la Fiera Letteraria - XI - n. 41 - 14 ottobre 1956

Domenica 14 ottobre 1956 L F I E R I.ET I l.:,R CRITICO CHE u l\ ~I.HTISTA }f. CON EMILIO CECCHI DI GIORNOIN GIORNO * Do110 una ci1u1ua11ti11a d!a1111i ,li la,,01·0. il 11itì ffCt.do f1•t1 i sagf/isti italiatti del i\-ovecento. si è (inal111e11.te deciso a tl,u•ci lf Helfff, 111·i11ta ,•accolta dei suoi in11tu11e1·evoli sc1•itti Sllllff clte pttò consitle1·a1•si lette1•atu1•,.1. conte11t1101•,itteff '" Con iderato che alcuni tra gli Studi cri– tici (Puccini, Ancona) del 1912 riguarda– ,·ano autori d'Inghllter,ra e Francia, non– chè d'antica Grecia, quella, intitolata Di giorno in. giorno e messa dal Garzanti (Milano, 195~) ad onorevole apertura di una collana di Saggi, corrisponde alfa pri– ma ,·accolta che Emlio Cecchi, dopo una cinquantina d'anni di lavoro, si è• fìnaJ. mente deciso a darci dei suoi innume– revoli sciitt, sulla letteratura italiana contemporanea. La scelta è stata limitata a quelli appnrsi. dal ·45 al •:JI. per lo più * di EXRICO come un oggetto materiale . E appunto una iffatta persuasione serve a spiegare. a giustificar-e perchè in taluni casi, per quanto ingolari, quello che dovrebbe es– sere il vero e proprio giudizio di Cecchi te so preferisca quasi cedere il passo alla variazione•· al « capriccio •· Oggi la situazione non è cambiala: e oggi più di ieri spetta al critico ricon– fermare che , le conseguenze di tale in– conscio o dolo o indifferentismo t:a e consapevolezza, tanto più apprez– zabile in un maestro. Un uggerimento ch'è un ammonimento. un richiamo ch'è una diffida. E non vorremo noi tenerne conto? ••• Le distinzioni che Emilio Cecchi suol fare tra le sue opere, nel riproporne l'elenco (ogni volta che ne pubblica una nuova) e nello spartirvi i « saggi, viaggi, capricci, ecc. , dalla· critica letteraria• e dalla toria dell'arte . sempre ripro– vocano in noi la stessa perplessità. A tal pun1o il critico e l'artista formano ormai in lui tutt"uno che, a volerli separare. s'infrangerebbe quell'unità di equilibrio e quella varietà di armonia che sono invece la condizione e la garanzia del suo pre– gio più sorprendente. Sia che percon·a un continente o esamini un libro, sia che ammiri un paesaggio o analizzi un qua– dro, sia che s'intrattenga con un con– tempor-aneo o si riaccosti a un trapassato. la ::-isultante che ce ne tende sulla pagina tien sempre, non solo, com'è tato osser– vato, della recensione, ma altresi - con– vien precisare - dell'invenzione, nella forma saggistica p:ù pl'opria: con più o meno cioè di rigore e d":ndipendenza. nell'indagine e nell';spirazione, a seconda dell'argomento e del frangeme. ;;; e d1 offici fu detto che ailro non era e non « un dono •. di Cecchi diremo ch'è una conquista? A patto. beninteso, di ;·!– c01•dare che per lui « il più vero ideale d'un linguaggio o d'uno tile sarà pur sempre quello che il Winckelmann para– gonava alla trasparenza e al sapore di un·acqua di fonte . A:11-;menti rimarrebbe inspie~abile come nella sua pagir;:: il massimo della fln'tezza possa di frequente cojncidere e scio~:iersi e nua"i annullar-i nel mas imo del:-a naturalezza. Ma tratteniamoci dal r:petere cose già dette un·infìn:tà di volte a proposito di Cecchi e della fìoren Ln:tà del suo an– ghcismo: e del mi.lo d'eleganza e stra– fottenza. bonom ia e stregoneria. con cui, senza darlo a vedere. s: compiace intes– sere i uoi periodi. ortendone effett: di un'intensità nulla meno che arti t:ca. Piuttosto o·serviamo che nuova confer– ma d'una siffatta elaborata e schietta sin– golarità è dato adesso ritrovarla in copia fra le cento e più • note di letteratura italiana contemporanea> da lui tra celte in mezzo alla sua numerosa produzione dell'ultimo decennio e radunate sotto iJ titolo: Di giorno in. giorno. sole anche più parlate, quasi s: direbbe gestite, o accennate d'una scrollatina di testa> o d'una strizzata d'occhi, ecco che. di colpo e non senza effetto. il casalingo cede all'austero. l'affabile all'ispirato, il conversevo,e al sentenzioso. Stia dunque attento il lettore a non illudersi di poter ottenere troppa confidenza. Nelle gira– volte d1 quello stile si coM·e ri ·chio di 1·estar presi come in un gorgo o in un'impennata; e magari coinvolti nell'in– ganno di stimar Cecchi diverso dalla realtà. Non e lu, a sottolineare che • nella pa– ro istica r,cerca di novilà e original:tà a tutti i co ti, che caratterizza tanta lette– ratura contemporanea. quasi sempre man– ca ogni traccia di intellettuale tirocinio, ecc. ecc.»'! A confessare che. - dopo aver dovuto leggere. negli ultimi anni, una quantità di coniessioni. diari. e·a– mi di coscienza, memorie. di persone che in uno o nell'altro campo più o meno primeggiano nell'orribile toria recente . - tutti siamo rimasti umiliati ed esaspe– rati dall'intellettuale meschinità, general– mente parlando, di codesti prodotti: dalla lorCI ipocrisia, e talvolta addirittura dalla loro viltà ,,? Il pubblico di oggi? « Amma– lizzito. impaziente. cinico. spregioso >. Ba– ·ta con la letteratura individualistica. im– perniata ull'io? In ver:tà. in verità vi dsco che. nel corso d; questi anni, se ne sono ent,te e se ne son lette delle tup,– dagglni . Ond'è che noi. avendo letto rigo per rigo le quattrocento pagine del Di •giorno in giorn.o, possiamo, per esempio, assi– curare che l'interpretazione di un Cecchi pieno di condiscendente ottimismo nel confronL della Narn,tiva ncoreal: t:ca 1n voga presso molti dei cos:ddelti g:ovan I tre ritratti di Cecchi, sono stati eseguili, In epoche dive r e. da Leo netta Cecchi Pie– rac cini. Questo primo risale al 1920 è del tutto arbit.rana. erronea ed ,nfon– data. Le sconfessioni si rincorrono, da una pagina all'altra, ogm ,·olta che gl;ene viene offerta occasione dal • gr:giore • e da-!la casistica• di « quel confo1m. -mo neorealista in cui ·i sono spente o vanno spegnendosi tante bel:e speranze>, di quel conformismo neorealista che lrreg– gimenta tanta nostra narrativa del dopo– guerra>. E qua ·lamenta che la qual.là del l:n– guaggio è « il pu nctum dolen di gran parte della nostra narrat.va odierna. affi– data a un lingua ggio d:rebbe qua,, esclusivamente info1mativo ; là denunz;a (opponendosi al presunto estetismo di Pa– vese: cfr. S. De Feo ne!l'Ettropeo de! 12 luglio 1953. A. Moravia nel Corriere della sera del 22 dicembre !'954. F. Anton:celh nella Stampa del 4 febbraio 1955) e come l'odio istintivo per la proprietà e bel:ezza de::a cr:ttura. ed ,n genere per la no– b:lta dell'arte ed ogni d:.Sposiz:one uma– n;,i:ca, autorizzi certi cntici ai più sbal– lat.1 sospetti>· Fermo restando che: • In poes,a conta poco o nulla aver detto prima di tutti. In poesia, l'unica cosa che conta è dire meglio•· Inoltre non una delle sue osservaz:on1 uaa fattura dell'opera .n esame viene meno al compito di r:veiare un segreto, , ,rtù o d:!etto che s.a, perché non una delle tante osserva z,on, di m est;ere e di tecn,ca è sugger.ta ·a1 crit.co senza l'aLt– ,:Eo de.J'a rt:-ta. E se nel g iudiz;o com– pless: vo -u:J'una o sull'altra opera si può a volte non concordare p.enamente. nelle notazioni part;co1ari :1 consenso r:.Sulta 1mmancab!le. tant'è la finezza co n la quale son condotte, graz:e ad una sens:bi.1.tà cosi risent:ta e ad un·esper,enza cosi eser– c:tata da conferire all'anal:s: quasi al– cunchè d; outré. Ma anche sull 'amab.i.tà e sulla cond:– scendenza del Cecchi è ;n defin:Lva, al t.rar del:e somme. da con;:gliare qùalche cautela. Non saranno mai gli autori dl mag gior .mpegno nell'idea e ne:la pra– t.ca, nello svolg.mento e nell'approfondi– men to della loro arte. a sbafar nulla da Cecch:. E le cento e p;ù note• di que– sta racco:ta lo confermano con accan:ta m~nuz:a nei punti cruc.a!:. Gil è che Cecchi. pur avendoce:a g.u– ~t..mente co, co!legh. che s; lasciano d:– ·trarre da eccess:vo des:derio di nov:tà >, e coi • sol; ti mezzi analfabeti > che se bracciano a salutare •come un miracolo antiletterar:o , i pi.ù manipolati prodotti del Decadentismo :nternazionale. mette p:ù di una punta d: c:,·etteria nel pro– fessars, lettore o·ma invecch:ato nel due e due fa quattro>. E. al term:ne d: quant: s: vog::ano ef– fetti tra cendental:. sugge Loni metafisi– che. allusioni s:mboliche, evocaz:oni ma– giche. la p:ù grad:ta delle sodd:sfa.z;oni ri.mane per !ui quella d: ritrovarsi con , piedi in terra . Una più d;retta presa di contatto con la rea:tà. un paz:.ente stu– d;o del ,·ero. pos ono produrre.... incal– colabil1 ef!ett. . Non perc:ò se ne der,v: l'appartenenza del Cecch: alla confratern:ta dl que: p:a– gnoni che tutto r:ducono e !mmiser;_;co– no nella gretta misura del p:ede di casa. Anche se con igha a Vittorini di rifarsi alla tecn:ca antica e immortale dei rac– conti di Pierino>, il caso di Cecchi. sag– gista di razza e di elezi.one. è diversissi– mo: dai Pesci rossi (1910) agli Appunti per un Periplo de!!' Africa (Ricciardi. apoli. 1954). egli è venuto sempre più esperi– mentando e ·empre meglio accertando che Dura ntc una gita a. Bolsena, nel 1953 Perchè mai sotto un titolo così dimes– so? Innanzi tulio è tipica,nente cecchia– no. In secondo luogo serve a ribadire la diaristica continuità delle « note>, con quanto di forzoso e, per conseguenza, anche di scusabile essa comporta riguardo alla ptsesenza e all'assenza s:a di autori pur meritevoli di toria e ia di autori appena registrabili nelle effemeridi, e ma. gari sol perchè costituirono un caso o vinsero un premio . .tV'.la, alle occasioni mi– gliori e sono quelle che esigono il suo intervento pi ù censori o. e meno confidenziale, meno scherzo.so. meno di– vagativo - Ce-.-chi non man ca, pur di giorno in giorno. di reca1se il suo ponde– rato giudizio storico. E il suo referto assume una ica ticità tanto più smaglian– te quanto più il ragionamento e l'apprez– zamento si di ~taccano dal tono e da-I cor– so della conversazione alla buona e si sviluppano e si Uibrano nel disegno di un'immagine, di una metafora. , in arte, come in amore. bastano pre– te ti ed inviti impercettibili- .. Nè ci sa– rebbe da meravigLarsi a scoprire che. 10 molte carriere pittor:che. la crisi riso– lutiva. la folgoraz,one sulla via di Da– masco. non ebbero orig:ne e strumento più misteriosi della riproduzione d.: un quadro o d'una statua su una cartol:Oa illustrata >. Unzione poetica e misticismo estetizzante, dove li trova. dove di subo– dora. li respinge come roba « della quale si farebbe volentieri a meno>. « Cerchia– mo di stare al sodo>: e, non per nulla odiatore di ogni « pesantezza rettorica•, ammira ed esalta in Croce i! genio del– l'antirettorica. ne.:.:Europeo e solo :n parte. da ultimo, nel Corriere de!la sera. Il che va ricor– dato perchè in un critico della sua specie non può a meno d'aver compo1itato qual– che distinzione nella scelta e nella trat– tazione dei temi- E sono differenziamenti che, per quanto di facile controllo, mette conto ribadiTe, onde evitare che sulla di– sposizione del Cecchi si possa cadere in equivoco, e proprio da parte dei fuciloni– Del resto, a tener ull'avviso di non fidarsi troppo nell'interpretare certa acuita curiosità d'informazione alla stregua d1 una rassegnata bonari.età di giudizio, è lo stesso Cecchi. Non casualmente la raccolta delle cen– toquindici « note> prescelte reca, a mo' di premessa e di avvertenza, un articolo dove sono espos · alcuni ragionevoli Dtib– bi sutla cri.tica. E noi lo registrammo tra le pezze d'appoggio più resistenti fin da quando, nel settembre del. '45, _ci. cap!t_ò sott'occhio in uno dei tanti cur1os1 setti· manali che nacquero e morirono inglorio– samente a Roma, nell'immediato Dopo– guerra. ••• E.;sersene usciti allora, nel Cosmopolita, in mezzo a tutto quel disperato caos, con un richiamo all'ordine (come -g!à nel precedente Dopoguerra: cfr. Tribuna, 18 maggio 1919) per la salvaguardia del buon andamento della produzione e della va– lutazione artistica e letteraria, non fu ,mpresa comune: e la firma del Cecchi'. se per un verso giustificò il giro quasi para-dossale della diffida, per l'altro verso diede al richiamo un valore quasi d'al– larme. Senza mutria e senza saccenteria, e anzi - com'è ne! suo proprio - con qualcosa, nel ,piglio, di sorridente e di scanzonato, il Ceccbi, oltre a recitare una specie di pubblico mea culpa, si rivolse ai colleghi esortandoli, in definitiva, a non darsi tante arie, a non salire in cat– tedra, a non ritenersi infallibili nè indi– spensabili, e tuttavia consigliandoli a cer– car di esercitare quanto più possibile sul serio quella vocazione alla crit:ca ch'è ormai diventata un mestiere e, come taJe, non sfugge al rischio dell'arroganza e del mercantilismo. Ma quel che soprattutto sembrava gra– ve al Cecchi e degno di denunzia era il « progressivo offuscamento >, così negli autori come nei critici, del • senso della realizzazione•· Vale a dire che una • par– te forse una gran parte, della corrente p~oduziorie artistica e letteraria, è me– ramente, anche se intelligente, supposta: impostata, ma non realizza~~,,. Eppure: ?I una simile insufficienza, «e e chi e addmt– tura capace d'accorgersi. C'è _chi figura di non accorgersi. E nessuno dice nulla. S1 preferisce ragionare vagamente sulle ten– denze, le teorie. le astrazioni. Quasi che un'opera d'arte o di letteratura possa so– stentarsi alla luce d'un giudizio critico, se in primo luogo non è, concretamente ed organicamente, capace di vivere in se guardi della realizzazione sono gravi. Co– sti ha la sua prima origine la volgare inflazione al'tistica e letteraria•, a ri– guardo della quale, dopo un peggloramen– to di dieci anni, anche noi sollevammo ultimamente la nostra voce- (Cfr- Infla– zione: nel Tempo del 1~ ottobre 1954). E il più sfrano è - aggiunse allora Cec– chi - ohe l'atrofizzarsi di questo senso della realizzazione viene piuttosto consi– derato come l'acquisto d'una pPivilegiata aperturo mentale >. Apertura che pur– troppo s'è venuta sempre più slargando. in virtù delle sO'lite balordaggini antilet– terarie. Perciò l'avere ritrovato siffatti Dubbi sulla, critica, a preambolo della decennale raccolta di Ceccbi, oltre che un tacito ma espressivo suggerimento per entrare nel segreto dell'opera Ool riguardo dovuto alla bontà critica e artistica della lezione, c'è parso anche un segno indubbio di mode- Ma se poco prima il • garbo di certe clausole> del uo periodare - fatta sal– va la differenza fra l'accentuata scorre– volezza delle note delJ 'Europeo e la riat– testata so tenutezza degli articoli del Cor– riere de!!a sera - fingeva quelle clau- \ \ Verso il 1940, dopo che da.Ila. Via. Appia I Cecchi si erano trasferiti al Corso d'Italia Ogni voi ta ch_e_,_a_d_is-ta_n_z_a_;:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::;::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::------- d, settimane O di mesi., mi Ti• tà e parolacce, corrisponde CO· metto un po' al corrente con. me due gocctole d'acqua a gli ultimi prodotti della let,. PA R o LA e e E quello dei piccoli bastardi, che teratura nostrana e straniera, non solo ~i linutano a Tipro-- sono quasi certo di trarne un durre oggetti ed aspetti mate- dupLice piacere. In primo tuo- riali, - ma per essere anche più go, it piacere di scopnre qual- sicuri, nella pasta dei colori che nuovo racconto o romanzo strizzati. sulla tela inseriscono ingegnoso. E un secondo piace- frantumi depli oggetti medesi- re, più egoistico e ristretto, nel nii, come stoffe, lustrini, &ta• t·edere ogni vo!ia confermate * gnola, pe::zi di latta, credendo certe mie previsioni. Sarà pu• così che l'illusione sarà irre- re, coni.e gli annunci editoria• sistibile. lt proclamano, che g!'intrecci d ,· E '11• 1 L I o '1 E '1 CD I Ch'è un grandissimo sbaglio. vengano facendosi ogni giorno llI '-.) '-.) Il lettore e !o spettatore re- più agili, la psicologia più pro- calci,ra110 proprio da!l'espres- fonda, e le situazioni se,npre sione eccessivamente aggrava• più soprendenti. Ma per ora ta di materia e d'mtenti. Co- è materia opinabile; s u. cur mmciano subito ad insospet• soprattutto avrd ragione il g,u- d b h tirsi. Temono un sopruso. A dizio del tempo. Una cosa, in• energia, a seni rare c e per sto sott'occhio,· ma ricordo oggettiva 111estizia. E pareva di beste,nmte velatamente fat- 1.,ece, è sicurissima; ed è quel-- loro mezzo si celebri una sor• esattamente il giuoco di al- come se pensasse: • L"arte ha te su·pporre, conte al massimo vedere tutta quella ostentazio– la onde traggo la spec,ale alle- ta di folle ed orgiast,co bat- cune nme. !e sue necessità e ; suoi pru- si osava una volta (ed anch'es- ne di sudanti muscolature, la gria che dicevo. Anno per an- tesimo della materia vitale. Co11 bella, soste11uta lentez- rtti di ri11novamenio. Ma che so era un uso goffissimo), con loro prima idea è che i manu– no, mese per rnese, settimana Come ogni sintomo di mania e za recitava il Borgese, levando tristezza che sia dovuto tac- i puntolini di interiezione. bri siano di cartone, truccati. per settima11a, su quelle nuove d'atte 11az,one, !a copro!a!ia, i! og11i tanto lo sguardo dal fa- care proprio a noi a inaugura- «Moccoli• i~ piena regola, In altri ierniini: !e parolacce, pagine s, moltiplicano ed mfit- linguaggio sporco, quasi sem- glio, e fissando no, intorno re queste gestioni fallimen- esattamente sillabati e trascrit- !e descrizioni troppo cariche ttscono le parolacce. E che pre ha qualcosa dt tetro. Ma a interrogare !e nostre mi- tari•. ti._ Il lettore considera qi<ella e spmte, e non diciamo pot parolacce! non è il caso di parlar di te- pressiont. A un certo punto, Ripenso alla sua consapevo• abteaa pedanteria, quella pun• i • moccoli •, sono • contropro- A vedere !a passione con la traggine per I.a LitiS t rata O Le le rune d'un verde e di un le malinconia. E sopratttLt,o tua!ità disgustosa; e scuoten- d1icentt •. In estetica, sono pes– quale ta!tLni scrittori ci si met- rane; e st a a riprova che, co- per<le, invttandone e stuzzi- alla sua discrezione (una val- do la testa, fra sé e sé com- stmi affari. speculazioni sbat– tono. si potrebbe quasi pe nsa- sti dt copro!a!ìa non si tratta. ca11done un'altra, già s'erano ta che ci s'era azzardato), ne! pass,ona: • Chi sa poi a qttesto !ate. Uno che se ne intende– re che alle parolacce e.ui at. Ho l'idea d'aver assiS t ito, an• intrecciate; ma con. forse qual- contentarsi. d'una parolac cia qui che cosa gli sembra d 1 va: l\1onta1gne, e ci teneva a tribuiscano un potere tau ma- cor quasi ragazzo, all'ingresso cosa di ,nena spontaneo. eh.e così. innocente e veniale. E pi.tì faTe •. dir pane al pane e vino al iurgico, di cui sono decisi re· di una delle prime, mahnconi• ci at'eva ,nesso sull'ai;t•iso. fa• · • · , · b h · vu,o. u11a t·olta osservo· che eh O! e 11 I tte t e ptu 1ni COL-ptscono, enc e Per conto mio, quando tro• solrtti a non !asciarsi a nes- e par ace · ne O e ra u- cendoci leggermente drizzare ha voglia Marziale d'alzare le ,,uno costo defraudare. Si sor- ra che stai•a per succedere ,. h. Ed h ! come ho detto 11011mi mera- vo in qualche scritto (e ogni so'tane a Venere fi·n sopra la ,·eg!iano con la coda del!'oc- a quella del D'Annunzio e del g,, orecc 1. ecco e e su viglino, !a fretta, !a nnpro11ti- gwmo ne irovo di più) paro- te;ia. Egli· no,, r,·esce a mo- cltio E se il tale O tal altro Pascoli. E mi sembrò cosi in.te- vas.,oio d'un aggettivo: sterili. tudine e la mcoscie11za con !e !acce dt cotesto genere, che stracela mt,era. co,ne a'tr,· ne tiri fuori una ina.,pettata res.,ante e de imo di rifl essio- la terza nma in erde st dect• qrta!t oggi st. trascende all'uso I vorrebbero toccare il 1 cu!mine poeti (Virgilio, Lucrezio) P' itì e più forte, i colleghi non tro- ne che come si vede non me deva a compar,re. S1 trattava del linguaggio più turpe. Rt· della violenza fantastica, del- discreti dt !ui. • Perché cni d,– t:ano pace finché non gli ab• ne sono ancora scordato. Nel evidentemente di sterili coset- toccatasi , labbri con rossetto, l'orrore, de!!a passione, poco ce tutto e, satolla e disgusta•. &lian mostrato cosa sanno fare cerchio fiorenttno del Leonar- te, come possono trovarsi a una giovanissima nanairice lto da essere in dubbio cn'esse E gli ingenui che st gonfiano anche loro. , do e dell'Hermes. G. A. Bor- pie' de! muro in ogni vicolo .,pula iteratamente in faccia al- esprimano, invece e solamen- !a bocca con !e parolacce non Come apparirà meglio il cor- gese leggeva una sera a pochi poco pulito. Il poeta ne fece la propria eroina l'epiteto che te, la frigidità e la isteria d'ttn fanno altro che distruggere ,n , 0 de! mio ragionamento, io amici una lirica che allora offerta senza !a minima jauan- Dante !argisce a Taide in Ma- autore. L'arte non adopera ma- germe quegli stessi effetti che 11011 ho, contro le parolacce, allora ai:rrn composrn. e dot·r za; tanto piiì notevole in lui, lebolge. Un altro sopraggiunge tenalmente !e cose dell'espe- si proponet•ano di suscitare. c,· nes.~una prevenzione morali• .~, parla,•a d'un misrenoso fi· per solito così imperativo. E d, corsa, alla bocca un mega- rienza: ma dà forma comuni• invilano (cosa u,nilianttssima) stico. E. a dirne una, in Ari• ~chio notturno che, in rLn.c:or- porgendo, cr teneva sotto il fono, rincarando la dose. E cativa all'emozione ch'esse su• a pregare Venere cortesemen• stofane esse non mi disturbo- dido ,,,colo dello città. sve- fuoco del mo occhio magne- come ultima, ultimissima iro- scitano in noi. E 1! procedi- te che non faceta di nulla, e no affatto Perché. se cosi po•• plrnrn , faceva brul•car, turi- t1co: mo direi che in fondo tota. un altro ancora costella mento d1 coloro che st te,i- st rivesta e c, lasci III pace. •o e.,primermi. in A ri.,tofane de lari•e. forine dt d1.,perazio- già si ,enttt•a deluso. era me- addirirtuM di bestemmie le pa- gono su, e st fanno coraggio. es.,e traboccano di gioia e di ne e di morte. Non ho t! te- sto d'una certa sua nobile e gme del suo romanzo. Non già a forza di • mocco!t •, oscent- E IILIO CECCm Tuttavia s1 deve propr:o al cecch:- mo ·, alla arllsticità ed estrosità creati– va di cui son reiterato esempio e di cui non staremo a ricomporre U nitido amal– gama: se molti degli scritti compresi in Di gtorno in giorno potrebbero trovare adeguata collocazione ancbe in raccolte saggi~tiche. dello stesso Cecchi, più libere e variate. Dai proemiali Dubbi rulla critt– ca a Parolacce e ad Abuso della parola, da Mitologia gastrica a I ragaz::-i di San Gersolé. da «Autoritratto> di Rosai a Diventare impossibili: c'è da scegliere con profitto. trascorrendo dalla variazione cri– tica alla divagazione umoresca e capaci– tandosi di quanto sia giusta la ripulsa dell'Autore verso la produzione di quei critici che • va pesso o tentando sem– bianti tetri e pondero i, cui non sempre ri ponde J':mportanza e l'attendib:lità de– gli effetti•· Ugualmente non ci i la-ci ingannare dal suo « parlare improvviso e alla buo– na•· E' vero che la discorsività di mol– tissime • note• raggiunge una sorta di parlato che. facendoci quasi assistere al loro fo1marsi e Intrecciarsi e svolgersi, per un verso le Tende più che mai at– h'aenti e per un altro le trattiene e in sede di impressione critica>. Ma è un fatto che così Cecchi riesce ad impartire un'anda– tura più rapida al gusto di trasporre una impressione in un'immagine, di riassume– re un'analisi in un paragone. (Bastereb– be la strafottenza di talune sue chiuse un tantino bernesca). ' Ed è come se lo vedessimo sciogliere :n sorriso il piacere di rendere visivo il riflessivo; quando non gli succede di so– napporsi addirittura all'autoTe recensito. E on le volte in cui l'articolo gli si eman– cipa e noi ci ritroviamo a leggerlo come se si trattasse di una descrizione, o nar– razione, o creazione originale. Son le volte in cui da ultimo ci ritroviamo a ripensa– re alle nostre elucubrazioni come ad al– h-ettante comparse conclusionali. Grigi sgobboni che altro non siamo... E forse anche perciò riteniamo che, n0nostante le mo! te differenze, il linguaggio, lo stile di critici-artisti quali Cecchi e Barilli e Longhi ha in comune tanto di cosi ec– cezionalmente personale, sia che attinga l'illuminazione poetica e sia che peivenga all'equivalenza pittorica. da farci augu– rare. • comme du cheval de tout grand capitaine: qve nul le mont après lui>. l!!NRICO FALQUl

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