giovane critica - n. 1-2 - dic.-gen. 1963/64

16 - si appoggia al partito socialista. Ma è un appoggio limitato alla sola « politica culturale » e non si azzarda mai a scendere o meglio, a salire al livello cli « tecnica culturale », a costituire, o a tentare di costituire un movimento organizzalo di base ( tra l'altro, questa è stata una delle ragioni che mj costrinsero ad abbandonare la direzione del periodico). Film Selezione, è stata così concepita almeno nella seconda serie, come una qualsiasi rivista cli tipo borghese dove i gruppi a livello direttivo si alternavano a seconda degli umori politici delle correnti, in modo piuttosto confuso. La terza serie mostra invece una prospettiva più chiara, e da posizioni culturali tipiche del qualunquismo cli sinistra, passa a posizioni ideologicamente nette. Pii1 coerente ci sembra invece l'esperimento cli Cinema '60 per la sua caparbia e lineare lotta verso un cinema djsancorato dagli impacci e dagli schemi linguistici dell'indusria con evidenti impegni ribellistici rispetto a concezioni di politica culturale - nell'ambito del partito comunista - ormai ·sorpassati. La vitalità cli questa rivista, direi proprio lo scatto all'azione che possiede deriva in effetti dalla chiarezza cli propositi dei suoi redattori e dal rigore politico dell'analisi, ossia dall'essere più vicina cli tutte le altre alla formazione « di istituzioni culturali a tipo associativo cli massa ». Se tuttavia essa rimarrà, come finora è rimasta, una specie cli movimento critico di fronda del partito comunista, e non approfondirà la sua azione, il suo compito si identificherà con quello dj Cinema nuovo, con la differenza non sostanziale di avere più « profeti disarmati » invece di uno solo. Preciso subito di conoscere assai bene non pocru meriti, e non cli fresca data, di Cinema nuovo, che rimane senza dubbio la rivista più bella, direi più armonica e più conseguente che si pubblichi in Italia. E non vuol essere questo un elogio formalista. Conseguenza vuol dire per noi dirittura morale, rigore di ricerca, netto rifiuto di compromessi, che in tempi dj ammorbidimento come quelli che viviamo han voluto dir molto per tutti, sono stati esempi che han fruttato persino nell'esperienza di Cinema '60. Vuol dire essersi battuti per anni anche in momenti assai difficili, persecutori, per la prospettiva realistica nel cinema che è quanto sta anche a noi più a cuore. Probabilmente la situazione storica che ha portato alle ultime vicende cli questo periodjco non prevedeva altra soluzione che quella aventiniana, il rifugio in un astratto moralismo saggistico da « scuola ristretta », che in questo momento sinceramente non ci soddjsfa. Credo che soprattutto per Cinema nuovo, proprio perchè possiede un amalgamato e fervido vivaio cli giovani firme, si imponga urgentemente una revisione sostanziale della propria organizzazione culturale, veramente un 'apertura, per non correre il rischio dell'accademia critica di orientamento marxista. Stesso discorso deve essere rivolto a Il nuovo spettatore cinematografico, di recente felicemente trasformatosi con la fusione ad un prege-

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