giovane critica - n. 1-2 - dic.-gen. 1963/64

,. LUCIO LoMBARDO-RADICE, Antifascismo-restaurazione e antifascismo-rivoluzione, in « Incontrioggi », Roma, a. II, n. 1-2, genn.-febb. 1954. 60 - e i limiti reali del neorealismo come tendenza, sono in stretta connessione con la mancanza - che abbiamo ripetutamente sottolineata - di un saldo retroterra nell'illuminazione delle fonti: tanto delle fonti storiche generali, quanto di quelle particolari, cinematografiche: in entrambi i sensi è sorvolata l'importanza di tutto il movimento preparatorio delle correnti clandestine antifasciste operanti in Italia durante l'ultima fase della dittatura. E' l'articolazione del rapporto tra neorealismo e Resistenza che risulta qui spezzata. Se infatti si limita il collegamento tra le conquiste espressive del nostro cinema (della nostra cultura in generale) e il ripristino delle istituzioni democratiche dopo la lotta di liberazione a un incontro solo meccanico, a un incontro di estremi l'uno esterno all'altro, si perviene per forza a falsificare l'unità mobile dell'intera relazione e, in analogiJ:l con l'orientamento storiografico di cui fa cenno il Lombardo-Radice 1 •, a celebrare il rinnovamento politico-culturale del dopoguerra proprio dal lato dell' «oleografia», inquadrando la Resistenza «nella cornice della pura e semplice guerra per l'indipendenza, cioè in uno schema risorgimentale tradizionale,. Così la teoria della «spontaneità» ignora, o per lo meno oscura, « il processo in gran parte silenzioso e sotterraneo (ma non spontaneo, anche se ' molecolare ') che si svolge tra le masse e le élites culturali nel ventennio della dittatura fascista» e che prepara la rottura con l'assetto politico del regime: la fluidità interna delle correnti antifasciste. Io spostamento nel peso e nelle funzioni via via assunte da queste correntt, la natura del loro evolversi e contrapporsi. La crisi storica che porta in luce il neorealismo non nasce come fenomeno estemporaneo; non nasce come fenomeno estemporaneo neppure la « resistenza armata >: anch'essa eredita « la lunga e spesso oscura lotta dei suoi predecessori, (da Amendola a Rosselli, a Gobetti, a Gramsci), « la varietà delle ideologie e degli indirizzi politici», come anche « le aspirazioni unitarie> che nella lotta si vengono maturando, e soltanto al termine del concatenarsi di tutte queste mediazioni sbocca, con la sua tipica fsionomia, nell'insurrezione armata del 1943. « In qual modo e su quali posizioni», si è chiesto al riguardo Roberto Battaglia, e l'antifascismo s'incontrò con questa fiammata di sdegno popolare che già nel settembre del '43 investe tutto l'edificio della dittatura? Si tratta della coincidenza di due avvenimenti o di due sviluppi storici diversi o non piuttosto di una nuova fase, della fase decisiva dello stesso fatto? Per rispondere a questa domanda occorre considerare, innanzi tutto, anche l'antifascismo non come qualcosa di fermo sulle posizioni di partenza, ma in continuo movimento, non come un'attesa quasi fatalistica

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