11 Si legga, al riguardo, questa bellissima formulazione di Lukacs in risposta a quei « burocrati della letteratura » che vorrebbero un Balzac e un Tolstoi con la tessera della socialdemocrazia in tasca, garanzia - secondo loro - di più elevati risultati artistici: « Essi dimostrano cosl di non avere alcuna idea di quel che sia Il reale legame fra lo scrittore e Il popolo, e Il suo rapporto di influenza reciproca con la concezione del mondo e lo stile artistico. Ogni scrittore popolare è un Anteo, che trae le sue forze dal contatto costante con la madre terra. E questo terreno non è sempre pulito come Il marciapiedi della Prospettiva Nevskl, quando è spazzato di fresco. Lo scrittore può e deve elevarsi, Ideologicamente e artisticamente, al disopra del terreno di classe dal quale è partito, ma se si staccasse del tutto da questo terreno egli perderebbe proprio la sua specifica forza letteraria)) (GYORGY LUKACS, Wilhelm Raabe In Realisti tedeschi del XIX secolo, Milano, Feltrlnelll, 1963, pag. 277). l'autonomia dell'arte dall'ideologia che la innerva, dalla nozione del mondo di cui l'autore è latore e in base alla quale dosa le proporzioni e modella le strutture dell'opera, dall'unità di misura in base alla quale egli organizza ed elabora il materiale artistico (personaggi; conflitti fra essi; direzione di questi conflitti; individuazione del e nuovo> e denuncia del e vecchio> ovvero ripudio del primo e complicità manifesta col secondo, ecc.) sarebbe veramente mutilante per una pratica critica che si rifaccia al marxismo e del resto asserire una e autonomia > del fare artistico dal modo come l'autore reagisce - sul piano artistico ovviamente: non ci interessano o ci Interessano in sede non estetica le professioni di fede rilasciate, che so io?, a un giornale - al mondo in cui vive, alle mozioni che la realtà gli inoltra continuamente, è veramente infantile e assai poco in auge in questi tempi di declino del crocianesimo. Ma il problema non si esaurisce qui, ed è stato a questo punto che è cominciata la discussione di Porretta, in armonia con una serie di umori e di riflessioni che da tempo hanno cittadinanza nel campo della critica e dell'estetica. Si afferma cioè, e noi concordiamo pienamente, che i legami tra l'ideologia e la resa artistica son9 complessi e mutevoli, che le mediazioni tra l'una e l'altra sono complicate, tutt'altro che lineari e che, soprattutto, la professione di fede ideologica non è vincolante sul piano artistico: in altre parole, ideologie o concezioni del mondo a noi avverse possono partorire, e partoriscono, opere di altissimo valore poetico. Che l'ideologia in queste opere - si pensi, tanto per limitarsi alla più recente stagione delle lettere europee, a un Frisch, a un Diirrenmatt, al nostro originalissimo e personalissimo c. E. Gadda, al Salinger de /Z giovane Holden e di esempi se ne potrebbero fare a miriad.i - non si eclissi ma viceversa impronti la natura, i mod.i e i tratti effettivi dell'opera è altro discorso, e di primaria importanza; quello che si vuole evitare è il vezzo di piazzare scomuniche o la vocazione antistoricista per cui si chiede a un autore di possedere una forza e una maturità di reazione al e catrame> - morale, di classe, di costume - che lo opprime e Io attarda e ideologicamente> assolutamente impensabili nel terreno culturale da cui proviene e cui appartiene 11 • Che mi pare il senso più profondo e più attuabile del magistero teor.ico di Della Volpe: e la tesi della necessaria presenza nell'opera poetica di idee In genere, • senza aggettivo che le delimiti ', da cui dipende la posslb1lltà di un'estetica storico-materialistica del realismo e insieme di una poetica del realismo socialistico. Né ciò può essere discusso, se non superficialmente, nel senso che comporti una dimissione del carattere m1lltante della critica, ché, se mal, quei r.isul- - 43
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