giovane critica - n. 1-2 - dic.-gen. 1963/64

1 ALBERTOAsoa RosA, Il punto di vì.$ta operaio e la cultura sociali.sta_, in Quaderni roui, n. 2, 1962. nero, che, priva di qualsiasi linea culturale, mescola laici disponibili e cattolici accademici. Ma gli spalti vuoti si trovano un po' dappertutto e inuti.lmcnte si cercherebbe un libro di cinema, su circa 150 volumi pubblicati, nelle edizioni Avanti! A questo punto credo che sia inutile riscaldarsi al sole dei nostri pochi meriti, e tentare per esempio un confronto tra le lince culturali delle maggiori ri• viste e le linee giornalistico-divulgative dello stampa quotidiana e di rotocalco. Conosciamo assai bene questo contrasto fortunatamente esistente tra la pubblicistico in!luenzato dall'industria e quello che abbiamo definito d"opposizione. ap• piumo fin nei minimi particolari come la stampa « rosa » più o meno foraggiata dall'ANICA abbia strombazzato in questi ultimi anni la « rinascita >i del cinema italiano che invece le riviste hanno giustamente individuato essere una vera e propria « restaurazione » ( e qui riferisco una felice definizione di Adelio Ferrero). Non discutiamo su questo, nè sui meriti certi o i demeriti incerti della ,, revisione critica ». Se no ricadiamo nell'equivoco di credere che la cultura possa farsi e anche procedere da sola, cervello penna e calamaio. Viceversa vediamo ormai con chiarezza che la cultura la si fa in concreto nello svolgersi storico della società. E per quel che ci riguarda, la cultura socialista, o tutte le culture che vogliono essere moderne, si fanno poggiando sulla sola forzo che pone oggi nella società un 'istanza liberatrice, cioè sulla classe operaia. Scrive Alberto Asor Roso che " nel campo dell'analisi teorico del marxismo, come nel campo della sociologia, della letteratura, della cinematografia, eccetera, lo sforzo di fondazione della cultura socialista si potrà impostar:: solo ricollegandolo allo sforzo di rinnovamento che la classe operaia ha do compiere per elaborare uno ipotesi moderna di rovesciamento del sistema. Solo ricollegando le due cose, perchè in realtà le due cose non sono pensabili separate. Solo se lo classe operaia, con le sue lotte all'interno dello sviluppo capitalistico, riuscirà o sottrarsi all'integrazione, cioè a dire, nello condizione odierna, all'alienazione totale, c'è da sperare che gli elementi di una nuovo cultura socialista possano manifestarsi, fondandosi sulla consapevolezza del significato e della vitalità di quelle lotte; viceversa, solo se il movimento operaio fornirà allo classe strumenti culturali e teorici al livello dell'impegno richiesto, c'è do sperare che lo classe possa muoversi con chiara consapevolezza dei suoi fini e delle sue forze. Mo è fuor di dubbio che il momento determinante e qualificante di questo processo resto pur sempre quello dello lotta, della trasformazione: questo significo che la modernità e la va.lidità di una cultura socialista sono misurate essenzialmente sullo base della sua destinazione sociale e operativo » •. Credo perciò che nelle discussioni di questi giorni, se questa piattaforma di - 19

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