giovane critica - n. 1-2 - dic.-gen. 1963/64

112 - - genze del lettore d,Oltralpc, ci pare sia rispettato. Nel panorama storico-cr1t1co tracciato, trova posto il frettoloso saggio di Lino Lionello Ghirardini, Splendore e decadenza del cinema muto, in cui gli argomenti sfuggono spesso dalle mani dell'a. e lo scritto cade nella genericità. La raccoha dello Strazzulla include anche un suo saggio, Il cinema iu camicia nera. Il bilancio nega• tivo che l'a. dà del cinema « in camicia nera» ha le sue basi storiche, diligentemente trattate dallo Strazzulla, a cui non sfuggono gli umori ambientali di una società che vive la sua infanzia, e nel peggiore dei modi. Ezio Stringa nel suo saggio L'industria cinemntografica - con la precisione e rintelligenza che lo distinguono - sulla scorta di un dialogo fatto di cifre, dopo avere esaminato i momenti più disastrosi della nostra industria negli anni che seguono la guerra, arriva a dimostrare come, tra tanti entusiasmi, il « miracolo n I 960 sia un miracolo da scrivere tra virgolette. Interessantissimo l'esame critico che Guido Fink presenta nel saggio Il divismo, come valido contributo alJa demistificazione di questo fenomeno. Quanto al saggio di Guido Oldrini, La letteratura critica sul neoreali.sm.o, c'è da dire che è dedicato a quell'analisi, così consueta all'autore, sui riflessi che in sede critica, in Ita.lia e all'estero, il neoreaHsmo ba avuto. Attualissimo e di notevole valore ci è parso il saggio di Pio Baldelli, Tendenze e dibattiti nella cultura cinematografica, imperniato su uoa problematica sempre più scottante. Altro importante conlii• buto ci è dato dal saggio di Giuseppe Ferrara, L'attore neorealista. E la sua importanza giunge a proposito se si tiene conto della confusione valutativa lro attore professionista ed attore preso dalla strada; sull'argomento lo scritto contiene alcune dichiarazioni inedite di Cesare Zavattini, di estremo interesse. Negli anni '59-61 assistiamo al risveglio del cinema italiano che deve questa sua possibilità di sviluppo sempre maggiore a una folta e differenziata schiera di giovani registi quasi tutti esordienti. Lorenzo Pellizzari nel saggio / giovani registi studia il nuovo cinema italiano nelle opere di queste giovani forze, nel cui àmbito i valori della Resistenza e del neorealismo sono sentiti come rispetto delJa tradizione (o delle Lradizioni). Sotto questa luce vengono esaminati i film di Maselli (I delfini), di Zurlini (Estate violenta), di Vaccini (La lunga notte del '43), di Pontecorvo (Kapò), che rimangono opere apprezzabili soprattutto se confrontate colla Resistenza di maniera di un Salce, di un Montaldo, per non dire di un Rossellini. Venezia '61 ci dà altre prove di rispetto, nel senso di uno sviluppo critico verso il passato. La lezione neorealista è infatti presente in Accattone, Il posto, Banditi ad Orsòsolo: opere diverse nelle intenzioni e nei risultati, ma che hanno in comune un conato di rottura e di anticonformismo. Il volume comprende inoltre un onesto saggio di Francesco Bolzoni, Presagi del neoreali.smo, e due scialbi e pretenziosi scritti di Franco Valobra e di Vincenza Bassoli, rispettivamente Revisione del neoreaU.mo e L'editoria cinematografica. Cuuoro VARE E, Cinema arte e cultura, Padova, Marsilio, 1963, pp. 228, L. 2500. Claudio Varese, già assistente di Attilio Momigliano e adesso titolare della cattedra di Letteratura Italiana all'Università di Urbino nonchè autore di numerosi saggi di storia e critico letteraria, ha riu.nito in questo volume - primo di una nuovo collana cinematog·rafica del git> vane e intelligente editore Marsilio di Padova - le sue note e meditazioni sul cinema apparse Lra il 1949 e il 1954 su Cinema, Bianco e Nero, Letteratura e Cinema Nuovo. Il Varese acquistò familiarità e fiducia nel cinema e nelle sue possibilità « come indagine creativa » durante gli o: anni difficili » quando l'incontro col cinema e colle sue persooolitò più rappresentative fu per

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==