•• DARIO PERsIANI, Realismo e naturalismo, nello « Spettatore Italiano », Roma, a. VI n. 1, genn. 1953; V1TI0a10 STELLA, Le confusioni del neorealismo sono nel cervello det critici, nella « Rassegna del Film », Torino, a. II n. 18, ott. 1953. di preconcetti schemi>, allarga tanto smisuratamente i contorni del suo esame critico del neorealismo da diluirne l'immagine in una vacua genericità, riannettendovi anche quelle opere (di Comencini, di Risi, ecc.) che con esso non hanno nulla in comune, o che piuttosto ne indicano un'inversione e una deformazione; e tuttavia, per la fase relativa al suo massimo splendore, non ha neppur lui difficoltà a riconoscere nel neorealismo <un fenomeno assolutamente spontaneo, come la Resistenza>. Che del resto nella prospettazione delle tesi idealistiche sia intimamente contenuto, fin dall'inizio, un tale nesso, si vede anche meglio dal modo in cui altri critici, come Dario Persiani o Vittorio Stella, impostano l'intera questione 10 • Lo Stella, dopo aver al solito rimproverato ali'< ideologismo> un preteso « scambio tra il principio della realtà e un concetto storico-letterario, vale a dire, qui, una poetica>, distrugge anche la residua validità culturale di quest'ultima, argomentando dalla pregiudiziale della analisi monografica: <A rigore, anche lo studio delle poetiche non può non risolversi in un'analisi monografica, e non si dovrebbe tanto asserire il neorealismo cinematografico, sia pure riferito com'è a una particolare stagione della storia italiana, quanto il neorealismo di Rossellini o Visconti, di De Sica o Lizzani, anzi quel neorealismo (se proprio si voglia persistere nell'adoperare questo termine) che trova, nei diversi momenti di questi e altri registi, altrettante configurazioni>. Se disformità sussiste tra le proposizioni dello Stella e quelle di Gromo, essa è solo nella circostanza che si interpolano qui ulteriori deduzioni in linea con la teoria della « spontaneità >: una dichiarata sfiducia nei confronti della eventuale ripresa di fermenti realistici nel nostro cinema, la convinzione che la loro attualità si accordi soltanto - come scrive il Persiani - con l'esistenza di « certe particolari condizioni oggettive>, e precisamente di <quelle condizioni in cui tutta la realtà converge, per cosi esprimerci, nella dimensione sociale >: con l'esistenza, cioè, di una e congiuntura> irripetibile, dell'eccezionalità di un momento storico determinato: <la crisi di esso - dice esplicitamente lo Stella - è stata crisi della possibilità di poesia>. E Persiani precisa da parte sua: <Qualificare come realistica un'opera di poesia non vuol dire che essa, a differenza di altre, non sia una creazione fantastica, ma solo che è stata prodotta in particolari condizioni oggettive, che hanno offerto alla fantasia certi materiali della realtà>: materiali che la fantasia stessa poi rivive e idealizza alla luce di una propria esigenza, e trasforma, attraverso questa mediazione, in sostanza poetica. Le tesi idealistiche sono svolte, soprattutto nel Persiani, con estrema - 57
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