Fine secolo - 9 marzo 1985

FINE SECOLO* SABATO 9 MARZO 1985 14 .. .. CENTRO A ERICA: IL DESTlNO DELL' AMERICA centra– le è stato sempre deciso dall'ecologia. Per quanto dotata di scarse risorse minerarie, l'America Centrale ha un'immensa ric– chezza agricola: una fantastica varietà di specie commestibili indigene e una ricetti– vità non comune verso le piante importa– te. Le ondate successive di avventurieri, imprenditori e coloni hanno rimodellato la terra per adeguarla ai propri fini, e l'hanno profondamente cambiata. Oggi, il retaggio di quel cambiamento sta impa– dronendosi dell'America Centrale, a ri– schio di sbarrare tutt~ le vie possibili di -uno sviluppo politico ed economico. LE REPUBBLICHE DELLE BANANE AJrin11io di questo processo stanno gli Spagnoli. che impiantarono vaste colture di indaco. una pianta originaria dell'In– dia. Poi fu importato il caffè dall'Africa, dopo che divenne popolare con gli euro-– pci del XVll 'secolo. La hanana nativa della Mala– i ·sia. venne introdotta nel I 5 I 6. per fornire cibo a buon pre::o per gli schiavi. Si adattò alla nuova dimora, os– serva un autore, «con la natu– rale:::a arrogante di un conqui- stador». · Le hanane divennero un popolare genere di esportazione, e le piantagioni si diffuse– ro miglio dopo miglio & scapito della fore– sta tropicale :originaria. Le istituzioni sociali e politiche dell'Ame– rica Centrale rispecchiano le forme di sfruttamento e di proprietà della terra. L'Honduras, per esempio, diventò la clas– sica «repubblica delle banane», con impo– nenti porzioni di territorio in mano a - compagnie straniere, e governi compia– centi alle direttive degli amministratori delle compagnie della frutta, quanto negli ultimi anni ai piani militari degli USA. Il Costarica, isolato dalla corrente dello svi– luppo agricolo, si trasformò in un paese di piccoli coltivatori, e poi, quando il caffè diventò un'industria redditizia, in una na– zione prospera con una classe media vasta e politicamente robusta. El Salvador, Nicaragua e Guatemala di– vennero progressivamente società rigida– mente stratificate, in cui la gran parte del-_ la terra coltivabile era nelle mani di pochi, e un'ampia popolazione si rimediava la sopravvivenza su ardui appezzamenti col– linari. Oggi la terra è di nuovo cambiata, ma questa volta non è probabile che possa fare la fortuna di nessuno. La storia sta presentando il conto all'America Centra– le: una storia di rapida crescita demografi– ca, e di dissipazione di risorse. Buona par– te della terra che guerriglieri e regolari corron_o combattendosi è sterile, e segnata da ciçatrici. El Salvador è un disastro eco– logico che si è già compiuto, i .suoi vicini sono disastri ecolo– gici in corso di compimento. La deforestazione ne è l'aspetto che più colpisce. Circa due terzi della foresta cen- r I VECCHI DùELLI SUL TITANIC ECOLOGICO di Walter TRUETT ANDERSON foto di James NACHTWEY Nicaragua, Salvador, Guàtemala, Honduras, Costarica ... l'America Centrale fa notizia. Esangui altrove, le nozioni politiche tradizionali, destra e sinistra, violenza giusta e ingiusta, sembrano lì custodire, come in una riserva, il lo,:o giovanile vigore. Si potrebbe forse rinunciare a valori come l'indipendenza nazionale, o la giustizia sociale, o la libertà politica, o i diritti umani? Valori rivendicati da uomini e negati da altri uomini. Tuttavia, c'è un punto di vista per il quale gli uomini, più o meno tutti, sono corresponsabili in solido di una degradazione della terra e della vita sul cui sfondo le loro lotte reciproche appaiono come incomprensibili duelli. Queste pagine non si aggiungono alle tante sulla crisi dei concetti di destra 'I sinistra, ma li mettono alla prova di una situazione concreta. E un rapporto che enumera, persino con un linguaggio banale, i dati di una degenerazione ecologica~ di lln disordine demografico che inducono a paragonare i contendenti politici e militari a «due ragazzi chefanno a botte per chi diventa comandante del Titanic» ... Libero ciascuno di conservare o sbaraccare memorie, affetti,., ideali, tic e idiosincrasie dèl tempo della politica~'E non si puo ridurre il Nicaragua, e tanto meno l'Afghanistan, ai termini di una indistinta tragedia ecologica. Detto questo, che cosa è la destra e che cosa è _lasinistra di fronte alla deforestazione nel Centro America ( e non solo nel Centro America)? Al testo di questo rapporto affianchiamo le immagini inedite di James Nachtwey, il reporter americano di cui è stato detto che «ha rinnovato la fotografia di guerra». Un contesto apparentemente così distante non può che accrescere la loro forza di rappresentazione co'mele scene di una tragedia poste accanto alle domande sulle sue cause e sui suoi esiti. troamericana originaria sono già andati. Il-resto viene velocemente tagliato e disso– dato per far posto alla coltivazione e al– l'allevamento. Inevitabilmente, alla deforestazione tiene dietro l'erosione del suolo, specialmente quando la terra in pendenza viene disbo– scata senza ché si prenda cura del displu– vio. Tonnellate di terreno di superficie vengono dilavate o soffiate via ogni anno. Attraverso una regione famosa un tempo per la limpidezza dei corsi d'acqua e l'ab– bondanza dei laghi -e che ora ha un biso– gno disperato di acqua per rifornire l'im– petuosa crescita urbana- la gran parte delle acque sono intasate dal fango e con– taminate da liquami di fogna e prodotti chimici non trattati. Tutti questi fattori hanno concorso ad ac– ·crescere il saggio di estinzione delle specie indigene. La lista delle specie minacciate è lunga, e comprende parecchie varietà di uccelli, scimmie, giaguari, coccodrilli e tartarughe. Gli amanti della natura pa– ventano la scomparsa di variopinte forme di vita. Gli scienziati paventano la scom– parsa di centinaia, e forse migliaia, di piante e insetti, prima che si sia avuto il tempo di studiarli e classificarli, e prima che si sappia se abbiano un valore medi– co, o industriale, o. agricolo. Questo insieme di circostanze getta un'ombra scura sulla possibilità che l' A– merica Centrale possa mai diventare eco– nomicamente e politicamente stabile. Nel– la regione le speranze di uno scambio con l'estero riposano per intero sulla capacità di produrre ed esportare prodotti agricoli e legname. Il turismo dipende strettamen– te dalla bellezza naturale. Le prospettive di pacificazione interna dipendono dalla capacità di nutrire una popolazione in au– mento. É difficile immaginare come possa realiz– zarsi un qualche effettivo «sviluppo», in una regione i cui pilastri ecologici stanno rapidamente crollando, eppure «svilup– po» è la parola magica che circola attra– verso tutti i pronunciamenti politici, dalla relazione della Commissione Kissinger, ai programmi del governo sandinista in Ni– caragua. L'evidente realtà di ciò che va succedendo della terra, la vera risorsa vitale per la gente del Centro America, smentìsce i toc– casana proposti dalla destra come dalla si– nistra, e induce a chiedersi che senso ab– bia ,che la gente si batta cosi accanitamente per il potere politico. Come ha detto un giornalista del Salvador nel corso del!'in– fuocata campagna presidenzia- le del 1984: «Sembra di vedere due giovanotti che se le danno per decidere chi diventa co– mandante del Titanic». LA DEFORESTAZIONE, HOBBY INTERNAZIONALE NEL ·cENTROAME– RICA Se sorvolate in aereo l'America Centrale, non vedete agenti della Cia, squadroni della morte, guerriglieri, comunisti, com-

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