giovane critica - n. 1-2 - dic.-gen. 1963/64

in quasi tutti si avvertiva il segno e Il peso d1 quella tensione rinnovatrice, di un fervore di idee lucido e vibrante. Cosi nessuno vorrà sostenere che un film come Le straordinarie avventure dt Mr. West nel paese dei bolscevichi d1 Kulesciov sia un capolavoro, ma quel che cl colpisce e interessa è che il regista, volendo ricticolizzare nel 1924 l'antisovietismo di marca yankee, non scegliesse Il partito più clamoroso e grossolano, ma si Impegnasse in una pungente parodia e Interna>, ottenendo Il suo scopo attraverso una Irridente ripresa e deformazione di certi moduli del cinema hollywoodiano (e quel Mr. West, una sorta di Harold Lloyd reso più grigio e prudente dalle delusioni e dagli anni, e la sua progressiva scoperta del mondo sovietico ctietro gli schemi del modo di vita americano e delle sue mitologie, non si dimenticano facilmente). E forse potrà apparire deludente, dopo tante polemiche e ctiscussloni, lo Dziga Vertov del Ktno-Pravda su Lenin, ma questo non è il Vertov più discusso e discutibile: qui egli si limita, partendo dalla morte di Lenin, a ripercorrere In rapida sintesi le date della rivoluzione, muovendosi tra la più disadorna ed eloquente e oggettività > documentaristica (il compianto funebre intorno alla salma )e Il consueto ricorso alla stravaganza ingegnosa, alla didascalia provocatoria. Più difficile, e da riprendere sulla scorta di una più ampia documentazione che a Venezia non c'è stata, Il discorso su L'uomo con la macchina da presa che costituisce una sorta di singolare e spericolato omaggio alle possibilità del cinema, allo straorctinario potenziale di verità e d1 conoscenza del e clne-occhlo >. Pur riconoscendo tutto l'Interesse e Il valore storico di quella esperienza, soprattutto nell'ambito di una presa d1 coscienza della sua natura e delle sue virtualità da parte del cinema, non cl sentiamo di associarci agli entusiasmi e alle infatuazioni con cui se ne è tornato a parlare In questi ultimi anni, in relazione agli orientamenti e al tentativi del cosiddetto e cinema-verità >. E' infatti sul plano della organizzazione critica delle immagini, del precisarsi del loro significato razionale, che lo sperimentalismo d1 Vertov rivela i suoi limiti e non riesce a stabilire con lo spettatore quella ricca e complessa comunicazione che si sprigiona ancora, In tutta la sua forza di provocazione, dalle opere degli autentici maestri del cinema sovietico. E' appunto Il caso di Sciopero, e opera prima > di Elsenstein, che costituisce tuttora una splenctida rivelazione per chi non lo conoscesse e una straordinaria conferma per gli altri. In questo film d1 esorctio 11ctiscorso del regista affronta già, con violenta tensione espressiva, 11nodo - 47

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==