• • recens1.on1. Rubrica curata da: Miriam Campanella, Gaetano Leo, Francesco Mannlno, Giampiero Mngbioi S1ECFR1EDKnACAUER, Film: ritorno alla realtà fisica, introduzione di Guido Aristarco, Milano, Il Saggiatore, 1962, pp. 624, L. 1500. Questo studio del Kracauer, autore del ooussuno From Caligari to Hitler (ed. it.: Cinema Tedesco, 1954), viene a cadere in un particola.re momento degli studi cinematografici in Italia e all'estero, mentre qua e là s.i fanno d.i nuovo attuali i problemi dello « specifico » e si nega al cinema la capacità cli esprimere dei concetti; questo saggio, frutto di studi e di ricerche assidue, si impone per rare doti di serietà e scientificità. Il K. fonda la sua teoria « sul presupposto che ogni mezzo espressivo abbia una sua natura specifica, favorevole a certe forme di comunicazione e sfavorevole ad altre ». La base, lo specifico Cilmico K. lo individua nella fotografia, asserendo ehe il cinema è essenzialmente uno sviluppo della fotografia, e ba quindi come questo mezzo, una notevole inclinazione naturale per il mondo visibile che ci circonda ». ~1a come assolva la fotografia, e quindi il cinema, olla intrinseca sua inclinazione verso le natura è interessante conoscere; rifacendosi all'accezione proust.iona di fotografo, il K. ci propone una fotografia che ~i comporli come un testimone, un osservatore, un estraneo, che veda le cose nel.la effettuale datità, e riproduca presenze, oggetti, nella loro integrità vergine senza la deformazione di una interpretazione soggettiva che ne alteri il loro esistere /i,. A questo punto il K. di.3tingue « cinema fotografico » da a: cinema cinematografico », riconoscendo soltanto ol primo validità cinematografica, perchè ligio alle virtù intrinseche del mezzo, mentre considera l'altro m.isti.(icatorio nei riguardi della realtà quando la ricompone creativa. mente o quando la interpreta, compiendo così un otto arbitrario, estraneo e non consono al.la natura del mezzo. Si giustifico così la affermazione del K. nella sua prefazione: « La mia è un'estetica materiale non formale » dove per materiale si intende la fisicità della natura riprodotta. Il dualismo Lumière-Méliès risorge attuale e indicatorio di due concezioni antitetiche. Per quanto K. conceda al fotografo e qui.odi al regista un certo margine di inten:ionolità che permette loro di struttura.re spontaneamente Je impressioni che li colpiscono, non può che affermare, dando ragione a Proust, che nel cinema « la capacità di scelta è inseparabile dal pro-- cesso di alienazione » e quindi attribuisce agli oggetti riprodotti dalla « camera » uo valore feoo-- meoologico, che gli permettt di immergere il frammento di vita, colto dall'istantanea, in uno fluidità e casualità imponderabile e indeterminata. Così K. ci pone davaot.i al concetto più seducente e pericoloso della sua teorio: l'iodeCinito. K. afferma che mentre le arti tradizionali elabo- - 109
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