vole periodico universitario ( Centrofilm). Questa nv1sta, nella sua ultima vivace edizione ci sembra assumere un ruolo equidistante tra Cinema nuovo e Cinema '60. Il discorso però è sempre lo stesso. Lo sforzo editoriale pagato di persona, il serio lavoro di filologia bibliografica, di accurata e direi amorevole documentazione, non bastano a giustificare in tutte le sue dimensioni la presenza culturale di una rivista. Così come gli « astratti furori » dei direttori di Cinema domani, questi particolari ribelli dell'alienazione, sfociano più in sfo. ghi soggettivistici che in un concreto discorso con la realtà. Non che la critica debba essere spersonalizzata, o mescolarsi agli agit-prop dei partiti. Qui si discute che se ci preme eHettivamente la penetrazione delle nostre idee, se vogliamo realmente preparare un cinema di domani, se quel che pensiamo ha una sua intrinseca validità, ebbene dobbiamo verificarlo attraverso strumenti a livello di base. In questa prospettiva assai poco si giustificano le riviste come Filmcritica, di cui si può solo apprezzare la tenacia del suo direttore, unico e solo autore del periodico, che riesce sempre a riunire, quasi ogni mese, l'intervista col famoso regista, l'articolo tradotto del critico straniero, la sceneggiatura di Bergman, e soprattutto i fondi per stampare il fascicolo. Direi invece che si giustifica di più una rivista cattolica come Cineforum, la quale, a parte alcune ingenuità che tuttavia non offuscano la pulitezza e l'onestà di fondo della pubblicazione si dimostra pe~lomeno funzionale al movimento dei cineforum che da sedici anni portano avanti un discorso particolare su un cinema spiritualista per altro a noi assai remoto. E' chiaro che la rivista ha il fiato corto, cerca Cristo in Eisenstein e ospita meditazioni estetiche che farebbe meglio a non ospitare, però sembra - dico sembra, perchè potrebbe trattarsi di un fenomeno alla fin fine chiuso a poche firme e non seguito dalla base cattolica - sembra percorrere una strada concreta sfuggita purtroppo alle riviste laiche. Tra pochi giorni a Rimini i cineforum terranno un convegno su questo tema piuttosto stimolante: « L'azione culturale dei cineforum e la loro metodologia nell'attuale situazione del cinema italiano e in rapporto all'evoluzione del gusto del pubblico ». Non mi risulta che le federazioni dei circoli del cinema laici si pongano tali problemi, nè tanto meno che le riviste si facciano patrocinatrici di dibattiti del genere. In effetti, coerenti alla loro politica organizzativa di tipo borghese, le riviste non hanno mai degnato della loro attenzione, specialmente negli ultimi anni, i circoli del cinema, che sono andati pian piano svuotandosi da ogni funzione anche per questa volontà di abbandono da parte della pubblicistica cinematografica. Ci sono i C.U.C., d'accordo, ma possiamo benissimo riconoscere di non avere contribuito minimamente alla loro vitalità; e son loro anzi che cercano il contatto con le riviste, son loro a promuovere convegni sulla « giovane critica cinematografica », come quello di - 17
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