giovane critica - n. 1-2 - dic.-gen. 1963/64

Promemoria per una moderna critica militante. ma di un film, giustapposizione dello schema sociologico allo schema dell'opera singola, ritagliandone ogni eventuale sporgenza. Ma così si sforza con un reagente troppo energico l'autentico valore storico dei testi studiati e si incorre iu una serie di errori di prospettiva e di inadeguata comprensione delle opere ». 1. - L'utilizzazione crillca di una teoria rivoluzionaria a base scientifica ( qual è il marxismo) oggi esclude la chiusura del proprio lavoro nell'ambito della esperienza cinematografica. Ferma restando l'assoluta importanza della competenza e dell'indagine specifica, il critico finisce per accorgersi che diventa esiziale la separazione dei vari rami dello spettacolo. Televisione teatro cinema ecc. sono ormai regolati, anche se in misura diversa, dall'intervento dello Stato, senza di cui non operano; d'altra parte, ogni azione offensiva o difensiva limitata ad un settore dello spettacolo resta inconcludente: dai problemi della censura alle proposte economiche. Il critico avverte questa compresenza di elementi e la necessaria apertura unitaria ai problemi dello spettacolo, specie se compie l'altra esperienza, preliminare o successiva: ossia, se coglie i nessi tra lo spettacolo e il quadro generale della cultura di massa e dell'industria culturale. Siffatta prospettiva diventa la spina dorsale per una critica militante. Non si tratta di una nuova enciclopedia, di un sapere pasticciato e diHuso precariamente fuori della sfera di propria competenza: ma di fissare nel concreto del mestiere questa prospettiva, l'urgere di un collegamento, del resto implicito ad ogni singola operazione. L'intera vita sociale viene ormai regolata dal ritmo del processo di produzione. Anche il consumo si assoggetta a questa esigenza di socializzazione, che afferra l'uomo in quanto lavoratore, ma anche prima dell'impiego, nei momenti della sua formazione, nella scuola che viene organizzata secondo le esigenze della produzione monopolistica e in ogni momento della sua vita spirituale. Per secoli il dominio dei gruppi o delle classi privilegiate sulla vita intera dell'uomo ha manovrato strumenti decisivi come l'odio di razza, l'esercito e la guerra, la soggezione religiosa, la patria e l'autarchia, la polizia armata, la scuola riservata a pochissimi, la divisione dei mercati e delle colonie, l'apertura di nuovi mercati. Ma siffatti sbocchi e strumenti dell'egemonia di classe o sono sfuggiti dalle mani dei detentori del potere o rischiano ora di sfuggire; comunque, non funzionano con l'efficacia di un tempo, ovvero non conviene adoperarli sempre secondo i vecchi metodi coercitivi. Allora, nella ricerca di altri mezzi che aggancino all'egemonia della classe al potere i sudditi, emerge il peso dell'industria della cultura di massa che mira ad integrare il cittadino al potere del capitale. In un certo senso, conforts, industria culturale, ecc., non si limitano a funzioni sovrastrutturali, sono oramai strutture, - 23

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