Censura primo amore 64 - Non eravamo a Venezia e non abbiamo quindi avuto modo cli vedere In capo al mondo, opera prima di Tinto Brass. I resoconti da Venezia ne parlano come cli un film che si inserisce in quel particolare filone « arrabbiato » piuttosto frequente nelle cinematografie inglese ed americana; alcuni aggiungono che si tratta cli una rabbia genuina, autenticamente sofferta. Non la pensava cosi evidentemente G. Guido Lo Schiavo, presidente della Commissione cli censura, che ha bocciato il film in prima e seconda istanza rimandandolo el giudizio definitivo del Consiglio di Stato, ultima spes per il povero Brass. Ancora una volta quali le ragioni manifeste o implicite del provvedimento? Stupisce veramente leggere la sfilza cli reati di cui il film di Brass sarebbe colpevole: « Si parla cli offese al buon costume, al buon costume sessuale, al buon costume morale, al buon costume sociale e, tanto per chiudere in bellezza, si asserisce che il film sarebbe ' distruttore di tutti i valori morali e spirituali, antisociale e scurrile nel linguaggio'» (non è inutile aggiungere che il Lo Schiavo, autore di questa filippica, è stato un pubblico estimatore del « pezzo da novanta» Calogero Vizzini, alla cui morte scrisse un accorato necrologio). Soprattutto lascia attoniti, nella motivazione del Lo Schiavo, quel rifarsi ai valori morali e sociali che pare lui intenda nell'accezione media in cui sono accolti e diffusi. Ora è lampante l'inconsistenza, anche giuridica, e l'arbitrarietà « di parte » di una simile argomentazione che si vuole elevare al rango cli canone valutativo; è noto come certi indici di moralità media siano, a dir poco, moralmente opinabili. E' di ieri quel processo in cui un noto attore è stato assolto dall'accusa cli concubinato con una altrettanto nota cantante - accusa avvalorata dalla nascita cli un figlio - perchè, si è giustificato l'imputato, quel figlio era il frutto peregrino cli svaghi sessuali compiuti, « fra un aereo e l'altro », in un aeroporto. In altre parole: chi ama una donna - diversa da quella con cui si è recato all'altare - e ne fa la compagna delle proprie giornate è un reo e un delinquente; chi negli aeroporti attende a sfornare figli, ché tanto mettono allegria, è persona rispettabile e cli buon senso (inutile precisare che noi condividiamo pienamente la tattica processuale dell'attore incriminato; a scanso di ogni equivoco moralistico: a balordaggini si risponde con balordaggini). Quanto al film di Brass non c'è che da attendere gli sviluppi del caso, comunque grave e sintomatico; ci si chiede però, e non è una domanda originale, da dove nasca e che cosa giustifichi tanta severità in un clima produttivo nel quale le sempre più frequenti e sempre più smaccatamente pornografiche opere « al doppio sexy e al triplo nudo » circolano Indisturbate abituandoci da tempo a vedere incartato ogni prodotto cinematografico in carne femminile, a film che sgranano incessantemente un lungo chilometraggio di nudi e cli particolari morbosamente erotici. Ma la domanda non è senza risposta. Scrive Giuseppe Ferrara: « Il mistero per cui un film innocente come In capo al mondo viene condannato in blocco e passino Invece liberamente pellicole davvero piene di ·porcheriole' - i vari Sexy al neon, bis, di Notte, La fnista e il corpo, dove senza mezzi termini Dalia Lhavi arriva all'orgasmo perchè frustata nuda da Christopher Lee - si spiega facilmente. Infatti, la maggior parte dei produttori cerca sempre e riesce, con i mezzi più svariati a influenzare opportunamente il parere delle commissioni. Praticamente, fosse solo per la questione sessuale, i film passerebbero tutti. Lo Schiavo stesso, per esempio, ha dato il visto a Il demonio di Rendi bocciato In prima Istanza: non solo, ma ha anche scritto una lettera di congratulazioni al regista. I film rischiano Invece di essere fermati quando contengono Idee ' pericolose '. I produttori lo sanno e lo sopportano senza soffrire, visto che gli Interessa molto più aver via libera per le oscenità
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