la Fiera Letteraria - XV - n. 51 - 18 dicembre 1960

Domenica 18 dicembre 1960 L~ FTER~ LETTERARI~ Pai:. 3 Un capitolo di Dora, o le spie di Corrado Alvaro Ah,aro sul tcrrattlno dcUa sua casa romana prospiciente la scalinata di Trinità del Monti Paura n. 1 Mid~ l~~~~asi~~~~ ~ s'è diffusa con maggiore o minoc vigoce in tutti i paesi d'Europa. ll genere pro-– viene direttamente dal romanzo europeo dell'Ottocento. come molti generi dJa'rte rlmesst in voga dall'America; perché or– mai bisogna cerca.:re in America lo svi– luppo d1 a!cuni temi europei se si vuole o.s.servare il loro ultimo destino. Così il dramma o il libro poliziesco pr-avengono da quel movimento immediatamente se~ guente al Romanticismo e che durò quasi fino a noi: che è l"ultima grande con– quista dell'.sa-te europea, quella ohe at– .toggiò la cappresent.azione deJJa vita mo– derna in un si'gnitlcato grandioso, facen– do nel romanzo, nel teatro, nella poesia. nella piltAL'"8, un'epi,ca di essa vita. In quest'art.e il significato dell'u9J110. s"i~– girandi5ce, le città divengono enorJl'l.1. mi– steriose. a·✓venturose, tutto è prodigio, anche la natura. E' questo in periodo ancora religioso dell'a.I11.e, come è an– cora un periodo religioso dell'wnanità. Vi sopm•vvlvc il se:n5o del peccato e quello deU'innocenza cJriginale; Puomo ama que:J.o che !a e quello che gli tocca di vivere; bastano le sue occu.pazion:i per tenerlo leg3v., alla terra. Ha il sentimen– to di creare con le sue mani. Gli artisti immaginarono dunque una specie di oo– pramondo nel mondo quotidiano e im– perniarono In fon.e oscure le forze che agiscono nella società. Pensiamo alla Pa– rigi del tern,po cU Balzac. alla Pietroburgo di Dostoievski. perfino alla Roma di D'Annunzio. E ag11 scena=-i nati dalla fantasia di questi scrHrtori, e ai perso– n~i che U animano: gli eroi di roman– zo. La realtà era nuovamente :inventata dall'artista: in ogni attitudine umana si scopre un mistero e una gioia provenienti dallo stesso fatto dle un uomo esplichi la sua !oi-u sulla materia del SLIO lavoro e sulla tela della sua vita. L'uomo vi app are pie no di problemi ·più aliti delJa sua st.e.ua natu.r-a. Un tale attegg~ento ha anti chi&sime radici. Ba.sta rileggere come i vecchi artisti e artigiani scrive– vano della loro arte, come dei loro co.m– :nc~i I mercanti. come un Casanova delle sue avventure. D p:'Od.igi060 im– plicito in ogni .xoostamento dell'u<>mo alla contemplazione e a:ll'azione sboccava nell'Ottocerr~o in ogni fonna della vita e dell'ar<e; perfino nel modo con cui i pittori trattarono un trutto un fiore o un animale. I personaggi di questo tempo jmpersonano l'aspirazione um3{1.a al prodigioso e al misterioso, al dhrino o al diabolico. A distanza, noi possiamo farci una ra– gione di tale orientamento dello spiri~o: consideNmdo che i problemi economici non dominavano per sé la società. Vi si affacciavano: già per Balzac e più tardi :!.ra noi per Ver.ga, lo strato econon'l.'ico aveva unia ~an<le lmPot"tanza nella bio– grafia d\m personaggio, era spesso 1a ra– eione det-erminante d'o:n,i sua azione: ma le stessa conquista pra.tk: a sorpas– sava l'uomo, diventava u n tatt o morale. on .istinto creativo, tanto che vennero fuori i miti della Potenza del denaro e del le passioni che agi6cono intorno ad esso né più né meno che l'amore della gloria. della patenza. l'omoce dell'amore. La frattura tra il secolo scorso e n I>OS':ro è 11iconoscibi,1e in questo: è ter– minato il senso d,avventura individuale proprio mentre la collettività corre av– venture mai fmmaginate; l\an.anità chie– de di essere amministrata. poich é l'eJe– mento ton<klmentiale della W.ta e del– l'arte. l'avventuroso. è terminato. Oggi noi si:amo okrcondatt da un mondo in– teramente esplorato, regolato, praticabile Nell'umanità contemporanea so11.anto le lotterie costituiscono l'incognita dell'uo– mo. Veram ente era rimasta a.ncora una incog:n.Jta: l'amore. La sera. nelle ciità, gli u omini ohe monnorano agli angoli delle 61.rade pairo!le imploranti o mal\.ia– ge al:le donne. sono gli ultJmi illusi che possa accadere qualcosa d1 strano d'ina.t– ~eoo nella loro giornata. Guardiamo tutta La letteratura del mondo dietro di noi: è piena di .incontri che moo.ifìcano una vtta: guardiamo 1a letteratura dei nostri nnni: non v:I accade nulla o quasi. men– tre la storia è piena di incogni'te e di avvenimenti straordinaTi. Esiste una scissione fra destino collettivo e destino individuale che nes:,.--uno può calcola.e in quale pun<to poosano ioc<>ngiungersi. Ri· masta come sola incognita dell'Uomo l'amore. la letteratura dei nostri tempi è divenuta una letter-atura erotica. in cui sembra davvero ohe f'li uomini sul– l'amore scommettano tutto i2!l loro de– stino. E non è vero neppur questo. Una causa ha modificato la condizione umana m.tuale: il lavoro meccanico ha liberato l'uomo. Il bvoro artigiano con– flnaiva col la'VO!'O artistico; tutti e due portano In sé una certa attitudine alla contemplazione, contemplazione di for– me, di ritmi, dJ armonie. che compor– tano l'impiego di uno sforzo C06Ciente. uno scark:o di energie, una purificazione che nasce C6attamente dalla creazione e dalla faoo?tà di esprimersi attraverso la creazione. Poiché la creazione è una for– ma di cootem,plazione, è preghiera L'uomo che ha ancora la fortuna di la– vorare e di creare con le sue manì. guidato dall'isp.irazione. compie una fun– zione religiosa che basta a lui stesso. Perciò un artista può essere povero senza vergogna; il suo onore è altrove, nella qualità del suo l.avoro; egli è smisurata– mente ri<:-00 nel suo cuore; molti nobili artigiani hanno sempre fatto questione di lavoro a re.gola d'arte e di mestiere più Che di guadagno. E al contrario, Ponore di chi produce ruo:rù. delle sue qualità di o:re:M.Ore, è tutto nel denaro, poiché è iil denaro .il temtlne di paragone del .wo stono. Nel momento in cui in– terviene la mraa:hina, cessa la forma di astrazione religiosa del lavo:ro, la scb:ia– vitù amorosa della creazione. subentra una libertà che divieoe vuoto, abisso che b~ colmare. 11 problema è di sa,pere come colmerà tale vuoto la civiltà che sta nasceru:lo. la Qua1e DOD. farà s e non ribadire questi suoi pnncipti. In alo.mi paesi si cerca di riaocostare l'uomo mec– canioo alh coltivazione d'lm pezzo di terra e a qualco6a che risvegli in lui l'artigiano: in altri si cerca di acco5tare questi uomini alla cultura, farli ~ cipi dell'arte, teat.rl. musica, art.i, J)OeSlQ. E' anche probabile ohe succe da a q uesto tempo un perJodo in cui ia libe.tà rag– giiunta dalla macchina ric:re.i nell> uomo di l2voro e di fatica un .inctwiduo di cui fOT\Se noi 6tessi non abbLamo l'idea, un indiv.iduo in tiutto e per tutto pa.rtecipe della vita universale. e che si s-ta.b1lisca davvero una unlv-ersadità de1la fartlica wnana. Questa è anzi la speranza d!ì al– cuni 1egislal0!1i. Ma insomma i problemi dell'uomo si sono ristretti. Tutto l'avve– nire umano &i fonda oggi sulla soluziooe di questa c.lsi de:lil.'anima di chi lavora e che propone ancora una volt.a un tema sovrano. mai raggiunto. cui di secolo in secolo si rinunzia e che da religione a religione si 505titu.J.sce: il tema della fe– Udtà. Esiste nell'uomo d'oggi un scrn-appìù di energie da adoperare. tant'è vero che il caratttere del mondo d'oggi è neglj spettacoli e nelle distrazioni che esso offre agU uomini: libro. cinema. teatro; rozzi. puerili, violenti. emotivi, col fa– scino di 'un indovinello da risolvere e quasi sempre lo stesso. con la monotonia ricorrente di un tic nervosoj un'arte che costituisce, con le sue storie cli sangue, la ricerca del de.Unquente nelle pe.roone più insospett&te, un'attività rudimentale della coscienza, e poiché si tratta di for– me d'arte tanto disadorne. non c'è il caso che un sem;>lice accento di bellezza for– male, di ritmo, di armonia. influisca sw!o spettatore e sul lettore ed eserciti un senso estetico che è in fondo lo stesso seNtimento morale e il se-nso della ge– rarchia. L'inatteso è un'asplraz:ione della vita quotidiana più profonda. si nutre di que– sti tantasm.i. Ma per caso. non corrispon– derebbe questa forma di Jetteratw'a roz– za. brutale, infantile. alla rinascita d'ello eroe e al bisogno di grandl06l0 e di mi– sterioso che oolo rende epica l,a vita quotidiana? Paura n. 2 L F.GGENDO il 600 nome nel giornale. m1 aocoiigo che questa pericolocsa don– na io l'ho conoocluta. e non uno o cinque anni fa. ma la conobOO giovanissima, al tempo in cui il suo destino non era deciso. ed ella si confidava a me perdlé ero giovane, JX)'V~O. con quel privilegio che è a voi te dei giovani poveri. di di– \·entare amici e confidenti di donne per– verse, n loro riposo innocente, forse il loro solo rapporto disinteressato. La chiamerò. lairvatamente Dora. Ella dovrà di:re il suo nome davanti ai giudici. i qua.li le opporranno il nome delle sue vit time. Io non 90nO tra le sue vittime. Forse elJa. in carcere. !Irla tante cose ohe s1 r,ipensano nella solitudine, 1'iandrà a quei giorni In OUilella appaa-ve negli ut– flci df un tiomale dove ml trovavo. Non era la sola. Capii più t.aroi che tre o quattro di quelle donne, piuttosto carine, che ci frequentavano a quel tempo. veni– vano cercando tra noi co!Ui che avrebbe avuto successo e importanm. Si sbaglia– rono, perché da quell'ambiente non usci– rono che sventurati e sfortu:Jati; ma l'una òopo l'altr,a,, quel le do nne soompa.rvero in tempo. anche quel.la dalle guance un poco gonfie candide e infantili. anche quella dalle gambe esitanti di adolescence, e anche Dora, che ara grande e .formosa. Al tempo della nostro confidenza. Dora mi diceva: e Mi piacerebbe di conoscere personaggi politici, e di essere la ispira– trice di qualcuno. Che si sapesse della mia occulta potenza». Aveva i l»}si sot– tili in cima alle braccia lunghe e straor– dinariamente agiU a.I con!:ronto del corpo. che era uno di quel oonpi più frequenti nei musei che nella vita, coopi da Venere che si immaginano male in abiti mo– derni. Ma come una statua antica deca• pitata. di cui si ricostituisca maldestra– mente il C3'PO, ella aveva Wla test.a as– surda. un viso rimasto infantile su quel corpo statuario, come è a volte di a:!cune donne !e qtlrui rimangono con uno viso di vecchie bambole. la cui espressione non vuole uscrre dalPinlanz.la. quasi in una forma di ipocrisia natura:e, ciò che ha un effetto prodigioso sug!i incauti. Dora ave\-a (francti div.ani. un letto vasto, grandi boccette di profumi. ve– stiti sontuosi come le sue membra: Tutto attorno a lei tendeva al gigantesco. Distesa sul divano come una sta.tua abbattuta, raccontava del suoi amanti: era un pa– scolo p.mgue e sterminato. Da quella sta– tua si levava una vocina sottì:le art.tra– verso una bocca piccoletta. di sotto un inqudetante nasino all'insù. Raccontava il numero delle sue vittime. e d'un gio– v.ane rovin.1to e morto c he susc itav.a le lacrime dei suoi occhi picco.li e inco– scienti. Pensava di fare l'attrice. e sareb– be stata u.-.a figura da troigedia, ma era buffo sentir uscire una voce cosl sottile da quella sua statua. Poidlé ero molto giovane, ella non aveva pudore di me che la vede.\."Odister..a su.i woi ampi e lUCKi:i divani, e l'ascoltavo S\·agare. Vo– leva essere qualcuno. essere potente da poter fare il male. La letteratura del superuomo era arrivata fino a lei. che pur era di una statUD.ria ignoranza. Con me era Pre mUI'06a. come accade alle donne abib.la' "-e al!.a catena degli inganni e. de}le nece..sit..ì. dovendo compfacere di se molti. e che rovesciano su alt.i. a caso. innnocenW e innocui. la loro ca– pacità d.j abnegazione. E' questo uno dei moventi più profondi di quella rJtvolta ohe porta alla prostituzione. Io la ascoltavo nei suoi disegni perfidi fino a che ne fui pieno, come un ce&tino di cartaccia. Ero sta.1:o!orse iii. suo solo incoMa"o che non le aveva chiesto nulla, come chi è preso • da-\l'ina,ppei.enza di una ricca cucina. Ed ora torise il solo cui ella aveva mostrato ~~ù~~te con cui avrebbe perduto La rividi poi una sola volta, precisa- mente a Ostla. Scende\118 da un'automo– bile con l'uomo cui s'era alleata. e da– vanti ·a cui tut1i trema.vano. Brano passati forse dodici anni dacché non la vedevo. pur abitando nella ,t.cssa città. pu:r te– mendola oscuramen:te perché bastava si ricordasse dJ me e avrebbe potuto per– dermi coa una pa:rola.. Sul vià.e lungo il mare. vasto e deserto di sera. ella arrivava appena In tempo a vedere tra.· montare il sole. ll suo uomo era vestito di nero, ciò che conveniva al suo uiflcio, e anch'ella era vestita di ne..-o, come aves– se preso un beghinaggio. In quel nero io cercai d1 riconoscere il suo viso lunare, il suo nasino all'insù, tormento dei suoi amanti. la su a flr onte un tempo ricuTva e limpida sc, 1.to i caipe.L!li arsi, il ooo cor,po in quella v este. que1la forca delle sue braccia e delle sue gambe che un tempo si era gloriata di mostra.re, e cui s'erano impiccate più fort1.me d'uomini. Se ne andavano i due nella po ca luce. re– spirando la brez:z..,del mare. tra i ritorni elegiaci dalle scappate fuori di porta al tramonto. Posandosi su di me, i suoi ocC!fu tornarono quelli Incoscienti di un tempo, in uno sguardo. Mi fece notare di non vo– lermi rjconoscere. Di lontano, mi dispia– ceva di pensare che quei due, vestiti di nero. L"Cmendl a chiunque. potessero so– m.igliare a due scarafaggi. Paura n. 3 A VEVO avuto molte paure negli ulti• mi anni, come tanta gente, sì, come tutti. Tutti ebbero paura, e tutti Se ne ricordano, e tutti ancora lo raccontano: dico, ebbero paura di esistere, e si na. scondevano. e non c'era luogo che na– scondesse abbastanza; si sarebbe voluto tornare piccoli, come quando ci si na– scondeva sotto il mantello della madre, tornare nell'utero materno. Si portavano occhiali neri come un tempo le bautte, e barbe e baffi come maschere. Tra amici, incontrandosi, fingevano di non cono– scersi, per non compro!Ilettersi, diceva– no; avevano nomi falsi. carte false; e c'era una gran solidarietà, un passante qualunque ti avvertiva dei pericoli della strada: insomma, diciamo sempre che quello tu un gran tempo, addirittura un bel tempo, il tempo migliore della nostra vita. Figurarsi che vita. Lo provai an– ch'io, era beJlo come dev'essere bello per il seme stare sotto la terra, o per il ragazzo sentirsi guardato pensando che nessuno lo vede quale è, tutti lo vedono piccolo mentre egli è grande, capisce tutto, e si stupisce della poca in– telligenza degli adulti, e sa che quando sarà grande lui farà, dirà, saprà. E poi arriva l'età grande, e non è vero quasi niente, il ragazzo di ieri si ritrova uomo L'Immagine più cara alla vedova di Alvaro, amorosa ordlnal rlce del suol scritti e della sua Immensa blbHolcca come noi ci siamo ritrovati, con quel ragazzo e quella speranza sempre nel cuore. Credevo fosse passata l'impressione di quella paura come passano tante cose che non rimane se non raccontarle. Ma a qualcuno non è passata e difatti si leg– gono nèi giornali delitti incredibili, sui– cidi assurdi. Brutte storie, ma sono le storie di coloro i quali non si sono ras– segnati a questa vita senz.a più emozioni e senza importanza. dopo quel tempo in cui pareva che tutte le polizie non fa– cessero che ricercare tutti gli altri cit– tadini colpevoli improvvi~amente dei loro pensieri. addirittura colpevoli di es– sere al mondo. e ognuno si sentiva una immagine proibita, conosciuta, famosa. Altri, oome me, sono tornati a casa loro, e ripensando a quel tempo hanno ripre– so le loro !accende, la vita e la lotta coi bisogni, senza più l'attesa di quel do– mani, come non si aspetta più di uscire dalla fanciullezza per essere uomini ben diversi da quelli che nella fanciullezza ci circondarono. Ho ripreso le mie faccende, e se d0- vessi dire d'essere soddisfatto mentirei. Faccio quello che devo !are, il mio do– \'ere. La vita è breve, ma per lottare con lo spettro deJ bisogno è piuttosto lunga. Sono anch'io. come gli altri, re– duce di quell'avventura in cui si aspet– tava. E non so se càpita agli altri; a me càpita di ritrovarmi all'improvviso piom– bato in un'apprensione, un'inquietudine; di\•entano pànico, sbigottimento; ed ecco che mi riprende quella paura d'un tem– po, m'aspetto chissà che cosa, sono scosso in ogni fibra. tremo. fino a quando la ragione, come una vecchia materna ed esperta, mi ammonisce che non c'è da aver paura, che tutto è finito di quel tempo, che sono libero, libero di stare in casa o di uscire, di compiere un de– litto o di fare del bene, libero insomma di dare alla mia vita il significato che meglio mi piace. Allora mi riconforto, mi prende una pietà e solidarietà verso gli altri che hanno la mia stessa storia e soffrono delle mie stesse sofferenze, che portano la loro vita e la loro storia sulle loro quattro ossa ancora meravi– gliosamente insieme; divento allegro co– me se fossi divenuto libero in questo momento. Una mattina stavo in casa. occupato alle mie solite faccen:le, senza pensare neppure lontanamente a queste cose; la mattina era bella. tornava la primavera niente affatto stanca di tornare tutti gli anni. sebbene da uomini ci si accorga come essa si sciupi da giorno a giorno; aspettavo il merlo che si posa tutte le mattine a raccogliere le briciole sul davanzale della mia finestra, sempre dif– fidente, sebbene io mi ostini a imma– ginare che esso possa entrare un bel mattino nella mia stanza. col suo collo pingue e perfetto, i suoi movimenti SO– spetti a soatti; veramente mi stupisco come esso non capisca che sono io a mettergli quelle briciole, e non ci sa– rebbe bisogno di avere paura. Insomma non ci pensavo a quelle cose, quando mi sento chiamare al telefono. Una voce mi dice che chi parla io non lo conosco, ma che ha da dirmi qualche cosa di personale. Chiedo chi sia e ml sento rl– spondere che il nome non ha nessuna importanza per me. che non lo conosco, che non mi servirebbe a nulla con0- scerlo. e Ebbene, gli d:co, venga subito, la aspetto». La voce mi risponde dall'altra parte, come raccogliendo una sfida: e ll tem– po di fare la strada». Mi ripenta di essere stato troppo pre– cipitoso. e dico: e l\1a non può dirmelo al telefono, quello che vuole»? Risponde: e No. si tratta di una fac– cenda privata. Devo consegnarle qual– cosa. Forse la interesserà>. La sua voce, l'ho notato, diventa quasi ironica. Mi pare che abbia sorriso, si, l'ho proprio sentito sorridere. e Bene, gli dico, allora venga pure, e si sbrighi>, Spero abbia capito che io non lo temo, chiunque egli sia, che abbia raccolta la mia sfida. La raccog:ie, \infatti, e cr,n una voce lenta, scandita, fatale. mi dice: (conllnu7°a paa. 4) Il diario poetico di Alvaro Sen:a titolo (l(H.4) Se in Provenza io vivessi, contadino e poeta, farei che nel mio piano crescesse un giovinetto melograno fiorito, come voi, di porporino. E se poeta fossi di Pechino vi canterei: e n ruscello va lontano e porta i fiori del suo scoglio montano ma non quanti n'ha il vostro bel visino. E se cantore fossi sotto la luna starei la notte fino all'alba sveglio a trovar d'una lirica lo spunto. Invece, come sono, o Musa bruna, dico, giacché non so trovar di meglio: Voi siete bella e fortunata,. Punto. 1914 L'an11elo b1•utto Spezzerò i denti a questo serpe che come un ramo dall'albero offre ridendo il suo frutto. Volerò libero spirito tra i fiori innocenti e l'erbe felice angelo brutto. Potrò scherzare come un tempo tra le fanciulle che guardano con occhi senza sospetto. Avrò anch'io occhi nuovi come i bottoni sul mio primo abito di m.arinaretto. Saranno lievi le carezze. Come nei primi sogni si addormenterà la donna. Ricordtrrd lontane purezze e i rivi e le mobili ombre del Paradiso Terrestre. Non più gli specchi nelle stanze guarderan pallidi e attoniti la lotta ansante e muta quando si vorrebbe distendere come un velo di pudicizia su loro la benda caduta. Uvaro, a Napoli au una balcounln a mare, nel 1947 Senza titolo (4-5-1041) I NOSTRI padri hanno goauto tutto, e ci banno lasciati come quei ragazzi delle vecchie coppie, gracili, pallidi, e senza voglia di vivere. Noi sappiamo, come San Luigi Gonzaga, i segreti dei peccati senza averli commessi. Perciò noi siamo cauti, perciò noi siamo puri. ll'm•ciso (1941) Come somigli a me, come somigli a me! Soltanto tutta in rosa e azzurro: ma tutti e due siam figli di queZl'mnana famiglia che popola l'infanzia d el mo ndo col naso malizioso e U vi.so arguto. Attraverso la tua veste cittadina il mio cuore il tuo cuore indovina e il corpo il corpo. Noi fummo tutt'uno. Ecco il sogno inseguito invano d'accostarsi a un corpo umano e ritrovarlo prodigiosamente uguale: certo la tua voce quando parli s,intona alla mia. Tu staccata da me fosti prima ch'io ti cercassi cercando me stesso. Conosco di te ogni cosa senza dirmelo, come d'una sorella andata sposa. Ecco che al primo incontro tutta la nostra vita ci torna in un sorriso sulle labbra. Ci voltiamo. L'aria è piena d'un richiamo. Ci separa una strada e una svoita. Noi non c,incontreremo un'altra volta. Vivremo chissà che giorni. Sarei nuovo Narciso: curvandomi sul tuo viso vedrei il mio bellissimo diventato come in un'acqua profonda: gli occhi colo-re d'ombra e la bocca soave come un tempo sogna.i d'essere bello nell'adolescenza. Parleremo lo stesso linguaggio, e della vita la vecchia scienza accenneremo con un gesto stesso. Scopriremo gli stessi frutti e gli stessi moti del cuore e la stessa pietà e lo stesso furore e lo stesso dimenticare. Non c'incontreremo più. se ci perdiamo.

RkJQdWJsaXNoZXIy