giovane critica - n. 1-2 - dic.-gen. 1963/64

28 - Alle forme nascenti non va negata la massima attenzione, senza far di ogni erba un fa cio come quando si contrappongono alla cosiddetta avanguardia i risultati acquisiti da questo o quel classico. Meglio distinguere le prove vive anche se imperfette, e rifiutare il ricatto del cinema collaudato per cui succede così spesso che ccun buon rimasticatore » abbia la prevalenza su un innovatore goffo o ingenuo, e che un 'opera ben organizzata secondo una vecchia cucina ( ad es., il Gattopardo film) abbia la prevalenza su un 'opera magari piena di difetti ma che porta un'indicazione culturale nuova. Il cinema ha sempre più bisogno di spostarsi dal ccpiano della consolazione », per usare le parole di E. Vittorini riferite ai fatti letterari, su cui oggi agisce per tanta sua parte, a quello opposto delle ccverifiche », delle ccilluminazioni operative ». E le opere che non hanno altro valore che quello di ccabbellire la nostra vita e di cullare i nostri dolori », sono appunto opere che intrattengono il cinema ccsul piano rituale, celebrativo, o tutt'al più consolatorio, della religione ». Che peso potrebbe avere oggi, per es., separare Le notti bianche e il Gattopardo ( considerati magari come incidenti o opere minori) da Senso, e sollevare Visconti come apice del cinema italiano del dopoguerra, vertice ideologico ed artistico, nazional-popolare-gramsciano, per contrapporlo a Fellini o alla trilogia di Antonioni: senza neanche riconoscere, tra l'altro, che ( a parte i diversi esiti poetici) l'intero itinerario viscontiano sta tra il vecchio e il nuovo, tra la scelta ideologica per il nuovo e la passione e la natura che si scatenano unicamente nella rappresentazione e nella contemplazione delle cose che crollano, nella sontuosa fatiscenza? In altre parole, che occorre distinguere, proprio come si compie una serie <li distinzioni per i film di Antonioni ( dico come operazione critica che individua una ambiguità di fondo, non per asserire un'identità ideologica tra i due registi): difatti, dare addosso ad Antonioni perchè « borghese », e il suo mondo non ci piace, non la pensa come noi, non coglie dei punti fermi, presta fede alle improvvisazioni dell'amore e non alle imprese del proletariato, identifica la situazione precaria di certe zone della borghesia con la situazione precaria della vita contemporanea; vale quanto l'infatuazione eguale e contraria per cui Antonioni incarna le tre dimensioni e i quattro punti cardinali del mondo contemporaneo, specie di profeta che annunci la nuova summa laica elci sentimenti. Tali categorie costituiscono un criterio di classificazione, giammai cli giudizio estetico. Vale a dire, l'esame va portato sulla poetica ma per giungere senz'altro alla verifica delle opere concrete in quanto hanno di valido ed ccespresso >>. E che significato potrebbe avere oggi contrapporre il grande Chaplin al Godard cli Fino all'ultimo respiro o al Resnais di Marienbad e di Muriel, senza prima « distinguere » nell'opera di quel grande ( per es., che Un re a New York è

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