La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 16 - 16 aprile 1961

JJomenica 16 aprile 1961 LA ·FIERA LETTERARIA RISTAMPA PREZIOSA PER LA CO 1 OSCE ZA DEL POETA * RASSEG 1 A DI STORIA A CURA DI GIORGIO DI GIOVANNI * Il Belli minor-e Omaggio a Walter Matu,~i ciarla.tano da fiera Non 5-i finirà mai di in– sistere sulla necessità di ~tudiare le cosiddette ope– re mmori anche perchc. a causa di una inade_guata educazione scola:;tica. è, ormai. abitudine sottoli– neare solamente il capo– lavoro di uno scrittore. Lo studio delle opere mi– nori. invece, si rende ne– cessario non solo per com– pletare il ritratto ma an– che per intendere passa_g– l!i e relazioni con le opere principali e stabilire, così. un continuo rapporto. oltre che storico, critico. i\Ia tale necessità si rende improroJ?abile specialmen– te quando ci si accinge allo studio di un poe– ta classificato e dialettale> che. proprio perché le,gato ad un particolare momen– to della vita gergale di una colletudtà. riesce. nelle opere minori. ad e!;primere la sua poetica più liberamente e senza impaccio che nelle opere considerate <classiche>. E ciò a causa di q.uella ele– mentare log"ica morale di imoe~no pub b I i c o che comporta !"opera maegiore. E. questa volta. il di– scorso cade a proposito perche abbiamo. sotto gli occhi. la edizione curata da Mario dell'Arco de e li Ciarlatano> di Giuseppe Gioacchino Belli. stampa– ta a cura dell"editore Fer– riani di Milano nella col· lana e L'Alzabecco >: col– lana di e Testi brevi. ine– diti. rari. da luneo tempo non ris.t:impati n continua– mente ricercati. d'argo– mento _galante. ,!!iocoso e anche drammatico>. ,li * 1 7 /U,\'(,'IJ:SI. O "GIU!ttl miche del popolo. Da una parte la corte pontificia di Gregorio X\11 e dall'altra parte un po– polo che. sentendo l'ur– genza dei tempi nuovi e abbandonata ormai l'idil– liaca dolcezza dell"arcadia. si ,e:ella di peso nella sa– tira per sfogare la propria ansia di vita e per imba– stire un documento mora– le. prima che sociale. utile a fornire i primi indirizzi concreti per la storia di domani {vedi lettera del Belli all'amico li'rancesco Spada trascritta. poi. nel– la prefazione ai sonetti). In questa Roma prende vitalità e consistenza il mondo poetico di Belli: un mondo J)Oetico che non tende alla rivolta ma che si àncora al preoccupato istinto individuale. in una posizione solitaria e sra– dicata. nella qmtle l'og- ,e:ettività rappresentativa tura: una rivolta che si svol.e:e dietro una scriva– nia. nel silenzio notturno della lampada che illu– mina i fogli bianchi e non si trasforma in esi,e:enza di lotta e di concreto im– peg-no. E. a bene esaminare. queUo stesso ,Demoniaco> fche Vigolo sottolinea e Falqui riprende). è facile intuire che esso risponde. nell'interno. a questa ari– stocrazia razionale nella quale l'oscura vitalità del– l'istinto che e concerne\·a il travaglio del singolare rapporto tra lìn,Eua e dia– letto. tra musa aulica e musa popolare. tra ideale e reale, tra sacro e profa– no,. {vedi Falqui art. cit.) sempre si problematiciz· za - qualche volta in for– ma allucinante - nella singolarità ciel poeta. Cioe nella singolarità che tiene in cantina effetti psicopa- Alcunericette burlone delBellicarnascialesco Focaccia cosmetica per acquistare lode universale. Prendi una lingua di gazza: un becco cli pappa– gallo: una coda di scimmia: una pelle di faccia - franca: limatura generosa di argento: incenso di Arabia. lmpasta. fà biscottare a fuoco lento, e man– giane in crostini col cioccolatte. Rimedio attivissimo contro la invidia. Prendi la rana d'Esopo e una cicala agostina. Arro– s1isci entrambe fino allo scoppio. mentre un cane abbai alla luna; e fanne il comodo tuo. Rimedio refrigeranre per le tribolctzioni amorose. Prendi una penna di un"ala del Tempo. Scrivi queste parole 11 Tot ou tard »; e sarai sollevato. Fctrmaco sicuro per placare lo sdegno amoroso. Spremi una lagrima per forza: soffiaci sopra un sospiro trovato a caso. Svelli un capello dalla tua chioma con gesto tragico. Friggi il tutto in olio di mandorle dolci, e spalmane il petto del travagliato. Scgrclo rarissimo per allontanare la vecchiezza. Prendi conserva di venti anni: macinatura di pietre da confine: arena del fiume Lete. Gittane negli occhi degli uo.piini. e rimarrai come ti trovi. Balsamo n~eraviglioso per piacere al mondo ma· schilc. Prendi una civetta italiana: una gallina di Fian· òra: un tomo-in-foglio di materia ~alante: una pupilla d'occhio irrequieto: un labbro tumicletto. Dimena bene il tutto ne' fianchi d'una pignatta verniciata. Purgati con la miscela; e fà fortuna. GIUSEPPE GIOACCHINO BELLI si circoscrh·e nei limiti dell"educazione e del ri– spetto non raggiun,Eendo. cosi. l'aperto richiamo alla rivoluzione. Belli. infatti. e ancora legato. con l'ani– ma più che con la forma. alla Roma papale e bor– S?"hese per essere capace di diventare un Ciceruac– chio: e. anche quando con– danna. anche quando ad– densa il suo furore. lo fa con distacco quasi preoc– cupato di non farsi vedere partecipe della violenza della satira: con un sor– riso lontano. dietro il qua– le si nasconde. forse. un lapsus involontario e quin– di istintivo. tici che esplodono. al mo– mento opportuno, nella vitalità dell'individuo e che non nascono certamen· te dalla volontà popolare. ;\Ja questi temi che. poi. Belli. più ampiamente. strutturerà. sono _già pre– senti in questo e Il Ciar– latano"· recitato nel 1828 - il poeta contava 37 an– ni - quando cioè non aveva ancora scritto la parte principale della sua opera iniziata nel 1818-19. conclusa nel 1849 e feli– cemente condotta intorno aeli anni che vanno dal 1831 al 1837. La cicalata C spesso ri· chiamata dal Belli nei suoi sonetti - basta ri– cordare quello del 10 feb– braio 1833 e Er Ciatlatano nuovo> - quasi per con– fermare l'unità e la con– tinuità dei temi che compon)?:ono il mondo di Gioacchino Belli. Il poeta si (erma al •·corso" e recita. masche– rato. diJianzi alla gente che lo ascolta e lo ap– plaude. Egli. in fondo. po· trebbe essere lieto perché il popolo lo ascolta e lo applaude. sghignazzando ai suoi lazzi, ma. in realta. il Belli appena sorride con la e schiuma di un riso– lino a,Eli angoli della boc– ca> (come dice Dell'Arco) perché capisce che il po– polo non ha inteso il mes· saegio allegorico che si nasconde dietro la cicalata (è lo stesso concetto del– la sua autopresentazione). E_g\i recita in carnevale per fare un discorso va– lido. forse. fuori del car– nevale e per dire al popolo che non !.Ono la credulità. la condiscendenza, il cre– dere con stupidità che po· tranno riscattare dalla mi– seria e dalle angherie. dalle e gàbbelle, ghijotti– ne. passaporti. manoreg– gie. galere e cavalletti> (e L"amore de li morti>). Ii suo non è uno scherzo come le altre maschere del Ciarlatano (Ludovico Ariosto ne e Erbolato ,._ Ben Jonson 1,e ,Volpone>. Felice Romano ne e L'eli– sir d'amore> - il famoso dottor Dulcamara -) ma il suo è un discorso pie– ,e:ato nell'alie,roria. come i suoi sonetti. che contiene. ,e:ia. in .eerme. l'amarezza de 11' uomo costretto alla ma!-chera. Ee-li si muove prenden– dosi eioco del OOIJOloche lo ascolta (e Colto e ri– spettabile pubblico. popolo infermiccio rii Roma. ral– legratevi alfh1e. ché il ce· lebre. umilissimo Gamba– lunga (! fra voi>) ma la sua steccata è spesso ri– volta più in alto ( e Or si nresentino adesso que' va· nare/li saccentuzzi della <'tiz 11ostra di creta a di– snutare il palmizio della nloria alla mia scarsa abi– lità '"). E. in questo gab– bare- il pooolo che ascolta divertito. e. nel contempo. in Questo non dare fiducia al popolo perché si diver· te sono presenti i motivi diabolici. amari. tristi. al– leeorici e see:reti che _gui– deranno. poi. il Belli più or.e:anicamente e compiuta· mente nella stesura dei suoi son et ti. Alla fine della cicalata il Ciarlatano - Belli - distribuisce cinquantasei ricette e per mascherata da medico o da ciarla– tano» 11:rntuitamente. E' merito di Dell'Arco avere e con qualche industria > decifrato, nel manoscritto. oueste ricette rimaste qua– si tutte inedite meno tre oubblicate dal Monmdi in nota al sonetto e Persona che lo po sapé>. Gioacchino Belli vive. così. questo carnevale in una Roma di transizione. nella maschera di Gamba· lun_ea. già portando den– tro quel ,monumento> che lo renderà celebre e ama– to. sconosciuto e vitupe– rato: testimone di una età nella quale si sperava. non a torto. che. anche l)er merito della poesia e del– le maschere. il mondo. pri– ma o dopo. avrebbe do– vuto cambiare. Quel circolo magico che la sorte aveva cominciato a tracciare s'è ora tragi– camente conchiuso: Carlo Morancli. Federico Chabod, Walter Maturi, i tre mo– schettieri degli studi sto– rici - come li chiamava no colleghi e studenti -, uno dopo l'altro, hanno la– sciato il campo delle loro battaglie storiografiche, troppo giovani e troppo valorosi perché la loro fi– ne non desti un senso di, profondo scoramento. Un oscuro presagio. del resto. sembrava aver preso l'ul– timo dei soprnvvissuti. e Eravamo tre amici indi– visibili e ce ne stiamo an– dando nello stesso ordine e con Io stesso stile con i quali eravamo soliti pre– sentarci nella vita,: scri– veva Maturi, poco più di un mese fa. nella RivislCI storica italiana, nel nume– ro dedicato alla memoria di Federico Chabod. Erano i migliori storici della loro generazione, ric– chi di esperienze moltepli– ci. non mai paghi dei ri– sultati conseguiti. sempre pronti. per la loro stessa vigile natura, a lanciarsi in avanscoperte storfogra– fiche. Tanto che, malgrado le naturali differenziazioni che ne facevano tre stu– diosi personalissimi, non si a\.eva difficoltà alcuna ad accorgersi che proveni. vano dal medesimo ceppo. Li distinguevano una co– mune disposizione a ricer– care nel passato i grandi motivi ideali. nei quali era disciolta e allo stesso tempo innalzata a visione filosofica la (enomenoloj?ia storica: e. per virtù di quel gusto, un senso spiccat1s simo dei problemi teoreti• ci e delle ricerche preli• minari. Walter Maturi. a diffe– renza di Chabod e Moran di. che amavano i vasti giri di orizzonte nella sto• ria europea. circoscrisse lo ambito delle sue indagini al Risorgimento italiano: ciò che non era mancan– za di afflato o difticollà di comparazione euristica. ma simpatia precisa per una certa materia, per una epoca del passato che si faceva idealmente contem poranea alla coscienza. li Risorgimento non restava isolato in se stesso. non si immiseriva in un'interpre• tazione autoctona. ma si slargava come momento della storia europea: ideo• logico, culturale, diploma– tico. Donde la capacità dello storico a inquadrare il fenomeno italiano nel movimento etico.politico europeo e nella più vasta e interdipendente attività diplomatica delle cancel– lerie. In proposito, la voce Rf. sorgimento (Encicl. ital.. XXIX) (a testo. Qui. oJ. tre la mirabile idoneità del teorico di allineare tutti i termini del problema. e sottoporli a revisione cri• tica. è chiaramente enun– ciato il pen~iero dello sto– rico sui criteri con cui ha da essere riguardato il moto unitario italiano. E se non è possibile. nemme– no per sorr.mi capi, dire della ricca casistica. che dal primo dopoguerra si era venuta infittendo in ordine atrorigine. alla na• tura e alla finalità del Ri– sorgimento. sarà sufficien. te ricordare come il Ma– turi. prendendo posizione contro talune tesi esaspe– rate del nazionalismo sto• rico e della Staatgeschich– te (Cfr. Savoict, t:ncicl. ita– liana, XXXI), riconduces– se equamente il limite a quo all'esperienza delle ideologie d'oltr' Alpe. Non che il 1-Iaturi in– tendesse svalutare l'espe– rienza del Riformismo set– tecentesco: soltanto l!J.i pa• reva che i dati della di– scussione fossero malposu. Perché se nel '700 s1 Cosse voluto seguire il proce~so di accentramento del Pnn cipe per la creazione del. lo Stato moderno: ovvero analizzare la palin_gencsi della coscienza politica. la indagine si sarebbe spinta, nell'un caso. sino alle Si- ,!?norie e ai Prineipati. e. nell'altro. al '600. incon– trandosi. perciò. non già con la nazione italiana. bensì con le tant.e pi1:cnlc nazioni dcj?li Stati itaha 111. Di conscj,?:uenza il ;' I.la• turi. pur raccomandando di tener nel debito conto la storia del Dispotismo 11- lummato. esortava a e ba dare alla crisi della co– scienza politica dei nostri Stati regionali. non di– strarsi nell'mdagine del lo• ro sviluppo,._ Il ::\-1aturi aveva. sul pro. blema del Risorgimento, mutuato alquanto quelle sottigliezze e sfumatur~ che il Volpe doveva pot esprimere nei suoi Princi. pt di Rborgimen10_ e in L'Italia del Risorgimento e l'Europa. anche se. a d1f. rerenza del suo maestro. ri– luttava a sciogliere il con– cetto di Risorgimento nel– la storia modema e con• temporanea. )-1a dal Volpe è certo che apprendesse a considerare i grandi avve• nimenti europei in riferi– mento alla formazione del– lo Stato italiano. A simi– glianza di Chabod e )Jo– randi. anche lui era stato in quella rosa di allievi assai dotati che frequenta. rono la scuola storica. fon– data e diretta dallo stan– co abruzzese. In essa il ?i.Ia– turi trovò l'ambiente più favorevole a meditare sul- NAHRATIVA OIPERE * PIR!1lE Franca Valeri o dell'ironia * di UMBERTO itlAR::::._AlUH Le donne di Franca Valeri ci dà la misura, non soltanto un canovaccio psicologico da da un linguaggio concreto e (Longanesi, Milano) non ap- di una Franca Valeri squi· reinventare ne: mimo sce- aderente di inflessioni o di partengono né al genere co· sita e raffinata attrice, ma nico. ma stanno a sé come battute dialettali che sono mico né al!1umoristico ma anche di una Franca Valeri narrativa pura, a parte ogni espressione necessaria dei ri– sono tipiche dell'ironia, ge- scrittrice soggettista della sua illusione uditiva riguardo la lieve lirico dell'immagine. nere così difficile e quasi maschera d'interprete, dalla sua voce, data dalla sugge· E mi sembra che queste sconosciuto alla nostra lette- quale non mi sono potuto stione fonica della lettura Donne, tutte siano immagi· ratura d'oggi, almeno nel suo staccare, tanto la lettura di nel ricordo del teatro. ni necessarie della salda ira– carattere di una pura inter- queste pagine mi si modu- Tutto un piccolo mondo di nia della narratrice, ma tra pretazione della realtà senza lava nei caratteristici e cap- personaggi femminili colti tante, le mie preferenze van. fughe surrealistiche, come è ziosi ritmi timbrici della sua nell'attimo stesso del loro er• no a La sceneggiatrice ed al ~a~~~-creta ironia di Franca vittt;fccee :•a~;1~i~:irice quin- ~=~·f/a i~o,;er~~~~f~!?On~od1 :;,~iii~~~~ona,d~onu~:i /a~~~t1~ E questa sua prima fatica di, poiché queste sue Donne autenticità esistenziale ognu- Franca Valeri s'ingioiella di letteraria, che tale credo sia, superano il punto morto di no di noi quando si sente due piccoli capolavori. ____________________ ascoltato, o quando, scriven- _________ _ do, sa che potrà essere letto. Il lnl·ster·10s0 Zo I la Quante volte abbiamo incon- trato queste padrone di bou- tique, queste ex mannequm, queste amanti, madri, mogli, (Continua da pag. 4) Perché egli possa conlinuai=cad esercitare la sua funzione diabolica, deve anzi dare per cena e defini1iva la massifi· cazionc e la degradazione dell'uomo. ln 1al modo si lega al suo tema, come facendosi incapace d'altro. Si impedisce di amare, di rompere il suo lucido egoismo, di comunicare. Inlinc. si compiace dc suo martirio di ultimo e diverso, do,c la solitudine sdegnosa arri\ 1 a, al massimo, all'ironia. Ma resta sempre da chiedersi: Zolla sa amare, sa \•ei-a– mente capire? Rifiutando tutto e tutli, odiando, anch'egli inline compie il suo • rifiuto d'a11enzione •, e così entra nel ciclo dei suoi personaggi, su di loro ma dei loro, il 1,iù cosciente. il più malato. Anche Zolla è un disat1en10, se non al11-0 1 qui, disattento \'erso l'umanità dei suoi personaggi, \'Crso l'msop– primibile um;mità che (o sarà solo disperata speranza?) resisterà sempre a ogni massificazione. Nemico dell'uomo. finisce nemico di se stesso a vivere in un incubo. Come i suoi personaggi. ostile e simile a 101-0.Ciò però significa che, mentre pare assente e superbo ad osservare dall'alto il formicaio umano, Zolla testimonia dal di dentro, fin dentro se stesso, della dannazione contemporanea, ne paga il più allo prezzo. Questa posi7ionc di santità intellettuale, di idolo negativo, ha il suo fascino. Ognuno tenta :i suo modo di esorcizzare i suoi demoni: i!li uomini-massa mi sembrano i demoni notturni di Elemirc Zolla. Egli non vuole fuggire sulla montagna scampando per sempre al contagio della massa, e non vuole riconoscersi nel mondo, non vuole scegliere: vive in una drammatica con– traddizione. Ma fino a quando potrà compiacersi del perso· naggio di se stesso, tra martire e demonio? Certo, il perso• naggio più in1eressante e misterioso della sua opera è e rimane lui. educat1·ici o educande, altri· ci o sceneggiatrici che rap· presentano, non certo un particolare mondo non riso!· to in se stesso e da cui na– scerebbe la freddura, ma un mondo di vive persone con i loro difetti e magari pregi, che parlano, si muovono, camminano secondo un loro tipico temperamento impos· sibile a diventare carattere:! Ed è qui la nativa felicità della scrittrice che ci pone davanti agli occhi tanti per• sonaggi tutti filtrati dalla sua profonda ironia e ormai fis· sati nella configurazione del. la loro meschinità, della loro miseria spirituale, non tanto come irrisolti problemi di una realtà, da parte della loro autrice, ne accettata né rigettata, ma come figure di una irrimediabile realtà la cui deformazione spirituale risalta tutla alla luminosità di un'altra realtà che è l'idea– lità di chi le ha create, la cui sorgente, come per le luci PIETRO CIMATTI della ribalta, non si vede, è Giro i\,, d'Italia ml Il « Maggio diBari » La Xl Mostra Nazionale di Pitturc1 Contemporanea del .. Ma,2:glodi Bari .. avrà luogo d:11 27 maj?gio al 18 giugno p.v. L1ct formula di quest'anno propone importanti Innova– zioni. La partecipazione alla Mostra sarà riservata a 130 pittori Italiani. invitati da una Commissione composta da Franc,:,seo Sa\·erio Loncro. Guido Ballo. Vittore Fiore. Franco Sassi. Marcello Ven· turali. . Gli art!sti potranno esporrf" smo a tre quadri ciascuno. per la mt~uni complessiva di non più di 3 metri di base. e Il Ciarlatano> è con– siderato un'opera minore e anche la storia delle sue varie ristampe riflette que– sta schedatura critica. Bel– li. dopo aver recitato que– sta pantomina nel carne– vale ciel 1828. nella ma– schera di Gambalunga. si decise di pubblicarln nel 1836, dopo una opportuna sfrondatura. sullo e Spi~o– latore di Roma> diretto da Giacomo Ferretti. Solo nel 1890 (dopo 27 anni dalla morte del poeta) An· tonio \'aleri conosciuto con il pseudonimo di e Carlet.– ta > la pubblicò. tramite il tipografo Lo\·esio. con la bottega in piazza San I,!?n.tzio 151 a. Nel 1926 Remo Fusilli ripubblicò la cicàlata presso ì\·1. Car– ra & C. di Luigi Bellini scrivendo nella prefazio– ne che e il pubblico roma– no e italiano sara lieto di 1>oter leggere queste pa· e;ine dove balza fremente la vivacissima acuta fan– tasia e la sfuocheggiante :-atira del poeta romane– sco>. Dit quel tempo nes– suno si è più preoccupato de e li Ciarlatano> tanto è vero che _gli studi con• dotti sul Belli - in par– ticolare quelli di !\Iorandi di Mazzoni e di Falqui. D'Amico. Ceccarius. Jan· nattoni ed altri che colla· bararono al numero del– l'aprile 1953 de e La Fiera Letteraria> - non hanno fatto menzione di questa operetta. La preoccupazio– ne dei critici si è anda– ta soprattutto concentran– do su i duemiladuecento– settantanove sonetti i qua– li. attra\·erso varie ristam· pe non sempre felici. han– no tro\·ato definiti\"a e su– perba sistemazione nei \"O· lumi curati dai Vigolo. che. e con serena intelli– genza> ha concluso e il processo di liberazione della poesia dei sonetti belli;mi,. come dice Fai– qui in ,Belli e il 900 >. l\Ia. nel contempo. il Belli intende ,gi8 le vnci di quella realtà nuova che si andava profilando sul piano politico e cuJtunlle ,euidato da quel fondo il· luministico della sua cul– tura: una cultura ricca di enciclopedismo (cita ~icu– ro ne e Ii Ciarlatano,. uo– mini e cose. nozioni di mitolo.eia. j!eografia. astro– logia. anatomia scie-nte· mente storpiandone i con~ cetti): una cultura vi\·a per la sperimen1azione con la quale cerca di comoren– dere umanamente il suo secolo. ------------------------------------------ nascosta. Sono stati aboliti i premi, eccetto quelli avenli il signifi– cato d1 un nito riconoscimen– to morale. e cioè Il ,. Ramo– scello d"Oro ... il « Ramoscello d'Argento,. (per un pittore di età inferiore a 35 anni). la ..Tar~a Pudia » (per un pit– tore nato e residente in Pu– ~lia) Le somme tradizional– mente dedicate ai premi sa– ranno impiegate per gli ..ac– quisti ufficiali» di quadri. a prezzo reale. La dotazione del fondo acquisti supera già i tre milioni di lire. Rassegnadellerivisteitaliane Ma per colloca:-e nella _giusta prospettiva. tutta J'opern del poeta romane– sco e opportuno sottolinea– re questa cicalata (l'origi· nate é consen·ato nella Biblioteca Nazionale di Roma - 69. XII. 3) rap– presentando. questo breve componimento. il tentati· vo di Belli di entrare in una certa moda e 111 un certo costume del tempo. E· la Roma papale quel· la nella quale d\•e e re– spira il nostro poeta privo di beni di fortuna ed im– pie,eato al Rollo ReJ?is:tro (scrive il Bovet e Le ma· ria,ee de Belli a tout l'a!r de ne avoir eté qll'un la– che compromis >). E' la Roma papalina che ci vie– ne incontro: una città splendida nelle sue nava– te. distesa nel caldo ba– rocco di Piazza N'avona. fastosa nella corte prin· cipesca che .[?ode ciel suo tramonto non a\·yertendo ancora (con una incoscien· za ammirevole!) il tre– mendo contrasto con le ur,e:enze spirituali e econo- Da questo C facile ar– guire ed individuare il limite presente nell::i. poe– tica belliana: un limite di astrattezz:i e di • gusto letterario> nella satira ri· cercata fine a se stessa: non riuscendo a legarsi alla storicità dell'ora ma. comprendendo le su.ee :e· stioni e le csi,eenze del nuovo. Gioacchino Belli. in un abile di\"erlimento. disef!na. come un _gioco– liere perfetto. un cerchio ma~ico: reale solo all"ap– parenza e fantastico nella profonda consistenza. Con questo. naturalmen– te. non si \'Uole di re che Belli non intuisca le col– lere profonde e le esi~en– ze di _giustizia del popolo di Roma (gli esempi ven– S?"ononumerosi e basti pen– sare a e L'amore de li morti,. a e L"affare cler fritto> a ,e Er miserere della settimana santa») ma si vuole solo sottoli– neare il fatto che la ri– volta Belliana e ancora la rh•olta de 11' intellettuale solitario. dell'uomo di cui- Qucs10 è l'anno delle celebrazioni del primo centenario dell'unità d'Italia ed è giusto che anche le dviste leucrarie se ne occupino un po' sotto l'aspetto culturale. Pertan10 bene ha fatto Diego Valcri ne • l'Approdo Leuerano » a rip11:sentare, seppur minimamente, una piccola antologia di scrit1ori del Risorgimt.:nlo. Si è parlato spesso in questi uhimi tempi, data la ricorren7.a, di questi 1esti, citandoli ..i brani. Ma in effetti, quanti sono, tra le generazioni \ecchie e nuove che li leggono con attenzione, senza Id pau1-a della retorica? \lale1i nel suo saggio cita purti-oppo molto velocemente • Le notercllc di uno dei Mille» di G. C. Abba, « I Mille> del Bandi. • La camicia rossa » di A. Mario, e la raccolta di liriche • Amori Garibaldini» di Ippolito ! ie\'O. Questi 1es1i sono qualcosa di più che una semplice antologia di fatti storici sono pagine che hanno un loro p1ecbo valore le11erario e poetico. Giustamente sottolinea Valcri chc, particolarmente nel caso dell'Abba, la com– mozione che può suscitare nel lettore la. descrizione degli a.vvcnimenli o di person:iggi della storia del nostro paese di cento anni (a, nulla toglie al valore letterario dell'opera e alla validità s1orica del documento. D:i poco è passato 11 cinquantenario della morte di Leone Tolstoj e Ira i numerosi scrittori che si sono occu- \ pali del romanziere russo \'i è stato Bacchclli. Egli, sempre in que..,to numero dell'Approdo, ne csamma in particolar modo la morte, ultima tappa del tra\•aglio morale e rdi· gioso dello sc1iuore russo. Il decesso di Tolstoj nella po– vera stazione di Astapovo non è stato solo un trapasso metafisico ma anche l'ultimo traguardo di una lunga fuga. E' inutile chiedersi • perchc » Tolstoj fuggiva - dice Bac– chelli - Più importante e invece esaminare • da che » e • a che• fuggiva. Bacchelli cosi risponde alle domande che si è pos10: - • Fuggiva non solo da una sua partico– lare insoddisfazione, ma dal contingente, dai limiti e dalle strette della realtà umana ». Sullo !>lesso numero della rivi::.ta seguono poi alcune Je11ere di Tolstoj alla figlia Tatiana. Naturalmente l'im– portanza dell'epistolario è qualcosa di più di un semplice scambio di sentimenti tra padre e figlia. Anche nei piccoli p~rticolari intimi Tolstoj coglie l'occasione per elevai-si dal soggettivo e dare il \ 1 ia a delle considerazioni più uni– vcrs?.li: sulla famiglia, sulle azioni e le abitudini degli individui. sulla importanza delle piccole a griindi cose di ogni giorno: l'ordine della propria camera, l'importanza del denaro. del matrimonio. Queste lcuere di Tolstoj sono delle piccole guide morali, cristiane, che mirano alla ricerca dell'equilibrio e che testimoniano i pregi e i difetti dello scrittore e dell'uomo specie in quella sua totale sfiducia e opposizione al sentimento dell'amore fra un uomo e una donna. Vi è addirittura una certa brutalità in alcune frasi che ricordano i passaggi più sconcenanti della • Sonata a Krcuzer ». Ma c'è anche il cristiano che considera le di· sgrazic come delle prove inviate da Dio. Olga Signorelli, traduurice delle lellerc, ha fatto inoltre un ritratto della vita famigliare di Tolstoj, facendo rilevare quanta importanza abbia avuto nel credo spirituale del– l'au1orc russo questa particolare visione della vita e come i dissapori del matrimonio abbiano innuenzato l'ultima pa1·te della opera tolstoiana, dalla • Sonata a Krcuzcr » a • Re..c:urrezione». La rivista presenta inoltre alcuni brani tralli dal vo– lume di Maria Pascoli, dedicato alla vita del fratello Gio– vanni. Sono qui rievocati 1 primi anni di collegio, a Urbino, la tragedia del padre e la morte della sorella e della madre. Completano il volume alcune poesie di Carlo Betocchi c Piero Polito, un racconto di Cassieri cd uno di Nicola Lisi cd un racconto-saggio di Elcmire Zolla. La ri\•ista • li Mulino • presenta diverse novuà: dal formato tipografico all'impostazione redazionale che accentua il carattere politico della pubblicazione. Vengono inratti esaminate, tra l'altro, le prospettive che si sono venute a creare negli Stati Uniti dopo l'avven10 di Ken• nedy alla presidenza, in merito ai rapporti con l'Europa e l'Italia considerando i legamenti di solidarietà remoto. fra i due continenti; le sovvenzioni govcrnath·c alle scuole prirnte, il Concilio Ecumenico, le trattative in Algena. li tutto visto dalla visuale della sinistra cattolica a cui si ispira chiaramente • li Mulino'"· GIANFRANCO MEZZASOMA Niente scetticismo quindi, ma profonda umanità nel presentare a noi quella fac– cia di noi stessi che non ve– dremmo senza lo specchio dell'ironia, nelle smorfie esi– stenziali della peggiore su· perficialità, nel quotidiano tentato inganno degli altri e di noi stessi. Né, 1anto meno, parlerei di cinismo. né, peg– gio ancora, di feroce pessi· mismo, se, come mi sembra. Franca Valeri non è rimasta chiusa in quell'umorismo freddo e !lemmatico di marca non certamente latina che abbasserebbe il suo sentimen– to d'ironi~ invece così fine– mente venato di capillare idealità, all'indecisione sofi– stica della freddura rimasta a mezzo tra realtà e idealità. Certamente, Franca Vale• ri non è una moralista, ma ~i~;:~~~staÙu;~n~~rr~~·lce~u~ specchio curvo accentuando i rilievi di deformità di colo– ro che vi si agitano, ma mai nel compiacimento o nell'ap. provazione di quelle defor– mità; poiché il sapore mora– le di queste figurazioni vie– ne proprio dalla intenziona. lità di quella accentuazione, dal come la luce di una uni– versale idealità è proiettata sul personaggio a stagliarne con nettezza etica le stor– ture o i contorcimenti nel– Pamplificazione dell'ombra. E ne viene fuori il profilo preciso del personaggio in· dividuato nella sua vivezza Una conferenza d(Bompiani Nella ritmione conviviale del Rorary Club di Roma Ovest presieduto dal dott. An– tonio Ciampi, che ha avuto luo"o mercoledl. !"editore Va– /entmo Bornpiani ha tenuto una conversa:zione sui tema: • La non crisi del libro ... L'editore ha e.sord110 mdl· cando I moltt elemenu ob1et• twi sulla maggiore d11Jus1one del libro in Italia rt.speuo al passato e ricordando che alla Fiera di Francoforte, ra,mo scorso. !Hl editore danese a1- c111arò che di fronte all'espan– sione e all'invaden::a deU'ea1- toria italiana, sorgerà la ne• CPssirà di imparare la nostra lmgull. Ma questa soaa1sJa– cenre situo:::ione ha il .suo ro– vescio: la massa degli ar1alJa– bet1. dei semianalfaber, e dP1 post-ana/Jabet.i (quelli cioè che cessa110col tempo di leg– gere), rag91«nge una propor– zione pìit che preoccupante. Ed e que.!lo un problema e/1e riguarda no,t solo 1m determi– nato S('rtore della proau.::10ni>, ma tutto il Paese e l'evolversi e il propredlre della nostra societt1 L~rr~r~J,~.~.:! 1 ~. uJ ~!s~gtio I del ministri ha concesso al– l"cditorc Canesi, :i.oche per Il 1961. coms_ già per li 1960, l'ambito nconoscimento del Premio di cultura. pcr la sua attività editoriale. Particolar– mente valida è stata infatti giudicata !'attività della gio– vane casa editrice, che per il corrente mese dl aprile an– nuncia ben trenta opere. le pm-sihil tà _che offriva, alla comp1ens1one del R,· sor~1mento. lo studio della ,toria diplomatica. La qua· le era lumel{j?iata non p1u con gli schemi ristretti del Bianchi. ma con il melrO comp:irativo dei documen– ti d1 archivi italiani e st1a– nieri. e degli umori delle pubbliche opinioni. attra– verso i giornali. e con tut te q·uelle altre fonti. n,in decisamente ufficiali. che le cancellerie. rispecc-h :an– do il punto di vi,;;1adei i:o– verni. non potevano o vo– levano registra re. Intanto Croce con la sua Storia del _Rep_nr, di .Vapoli e !a Storto ~·1taha lo acquisiva tra i p1u con– vinti seiuaci della ..:tnr•a etico politica. )l;:1L11ri. pe– rò. nell'incontro tra le due ideologie seppe sch1v;:1re 11 punto di rottura e conci~ liare le due esperienze. D1 qui una visione della vita storica che lo portava a dar contenuto concreti'\ at !-entimenti morali e a,zlt ideali civili e politici ~la. turi aveva studiato alla Università di );'apoli con :\lichelangelo Schipa: non pote\·a. dunque. non sen– tire il fascino dellP ri("ef• che sull'attej?~iamento po– litic.> di individui e clasc:1 nel Regno. nei confronti delrun1tà italiana. Snlt.1n– to che a lui. come s·e vi– sto. interessava. più che i precorsi risorgimentalt. quel lievitare in senso na• zionale della compagine napoletana post-napoleoni– ca. Così i suoi studi sul Concordato del 1818 tra La Santa Sede e le Due Stci-– lie ( Firenze. 29 J: il Con– gresso di Vienna e la Re– staurazione dei Borboni a Napoli (R. Stor. Ital.. 38) - esempio. questo. di re– visione dei canoni storio– grafici del Bianchi - . e Il principe di Canosa I r·,. renze. Le ;\lonnier. 44 > so– stengono la tesi che la Re– staurazione. in Napoli. al– tro non fu che la conti. nuazione del Dispotismo illuminato. E cosi anC'ora quelli sul carattere iene– raie della Restaurazione, nella voce omonima del– l'Enciclopedia (XXIV) se potevano ben riconoscere il significato costrutt1v.o di quell'età.. ne rilev;;;\·ano anche le congenite insuf• ficienze. che furono causa non ultima del nascere del cattolicesimo liberale. ll che portò il ~1aturi (Cfr. NeopueL/ismo, Encicl ital.) a operare una netta distin– zione tra Restaurazione e Risorgimento dei moderati. Nel '46 il i\Iinistero de– gli Esteri (anche sull'esem– pio di quanto lodevolmen– te aveva fatto la Gran Bretagna e. in parte. la Francia). riprendendo la vecchia iniziativa d1 pub. blicare i documenti diplo– matici italiani. dal\'Lmta al 1943. gli affidò l'incari– co di raccogliere quelh del primo decennio. di tui usci nel '52 il primo vo• lume (8 gennaio-31 diC'em– bre 1861: Libreria dello Stato) e se non andiamo errati un secondo negli uJ. timi tempi. ?vlaturi non era un fanatico del documen– to. sapeva che questo non fa storia se non e subor– dinato alla critica. E dun– que l'opera che ne risulto. per la scaltra cernita de– gli attj ufficiali e delle te. stimonianze attinte alle fonti private. traduce un pensiero preesistente al rt· cercatore e dà significato storico alla cruda oggetti– vità del documento. i\la Walter Maturi fu so– pratutto un teorico e un critico della storiografia. Dopo Carlo Antoni non c'era nessun altro che co– me lui conoscesse l'arte d1 appa~sionare i lettori a1 problemi metodologici. I suoi scritti (si vedano le decine e decine di rt!cen sioni sulla R. Star. llal.) erano, nella fattispecie. un fuocC'Ipirotecnico per intd– ligenza e cultura. E molto lo aiutava anche lo stlir-. capace di dire sempre 111 modo brillante le cose più impegnative: era questo 11 segreto del suo fascino. Una rassegna sulla Crrst della Storiografia italinna (R. Stor. !tal., 30) e un articolo sulla Storin mo– der·na e contemporanea ( in Cinquarir'arini di vira ln– tellett!Lale italiana, ESI. '5.0) .ne sono unn impareg– giabile testimonianza. UJ. timamente attendeva a una storia dell'Erà napo– leonica in Italia, non an– cora scritta da noi. il cui tracciato aveva già ant1c1. palo nelle lezioni tenute nel 1949-'50 all'Università. di Torino. Non ci resta, ora, che augurarci di po– terla conoscere al più pre. sto, con la speranza. an– che. che dei suoi sctìtu critici si faccia un 110- ri_legio da servire come 111- d1sp_ensabtle strumento per tutti coloro che si interes– sano di studi storici.

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