4E' facile obbiettarci che difformità e attriti non mancano nell'àmbito di questo schieramento (che è, dichiaratamente, uno schieramento « di parte >; e di essere anche noi e partigiani>, apertamente e senza reticenze, è l'unica cosa di cui ci vantiamo e siamo orgogliosi, specie in questi tempi di sgangherate compromissioni e di nauseanti abbracci). Lo riconosciamo senza difficoltà; e non ci lascia attoniti e meno che mai ne facciamo un trauma. Indubbiamente la situazione della critica cinematografica, e il recente Convegno di Porretta lo ha confermato, è assai fluida e problematica; non esiste, neppure nell'àmbito della critica «militante>, un'unità granitica di valutazioni e di apprezzamenti. Ma i problemi e gli assilli dell'Qggi, in ogni campo e a ogni livello, sono tali da far comprendere e condividere i dubbi, i ripensamenti, le richieste di cautela e di verifica che si inoltrano da più parti; oggi, in questa fase storicamente di transizione, lenta e s;-1ervante, le quotazioni delle verità orgogliosamente possedute sono assai basse: è tempo di dubbi e di esitazioni, gravi ma forieri, si diceva a Porretta, « di nuove e più autentiche certezze». Ed è questo atteggiamento che guida l'articolazione del dibattito, che tanto ci sta a cuore, sui problemi metodologici della critica. Occorre poi ribadire come non essere e provinciali > non significa certo dimenticare ed eludere il terreno concreto, nelle sue varie coordinate socialipolitiche-culturali o di pretesa culturale, nel quale ci siamo formati dal quale siamo in larga parte condizionati. Intendiamo cioè rovistare nelle penombre e nei simulacri della provincia, nella stia inerzia e nei suoi fermenti e agitazioni vive, illuminare quanto ci sia in esse di significativo e di rivelatore, su scala minore, di una topografia nazionale. E questo spiega, ad esempio, un'iniziativa come l'inchiesta su e cultura in provincia > e le altre, similari, che seguiranno. Ci rendiamo conto inoltre di essere e giovani > e sappiamo quanto questa condizione sia limitativa e gravosa; dell'esser giovani rifiutiamo però un sintomo frequente: le sfuriate garibaldine contro tutto e tutti, i proclami stizzosi: e prima di noi nulla>; riaffermiamo che prima di noi ci sono stati molte opere e molti autori senza i quali non avremmo capito neppure l'abc del tempo in cui viviamo, e di questo siamo loro, e non accademicamente, grati. Elencarli sarebbe troppo lungo. Come siamo grati, e lo diciamo qui una volta per tutte, a Pio Baldelli, Adelio Ferrero, Lorenzo Pellizzari, Ezio Stringa, senza i cui aiuti e consigli, sempre fraterni e disinteressati, questa rivista non sarebbe mai nata.
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