La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 22 - 28 maggio 1961

Pag. 2 gretaria, nel ricopiargli il libro. si divertì mollissi– mo: e che altrettanto si di\-crtl egli medesimo, a scriverlo. Peggio. precisa che si divcrtl e cn l'aju– stant •· e nei due sensi di metterlo a posto. e di prender la mira. ln altre pardlc, Eticmblc chiede piazza pulita. Ila messo in antiporta la sua caricatu– ra, con una bomba a mic– cia, ment1·e la colloca ai piedi di quel meschinis– simo busto innalzato a Rimbaud da Charlcvillc. Eticmblc ha voluto una écatombe. E' battagliero al punto da sfidare a duello il po,·cro Adamo\·, che, quando lo seppe. l'in\'itò a casa sua. Se ha lclleral– mcnte schiacciato Pctttfìls per un quiproquo. in real– tà, madernalc. ha distrut· lo Bonfantini. il quale non rd accorse che il primo vo– lume, che era il secondo. era il secondo e non il primo (o vicc\·ersa. mi [a lo stesso). Ha sbranato Rolland de Renévìlle, di– vorato Papini, e via di– cendo. Etiemblc e la Sor– bona più Cartesio più •esprit> più bibliogrnfia più schede più segreta ria più molta intelligenza più da~li all'untore più pole– mica-non-gli-lascio-pace. E fin qui. penso. passi. Pur– troppo. è anche meno ge· nerosità. E da qui in poi. penso, va malissimo. Cercherò di spiegarmi. Non intendo per genero– sità bontà di cuore. e co– me i contraddittori di Etiemble non sono stati. in genere. preparati e lu– cidi quanto lui. cosi non mi pare che siano stati ~enerosi. !\la di un'altra ,generosità io parlo. e non è quella forse che dischiu– de le porte del Paradiso. bensì che apre certamente le porte della critica, dico della comprensione, dello intedimento. del riconosci– mento. del giudizio. Am· mettendo che il mito di Rimbaud sia un problema. è con cosi poco amore che Etiemble vi si avvicina? Per citare Janet. non si conosce quel che non si ama. Che qualche azzec· cagarbugli letterato spigoli errori di stampa. imperfe– zioni e melcnsag~ini di questo o di quello. sicco· me non sa far altro. non mi meravi~lia .• 1a Etiem– ble. che ha nerbo. energia e coraggio (e segretaria). si dimostra. in queste 233 pagine. sotto una luce che non 2"li conviene: per dir le cose con il loro nome. si dimostra un pedante, sia pur faceto. I'"er conse– _euenza. resta lontanissimo da quella critica che mol– ti. e particolarmente chi _gli Si sente amico. vorreb– bero da lui. Tanto sconquasso àcriva da un paralojàt'.ismo che pure cercherò di spiegare, in quanto è il nocciolo della questione. Se e cri– ticamente legittimo indi– viduare l'errore. cioè !"as– senso della mente a fat– tori non logici. non è que– sto il Mito. il quale è piut– tosto personificazione o animazione di un grande problema umano. Il mito è un soccorso della fanta– sia alla riflessione. tutt'al– tro che spregevole perché connaturato nello spirito. e perfettamente individua– bile tanto che la sua sto· ria e possibilissima. come mitografia. Invece, Etiem– ble confonde (non soltanto come terminologia) il mito con l'errore. e di errore taccia quel che abbiamo riconosciuto per tale. e anche qualsiasi interpre– tazione o soluzione del problema di Rimbaud. con tanto rigore che talvolta pare che non sappia le2- ~ere, dimenticando che es· se sono. in realtà. niente altro che la storia della critica rimbaldiana. li suo atteggiamento deriva da una scandalizzata e meto– dica protesta. e quest'ulti– mo libro non appare che come la biografia del suo sdegno, e invece di chie· dersi a che ufficio questa o quell'opera abbia as– solto. egli racconta. nume– ratamente, la vicenda ap· passionata di pretesi equi: voci. Quindi, l'opera d1 Etiemble è storia passio– nale. ~ient'altro se non una variante di pseudo– storia, che per un verso (con le schede) ha l'appa– renza tipografica di pseu– dostoria filologica. e per l'altro contiene solo l'inte– resse extracritico di diver– tirsi. di divertire, e di fu– stigare. Perciò io dico che, se il lavoro di spoglio è uti– lissimo (non privo, però, di qualche vuoto), e se il fustigare è qua e là ri– sanamento del buon senso, quando •esagera, Etiemble non fa storia. non fa cri– tica non pensa, siccome due' 0 tremila schede colle– ricamente commentate non gettano un raggio solo d! luce su Rimbaud. E qui Etiemble griderà che non ha parlato di R_imbaud, m_a del mito di Rimbaud. R1· sponda che non sono sor– do. Ma se la. storia e st~– ria di valori, qual è .11 valore, se no~ la ~tona della critica, c1oe dei va– Jori medesimi? Per Etiem– ble, nella notte del ~u~ mito, tutti i gatti son bigi. LA FIERA LETTERARIA Domenica 28 maggio 1961 Pensate al daffar~ che avrebbero i francesi. se seguissero le sue orme . spietate: il mito di la· lherbe. iJ mito del classi- cismo, il mito del cartesia– nesimo, il mito del baroc– co. il mito elci romantici– smo, il mito dcli'• <'spnt·,. E noi. il mito di Croce, in Francia definito filo– sofo dell'intuizione (vero che. in Italia, c1trnlchc in– franciosato lo definisce fi– losofo dell'estetica pura): il mito del Vico posposto al i\lazzucchelli: il mito di Dante. messo accanto a Turoldo. Etiemblc ha sem– plicemente dimenticato che la storia è storia dello spi– rito. e immaginando un aslralto e inesistente Rim– baud quale veramente .rn– rebbe stato. e caduto nel– lo scetticismo storiografico più pernicioso. appuntato aa-li spilli delle spiritosa~– j?ini. Ma non m'illudo di essere compreso in Fran– cia. perché. siccome i francesi non posseggono senso storico. sono cioè razionalisti dogmatici, e basando il loro cartesia– nesimo sull'evidenza ten– dono a una critica mira· colistica. intuizionistica e spallata (dico spallata. e non sballata). non solo non capiranno. ma nep– pure se ne cureranno. Si pon~a mente ai risultati: S. Agostino e l'arte moderna L'angolo del linguacciuto I _m, nessun perfezionamento. bensì una sali ra della s.oggettivìtà. al cui posto Etiemble non insedia mai un valore. Per conseguenza. penso già scontato anche il ter· zo ovvero il quarto volu· me. che ancora si attende. ~1i dispiace. e spero di esser creduto dal suo au– tore, ma ognuno. se mi vuole. mi ha da prendere con tutto quel che dico. Non c'è critica senza storia. E senza storia non si pensa. fnfinc. per far storia. abbi– sogna una calda ansia di giustificare. e al più (ci· tando Eusebio). solo qual– che indispensabile, aguzzo coccio di bottiglia. GIANNI NICOLETTI (c.onllnua da pag. I) riconduce in7lto e allorché pensa la specie del corpo veduto> (12). 8 questa fantasia è la autonom~ attività creativa dell'estetica moderna. ma con certe precisazioni e differenze. Infatti. anche se Agostino, assai più pro– fondamente assegni tale attività alla mens stessa da cui il logo è mosso. mentre la fantasia del– l'estetica moderna e mos– sa dal sentimento scevro di pensiero. è però da con– siderare che il logo ago– stiniano, configuratosi in immagini. è simultanea– mente e razionalità e sen– timento. E se Agostino non pensa la specie del corpo riferendosi all'arte ci dà una fenomenologia del logo dal punto di vista pura– mente gnoseologico. noi. possiamo benissimo inter– pretarla ugualmente come se fosse in funzione este– lica. perché i due processi psicologici sono gli stessi: con una risultanza a!-sai più efficace nei confronti dell'opposizione del razio– nalismo moderno tra sen– timento e razionalità. da cui tante confusioni nasco· no. Poiché. sia pure che intenzionandosi secondo fi– ni diversi, siano da distin– ~ucre. nella determinazio– ne del lo.e:o. pensiero da sentimento. immagine da volontà. tuttavia il moto che originariamente pro– viene dalla me11s non si costituisce di sola razio– nalità né di solo desiderio. ossia di sentimento: poi· ché nell'immagine agosti– niana troviamo. in una strettissima sintesi. sia la razionale configurazione as– sunta dal pensiero come forma. sia rintenzionante propulsione dell'amore co· me ,,olontà che coincide in quella forma. Quindi. la fantasia. che in A,rostino e vista come attualità della memoria e che psicologicamente po– trebbe corrispondere sol– tanto alla nostra fantasia riproduttiva o integrativa, è invece anche creativa. ma nel senso aiostiniano di intuizione dn!Ja memo· ria delle notizie-immagini percettivamente accumula– tevisi. come lo stesso Av..o– !-tino ci dice: e Ecco per– ché così rnccomandiamo la trinità. per situare ciò da cui si forma l'intuito di chi pensa nella memoria: la stessa conformazione quasi immagine che quin– di !-'imprime: e ciò da cui entrambi sono coniiunti. l'amore ossia la volontà. Infatti la mente quando si riflette nel pensiero. capi· sce e si riconosce: _stenera pertanto questo intelletto e la sua conoscenza. E così è veduta la cosa incorpo– rea che nel comprendersi si conosce, (13), fmmagine e pensiero quindi. seguono la ste~sa leg_e:e psicologica. lo stes– so iter spirituale, inten– zionate clall' amore come volontà. Volontà che dà una di· rezione alle immaJ?ini. le quali. essendo similitudini di corpi esterni depositate nella memoria. sembrano la cosa stessa che rappre– sentano. mentre. non sono che funzioni spirituali del– la mens nella coscienza. Poiché. se la similitudine (visio) che si produce nel senso è sensibile, essa non può farsi senza l'anima. mentre la volontà che la intenziona è tutta l'ani– ma (14). Quindi le imma– _e:ini empiriche sono spi– rituali nei confronti del– l'anima. sensibili nei con– fronti del senso. materiali nei confronti del corpo al quale si riferiscono. Allo– ra. l'immagine in quanto tale e corporea perché ri· sultato di un'atCività spi· rituale quale la mens: e infatti. le finte immagini dei corpi. non essendo la mcns, ma qualche cosa ad essa ed in esso presente, necessariamente non do· vranno ritornare a lei co– me se fossero in uno spa– zio. ma per conversione immateriale (15). Sarà l'uso che la volontà ne farà a riferirla ai corpi o alla funzione fisiologica del senso. Ora, poiché nel– l'arte le immagini stanno a simbolizzare il logo inte– riore (ignoto) intenzionato dall'amore per la somi– ilianza di un corpo (noto) in coincidenza al suo ri– flesso della creazione divi– na. e evidente che rim· ma~ine dell'arte, essendo spirituale, non sarà legata al senso e starà soltanto ad analogicamente signifi– care il valore della me11s che. come amore-volontà, l'intenziona. Quando invece. per la concupiscenza. l'anima di– mentica la propria natura e vive in questo oblio. pur \·edendo le bellezze della creazione divina. cerca fruirne. non già facendosi simile a loro. ma cercando di renderle simili a sé (16). Cosi. l'anima. precipita in basso. l'immagine si fa carnale e non avendo più nessun riferimento analo- 2"ico coi valori eterni della mens che s'identificano nei riflessi della creazione di– vina. diventa documento psicologico della concupi– scenza in una intenzionata volontà di male. Quindi. ciò che è arte è sempre morale perché ciò che non è morale non può essere arte. Ed anche nella risensi– bilizzazione delle immagi– ni 'Per la comunicazione. il loj?"o interiore (verbum) che parte dalla mens, re– sta inalterato. si fa voce senza mutarsi in essa (17). Wa====================~========~I ~o!ì f~~r;;,Cc~lr:ee~~~z~i ~~~ BIBLIOTECA « LaCina e noi » diGuyWint La comprensione e la ,,alu– tazionc delle prospettive che la rinascita cinese impone so· no strettamente legate alla conoscenza e alla spiea:azio– nc di ciò che è avvenuto in Cina da mezzo secolo a que– sta paf!e. Come e perché è po1u1a avvenire una delle più rapide trasformazioni che il mondo abbia mai conosciulo nella fisionomia di un Paese? Ispirandosi a questo crilc– rio, il volume di Guy Winl LA Cina e noi (Bompiani edi– tore) è diviso in due parti: una dedicata alle vicende del periodo di transizione dal– l'impero al regime comu– nista, l'altra ad una illustra– zione e valutazione del nuo– \'0 regime. · La prima parte dà in un centinaio di pagine un sinte– tico profilo della struttura dell'impero cinese sino alla fine del secolo scorso, un limpido rcsocon10 della si– tuazione sviluppatasi con Suri Yilt·sen, il Kuomuntang e fino alla guerra cino-giap– ponesc e alla vittoria di Mao. La seconda parte è al li· vello dei migliori contributi apparsi numerosi neali ulti– mi anni sulla Russia, ma as– sai più scarsi sulla Cina. Solo un ossen•atore dotato della preparazione storica e della capacità di giudizio che ha Guy Wint poteva redigere un testo cosl lucido cd csau– rien1c. ANTROPOLOGIA CULTURALE DITULLIO TENTORI culturale dalle scienze so- ricamente, cioè non l'uomo ciali di base come la Psico- succube della natura, ma loa:ia sociale e fa So:iologia. l'uomo che si serve della quale scienza che « ha come natura per i suoi fini. obbieuivo la conoscenza teo- Lo stesso Krocbcr accoi:lie rica dei fenomeni culturali il dcte1minismo in forma li– e lo s1udio del concreto ma- mitata, sostenendo che «dc– nifcstarsi di questi negli in- terminati eventi non posso– dividui e nei gruppi umani "· no verificarsi se '1011esisto• Lo studio procede preci- no nella cultura di coloro sando il cancello di e Cui- che ne sono i prorngonisti o tura"• chiarendo allresì il gli altari le cause o le basi significato scientifico del ter- per il loro attuarsi "· mine civiltà da non confon- Tentori espone -;,oi il con– derc con quello di e Cultura"· celio di storia nclb conce- Segue una chiara rassegna zionc antropologica di Kroc– dcl pensiero dei più noti an- ber, per il quale la storia è 1ropologi di fronte .s.lle pre- la base delle discipline so– messe fondamentali di que- ciali, in Quanto, oltre a prcn– !,ta nU0\'3 disciplina, come i dere in esame individui, può concetti civillà e cultura se- studiare movimenti sociali, condo Edward Sapir: la pri- istituzioni o fatti culturali. ma intes..1 come il co.mpen- Nella rassegna del contri– dio di tuui gli. clementi, sia buio dato dagli -studiosi al materiali che spirituali, so- concetto di cultur:t, l'autore cialmente ereditati nella vi1a non trascura b scuola fun– dcll'uomo: la c;e,;onda (cu!- zionalistica che, partendo lura) come compendi~ invc- dalla tesi di B. Malinwski, ce delle altitudini generali, definl la cultura come appa– dellc condizioni di vita pe- rato per soddisfare i bisogni culiari e delle spccifich~ ma- umani e su tale premessa nifcstazioni di civiltà che ca- affrontò lo studio dei falli ratterizzano un oopolo. sociali e ne interpretò le All'inizio del scc·llo Alfrc- cause e i fini. do L. Krocber reagì al biolo- Con l'illustrazione dcll'an– gismo antropoloiico cd af- tropologia applicata, :lcl re– lcrmò che nell'uomo vi sono lativismo o neutralismo cui– si clementi ereditari e con- turale, dello strulluralismo e genili, ma anche elementi dell'antropologia sociale rau– che sfuga:ono alle lca:a:idella !ore riesce a fermare l'auen– creditarictà biolo,;:ka, che so- zione dei lettori :.ui proble– no propri dell':.10mo e si mi più impegnativi dell'an– concretano nella cultura al tropologia culturale e chiari– di sopra del Jh,elJo naturale scc i concetti di « modello cd organico. ili livello che culturale" di e tema cultu– il Krocber chiama " supcror- raie,. e di e valore culturn– ganico "· le" che gli antrop:,log'i usa- Nel quarto paragrafo l'au- no per descrivere le culture. !ore espone l'ipotesi deter- La terza parte del ,,olumc ministica secondo 1a quale lralta dcll'indi\ 1 id!.!O, cultura l'ambiente fisico condiziona e personalità, e l'autore si la vita e ;a cultura delle co- sofferma sui primi contributi Con la recente pubblica- munità umane; egli 3viluppa allo studio del rapporto pcr– zione di Antropologia Cui- anche le critiche mosse a ta- sonalità·cultura, sulle basi turale: (Editrice Studium-Ro- le ipotesi da A. Gondelwci- culturali della personalità sc– ma) Tullio Tentori arricchi- scr che, attenuando il de· condo R. Linton, sulla pcr– sce la scarsa prod•iiione an- tenninismo ambientale e non sonaJità di base e la perso- ~~~~lo:~~!io!~aliana di una r'\eZ,~~rot~ ;~igi~~t:e~lc c~i: ~c~l~~z?~n~ std:tt~~di~i~l~/~I: L'opera parte da una d1- tura, çsa_mina ,'uomo non I~ cultura ç ~u!la. incultura- stmztone dell'antropolog1a naturalisticamente ma sto- zionc e soc1ahzzaz1onc. La trauazione del problc- 1 ma del rapporto ira c..-ultura La Poesl ·a1·n German1·a ii;d~zi~~~~ ~~ic~n~~~~i~~n 1 ~~:cntaaie~t~al'ì ~'ìf1~~1~Jio1~ (continua da paa:. 1) lutti. e n~n può. e non deve ~::.1ch~ ~':?it'f!~t~C:, l~~~e~: calore dell'~ssione, En- ~~f~~~. ::~i}s~a~~ 10 sc"~~Ss~!~ ta i qu~ttro 21'!-1PPidistinti zcnsb<:rger aggiunge che è ne· ma esprimere tutte le passi- da Homgma~ 111 e Cult.ura cessano saper J!lOdcrar~ qLI:C- bili azioni e reazioni dello and P_erso_nahty • e prcc1s_a- ~\~r.f~ià0 dt~~~tNiati, i~~~~ ~~~~~. eEdc~c'.;t~rr:s;ri'::i~ ti:;,tcgç~~f;~~,i~:ro:a~~~"J: risma, controllo"· , . . questi e atti,, la p~ia deve logcn~tlco. • . . Anche riguard.o _I opm1one preoccuparsi anche d1 essere .1_1bbro del fer:iton sensi- diffusa della « d1gmtà • della «bella,.: «deve essere un b1hzza alla vocazione antro– poesia, Enzensberger ossen,a piacere leggerla. un piacere pologica cd è Pt:CZi<?so ,no~ con intelligenza moderna: difficile, s'in1ende •· solo P<:r la prce1saz10.ne dei « L'i~ea preconcetta che IC:' Aga:iungc poi un'altra os- conct?tll f! Jndamentah, m,a poesie debbano csse~e. oa:a:ettt scrvazionc fondamentale: « I per ~ _mezzi.che. mette a d_1- ~~fti~~la'::ci~(i n~~~t~ ~i.de~ ~rit~•eprin~a~i g:~;;iin~e~~s~~'. f~~~:!~~e odi s~~~j~i~i~i aJe~J! ~~;;asott~ ~~~a~~ndi~ ~.~f ~ ~·im~~;tas'ìteè ~cri~:~drs~tiÌ~ ~ttlb~f,~~tl~:u!~~a il1~~~~àat Quando im•cc~1ano, s1. P?S· 0 inutile ... La lode più alta, uesl. le tecniche di ricerca sono gettar via e. sosutuu-t~ che raramente si fa ad un antropologica cd i risultati f~ 0 connuo;;i• i~d~~~~ti~ 0 P~sf; ~oe~aa r!ttoa~~'!f~gsa '1i~1:t~ ~ ~~~{V!~i ~~ct~~~tt~ri van~~ buone possono dur:are a !un- le -. Ma in compenso, è zionali, sulle classi sociali e go, e possono r:3gg~un_gcreun successo più d'una \'Olla a sul problema razziale. certo . grado di. dia:mtà. Ma un fabbf'? o a un. arrotino Lo studio si chiude con sono l!"port~nti b\:::'~b~~~n~ che u.n cl1cnt~ sodd!sfatto e~ un'ampia nota bibliografica ~~a 10 s;lc~n a~~intila dell'eta ~tu! 1 Q~':stoa:hcoÌ~c~Ì~ gct~~ ~~I c~~~:iti delÌ~tn:~~lti~~l della pietr:a-·· "· poema - "· umane, della or:,anizzazionc pe~eE~~~~e~~1ia~f~ e sb:nn1 tit~fgì,d~in lic~~. g~o;a;~.o s~~~ :ilf~ri.udi;r· ;~bJ!~i~ot:: ~i ;~;~tio 0 n:.»q~~t~ui ~~~~ todc~~~·a~cant~fl~tte~gl~m"t~: d~~~ria1: 11 ~e?:~~~:~ 0 :Ci1k~ ~~o-dc~ c~~cl'ai~~~a d~iu~~t~i f;~d:sb~~ec~òte~in:fji~:~ In lta!i~. ove gli si.udi an- i! lettore può riuscire a p~- intervento. Le conclusiom e tropoloi:1~1 .soryo rclat1vl!men– durre egli stesso delle ven- i riferimenti alla sit\.lazione tt? rcccnt!, 11hbro del 1cnto– tà . perché la poesia è un della poesia it_al!~na sono fa- n supplisce ad una gra\'e ~;~esso della comprensione cilmentc arawbih. carenza della nostra editoria ri~of~~ u~mti::tli,e ~iri~t:ss;~~ GILDA MUSA ENZO CERVELLINO tarsi in carne. lnfatti i versi nascono nell'anima. mentre la bocca tace (18). E il verbo dell'immagine precede tutti i se~ni coi quali può essere significa· lo. Ma quando tra imma· gine e segno c'è un rap– porto necessitante d'ana– logia, il segno C l'imma– gine. ossia la verità che e dentro di noi (19). Il pensiero di Agostino, da cui Vico ha derivato il suo. è fondamentale per capire le modalità del processo lirico e per trar– ne una chiara riflessione intorno all'arte come riso· luzione teoretica di tutta la tematica del proble– ma; presupponendo, Ago– stino. una essenza (me11s) 111 potenza. o a priori, o come attuosità · razio– nale del subconscio, la quale si esistenzia pas– sando per la coscienza che è il punto psicologico del– la sintesi metafisica spiri– to-corpo. punto in cui il logo (verbu.m) razionali– tà-desiderio, ossia ragione– sentimento. rende possibile quella razionalità conscia. ma non autocosciente, che si manifesta creativamente come un fiat lux. Atto creativo dunque, non creatore. poiché in– tenziona le immagini ~ià pronte nel1a memoria ad un fine non più empirico ma lirico, in un'operazione che è sintesi dei due ele· menti metafisici costitutivi della persona in funzione spirituale come analogia. tendente in linea ascensio– nale. da una perfezione relativa (mens) ad una assoluta (Dio) per mezzo di una perfezione lirica realizzata come opera obiettiva. Pensiero intorno all'arte che indica teoricamente in modo affatto preciso. e con argomenti congeniali. Ja naturale moralità dell'ar· te. quando è pura attività spirituale. escludendo dalla zona operativa del fare lirico tutto ciò che è le· .e:ato al senso ed alla mate· rialità del mondo empirico, non per un presupposto moralistico e quindi intel· lettualistico estraneo alla qualit8. dell'arte. ma per una necessità immanente, quale manifestazione, se non affatto religiosa. sem– pre morale perché sempre spirituale. fnfatti, la spiritualità dell'arte è a-arantita dalla funzionale apriorità della me11s, la quale è cosl per– ché immagine di Dio,. an– che nella sua attuale con– dizione di decadenza (20) a causa del peccato origi· nale. e la cui attività tende quindi al sommo bene per sua fondamentale natura, ove non si arresti mate– rializzandosi entro puntua– li funzioni organiche che appesantiscono le imma– gini con l'impurità della concupiscenza. Agostino ha cosi risolto il problema dell'arte con un realismo che nega le astrazioni razionalistiche sia del monismo idealista che non riesce a spiegare l'arte come pensiero. sia del monismo materialista che non -può ammettere un'arte intuizione del sen– timento, affermando risul- * tare rattivita del poeta da una sintesi che C tutto l'uomo (sentimento - pen- di FRA CO FOCHL VEHBA VO LAt\'f siero) e tutta la creazione I._ _______ _ (oggetto) che nell'uomo si rì flette come immagine. UMBERTO MARVAROI <I) A~ostino Dt: Trhutat,. XII. VIII. 13. - <2) Op. cit. X. V, 7. - (3) Op. cet X. Il. 4. - <4l Op. clt. X. TI. 4. - (5} Op. ctt. XIV. VII. 9. - (6) Op. c1t. XIV. Vl. 8. - (7) Op. czt. X, VITI. 5. <R) Op. cl!. X. VIII. 5. - <9) Op. cH. X, III. 5. - (IO) Op. c1L X. Hl, 5. - '1 t) Op. cit. IX. XII. 18. - (12) Op. c1t. Xl. Ili. 6. - (13) Op. cit. XIV, VI, 8. - (14) Op. cit. XI. V. 9. - (15) Op. CH. XIV. VI. 8. - Cl6) Op. clt. X, V. 7. 07) Op, Clt. XV. XI. 20. (18) Op. cit. XV. XI, 20. 09) Op, ctt. XV. XI. 20. (20) Op. cit. XIV, IV. 6. PUBBLICHIAMO E LAN– CIAMO opere d'o&nl ten– denza e genere. Scrivere: A P P R OD O, Lungoteatro• nuovo, 29, Napoli. Anche negli Stati Uniti di Americ;;a s'è celebrato il cen- 1cnario dell'unità d'Italia. Co– me sapete, là a:l'Italiani sono ~::!iii. ;:~~~- aòl~~~n;trs!r la Patria lontana, hanno pre– parato una !,plendida cerimo– nia, alla quale hanno invitato lo stesso Presidente dea:li Sta– ti Uniti. John Kennedv non solo è: intervenuto. ma ha anche ri– \Olto agl'ltaliani un discorso caloroso ... E qui viene il bel– lo. Era prcscn1e, fra a:li altri, l'on. prof. Gae1ano Marti– no: al quale, a un certo pun– to, il Presidente Kcnnedy s'è rispettosamente rivolto, chia– mandolo ... Sig11or Gaetano! Nella lingua ina:lcsc, come tuui sappiamo. non c'è nem– mcn l'ombra di quell'indisci– plina, propria dell'italiano, per cui il nome e il cognome non si sa mai quale posto occupino. Da loro la lea:ge che vuole prima il nome di battesimo e poi il cognome è ferrea. osservatissima. Da noi. im·cce... E chi sa quan– te volte, al Presidente Kcn– ncdy, era capitato di notare che gl'ltaliani spesso capo- ,_ ________ _,, \'Olgono l'ordine na1urale dei DEI.L'.:l:-\IEH!ICA. * Alleo Tate aRoma Mentre aveva termine la proiezione d'un film e le por– te del teatrino USIS in Via Venclo si splancavano la– sciando uscire un pubblico pomeridiano, cominciava a radunani nell'ingresso del locale un pubblico intendi– tore di cose letterrarie. Allen Tate sali i gradini e si sedette dirimpetto al– l'addetto culturale ameri– cano. li pubblico - non molto folto visto che la conferenza non era iscritta nel pro– gramma delle manifestazio– ni USI$ che viene regolar– mente distribuito tra enti culturali italiani e ameri– cani - tacque e prestò la sua attenzione al breve di– scorso introduttivo fatto dal– l'addetto culturale. Poi Tate si alzò e si avvicinò alla catledra. Uomo di ambiente e cultura universitaria, sem– brò nel suo abito scuro (corpo magro e abbastanza sciolto nel muoversi: testa dalla fronte sporgente) più un pa~lore presbiteriano che un «laico•. E la sua pre– messa (dovette seguire una leltura di poesie) che non scostò dalle forme della ora– toria • standard • americana, testimoniò in quanta parte essa è tributaria della pre– dica e del • aflcr-dinner speaking •· E' una oratoria intrecciata all'umorismo e improntata al gradevole. Nel caso di Tate .•essa si sfalda appena tramite una vena di iroma: più che cordialità esprime avvedutezza. Terminata la premessa, ebbe inizio la lettura dei poeti: Wa\iace Stevcns. Hart Crane, John Crowe Ran– som, E, E. Cummings, poeti della prima e seconda ri– voluzione che segnarono lo sviluppo o rinascita della poesia americana di questo secolo. L'elenco si chiuse col l'IOMe dello stesso conleren– ziere. Tate lesse alcune delle sue poesie, servendosi prima d'una antologia e poi di al– cuni [ogli di grande forma– to che contenevano il fram– mento d'una poesia di di– mensioni epiche e ad anda– mento drammatico, alla cui composizione altende ora, L'irresistibile potere che la Poesia esercita sugli animi ha una perennità senza soluzio– ne. Si origma dal fascino del bello e del sublime che som– muove l'essenza più mterio– dc dell'uomo. Ad esso e gli si abbandona intimanicr.te e interamente c on il mezzo di una forta suggestiva che lo incicla nella divini1à del Crea– tore. Nel passaggio dall'uma– no al divino l'uomo è collo da una forta rapitrice e cede a un incanio non tcrrer.o Nel suo iigenerarsi egli rivela una espressione inusilata, si sen– te cnt.rare in un mondo avul– so perché turgido di sensi e significati che vanno ohre il quotidiano. Così l'umanità s1 ritrova nel ciclo che la ri..::rea,si pu– rifica di tutto ciò che la cor- [~~O~i ~~~i;a 1i~fi.rnS~~e7; Poesia la pub salvare, non già le misure rigide dei legisla– tori. Perché Poesia è magia che penctm conquide e tra– sforma l'animo dell'uomo. Maghi furon\) chiarr:ati i grandi poeti, che segnarono alcune età con il loro alto canto. Pochi, pochissimi, rari essi furono, moltissimi. infi– niti gli altri che sentirono la forza fascinosa, ispirati solo alla bellezza. Mcnl1e l'eredità dei poeti dal fuoco divino si è estinta da troppo lungo tempo, quel– la degli affascmati della Poe– sia si moltiplica in senso di– rettamente proporzionale. Ve n'è una selva di ombrose densi!~ e di spinosi intrichi, che alza la punta più acuta delle fa\'cllc: l'ambizione la ai:ita e la contorce. D:1 una parte sono riuniti i 1111ovi e i 1111ovissimi, quelli che solo valgono o contano, ccme di– cono i loro turiboli autoin– ccnsatori, dall'altra stanno appartati gli incappucciati tradizionalisti con le loro pompe arcaiche e i loro getti arcadici. Gli uni e gli altri nvclano più fumo che s?stanza, più animosità e accademia che \'Ocazionc: il canto li fui:ge, l'amore lo perscaµiu:no, la ha detto, dividendo fra di esso, fra lavoro critico e insea:namcnto universitario, le sue energie e Il suo tem– po. Il frammento descrive la morte d'un negro (ac– cennando a scene di violen– za) vista da un ra,:auo. cd è lievemente elegiaco. L'im– palcatura narral1va dette luogo ad un certo punto ad un "rivestimento.. che si ritrova nelle miglior poesie di Tate. E In quel punto l'artificio della forma pre– scelta cadde: rimase quel tessuto sobrio, ricco e tra– puntato del dubbio filoso– fico, che C il connotalo del suo stile. Fu uno sproposito sceglie– re per la lettura ad un pub– blico mislo italiano-ameri– cano, e in uno occasione che non pote,,a che porsi delle finalità •informazionistiche• se non propagandistiche, !u uno sproposito scegliere per la leltura un brano di poe– sia che, anche se in veste lirica, tratta dello spinoso problema razizale america– no? Ma se sfida ci fu alla America •ufficiale ... o piut– losto l'intenzione di correg– iere o radàrizzare il pro– filo della patria quale esso esce dalle officine burocra- 11che, la spinta • r1form1- stica •, passò ina\•vertita. Ci fu uno scroscio di applausi e poi il pubblico, ad uno ad uno (critici italiani presenti, fra i quali inlenditori della letteratura anglo-americana quah Mario Praz e Elemire Zolla) passò a con,!:ratularsi col poeta. Una America definitiva– mente riformistica: quesla fu l'impressione tratta dalla conferenza e suggerita da Tate stesso. La sua filosofia sociale. espressa in .saggi le1terar1, è contrassegnata dal conservatorismo, la sua religione è cattolica (dopo una convcr:5ionc), e li!. ~ua poesia cerca con un affanno non affatto trattenuto le ra– gioni che possano convali– dare tutto ciò. ln chia,,c meno lirica essa cerca. fru– gando nella materia poetica e tra concetti storici. 1) vol– to dell'America. VERA WYCOO Cronache di poesia finzione li stringe. La Poesia non è mai stata menzogna, il settarismo non ha mai ~!~~~ 0 deiet~o~T !~f1~a 1 ~a~~f~ ~ 0 s~~~ ~~iist~~\ S!f s~~~~[! ci tentativi di uscire dalla professione oa:::i troppo co– mune di fare i poeti e delle dimostrazioni prive di qual– siasi ambizione: casi che at- 1estano una certa onestà sem– pre da accogliere. li caloroso fascino della Poesia come tutte le cose rea· li e irreali, ha qumdi il suo dannoso rovescio: è distru– zione contrariamente alla sua origine che è creazione che ~:~.m!n~art~g~~~~o t~c:::r;tù oscuro, conviene occuparsi di chi in un modo che crede proprio si presenta con un libro di versi. Lav·Jro che fac– cio naturalmente in modo soggettivo senza alcuna om– bra di inrallibilità, quindi con tutto il rispetto ,rerso chi ha speso un impegno r,cr inizia– re o continuare la sua opera. So troppo bene che cosa vuol dire la\·orarc seriamente per la poesia anche se nou esce da matrice divina. Gianni Simonato, autore del «FochcrelJo,. (Editore G. Ales– si), nonché di al1rc sette pub– blicazioni di \'ersi, ha e~rres– so il fascino della Poesia, in un lina:uaa:a:ioda secoli con– sacrato dalle opere della grande poesia. I nchiami so– no tanti che lo si può inclu– dere in tutto il cammino del– la nostra letteratura fino al sentimentalismo crepuscolare. A fondere il suo senLmcnto è un romanticismo ottocente- due nomi. Ha quindi pensato che Caeta,io fosse il coano~e e Warw10 il nome. Ci scnh– remmo, noi, di farg-liene una colpa? ad~rha E fa~~aba~~~~!~o non nostro rappresentante, che chi sa quante volte ha l.t– sciato che lo ch1ama3sero \lartmo Gaetano, anziché Gaetano \1artmo. Il fatterello su riferito - li?Ustoso, \'ia, riconosciamolo - dovrebbe ccrtamen1c far pcns.are coloro che conside– rano le questioni aramma1i– ca!i come le piu astratte e 07105C. A coloro, poi, che senza no– stro stupore iiJlorassero an- fi~r:ua1~t;li~~': i~c,~lro •df ~I~ me e cognome, racconteremo due episodi un pochino p1u anlichi. di cui furono prota– a:onisti due nomi, credo, d'un certo \"alare. !\'cl 1866un certo cav. Lui– gi Orio, che possedeva una copia manoscriua d'un w– nclto di Alessandro ,\lanzom, la mandò all'illustre scri11orc chiedendogli se fosse proprio di suo pugno Il \1an1.:on1 gliela rimando subilo. .scri– \endo: «Quand'anche non l"a,c:5Si ,·eduta, sarebbe per me una nota sufficien1c d1 falsita il sapere che il coa:no– me ci si tro\"a antePosto al nome di ballcsimo, cosa non mai U5ata da mc nel souo– scri\'crmi "· :-:on molti anni dopo uno studente presenta a Giosuc Carducci, proles· sore di letleratura ilaliana nell'universita di Bologna, il proprio libretto di frequenza, per la firma. Il poeta guar– da il giO\'ane, con quel !,UO ~fr~ 0 hi~~~ab~s~~n:~~d:: cg~ mc si chiama, lei?•· Quello risponde dicendo prima il cognome e poi il nome. •Ah!" ra il Carducci • e io dovrei concedere la firma a uno che non sa ancora il proprio no• me?"· E na1uralmcnte gli rcstitul il libre110. In una grammatica italia– na di quegli stessi anni. scritta da Policarpo Petroc– chi. leggiamo: • Il nome pro– prio di una persona si mette sempre prima del casato. e metterlo dopo è uno spro– posi10 grossolano. Infatti 11 nome esprime la persona: il casato, la famiglia. Ciro \le– notti vale come Ciro della /ami~lia Menolli: sarebbe ri– dicolo scrivere famiglia .We– notti Ciro; cd è ridicolo, c;;~~i, c~~lhe c~md~re A~}~l',r:~: Da11te, Boccaccio Giovanni, Aniello Ma.so"· Euclide Milano, nel \"Olu– mctto intitolato e Come t, clliami?" (S.E.I., Torino), porta que5t'esempio, a pro· posito della confusione che può nasce dallo scri\·cre pri– ma il cognome:« Un tale ap– partiene a una famiglia 'il cui cognome è Rosa. Il suo nome è Corrado. Ma Rosa è anche. anzi sopraltutto, un nome di persona: e Corrado si tro\·a anche come coeno– me... Se quell'egregio signore Sia al bruuo \"eZZOdei più di firmarsi Rosa Corrado, chi è della sua specie imbrocca giusta, comprendendo che egli è un uomo dal cognome Rosa e dal nome Corrado; ma chi ha buQn senso e buon guslo, e sta alla tradizione della lingua, \·cdendo quella firma, ha dirillo di credere che sia la firma d'una gentile signorina dal norido nome di Rosa, appartenente a una fa. miglia Corrado!•· Tullo questo serve, più o meno. a ricordarci quanto noi Italiani siamo cocciuti. In tulio, intendiamoci: m certi ,·izi pri,·ati o pubblici come nella lingua (che del nostro vivere è lo specchio più immediato e fedele) sco a ,olle fermamente tem– perato e a ,·ohe s1cmpcrato m lroppo diluite dolcezze. Forse durante la sua esi– stenza Ridolfo i\lazzucconi ha tenuto nascosto o ha immes– so nei lavori di narratha, storia, teatro e cultura, il fa– scino della Poesia. Proprio negli ultimi armi di vita ha ,·aiuto sclivcre in \'Crsi le «Liriche• (Garzanli) uscite per la cura amorosa della fi– glia Matelda. Dire di un tale libro che vede :a luce senza Sav, Vtn He:r .. Roma - Mi di"ipiace di non, poter pubbh– c.tre il \UIJ articolo "iUI R1- ~ra:imcnto. E" altra_ la «chia– \e ,. del numero umco che la Fiera dedic..hera all'ariomen– to. Le poc<;ie ,;ono più buo– ne delle pra;cdenti eh~ mi mando A propt>11to. lei sta di\enlandr, un a,\1duo della mia ruhri<".a t'lizliendo ,;pa– ;io a2li altri \o:on e aiu– -.10. no? Bruno. Rnmo - lmma;ini pulite one,1c. • \on ora • e quasi compiuta. \la la _cor– poratura della sua poesia e mt>lto fraiile, 2racile. 'fon pcn,a che occ'lrrercbbero, a rinfor7ulo. del/,: \·iramine di vita, '1"on ~1?nC";1nn i so~ni? Si nsp<.>nda Pro,·i. Car. Car .. Ftren:-e - Perrhé a11endcr'ii l'na c-ri1ica feroce'> Perché oue,ra ch·itteria'> Le ~ue hre,; t"OmP')~irioni "iono pcrfr11e nel calibro. es.alle ma a mio a\·\·l'o P')\·CTe di ~an:iue. Anrhe le imnr.:12mi ~ono por-o piu che cn--..1e.e \pcs~ 2ia ~ntile chissà do– \e. Cnn ciò. auauri senza ci– \'etteria Giac. Bon.. Pa,.·ia - Per l'aflarc Eichmann sono d"ac– cordo con lei ouasi intera– mente. \1a la poc-.ia mi pare sbavliata, la caden7..a man7o– niana non si addice. a mio a\\"iSO. S. B., Vorese - Anche lei chiede. • se occorre,., ch'io sia feroce. Parlale male di me ma parlate. dicc,a un poeta mollo noto. morto r~enle– mentc. !':eppure sta\olla però, son riusc-i10 a farmi ca1th-o per soddisfare la ,·a– ni1a del mi11ente in attesa di cortese quanto sollecita ri– sposta. sincera e obietril'a e " feroce •. Il guaio è che sono buono: non e colpa mia. Ho le110 e riletto le sue poesie. strane poesie. con immaimi fori i e impre,·is1e: e non ho capito né r,icnamente il .sen– so letterale né parzialmente. almeno parzialmente, quale è la loro c;oinia segreta. Mi pa– re che la POCS1ala colga di sorpresa come un ladro not- ~u~~t~1~i ~:ni s~~~ ,.~~I~'. Sembra automatica, col g-ra- 1ui10 e il sugg-cstivo della poesia automatica. e Stagio– ne" è SIrana e ha momenti acuti. nel complesso però. npc10, non ho capito molto. Accusi mc che cerco sempre la chiarezza e diffido della Musa Oscura. Un esperimento interessante, nell'insiemec. CARO~IE Concorso di Poesia « Montebelluna » L'Amminislrazionc Comuna– le e la Pro Loco di Monte– belluna bandiscono il 11Con– corso Nazionale di Poesia « Montebelluna~ per un arup– po di liriche inedite, mmimo tre. massimo cinque. dotato di premi per l'ammontare di L. 200000. Il soa:gctto e la 1ecnica de– gli autori concorrenti sono assolutamente hberi. Gli ela– borati dovranno pcr..-cmrc alla Segreteria della Pro Lo– co di Montebelluna (Trc\;so) in otto copre datllloscntte in plico raccomandato entro e non oltre il 30 giugno /96/. Ciascuna lirica dovrà essere contrasseanata dallo stesso motto, da ripetersi su bus1a chiusa. contenente le genera– lità e l'indirizz.o del concor– rente. La Commissione ij:iudicatri– ce risuha cosi costituita: Prcsidcn1e • Die~o V•leri; Aldo Camerino, Nino Dalla Zentil, Piero Fasan. Ugo Fa- •solo, Salvatore 1\laugen, Gior• gio Orefice. Marcello Del à-lonaco. il consenso dell'au1ore e per I========== deliberazione della fatalità. è 01 l:.VU t-Al:UUU ~;;b•~~o~"A ~~~1ocoaÙ~ua:S\~ I :-:-::-o_,--:"-'-'"-"---'"'-'":_"...,".c_'" - stcnza, penso che cali ancb- ~lctb I1puw1;,,11,..u lJ t.::, 1 ::>.A. be {>Otu10snellire, togliendo Roma • Via IV No,·cmbrc 149 le liriche della prima parte che nella seconda hannc. avu– to un migliore compimento e eliminando arcaismi pesan– tezze di linguaggio e incastri. Quel suo senso di perpetuità della vi1a morta1e per ti com– pimento di evi inutii1, cui è sacrificata l'esistenza umana, sarebbe certamente stato re– so in un'a1momca risr,cndc-n– za di linguaggio. Lontani e spogli di qual– siasi menzogna sono i \'crsi di Vittorio Vettori, • Versi per l'Italia• (Edizioni Vec– chioni). Smaliziato, sprcaiu– dicato, ammato d1 sincerità, appuntato di franchezza, spi– a:liato nel dire le cose più viete, disinteressato alla pro· fcssionc del poetino, è il tcn- 1a1ivo del nostro autore. Ea:li raccoa:lie col suo discorso poetico a larahi ritmi fatti e uomini de!la nostra più tri– ste storia nazionale, senza si– mulazioni. li suo tono spi– gliato e arguto lo ·salva mol– to spesso dalla pros&.icità: « L'Italia fatta ·li sole, di nu– vole belle... e poi azzur· rn, 1 azzurro è l'Italia, e poi \'erde di campi. e po! ,·er– de I celeste di mare, di mare di mare: nel mare / tante altre terre felici e infelici... La mia Corsica è qui , in questo riflesso di un sogno vissuto: e mi è cara•· CASIMIRO FABBRI AlTENZIOi\'E A semplice richiesta ri– ceverete LN OMAGGIO una primizia informativa, esauriente, attendibile: lo elegante «SO:v[MARIO ANALITICO,. illustrato e plastificato in colori tratto dall'opera: VITA SEGRE– TA DEL COMPLESSO D' INFERIORITA' Tutto ciò che al giovane, alla persona partecipe del n,,st, o tempo, al genitore occorre sapere sul più dif· fuso • disturbo della per– -1onalità" giovanile ed adul– ta di entrambi 1 sessi. Che cos'è esattamente? FinO a qual punto e in che modo è lecito ritenerlo supera– bile? Chiedete subito - in busta chiusa - ALLA PSYCHO ED. se. - CAS. POST. 653 (D) BOLOGNA U « Sommario Analitico• illustrato in colori, GRA· TIS. Vi sarà inviato In omaggio gratuito senza obbligo di restituzione né Impegno d'acq~isto. Grazie.

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