, e sbaglia date, trame e titoli del film? Il pubblico, quello vero, non frequenta le cineteche, nè tanto meno legge la storia del cinema. Poi, nella settimana dell'uscita del « capolavoro », ecco la recensione - molto richieste quelle eseguite da scrittori di vaglia - che si risolve in un altro invito a vedere la pellicola. Infine, se qualche Trombi ci ha messo la coda, un bel servizio scandalistico magari con le immagini proibite è una fortuna insperata. L'ufficio stampa, il centro organizzativo di questa pubblicistica, segna intanto i compensi nel « budget » dedicato agli articoli. Questo « budget » è particolarmente importante per quanto riguarda la critica dei quotidiani. Diverse case di produzione sono solite mandare ai giornalisti una cc gratifica », a benevolo titolo di ringraziamento, quando il giornale pubblica un servizio sul film che si intende propagandare. Questo trattamento così squisito verso i redattori cinematografici esclude ben pochi quotidiani; non si fanno discriminazioni politiche, anzi è preferibile che una notizia appaia in giornali di partiti opposti, perchè in tal modo si raggiunge una penetrazione maggiore. Di solito i giornalisti che rivelano più sensibilità verso tali gratifiche dimostrano, per gli uffici stampa, di avere spiccatl' attitudini alla pubblicistica cinematografica, ed è molto facile per loro essere as-

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