giovane critica - n. 1-2 - dic.-gen. 1963/64

26 - prensione stor1c1sl1ca dell'ideologia avversaria; niente soluzioni ammm1slrativc che sostituiscano la competenza degli autori e dei lcllori; informazione ampia e non burocratizzala; fine dell'anatema per le cose che vengono << importale da lontano ». Prendiamo un caso preciso: il peso dell'esperienza di Kaika: un argomento che ha occupato il convegno di Liblicc, ma apparso anche nelle discussioni di Porrella. Dove veniva proposta la scelta tra Kafka e T. Mano: entrambi poeti ma con l'uno saremmo « dentro l'angoscia » con l'altro << oltre l'angoscia ». Ma a ripetere oggi questa tesi del filosofo ungherese si rischia di fare un discorso privo di senso. Con Kafka dentro l'angoscia? Da una parte, siccome egli è un grande scrillore che cala il tema astrailo dell'angoscia nelle situazioni sociali concrete, la sua espressione dell'angoscia ci eleva, agisce catarticamente: ossia superiamo, con lui, l'angoscia egotistica, privata, psicologica. Dall'altrn parte, egli ci persuade all'angoscia: operazione sacrosanta, in quanto tale angoscia cc per alienazione » rnppresenta un aspetto del nosti·o tempo, per cui chi l'ignora costruisce la salute in prospettiva. quei fantocci della descrizione oleografica. Naturalmente, mi guardo bene dall'identificare il punto di vista di Kafka con la situazione contemporanea: ma questa mi pare distinzione addirittura elementare. E in che senso saremmo cc oltre l'angoscia » con l'opera di Mano, se non nella medesima misura di Kafka ( caratteri poetici a parte), dato che anche Mano è legalo per cento nodi alla crisi del mondo borghese e alla sua decadenza? Ma l'anatema contro la coesistenza ideologica, in qualunque forma, emergeva a Liblice da parie dei componenti della delegazione della R.D.T. Le teste dure germaniche, e in particolare il noto A. Kurella, argomentavano ( si fa per dire) in questi termini. L'alienazione espressa dall'opera kafkiana non significa un fico secco in quanto lo scrillore di Praga non poteva conoscere la formulazione marxista non ancora pubblic11ta in quei tempi, ma conosceva soltanto il contenuto della sua vita e i fenomeni dell'ambiente capitalistico dei suoi tempi. Che poteva dire, dunque? E siccome l'alienazione si fonda sullo sfruttamento di classe. ne consegue che non esistono forme di alienazione nel periodo di costruzione del socialismo. Naturalmente, il dogmatico ignora che l'abolizione del capitalismo resta condizione indispensabile 11ia non su/ ficiente per la scomparsa dell'alienazione, e che soltanto impadronendosi del potere, ossia con il potere di tutti e non con la delega del potere a gruppi privilegiati o illuminati, le masse lavoratrici possono realizzare il socialismo. Ignorando questa premessa, il dogmatico si rifiuta, proprio come il dotto aristotelico, cli guardare le cose reali: e non vede il permanere, dentro le nuove strutture, di antiche e nuove forme di sudditanza: l'isolamento della persona, la paura di comunicare, il martellamento propagandistico di persuasori occulti e manifesti; l'apatia alternata ad esaltazione artificiosa,

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