giovane critica - n. 1-2 - dic.-gen. 1963/64

3 FRANCOFORTINI, Lukacs in Italia in 0//iclna n. 2, 1959. • FRANCOFORTINI, prefazione a L'anima e le forme, Milano, Sugar, s. d .. 38 - ottocentesca con altri occhi, di sostituire allo schema decadentistico un altro genere di lettura. Fu quella una grande occasione sprecata, per la cu tura marxista italiana; (e non l'unica)»'. Di modo che, a parte alcune memorabili analisi di Cases e alcuni brillantissimi interventi di R. Solml, il bilancio del retaggio teorico di Lukacs in Italia non è certo cospicuo. Fa un po' sorridere l'accusa che talora si muove a Lukàcs di una congenita incomprensione delle manifestazioni d'avanguardia, accusa che dimostra palesemente l'ignoranza dell'itinerario culturale e ideologico percorso, lungo l'arco di un'attività oltre che quarantennale, dal maestro ungherese. Lasciamo la parola ancora a Fortini, cosi appassionato <cultore> di Lukacs da lui frequentato parallelamente e dialetticamente a nomi apparentemente cosi lontani dal critico ungherese, da un Eluard a un Brecht (quel Brecht clamorosamente misconosciuto e sottovalutato da Lukacs); nella prefazione al volume L'anima e le forme - uno dei saggi giovanili -, recentemente pubblicato in Italia, Fortini cosi scrive: « A quei giovani e men giovani che infastidisce la maschera di sublime filisteo del Lukacs della tarda maturità e vecchiezza non farà male leggere quest'opera (e poi tentar di decifrare la difficile Teoria del romanzo e i saggi capitali di Storia e coscienza di classe). Vi potranno imparare quali fondamenti di aspirazione alla totalità e di apocalissi rivoluzionaria siano struttura dell'opera successiva, di storico e di critico. E potranno anche rendersi conto di quante interessate stoltezze, contro quell'opera, si siano venute scrivendo in questi ultimi anni. E da quale gusto di scrittura e da qual genere di letture, tanto sottili quanto severe, sia venuto l'autore e maestro che più tardi vorrà intenzionalmente 'scriver male', cioè rinunciare alle eleganze apparenti e alla possibilità che dai suoi scritti - come ebbe a dire - si potessero ricavare citazioni luccicanti; lo scrittore che la saputa ignoranza di molta nostra canuta o appena pubere avanguardia ha chiamato di scarso o goffo gusto. Altro discorso bisognerebe tenere, ma confidenziole ed amichevole, ad alcuni lettori o studiosi di Lukacs che sembrano nati, per cosi dire, a cose fatte, già savi, oggettivi, realisti, agili superatori del tragico e dell'estremismo; e che credono sufficiente altri abbia vissuto e scritto di quel 'soggiorno prolungato' accanto alla morte, di quel Verweilen, che secondo Hegel è il solo a fornire la forza magica di sopportarla. Anche a loro può essere utile leggere o rileggere queste pagine> •.

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