• Non dimentichiamo tuttavia il peso del fattl esterni e delle interferenze del vari « poteri costituiti ": è sintomatico che, proprio durante quel convegno, la questura locale Imponesse l'interruzione della proiezione de La te"a trema. tica culturale degli anni successivi, costringendo gli organismi periferici a poter contare soltanto sulla propria volontà e iniziativa nella realizzazione delle attività più durature ed efficaci (anche nel tempo), quali appunto le varie e puc >. e I nostri Centri - si legge a esempio nella relazione di Paolo Cabras di Roma (la prima Università ove abbia funzionato un Cuc) - non serviranno a fornire i futuri critici, i registi, i tecnici, almeno come scopo specifico, e non solo perché altre scuole e in altro settore della vita pubblica, sono all'uopo preposte, ma perché il nostro impegno vuol costituire nella elaborazione della cultura cinematografica un fatto dinamico, che su di essa incida, al di fuori della specializzazione, della tecnica, degli schemi correnti>. Al di fuori della rappresentanza (cioè dell'unità di intenti fra gli Oo. Rr. o l'Unuri e i Cuc), sostiene poi preoccupato il Cabras, e vi è sempre posto per la distorsione dei fini, per le ambizioni personali da soddisfare, per la formazione di circoli ristretti che trasformano un interesse generale in privilegio per pochi> (preoccupazioni autentiche - detto per inciso, - specie le ultime, e che in taluni casi la pratica ha puntualmente verificato_: ma senza anche la molla dell'ambizione personale o di gruppo ristretto, avremmo mai avuto, nelle attuali condizioni, ciò che è stato fatto e soprattutto scritto?). e Non bisogna mai dimenticare che il Cuc - aggiungeva nella sua relazione Brunello Vigezzi di Milano - non è una istituzione sorta allo scopo di divulgare la cultura cinematografica, ma è un'organizzazione culturale nel più vasto piano dell'Ateneo>. Infine, secondo Edoardo Speranza, allora incaricato del settore cultura dell'Unuri, occorreva impegnarsi in un compito opposto ma altrettanto discutibile: e si chiede cioè una coscienza storica della nostra cultura e della nostra società, che serva a indirizzare in modo esatto la critica cinematografica, che alimenti il livello culturale dei soggetti e della produzione, che si ponga il problema della ricerca di nuove formule, che educhi il gusto e il giudizio dei consumatori di questa produzione di cultura, che ne garantisca la diffusione sempre più vasta>. Si accennava quindi fin da allora un contrasto (già evidente nei conflitti che dilaniavano, al di fuori delle Università, certi settori della nostra critica e del nostro cinema) fra tendenze opposte ma riconducibili a un fattore comune: cioè ugualmente significative ma parimenti impotenti, per eccesso o per difetto'· Contrasti non certo semplicisticamente e ottimisticamente sanabili, ma che forse avrebbero potuto meno incidere sul disorientamento degli anni seguenti e conferire una diversa piega ai sue- - 69
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