giovane critica - n. 1-2 - dic.-gen. 1963/64

102 - avrebbe ottenuto quello che ottenne anche senza il circolo; fatto sta che il circolo preesisteva alla sua azione di stimolo. Con lui la scuola cominciò ad essere interessante e non più del tutto separata dalla nostra vita vera. Accadeva anche di « perdere » un'ora di lezione per discutere di un film o per discutere delle cose che scrivevamo nei temi ( anche questi anticonformisti e tali da non richiedere di necessità una parafrasi del testo di storia della letteratura, ma spesso impegnativi sul piano delle idee). Accadeva così di continuare a scuola discussioni iniziate al circolo e viceversa. Devo dire che adesso quel professore non insegna più a Vittoria e le cose sono tornate come prima; ma del resto anche il circolo non svolge più alcuna funzione. e aveva una finchè si era tutti sullo stesso piano; ma ora c'è una frattura fra dirigenti ( inamovibili) e soci; non c'è nemmeno quella distinzione tra attività « interna » ed « esterna »: c'è stato un equivoco appiattimento in una forma ambigua. I ragazzi si iscrivono ancora, ma spesso mi accorgo che in loro si riproduce la situazione della scuola; anche qui si sentono esclusi, non l'hanno conquistato loro, non partecipano. Così da un anno il circolo fa pochissima attività culturale ( da settimanale che era) e molti tè danzanti, che prima non si facevano mai e che qualcuno considerava addirittura poco seri. Il circolo del cinema ha ereditato le zone influenzate direttamente e indirettamente dal circolo giovanile di cultura; ma le sue difficoltà sono di due ordini: ragioni economiche e l'incapacità di dar vita a un dibattito. Si preferisce vedere il film e andar via ( ...). Perciò non posso biasimare chi è bruciato dall'ansia di andarsene, tanto difficile è rimanere in contatto con certi problemi, a parte occasionali fiammate, del resto destinate ad essere riassorbite dalla noia e dal conformismo. Così, quando Danilo Dolci parla di « spreco » nel Sud, e si riferisce alle possibilità naturali non sfruttate per ignoranza e al lavoro improduttivo perchè irrazionale, si dovrebbe pensare a quest'altro non meno grave ,e spreco » di possibilità intellettuali, di intelligenze, di volontà. Ma le conclusioni non spetta a me di trarle; preferisco aver fatto un po' di cronaca di questa piccola « Regalpetra >> e di una delle sue « parrocchie ». Giuseppe Traina

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