giovane critica - n. 1-2 - dic.-gen. 1963/64

L'ambiente socio.economico Ragusa: città esemplare Dall'ultimo censimento del '61 risulta che Ragusa ha 55.24 7 ahi tanti. Sulla p1u piccola de11e province siciliane si sono tuttavia appuntate le attenzioni di al. cuni sociologbi ed esperti di ricerche economiche. I pochi appunti di cui ci ser• viamo, per tracciare un quadro sommario della fisionomia socio•economica della zona, sono infatti tratti da due pubblicazioni: Ragusa comunità in traruizione dell'équipe Anfossi•Talamo•lndovina (Ed. Taylor, Torino, 1959) e Direttrici dello sviluppo economico nella provincia di Ragusa a cura di Antonino Rcnzi direttore dcll'IRMAR ( Istituto per ricerche gestionali e di mercato) ( Ed. IRMAR, Roma, 1962). Nel primo studio, condotto a termine nel 1957, si legge: « 11 tipo di struttura sociale di Ragusa ( ...) è ancora nettamente agricolo; ciò non soltanto per il peso nu• merico che vi ba l'agricoltura come occupazione ( il 40% della popolazione attiva è dedito all'agricoltura), ma anche per il peso qualitativo che essa ha nel condizionare forme di vita e di rapporti sociali ( ...) ». Anche lo studio dell'IRMAR, che utilizza dati fino al '61, è concorde sullo stesso punto: « Dalla nostra ricerca possia• mo dedurre le seguenti considerazioni. L'economia ragusana è ancora strutturalmcn• te imperniata sull'agricoltura, anche se qualche nuova industria comincia ad aifian• carsi alle attività preesistenti ». Sulle condizioni della agricoltura è poi detto: « L'agricoltura ragusana versa in condizioni non floride: anzi potremmo dire, per eufemia, che vegeta stentatamente. Vero è che una certa dinamica colturale attuata dai proprietari più accorti sta scuotendo una situazione cristallizzata da anni; ma le trasformazioni colturali seguono lentamente una naturale dina.mica che è mossa da preminenti ragioni economiche. Gli agricoltori ragusani, spesso, si lamentano dell'avarizia della loro terra ecc. ecc. ». A questo punto è bene aggiungere, per inciso, la notizia pubblicata in questi giorni da un giornale locale: della costitu• zione di una associazione di agricoltori (leggi: proprietari non conduttori), che ha per scopo « la valorizzazione dello Altipiano Ibleo attraverso il raggiungi• mento di due fondamentali obbiettivi: 1) attuazione del complesso Parrocchiale nella contrada Puntarazzi-Figurelle, per cui la Parrocchia di S. Giovanni dispone già del terreno avuto in donazione; 2) la realizzazione della rete di energia elci• trica per i bisogni agricolo-industriali e domestici di tutta la zona ». Riprendiamo ora un passo interessante del libro di Anfossi-Talamo•lndovina: « Agli incon• venienti della polverizzazione della proprietà agricola nel ragusano, che non è forse minor male del latifondo, qui assente, bisogna aggiungerne un altro ancora grave: la dissociazione tra chi possiede la terra e chi la lavora. Tale situazione non è tipica solo della zona, ma interessa tutto o quasi il territorio nazionale. Man• lio Rossi Doria scrive: « La maggior parte della terra è in proprietà di categorie - 103

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