giovane critica - n. 1-2 - dic.-gen. 1963/64

saggi e studi La retrospettiva del film sovietico a Venezia Il . cinema e la rivoluzione Esperienze nel cinema sovietico (1924-1939): sotto questo titolo, cauto e problematico, Francesco Savio ha riunito e presentato pochi mesi fa, in una delle e retrospettive> veneziane più serie e stimolanti ad una appassionata rimeditazione critica e culturale, una ventina di film tra i più alti o significativi o inquietanti del cinema sovietico, in un arco di storia sconvolgente e contraddittorio, tuttora aperto alle ricerche e agli assaggi di una analisi non preconcetta, di una riflessione problematica. L'effetto immediato - su noi, ma anche su altri crediamo - di una prima lettura di certe opere o di un nuovo accostamento ad altre già conosciute fu certamente - lo sappiamo e lo confessiamo - acritico, ovvio e scontato dirà qualcuno. Sollecitati polemicamente dalle ragioni di tanti dibattiti contingenti e brucianti degli ultimi mesi - L'infanzia di Ivan e la lettera di Sartre, il rifiuto caparbio della e diplomazia> nell'analisi degli orientamenti attuali della cultura e dell'arte nei paesi socialisti e non solo di quelli, il discorso di Kruscev e le sue conseguenze - avvertivamo immediatamente nelle immagini di quei film, o almeno di taluni di essi, quanto la frattura, lo squilibrio, la dismisura fra la grande stagione del cinema sovietico e il magro raccolto degli ultimi anni fossero evidenti, netti, profondi. Di fronte alle immagini degli Eisenstein e dei Pudovkin, dei Dovzhenko e del primo Kalatozov, i nomi e i tentativi dei Ciukraj e dei Tarkovskij, degli Alov-Naumov e dei Talankin impallidivano e si dissolvevano, e questo ovviamente non per la diversa qualità e altezza dell'ispirazione e del discorso, ma perchè in quei film ritrovavamo il senso di una presenza non illustrativa o strumentale, ma autenticamente rivoluzionaria, per cui 11 socialismo non era un monumento esterno da riprodurre con rispettosa freddezza o una leggenda da divulgare scolasticamente, ma la forza portante, il respiro ideale del discorso stesso. Constatazione ovvia e banale se si vuole, ma sconvolgente, specie di questi tempi e anche se provocata da una e retrospettiva>. E tale inoltre da sollecitare interrogativi, ricerche, - 45

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