spiegando il raccordo dei fatti quando ormai non esiste pericolo e i fatti sono andati oltre, ma cogliendo l'interpretazione sul vivo, contemporanea ai fatti ( e non mi preoccuperei, a questo proposito, cli rimproverare al film l'assenza di valori poetici o, per contro, di scoprirgli a forza la natura di capolavoro d'arte: quasi che non esistessero, oltre i valori poetici, anche altri valori, per esempio quelli civili; si capisce, tanto meglio se il discorso civile raggiunge anche l'approfondimento artistico). Adoperavo poco sopra l'aggettivo popolare vicino affaggettivo civile. Popolare, intendendo con il termine la proposta di un cinema in cui « popolare » non venga confuso con popolaresco: ossia il calendario illustrato a colori, l'infantilismo natalizio, da presepe; il coro popolare che inneggia al monumento di Stalin o dei suoi successori; il personaggio artificiosamente positivo; il cosidetto dramma senza conflitti. Se no, dove va a finire la concezione del proletariato come erede della filosofia classica tedesca? D'altra parte, il popolo, in quanto tale non ha sempre ragione, necessariamente, in estetica: la grande arte popolare non risulta facile, immediata, sfaticata ( « L'arte non nasce arte di massa, lo diventa a conclusione cli una somma di sforzi »: affermava Majakovskij). Il popolo vuol questo, il popolo vuole quello, si dice in cento occasioni; ma intanto si evita di porre il popolo in condizione di scegliere in maniera autonoma. E allora finisce che, invece che il desiderio e il gusto del popolo, si spaccia il gusto e il desiderio e l'imperio del burocrate o del pessimo artista. 3. - La coesistenza pacifica, ricercata nella sfera politica e rigettata nel campo dell'ideologia e della cultura. Anche come critico cinematografico devo prender posizione, proprio per le gravi conseguenze che derivano nelle faccende del mestiere dalla giusta impostazione del problema. Dico no aJla coesistenza pacifica nell'ideologia e nella cultura, se questi termini significano: opportunismo di un disgelo inerte; caduta del rigore ideologico e della tensione rivoluzionaria; assorbimento acritico d.i ogni materiale culturale; doppio gioco neutro, orecchiature e rimasticature cli temi « borghesi »; arretramento verso gli « eterni sentimenti », i personaggi medi equilibrati, i giochi scenografici, i verdi paradisi della fiaba, l'idolatria dei fatti senza alcun lume di critica e di interpretazione, la nostalgia del primitivo, del vitale, della natura, della preistoria. D'accordo, invece, per la coesistenza pacifica nell'ideologia e nella cultura, se questi termini significano: fine dell'imposizione e circolazione di teori ~ e pratiche nazionalistiche e sciovinistiche e fine dell'ostracismo ad esperienze fondamentali, per es., ritenute estranee alla tradizione autarchica sovietica ( dalla psicanalisi all'arte figurativa contemporanea); impegno contro la permanenza degli artifici « positivi » e del manicheismo zdanoviano e maccartista; promozione di uno scambio di esperienze, opere e uomini per liberi confronti e per In com- - 25
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