108 - è possibile, su un terreno nuovo, meno disposto ai compromessi, m cui la cultura viva e moderna, come quella espressa dal miglior cinema, non si disponga a strati « coesistenti », ma sia lievito di contraddizioni e di scelte continue sino alle fondamentali: non solo estetiche, di « gusto », ma ideologiche, a scelte quindi reali. Mi riferisco al terreno dei giovani. E' in questa dire-.1:ione, infatti, che chi scrive questi brevi appunti sia tentando quest'anno e tenterà nel corso del nuovo anno sociale di svolgere un lavoro di « formazione di un gruppo ». Sempre che, s'intende, la baracca « circolo del cinema » rie ca a partire, con pochi dirigenti e con un programma limitalo ma sostanzioso. Molti amici, coi quali ho preso contatto in previsione del nuovo anno di vita ciel Circolo, si saranno già chiesti alle mie spalle: « Ma veramente non lo prende ancora la voglia cli abbandonare tutto e di pensare a se stesso? ». Sanno, infatti, che quest'anno abbiamo avuto solo circa 200 soci, molto meno della metà del primo anno, che a reggere la baracca fino all'ultimo e a denti stretti sono rimasto solo, e che insomma il Circolo non ha avuto il « successo » del primo anno ( per loro questa è la cultura: «successo», «esibizione>>). E tra loro non potrei che sentirmi sempre un isolato, non potrei che apparire sempre un velleitario, uno che non abbandona lutto e non pensa a se stesso. Chi invece ti chiede sino alla noia di partecipare a questo particolare tipo cli esperienza collettiva, chi invece sente con fascino, tutto diverso, l'esperienza « cinema », chi rompe in definitiva il tuo isolamento e ti dà coraggio sono ancora i più giovani. Anche se digiuni di esperienze associative e culturali, nuovi al dibattilo, alla serietà, all'impegno, al rigore del dibattito, con poche idee di progresso e una gran sete di conoscenza e di fare, ma tutto ancora incerto e contraddittorio nella loro testa, con la paura ancora del vecchio in mezzo al quale crescono e malamente studiano, che il più delle volte soffoca in loro sul nascere qualsiasi desiderio di novità, pronti a disperdersi ma pronti di nuovo a ritrovarsi, a ritentare di tessere le fila di un tessuto difficile, anche eia soli, anche attorno al tavolino di un caffè, ma tremendamente immaturi, pronti a scherzare sulle cose più serie, superficiali e maturi, due facce così contraddittorie che in loro molto spesso rivelano quella disposizione alla inferiorità e alla incoscienza che in loro la scuola così delittuosamente coltiva. Umberto !lfigliorisi
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