la Fiera Letteraria - XI - n. 7 - 12 febbraio 1956

Domenica 12 febbraio 1956 _____________________________ __:_L:::_::A~~F~I___.'.E~R:._..:.:,\ L ET TE RA R I A Pag. 3 --------------------------------~- ALE DI OGG * 111aisolo lelteraria; e nessuna La tradizione non è una catena omogenea, di cui i singoli scrittori letteratura si è mai sarebbero gli anelli sviluppata come e poeti * DJC IGNAZIO SIJLO]~E * lg-nazio Si.Ione In questo scambio d'opinioni sulla nar– rativa meridionale converrebbe ormai la– s~iare da parte il palese e ovvio, e tentare di procedere oltre. In confronto aù altri rnocti, più o meno « esterni», di clessiJica– re g:.i })crittori (per generazioni, sesso, par– tito po!itico, e simili) questo criterio sto– rico-geografico-sociale della cosidetta « me– ridionalita » non è proprio, mi sembra, il più ozios o e steri!e. Purchè. s'intende. an– che e.on es so non si abusi, purchè non si dimentichi che.le comuni caratteristiche di tale «meridionalità» si ritrovano poi, nel– le singole opere, in misura assai variabile e, per lo piu, solo come coetticente acces– sorio e marginale. Sarà dunque anch'es– sa. quella ctel:.a I meridionalità», una ri– cerca d'interesse limitalo, ma utile al chia– rimento delle singo!e personalità degli scrittori. Difatti i narratori meridiq_nali fi– nora ..intervenuti in questo scambio d'opi– nioni, per potere dire qua,cosa di concreto, han parlato di sè, della propria origine e formazione nell'ambiente di provincia. Pri– ma d'imitarli. mi si consenta però di pre– mettere alcune brevi osservazioni di ca– rattere generale. zione umanistica, che ci viene trasmessa nello stu dio de i classici. Ora, quello che io penso di quc.la luminosa tradizione, è pre_ sto detto. Mi pare che essa sia, in verità. piuttosto mal ridotta. Sulla inadeguatez– za della cultura grcr:-o-romana a darci una sintesi dei contrasti ideali della nostra epo· ca, non c"è. credo, da avere dubbi di sort, ~e da p arecchio tempo le citazioni di Cl– c.e: o.ne so~o sco~parse dai discorsi dei po– hh c1 e 1e1 saggisti _dicose contemporanee, non sara so!o un !--tntomo d'ignoranza. La tradizione umanistica serviva egregiamen– te finché il bacino de! Mediterraneo era il centro d~U'universo; ma, nel frattempo. c?me tutl1 sappiamo. il mondo si è ingran– dito e. per finire. si è spaccato in due o tre pezzi. Non credo che il pro(. Francesco Flora sia andato presso i cinesi a perora– re il culto d'Apollo; non lo credo a tal punto sprovvisto di sense of h1111101tr. Una tradizione culturale che nel mondo d'oggi non sappia come sistemare la lotta delle classi e i popoli di colore, rinunzia alla propria università e diventa una lingua r'!1orta. Ma torniamo a casa nostra e par• hamo della nostra situazione di scrittori. Nessuno crede piÙ alla capacità (elica) de– gli studi classici: la moralità privata e ci– vica dei cultori di humanae Htterae non l'autorizza. Resterebbe l'importanza d1 quegli studi per l'educazione del gusto e della !orma, se. a proposito di forma e con– tenuto. l'estetica moderna. plagiando il Vangelo, non consigliasse di versare il vi– no nuovo nei vecchi otri Eccoci dunque soli, allo sbaraglio, come i crisiianucci esposti nel circo. 4. !Via i libri, si dice, sono come gli alberi: essi non nascono dal nulla. D'ac– cordo, essi tuttavia, è lecito replicare, non sbocciano obbligatoriamente da altri libri. Nu'.2a difatti è pil:J ra:so d'un cancello me– ramente libresco della tradizione spiritua e d'un paese. La tradizione non è so:o !ettc– raria: e nc.ssuna letteratura si è mai svi– luppata come una catena omogenea, di cui i_singoli scr!ttori e poeti sarebbero g!l anc]– h. Nella misura. senza dubbio limitata c soggetta a verifica, in cui uno scrittore può contribuire alla critica di se stesso io non ho diffico!tà a dire che. assai più dèlla scuola e delle letture, nella mia formazio– ne, anche tecnica di scrittore hanno avu– to influenza d"er-isiva le esperienze della vita, e tra esse devo menzionare, prima di ogni altra, la frequenza di contadini e ope– rai in circostanze fortemente impe~native. Sono a~solutamente convinto che. se aves_ si avuto un'esistenza diversa, pur frequen– tando le stesse scuole e gli stessi libri, non avrei scritto e in quel modo. Ho già avuto modo di affermare in al– tra occasione che I.a riscoperta deli'eredi– tà cristiana nella crisi sociale del tempo presente resta l'acquisto più importante della nostra coscienza negli ultimi anni. Questo riguarda. com'è ovvio, assieme al cittadino. Io scrittore. Non so se adesso scandalizzerò qualcu– no con Io spiegare che di questa fonda– mentale rea:tà religiosa e popo!are del no– stro paese, non avevo percepito il minimo ser.tore nell'educ;azione precedentemente ricevuta .a scuola e dai Jibri e che con essa mi scontrai per prima appunto nelle leghe dei contadini « rossi ». La « tromba di Laz– zaro», ad esempio, non è da considerare di sic-uro una m:a trova~a arbitraria. An– C'he &enza tener conto .. : 1,,. q.1ell'immag1n2 m1 fu suggerita d..i un tatto di crcnaca di significato non dubbio. c:;~a costituf:;c,e un tentativo rii r..if1igurazion2 letteraria del'a ercdit;"1 spiritua'.e a cui ora ho accennato: cioè, un tentativo di rappre~enta7.ione del mito popolare cristiano de'.l'altesa ciel Re• gno, che si ritrova. a mc pare, a: centro de:te aspirazioni più profcn'1e e radi~ale de.I rontadini mcridiona'.i. c. osservando la storia. alla sorgente dei toro fermenti. dei_ le loro rivo:te, delle loro eresie. in tutte le epoche critiche, da Gioacrhin'.1 da Fiore, Franresco d'Assisi. Pietro da Marron~. fi– no a Cafiero, ai «fasci» è.ci contadini. ai pente,:osla!i. ag'.i anarchici di Ocigi. E' una di qucl:e che Chcstcrton ha p~ttoresca– mente chiamate le « verità pazze». le veri– tà transfughe: una verità. in altri termi– ni, d'indubbia origine evange!ica, che, ove e quando tra i credenti si sente neg:etta o dimenticata, non si dà pace e si rifugia altrove. Ma. ora mi chicjo. come spiegare un'af– fermazione così perentoria. in cui è im– pliclla anche una valutazione di mòti so– ciali in atto, senza destare il sospetto d'una infatuazione politica e ideologica? E come renderla verosimile e de~na di attenzione a chi non abbia conosciuto. per esperienza persona'.e e in congiuntil.re adeguate. '.'in– credibi:e riserva d'en ergie che, in contra– sto con la loro pslcologia quotidiana. impa– stata, il più sovente, di superstizioni na– turalistiche. di diffidenze, di scetticismo. di meschinità, di servilismo, si nasconde in fondo all'anima dei contaiini poveri èel l\Iezzogiorno'? Non mi riJeriS('O, s1a t·11iaro. ai trasporti subitanei di cui ta,\:u'.ta. per sugge:;t10ne d'abi'i istiioni, questi conta– dini ::;cno preda e vittim~. ma a una pre– risa faco:tJ e dimens.one jell'anima, a qJa:l'osa di per:na.1cnte e Condamenta'.a t..e:~a sua mtima :,trutlura. quale si è sto-– rframente conlcrmata ltl un migliaio di anni. e ci1e di so:ito rimane nascosto e ne– gletto e si rivela bruscamente neHe si– tuazioni di crisi, con rovesciamento com– pleto della psicologia abitua!e e il rifiuto tlel sistema dei valori stabi:tti Non c'è dubbio che esso sia l'elemento più antico, più genuino. più diretto del fondo cristia– no meridiona:e: fu esso che nel )lezzo– giorno animò il grande moto francesca– no e le sue mo:teplici sètte (la sola rivo– luzione contadina che abbia avuto l'lt.a– lia): ad esso che alimenta tuttavia la spe– ranza libertaria e la congiunta fede mes– sianica. Il Mezzogiorno d'Italia. sotto que– sto aspetto, somig~ia solo a qualche regio– ne della Spagna e della Russia. Ed è una sciocchezza attribuire questa peculiarità spiritua!i a una naturale potere allucina– torio della miseria. se tante altre contra– de. anche più derelitte. l'ignorano. All'esperienza personale di essa io arri– \'ai attraverso le stesse fortunose circo– ::itanze che a:l'età di diciassette anni, du• rante la prima guerra mondiale, mi con– dussero a capeggiare alcune leghe , rosse» di contadini abruzzesi e. dieci anni più tardi. nel movimento clandestino comuni• sta. Fu quel!a una conoscenza, forse pre- 1. Può darsi che qualcuna delle espres– sioni più recenti della narrativa meridio– nale sia stata ispirai.a o slimolata dalla copiosa letteratura d'ordine economico e socioiogico che negli ultimi sessant'anni, per opera di persone d.,_ndiscusso valore, fu appunto consacrata allo studio della n~ stra e questione meridionale»; ma sarebbe uno sbaglio. a mio parere, pensare a una derivazione. o semplicemente a un accosta– mento diretto della narrativa a quella pub– blicistica. Verga non è derivato di sicuro dall'on De Felice. Ma io considero quella visione « meridionalista ». e soprattutto la ideologia che l'ispirava. ormai sorpassate. assieme agli altri problemi rimasti insoluti della Terza Italia. I problemi nostri at– tuali, voglio dire, non sono più quelli in– terni dello stato nazionale italiano, e non possono avere la soluzione ideata da quei meridionalisti. dal momento ,::be lo stato nar.ionale. qui come altrove, è in una fase d'avanzato deperimento e, se non vuole del tutto imputridire, deve sapersi Inte– grare in un sistema di re!azioni più vaste. Infatti. dove ora si tratta più concret.a– mente dei bisogni del nostro Mezzogiorno. assieme a quelli d'altre contrade poco svi– luppale, 5ono istanze extra-nazionali. Uno scrittore può anche, a buon diritto, rima– nere indifferente a questi temi politici e ignorarli; ma le cause che furono all'ori– gine del fallimento pratico dei piani di « nazionalizzazione» morale e civile. delle nostre provincie meridionali, dall'epoca post-risorgimentale fino a quella dell'im– mediato post-fascismo, sono invece d'un estremo interesse anche "per lui. poichè lo possono aiutare a capire meglio alcuni la– t profondi ed essenziali del carattere del nostro popolo e quello che esso nasconde sotto le apparenze della stanchezza e deilo scetticismo Se la narrativa meridionale. riferendomi ora a quella che ha propo– siti dlchiaratamenle realistici. rimane, in gran parte. descrittiva e giornalistica, cre– do che ciò avvenga per ìa carenza di que– sta consapevolezza. La mia tesi è qq,esta: negli ultimi cento anni i meridionali non si sono mossi, perchè non si è fatta leva sulle loro vere aspirazioni e sulle loro au– tentiche energie. rimaste pertanto nascoste e ignorate, o temute. Perciò io penso che le critiche di Bakunin a Mazzini siano va– lide anche per i successivi corifei dello stato unitario presso i meridionali. In al– tre parole, l'ignoranza e miseria delle po– po!azioni meridionali non spiegano da so– le l'insuccesso di quei valentuomini, libe– rali e democratici. senza dubbio meritevo– li di migliori risultati, ma fuori strada. Gli africani, gli asiatici che ora si battono te– nacemente per la propria Indipendenza, non sono di certo nè più istruiti nè me– gJo nutriti dei nostri cafoni; ma essi lot– tano per obiettivi e dietro simboli che esprimono meglio le loro aspirazioni più prolonde. Ad ogni buon conto, ora come ora, non c'e nessun codice stradale del progresso che imponga ai cafoni o.e! Sud di passare per la fase « nazionale-borghe- · se» prima di proseguire oltre. E' ridicolo pretendere che la s toria, simile alla na– tura, non ammet.te salti. L'asserivano i positivisti, ma ormai tutti pensano il cor.• trario; e quello che e accaduto in altri pae· s1, tecnicamente ancora più arreirati, sta a dimostrarlo. 2. Che la nostra narr.ativa meridionale non derivi neces::;ariamente dal~a storico «questione». d'ongme e contenuto tipi· camente italiana, ci viene inoJtre con1er· malo dal tatto che si ritrova una narrati- va «meridiona!e», con alcuni caratteri ana loghi alla nostra, anche altrove. A que$t0 proposito è curioso notare che sono molli i paesi nei quali il sud non è so!o una no– zione geog1 atica, ma anche storica e socia- le, in antagonismo col nord. Quasi ovun– que, il sud è piu povero del n ord; quasi ovunque esso è preva:ent.emente agrico• lo, mentre il nord è in dustrializzato. Sa– rebbe una stravaganza volere calcare la mano su 'qur,ste e altre analogie naturali o storiche per estrarne una qualunque teo- ria; ma nuJJa ci vieta di apprezzare conve– nientemente il fatto che un racconto si– ciliano o abruzzese possa essere accolto ne:la Virginia, in Ucraina, in lndonesi~ come la narrazione d'una vicenda locale. E' anche significativo che, verso il 1935. k autorità della Polonia e della Croaz,a svol– sero deile indagini speciali per accertare se Fontama,a tosse effettivamente un li– bro tradotto Jiall'italiano e oon l'opera d1 qualche loro connaziona!e. ambientata in !talla per ingannare la censura. FRANCESCO BADELLINO: Paesaggio meridionale SUL PIA~O Dl~ I.LA UOSUIE~ZA U DEI.LA CULTURA NAZIONALE *· • eo-raeo tnorole * E' a.ssai probabile che nono- /erenza e all'estetismo di D'An- d 1, FERD (NANDO VI RDJA I aggiunga a questo la mancanza novamento dt tutta la nostra stante Verga e nonostante la nunzio, e facile convincersi che nel Sud dt una tradiz1on~ dl letteratura. St è vtsto come es- breve stagione del romanzo una narratwa meridionale fta• cultura letteraria che non sia so coincida con una larga. e «naturalista>> mendlonale, e liana è un frutto assai più re• nella maggwr parte de:i casi profonda revisione di valori 3 Che cosa rappresentano queste coin– cidenze? La maggiore, la più evidente realt.à della nostra epoca. La solterenza dei proletari e dei contadini poveri non conosce frontiere. il suo significato tra– scende i limiti dell'economia, è l'immagi– ne presente. a!Lua'.e della sofferenza di Cristo, penitenza e riscatto d'una società assurda; è un valore, il più vivo e unlvei:– sale dei nostri tempi; e non si può conce– pii e un rinnov~mento sociale che fondato su di esso. In che situazione si trova nel nostro paese uno scrittore che arrivi a questa intuizione' dell'esistenza umana di oggi? Lo so, vi è per gli scrittori la tradi forse anche nonostante lo stes· cente di quello che comunemen• dt una lfricttci fine a se stessa, n1_ 1 ie 1 r 0 ,rd0 1odnraalml dnliaAlsvuarqouper 110 ,ectthaenoe· provinciale e accadernica, o per con una rinnovata esigenza ve,: so Alvaro (che è, in scstanza, le non s1 ritenga. conduccno lnesorabtlmente al lo m.eno di una trad1.2ione dt so il romanzo, con quella di uno scnttore europeo anche se Vorrei chiarire tuttavia che frammento e, peggio, al bozzetto Il grande schermo di una trage. cultura letteraria che risalga uscire dagli equwoci della pro– la sua narrativa è tn gran par:- una tale constata~ione non ci di genere ..Se c'era oggi una me- dia europea e la loro stessa nu• al d.i lei deU'SOO:la prese11za di sa d'arte, _della lrriz.zazione, del te tessuta su rapportt a/Jett,vf deve condUrre sulla strada peri• ridi~nallta_ tta rif~utare con tul• ticità_ originaria vale .come ncer• Vico, di De Sanctts e di Croce frammentismo, del poet lctsmo, dello scrittore col mondo delle colosa ed intricata d.t una pale• ta l energia possibile, essa era ca dt un contra .sto u~t~rno tra si avverte tutt'ora al di futJn dell'estetismo, l' esigen.za di uno sue origini che e quello del Sud ndco conte,iutistlca, a meno che quella delle dannun2ta_ne Novel· certt /ondall ps1colo_g1c1 ancora della vita mtridivnale piuttosto ripresa di contatto dello scnt– ital1ano, mentre i problemi spi• non si veglia ricavare un'tndica- le della Pescara, epersino (come pagant e la forza ~' una tradl· che nel corpo della medesima. tore con la società, la necessi• rituali che vi sf agitano Si inse• zione contenutistica nella stessa ha scritto Cassieri su questa ri- zrnne cnsttana, cosi come la to. Da Masuccio Salernitano a Ver• tà che assai. prima di noi ave• nscono su quelli di una cnst definizione di « narrativa meri• vista, ma non concordo con lui scanità dCf contadini dt Tozzi è ga, dal '400 all'SOO, una narra- va avvertito il Manzoni che eurcpea jn atto da un einquan• dionale ))_ Sarei, appunto pe.r ~nuna condpnna tn blccco) quel~ un ~lemento che st tntegra con tiva mertdwnale non affiora più tardi il De Sancti.s ave1.,a. tenn,o a questa parte) una .nar• questo, incline a parlare, piut• a.a delle Novelle rusticane del altn che no~ hanno nulla dt to- che attraverso scarsissimi no- posto ,n termini critici, dt un rattva « meridionale n ttaltana tosto che di« narrativa meridfo- Verga. ~gnt vofta che il dialetto scano. Il dtaletto e la regione mi. Jl romanzo non poteva na• llnguaggìo vwo, non ricalcato non eststerebbe almeno nel nale ,,, di un rtsveglio merìdio- e la reg1onallta esc_onodal loro offrono a questo attuale risve• scere in. una società pigra e dall'uso letterario, ma aggiun– senso che questa quallftcaztone noie nella narrativa italiana di alveo naturale che e la poesia li· q!io narrativo mendfonale quel• provvista di scarse reazioni ma- giorno di un ltnguaggio nazio– ha ormai acquistato, cioé come questo ultimo decennio, un rt· rlca sc adono ines orabilmente nel lt çhe S<?TW i matertah,. f ca_rat• rali, com'è quella dtl Sud ,ta. nale, espresswne della cultura espressione dt una condizione sveglio che non è stato operale basso senttm.en!alismo e nella ten, le smgole situazto,u, cosi ca- liano srno alla /111e del secolo di tutti gli ita.lian.i. In questo uma11a,come indice di una real· solo ed esclusivamente da scrlt- letteratura di n flesso O conco~- me cffrono al ltnguagg,o del nar- XVII/, ma successJVamente le senso una narratJVa merid1on0- ta storica, se 110nfesse stata pre• tort merldionall, ma da scrittori rono ad accentuare i caratten, rator~ i mezzt per aderire a una opere che la narrativa meridlo- le non pub ~ssere che una nar. ceduta dalla polemica e dalla ttallanl nati setto ogni la.titudt• a defor17!-are I contorni st essi ~e!• v~rtta umana intrinseca, essen. nate cl presenta sono, almeno ratLva di cnsi, l'espressione di saggistica degli studtosf me~tdJO-ne. che ha per centro i partlco- la r~alta, a forza:e la sua vento. ziale, ma quando questi elementi con. verga, L'espressione dello un'inqu1etudi11e, di un disao'lo nali. Senza gli scritti di Croce, lari problemi delle regioni del Nel1a grande no,a e nella gran- restano fini a se stess, non ne- stato di disagio dell'mtelligen- mc;rale. Essa lo è stata con l'er– cit Dorso, di Salvemtnf, di Giu• Sud problemi che, a loro volta, de angoscia del Sud italiano non scono piit a darct una narrativa .za merldfon1le e non merid10- ga ed è tornata ad esserlo co11, stino Fortunato, dl Cola/anni, prolettandcsl su tut/a la compa- vi sono fatti lccall destinati a ma soithnto una serie d, doc11- nale ,taUana di fronte all'urge- Alvaro, con Brancali, ron v,t– dt Ghblen, di Conti, dt Amen~ gine della nostra vila nazionale rtmanare tali, ma piuttosto sia menti piil. o meno probanti di re det problemi non nsolti e di tor~ni, con Bernarl, con De An– dola, dt Gramsci, di Ntttt, di Za- e diventando appunto per que• l'una che l'altra rarpresenta110 una realta più o meno valida, fronte aUc, squilibrio che si n- gelis, con Rea, con lo stesso notti Bianco, per citare t nomi .~to da regionali naztonalt, ~i tn- uno stato d'animo che occorre più o me:::; soggettwa o quan• /lt:tte su tutta la vita na.ziona• Moravia, con Dessi. con colei– che più si ricordano, U problema seriscono nel più vasto ricambio Interpretare net loro car':'-t!er~ lo meno di una polemica cstra- le tra le condi.z1ont deUe re• taro, con Pavese con Lert, con meridionale italiano sarebbe an- qenerale della letteratura italfa. universale, nella loro poss1b1lita nea ~I fini dell'arte. Non per I g1011i del Sud e quelle del Cen- gli scntfort delle generaztom cora, anche nella nostra lette- na d'oggi. An,ituttoln quello di di proiettarsi a/ di fuori del loro nulla va ricordato che tm I m1-1tro e del Nord. Ma e se sono più giovani. Ma essa non può ratura, un problema d1 colore e un Unguaqplo narrativo e di una stesso habitat. Esse d1pcnd~110 glion esemplari di una lettera- 11ate soprattutto dallo consta- non essere nello stesso tempo dt umore, u,i. problema dt miti «resa» stilistica narrativa, ctot da cause stortche nazionali e tura meridionale d'oggi possono tazione dell'isolamento e della che parte integrante di un ,m– e di rappresentazione. Se SI pen- di un modo di affrontare nel ro- sarei per dire addirittura euro- essere anno,•erat, 1 piemontesi: sohtud111e, dallo stato d, d,sa- nova mento generale della •nar– sa, a questo proposito, a una manzo e nel racconto quei pro- pee, SI ricollegano a fatti lo11ta- levi e Pai •ese, allo stesso modo glo morale in cu, l'Intellettuale rativa e della letteratura !ta– cerla letteratura napoletana, bleml della realtà meridionale nt, sono Il frutto di condizlon.1 elle / or.se la pnma vera « sco- 1 ltaltano si trova appena alle liane sino al punto d1 una com– che pure fu coeva a Verga e rhe sono .,tal! ar,ertt .'1toricamerz• che inv.e.~tono tutta la nostra vt· pe,rta » di Napoli runa Napcll porte di .Vapolt e di Roma. pleta identificazrone co,i. essa che volle ricalcare non pccht de• fe e criticamente dall'lndapfne e la ria.zto11alee che vanno sco- popolare oltrechè cort1q1aua e E' chiaro che questo nsveglic, stessa. Si vuol dir~ con questo gli schemi della scuola natura- dalla polemica mertrllonalls/ira perle nel Sud perchè appunto 11 cavalleresca) nella no.<tra lette- rje/ romanzo mendwllale sia che 11 problema di una narra– Ustica non soltanto merfdlonale ~ da esse rondottl .rnl pinno del- Sud per troppi secclt e rimasto ratu'.a narrativa st deve a Boe• destinato ad esercitare una /un• twa meridionale non è un pro– e ttalfa~a, ma pers_ino.europea, là co1u•ienza e della cultura na- separato da quello che è stato caccio. zione de.termtnante presso tut. blema autonomo, come ,10n è e di cu, forse Il Di Giacomo e zlonale. il progrcs.,o l11telle ttuale, mate- Direi che emte oool in tutta ta la nostra narratwa allo tes- un problema auton?mo quello stato il PIU alto esponente (e Penso che sta stato un grave rtale, civile del.le altre regfon_i la nostra ,iuoL·a narrativa una so '110donel quale in altri com. generale del Mezzog1Grn~: esso senza dubbio l'esponente dl una errore l'aver pcrtato come è ltalrane. Il me~tlo della po~em1• 1« carica• mer,d:o,ra/e e meri. pi il problema meridionale con. è destinato a riassorbirsi a ma.. poesl~ e di una cultura letteraria ,tato fatto ;n modo' particolare ra e degli .,tud, merld!onails/1 è dlonallsta che nnn deve essere dizioria tutta la v,ta ,taJiana: no a mano _che 11 Me»og1orno la cui valid,ta su un plano e.,tc- in questi ultimi rli.ecl anni que- .,tata app 1111 to quello d aver chla- co11/u.,a con uno ,,limo/o c.,ter- come dalla solu,ic;ne d, questo 1den/1/1chera suo, problemi ttco sono ben lo)1tano dal l'oler ,tn rlsveallo di letteratura nar- rito le ragioni d, una tale noia ne; e ar!t/lr1ale: e.«o nasce da uu,mo dipcndera se ,1 nostro con quelli del resto dell'Jtalta e mP.ttere in dubbio) e se st pe.nsa rattva meridìonale srll piano re• e dt una tale angoscia. ;condizioni reali, oblcttn•e dc'ln paese r1Usc1ra a rwnovare o quando il_ M~zzogiorno non si altresl che i coritemporanet sfcf. otonaU.~tico e.,.itere esclusi, ma In questo senso la sfciltanita vita del Sud, ma si inserisce meno le sue strutture e al Po- presetitera p1u cvme una piaga /ianl dello stesso Verga furono vl11Uosto che la replo11ee Il dia- d, Verga corrisponde alla trie.<ti- anche su 111110,1 problema d<i• stutto dlverra e; 11011 dwerra dolente della nostra vita naZJo– De Roberto e Capuana, scritto- letto entrns .::eroa tnlenrore e a ,utà di Svevo, cosi come il qalli· la cultura meridionale su quel- una nazione moderna senza nale, quando lo scnttore del ri senza dubbio assai ri.,pettabl- recare val/dita proprio a quel .,mo slc11tano e meridionale di /o della condWone deÙ'intellet- dramm,, contrasti e squ1/tbri Sud non dovra più Interpretare li, ma comunque tutt'altro che nucvo linouaoglo narratJVo sen- Brancali dwenta_ un carattere tua/e del Sud, del suo i,o/a- lnter,u, c osi da questo nsveg/Jo la tragedia dell'Isolamento del– zncllnt a condurre la loro narra• za rondurrf' in e.,.~oste.,so nuan• della societa Italiana che serL'e 1 mento -- in quanto ta'e dal. narrati.va mend·onale attuai• la solitudine, della miseria del• ttva sino al punto della profcn- lo d1 evtsodiro. di cad11ro.rii par- allo scrlttcre per ricavare da es-,/a classe dirigente e da essa In mente in atto .(e occorre anche l'uomo del Sud.' ma allres. i d es lorazione compiuta dal• licolnnsta v, t! sempre rontem,. sa, sia pure talvOltl\,SU uti. plano g~nere at•versato come tl suo agg:ungere tuttora non del tut. quando 1L Mezzogiorno avra vt– ,a P . · to. In letterature I m,rlrnli del di satira e d1 indaqine di costu- peggior nemico. ma spesso al- to chiarito criticamente ne, suo, /erto alla tradizione letteraria l autore der Malavoglia e di Ma• reolnnall.çmo e del dlrrletto sorrn me, la trn.gedia dL tutta una na• [ tresi m1scvnosc111todagli ste.i;;si uen termini, e ne è la prot•a 1lal1ana, tutta e senza residu·, stro Don Gesualdo nel cuore del-. ouelll stes.,i rhe ner altra via. rli >.ione che ha perduto la sua /f. 1 •strat, popolari ancora o appe- tl fatte stesso che u questa ri- la profonda carica umana del– la vita e della socteta dell'Isola, ver,a peraltro da ouella di una berta. In questo senso I pru,tori, na conquista/i da forze cultu- vista po,sa svotgers, l'attuale la sua "narratwita ». e anccr più se si pensa all'indi/- cultura letteraria legata al culto i contadini, , piccoli borghesi ralmente stanche e scadute. Si dibattito) può dipendere ,i rrn- FERDINANDO VIRDIA di . - ,·ongtunztone core, di molte asprezze e angoscie dell'esi– Stenz.a. ma anche de:te sue impre\·edibili risorse. E se l'incontro ebbt!: conseguenze tanto durevo!i, dovett'essere pcrchè tra quei contadini trovai me stesso. Riguardo o:H'immagine de! monjo ricevuta a scuo– h e da 1 ~a 'ettura dei libri, era il rovescio de: a medaglia· la casa guardata dal cor– ti~e. Dunque. un avvenimento dell'ordine del e conoscenze o:tre che degli affetti. La e~. tenza vi acquistava una prospet iva nuova. non banale. Gli operai e i contadi– ni poveri con i qua:i a·tora mi trovai coin– volto. non erano certamente individui stra– ordinuri. eeceziona'.i erano però le cir– costanze e l'ingranaggio nei qua;e ci tro– vavamo presi. ~tolti di essi, messi aLa pro– va, si comportarono onestamente, accet– tarono di andare al!o sbarag:io. Perchè? ::-;egli operai e. in genere. nei lavoratori settentrionali. mi liembrava evidente l'ef– !icacia del:'educazione politica socialista, diventata esigenza e costume di 1ibertà9 mentre :a forza di resistenza dei conladini meridionaH mi appariva sostanzialmente diversa. Estranei alla rad:zione risorg:– mentale. disgustati da1 cattivo esempio del trasformismo dei politicanti del!e loro provincie. e scettici verso tutte le forme po1itiche. anche democratiche. la !oro coe– renza rivoluzionaria era priva di ogni i:– lusione utiHtaria e aveva un fondo essen– zia'.mente re!igioso. anche qundo essi si dichiaravano atei. Era una fedeltà estre– ma al~'intuizione d'un mondo radica:men•.e diverso da quello storico. immagine che g'.i uomini portano racchiusa ne! cuore e che non potrà fallire finchè qua!cuno J,?:.i resterà fede~e. In essi. in questi uomini del nostro tempo , schedati , e contro:– lati a vista, non era diffici!e riconoscere g 1 i stessi tipi che nel ,._ledioevo. per !a stessa fede. andavano nei conventL 5 Che senso ha dunque il parlare di tradizione e tealismo in generale. quasi che fossero termini esclusivi? In una con ... tr3da antica e scombinata come il nostro J\1ezzogiorno. ogni uomo vivo ha i suoi antenati e si dibatte in una sua realtà. :\li pare d'aver dimostrato che la più illustre de~le tradizioni. daEe nostre parti. sia pro– prio que~la degli anarchici. che. per de• finizione, sono antitradiziona~isti. TI vero scrittore. poi, non è mai :ui stesso che sce– glie la sua rea)tà. essendone piuttosto scel– to. e il criterio più app"ropriato di giudi– zio sarebbe perciò quello di una verifica della sua coerenza. Resterebbe da vedere in che modo lo scrittore se la sbrighi da– vanti ai fogli di carta bianca. In questo. però. io temo di non po~er essere d'alcuno aiuto a quei critici che cercano l'origine dei libri nei libri antecedenti. Vi sono dei libri per i quali, !a ricerca dell'anteceden– te. conduce aJla persona dell'autore. b tal caso. come lui si sia formato, se è un uomo vivo, egli stesso, compiutamente. forse non lo sa. e ne può parlare so~o per congetture. Così è inevilabi~e che si ritro– vino nella concezione dei miei scritti. trac– ce di un certa educazione cristiana e di una certa critica socia:ista del mondo mo– derno •. poichè esse fanno parte essenzia!e de:Ia mta forma menta!e. :\la un esame più attento degli stessi scritti può stabilire che l'esperienza religiosa e quella socia!e hanno lasciato un'impronta notevo!e anche nei modi dell'espressione e dell'invenzio– ne. A dir vero. le premesse di una conci– liabilità artistica dell'ispirazione cristia– na e di quella socialista. in una narrazio– ne di tipo realista. mi sono apparse sem– pre inte!lettualmente plausibili. poichè cri– stianesimo e socialismo sono entrambi vi– sioni drammatiche àell'esistenza. visioni dualistiche. Per entrambi la realtà del mondo esterno è fuori discussione. e il so– lipsismo idea:istico è bandito. Vedete Fon– tamara: la tensione interna vi poggia sul netto distacco tra la coscienza dei suoi per– sonaggi contadini e lo sviluppo e oggetti• vo > degli 3\'\'enimenti. La catastrofe vi ar .. nva inaspettata. 1\la, per il resto non ho diffico!tà ad ammettere i limiti della mia premeditazione. , Si è accorto lei :t. mi ha chiesto per lettera la scrittrice svizzera AL v~ne Va!agin. , che le situazioni principa:i d1 Vino e pane e di Seme sotto la nei·e riproducono invariabilmente delle situa– zione liturgiche? li Presepio nella stalla (Infante), la Fuga. !a Cena. il tradimento, il sacrificio ... , L'osservazione mi ha sor– preso e, io parte, convinto. rendendomi co– sciente di parecchie altre cose. La litur– gia? Ecco un antecedente al quale un cri• tico non può pensare. 6. Ho tetto Verga in esilio. so!o dopo aver scritto Fontamara: e sono stato per la prima volta a teatro all'età di dicias– sette anni. venendo a Roma: ma il mio paese, che prima del terremoto contava circa settemi!a abitanti in maggioranza contadini, era sede vescovile. aveva una curia. un seminario. sette chiese con una cattedrale. (una sproporzione reperibile so– lo nel Mezzogiorno). In un ambiente simi– le. le ce ebrazioni liturgiche che si svolge– vano nella caltedra!e. i pontificali. i \"e-– spri. gl i uffizi solenni, acquista\'ano un fase.i.no poetico unico e a!tro\·e inimmagi– nab i e. offrendo le sole espressioni di ,·e– ra arte localmen e access:ibi'i. l~ coreogra– fia !a musica il canto gregoriano l'eloquen– za. in funzione del mistero sacro al quale H fedele partecipa\"a assieme ai sacerdoti. Ancora adesso l'opera d"arte che più mi tocca è la « Pas1ione secondo ;\latteo, di Bach. 7. l\la la singolarità del destino. con tuL te le limit'llz.ioni che ne deri,·ano. induce chi ne sia con apevole. a un liberale ri: spetto degli altri. La realtà umana è così complessa e molteplice da giustificare le rappresentazioni più diverse. da quelle dei fotografi a quelle dei surrealisti e a trat– tis_ti. E_ ciò che '!no può dire a propria spiegazione, non implica una richiesta di oslraci mo per i diversi. Il rispetto non esoluòe però un giudizio. Ecco dunqu;i que!lo che penso di un certo e verismo., o realismo meridiona1e: la realtà senza problemi mi pare sterile. triste, inuma• !!a. storia che diventa natura morto •·on !:.IO immaginare una vita che non cn\ i in ~è u~·antilesi radica1e. Questa è, o~ù clire, Jò differenza di situazione tra Fontarna– ra e Aci Trezza La vecchia realtà mPn– diona 1e. faticosa, opaca. umiliar.t~. e-on quell"osse sione cieca della • roba,. che conosceva solo la ribe!lione \·ana dei ~en– si. i fuochi f(ltui dell'erotismo e d~! vizio è o,·i incrinata. minacciata nelle suP fl"ln~ damtnta. dall'interno. per l"ammutir.amen– to deg'.i umi~iati e degli oppressi. il seve– ro e triste stoicismo della rassegnazior:!!O di esseri primith•i che si !ogoravano gior– no per giorno contro l'avversario tenace della sorte, è stato scosso. nel suo inter– no. da un fenomeno che gli era conna– turale e che ha radici lontane. rimaste per molto tempo ignorate E' purtroppo IGNAZIO SlLONE -------- (Con t ì nua a pag. 4) /'

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