Fiera Letteraria - Anno VII - n. 49 - 7 dicembre 1952

Domenica. 7 dicembre 1952 LA FIERA LETTERARIA Pag. 5 NARRATORI DEIJLA 66 JFJfEJRAJL1E1f~EJRARIA t • / DIANIMALI ··· GIULIO ROMA."JO - e Tritoni e ninfe,. Pascolo a Carbonin • Dalla nnestra guardavo, co me ovru • •ra, le- mucche che al tramonto arriva.no da lontano. facendo dondolare ! loro m esti campa.nJ; e ad un tratto ml son trovata nel cuore di un pa,S(lolo: l'Idea d'una vita diffusa e numerosa. come quella. d'un nu– me è diventata sensazione: un'Inerzia. fe– conda., qua.Jcosa. di s! m!le a u n sonno ch_e sia. gu!dt\to; dolce=. luna.re che a.veva. In sè la perduta remlss !vltà d'una celeste h:noranm. Un nato solo, placido, per un Intero pascolo, In un gran prato. Ma un tstante dopo r.on ne sa,pevo più nulla; e lnv:,.no tentav o di !ssare, gradino per gradino, quella pallida rivelazione sù dal fon.:lo d'una vita primordiale. Può darsi c he I mez<I di cui d!sponiamo per solleva.re n el vivo dell'a.ttenzione quel– lo t;he passa o gla.ce l:n no! sleno davvero gro,,olanJ e in adatti; ma a.ccade che, di là da ogni sforzo e da. ogni arte, talvolta si liberi dal fondo, na,;cond!gllo o sepaltura che sia, una. scheggia. di straordinari& co– noscenza; e salti flno alla Juc• delle pa,. role. Scarto felice, fortunato errore, respi– razione ditrerente dell'lntell!genza, o con– quista. di un sogno errabondo: ecco che, non si sa. co,ne, un granello di vita igno– rata vien proiettato di ,orpresa al centro d'una splendente emozione. Queste fortune capitano di rado : a me, di tanto In t.o;nto, con gl! anima.li. P'ortu– ne; non arb!tr!t cosci,mt!; non !nv eru,ion!. Guardo, e l'uggia. d'uno wccolo che a-ntta U selciato, uno sbadiglio, la repentinità o la calma di un volo, J'lnterroga;tone senza speranza. d'uno sguardo, 11 peso di un si– lenzio. diventa spiragllo per cui traluce un ll@nift:::at-0 genuino; e, puro valore di ri– chiamo, subito ai r!perouote in una. lan– a-utda.lont.amanza. dell'amima, quasi la lon– tana.nza. dell'Eden. Dopo, ho un bell'-1Jarmi alle mie forze, a.' mie! artifici, a' mie! tngra.na.gg !, perchè 11 IIUI\PO di quella co municazione rientri tn un giro plauslbUe di pensieri e vi rima,nga., piccola o grande conquista; fra questa fortuna., si ohlamt d ono o g ra– zia, e la presa. dell'Intelletto rime.ne un piccolo territorio di pena e di stupare : e non basta rlperoorrerlo, attenti, da cima a fondo. une. ple.ga pr!mordlale; e nella. maestà di ques ti mon ti c'è adesso stupare, mistero e anche !ermo, sbarrato terrore. Fra. le ritardatarie che muovono anco– ra qualche passo, una si ferma, facendo scorrere l'enorme giogaia. del collo con– tro uno dei pal! orizzontali che cingono Il pa3colo: una per tutte, cosi alzando e ab– bassando la. testa, sclog<tlequella gra.ndlosa. cadenza. di pieghe, e ne ripete pla.c!da Il dt,egno. Po! anch'esse si coricano In un caldo semlcerch!o. Della Croda Roosa., quel che conta In questo momento è il grembo bia,nco di ghiaia. e neve tirato sù con dol– cezza. sopr"' 11ventre dell• montagna dalle ultime vette; e un ne.neo, poc'anzi tra– scurabile. forse !nv!sib!le, che rivela. ora un allettante lungo pendio. Ada.gjate or– ma.i tutte qua.nte, del loro esistere a.vverte soltanto qualche raro scampanio. Anche la. pastora è uscita. Presto rien– tra con la bambina e col pa.store, e spran– ga la porta In me= al pascolo addor– mentato. DI notte si sente, di tanto In tanto, 11 dondollo de! loro cam pani; e s 'Impara, pre– sto a decifrarne Il s !gntnce.to . Un battere In due tempi: è una che si v olta In so– gno; uno scampMio monoto no, quasi co– stante: è una. che ha. ma.le ; un suono ca– denzato, più lungo: ecco c he un'altra si spasta di pochi metri e cambi• pasto; ma * di GIANl\ìA 1HAI\1ZINI nastro p!ifo che si schin.cclava • allar– a-a va ne,la. testa color terra; al lati della quale, dlsta:1tt. gl! occhi opachi concen– tra vano uno sguardo spento, lentl~simc. eppure inffnltamente sicuro e diretto. Un occhio che nssa senza sprigionare un ago di luce, come àal fondo d'una sepoltura. A un tr&tto plgl!a Il sospetto, quasi ta speranza, che essa non veda che la sua Ipnotizzante termeu.e. sia un modo del– J'assenM.. Senza dubbio quella quiete co– ;,re la forma più segreta e p1ù acuta del– l'attività; ma ci si vuol persuadere che si tratti d'una attività remotissima forse Intrecciata alla. vita degli astri, e per que– sto sa.era: insomma che in nessuna ma– niera passa implicarci. Cosi, 11 mo di sguardo ~he nostro malgrado scorreva te– so fra quelle pup!lle e lo nostre. si allenta. di colpa. • Non cl ha visti>, grida In noi una forza l!beratrice. Ma a dissuaderci, In quell'l.8ta.nte preciso, ecco che (>.!:Sa apre la bocca, e saetta àue spilli di un'atroce color rosa. n rapporto esisteva e aveva deter– m!n"to In no! un senso di vulnerab11ltà, C!ncertezza, quM! di colpa. Un pauroso, lndeci!rabUe discorso era. stato avviato. Ora. 11suo amRlgamarsI con le cose f\no a .confondervisi, Il suo potere di essere come la sabbia, come i sassi, come l'albero, co– me Il mio vestito, come il braccio, piglia un s!gnlflcato ammonitorio. Con sordida tando le pareti, si tpiegai:zano. Scende dal piedistallo, arranca verso 11cibo. Una ma– no, per niente rispettosa, lo respinie per burla. Ad ali aperte indietreggia dispe– rato. e mostra !I petto gramo, tenerissimo. Contro 11fondo, atterrito, Il becco aperto, l'occhio pazzo, è una ngura araldica; stu– penda. Sempre più spaurito, Inciampa nel– la piccola. vasca, st.arnazza peggio d'una miserabil e galli na, si rialza, e di nuovo si protende ver.so la mano che lo alletta con ,tracci di cuo re sa.ngutnante. Mangia; divora. Si fa più ardito man mano che si rassicura.: 'diventa ingordo e Impaziente; e sono allegri gli schlalf! del custode per punirlo scherz.m:amente. Incurante. dell'otresa, riattacca Il pasto battagliato. Ecco, è f!nlto. Dallo sportello, ritirata la n1ano. si atraccla un viso. S! parlano, si galutano. Poi la breve saracinesca ricade. E, goffissimo, confuso, questo straordina– rio principo in veste di gufo, perfettamen– te cosciente d'aver giuocato la ma dignità su qua,ttro bocconi di carne cruda, rimet– tendocela tutta, lnza<:cherate le punte del– le ali, inzaccherata la coda quadra, sale adagio sul bastoncino, ,1 allontana, si In– cantuccia quanto più pass!b!le, tino o sfio– rare col becco Ja tela al limite della. sua. gabbia, e cova Insieme umiliazione, di– spetto e, certo, una digestione infelice. Il pubblico ammirava la sua compastez– za e al temp0 stesso non voleva sapen1e: tanta. superba parsìmon!a di gesti dlven· tava un'intollerablle lezione di dignità. E vederlo Poi perder contegno, perdere addi– rittura la test.a, e smaniare frenetico e poi sgomentarsi puerllis.•lmo, e cadere e rialzarsi, è stato un divertimento che sa– peva di rivalsa. Ah, che tristezza. antica! Conviene fra sè Il a-ufo reale, !asciando che sull'occhio cali del tutto la splendida. palpebra rosa, spessa. come la. buccia d'un mandarino. Una larva n calore della stanza l'aveva Ulu.,o che fosse prima.vera .. Boltai,to nella testa e n•ll'attaccature. delle al! era nnlto di na– scere: e dunque !Orte d'un'!mpazlenza •r• rabatta.ta , che meravlillava con un corpo almUe, . o paJ!i,o, molle, non ancora <lP· propri&to. Centodieci mucche, dunque, con qualche toro rage.zzlno, che. arriva.no da. lontano, a. Carbonln, prima. di sera. V e ne sono di grige quMI viola, di bionde, di nere, di tappate. E' bello vedere come si raggrup– pano, rendendo J)R<)losamenteanimato tut– to U prato. Con la. loro pre,;enza 11pae– saggio si rinnova in una. maniere. tna.t– tssa: che è In ra,pporto e.I loro profilo, a quella. lentezza., a. quella dolce solitudine. La. montagna QUIa. dd06SO si fa più bru• na. e più arrogante, mentre Il gruppa del Cristallo sple&a un'ossa.tura. a.rtlcolata., tut– ta. r espiro, e ! monti Cadinl, divenuti un pc' fan:Oma.tlc !, sembrll4l0 Isolarsi in una. pure zza. di legg enda, e la Croda Rossa. pre– ci pita CO!! meno decisione; ma le mucche si spasta.no, si ra.ccolgono diversamente, e tu tto l'arco montuoso che e.bbra,ccie. Car– bon!n •i risolve in una serie di geotl Inter– rotti, vuole essere decifra,to in un altro mondo, con una. letture. fatta di pause e dl sospensl0111L REMBRANDT VAN RYN - e Dlaerno del leone e dell'uomo> Era paco più d'una test.a da. cui pen– desse un valo: stravagante cherubino. E la luce l'aveva. chiamato. La vide con tre mesi d' antto!po, prepatentemente, rom– pendo la tela del sofntto In cui dormiva, larva d'insetto. Che luce: Il sole attraver– sa va crune brllla.nti di neve, e il cielo era. un alto ~alp!tlo d'azzurra vittoria. Dai ve– tri della flneotra, se ne versava. tanta nella st=za: il pavimento la •i>ecchlava, U ta– volino prendeva con nulla senso d'imban– digione, e taceva rU!evo Il segno sul bian– co ridente della pa.gina. n pastore esce da.Da capanna e le mun– ge, mentre una bemblnuco!&, gonnellone scuro, da do.'>lla.,e giubbetto rosso, va e viene dal pastore alla capanna, trottando sul verde con l!n secchio lucente per mano. Comin ciano Poi ad adagiarsi sull'erba; piega.no piano le zampe davanti, spesso raccoglie ndole sotto Il ventre; e cosi, a poco a. paco, lentissimamente aecooe!nte, trovano, più che un gtaclgl!o, un grembo nella terra.; e ne emerge li crinale della schiena, e l'a.bbo2'l,o greve della. testa. DI nuovo li paesaggio cambia: è diventato che slgn!flca questa viva.ce , secca Impen– nata di suoni? E' un rifiu to, una breve smaniose. ribellione: oh, che fanno, che famio que!ti tori ra&azzinl? DI nuovo tmmobil!tà e s11enz!o. Ora par di 3entire un attirante nato che va,por! da 01muno di quei grandi corpi addormen– tati, o p iuttosto da tutti quanti !n•!eme, a onde.te costanti. Intenso, profondo, si al– za; div enta una. nube; ra;rglunge 11ghiac– cio dava,nza.Je della nnestra. C,,r01,ndo di diot!nguere Il vitellino &P• pE'l19.n"to che, poche ore fa, c amminav a balzelloni, o Ja, muoca che ha ma.le, o c:;uella. !nsld!ata, lo faccio a,pp ello a un piccolo d!sordi%le; ml rostengo a una di– versità. E sfuggo cosi alla visione d! un inlOllto parad!ao, U paradiso dell'ubbidien– za. A r!.schlararmelo fuggevolmente, non so 1111 sia stata la te.villa. di una antelucana memoria o quella della speranza. Serpenti Sulla sabbia, pun~glata di piccoli sas– si, si ammuccl)lano le tetre volute della • vipera sotnante >: Il cui morso dà la n1orte quasi Istantanea. Cinerea, come U suolo provvisor!o oul aderiva., era un or– rendo sudore coa,guJa.to e dlsJ)OSto In un spietatezza , cerc a e trova, In tutto ciò che vive, una pa.rt< > lnflnltesimate dell& sua lubrici. micidial e et;SenZ&, un granellino r!J)05to; e lo r!svegl!a, e lo attira. Ba.sta. A dir ba.sta aiuta Ja &eiadel fon– do: è dipinta d'ar!dl ciufn di erba. contro un cielo !ncar.descente; e con la sol!ta piantina. grassa compone uno scenario ap– pena bastevole per un teatro di burattini. Ma. è meillo scappare prima di accorgerci ohe la nnztone puerile non ha nulla che fare con la terrificante realtà di oue– sto animale sen;,a dubbio più vecchio del mondo. Un gufo Che senso d! ricompensa, di rtsa.rcl– mento, Imbattersi ora In un volatile che è un bizzarro persona1111to: Gufo africano. Più gros,o d'un ga.llo, si r~Re a un ba– stoncino, di J)Oc" sollevoto sul plano della. sua. prigione. e, VOito verso Il fondo per oi,porsl a! curlool, diventa un blocco d'ug– gJa; ma senza peeo, nonostante un gra v.e sdegno. Lo ammantano le piume d'un gri– gio c!lestrlno, lunare; sulle •spalle• gli si disegna un cappuccio da grande monaco; e la testa tonda è tutto un minuto ripe– tersi di ricci vaparo 0 !. Infastidito dalla g-ran luc~. seccato dalla gente che a guar– darlo si diverte, ha un p1cco :o movimento scontroso a sommo delle a.li , fa spallucce: per cui I l collo si insac ca e le zampe •I soorcla.no: cosl si a.pparta. rientra davve– ro tn sè: ma d! scatto, come avvitandosi su un p'1"tl1o,volta la t~ta: quasi un elro completo; e si lascia osservare In uno de. suoi atte11glament1 più subdoli: di schiena la ftgura, di fronte la maschera. Sull'oc– chio enorme, tondo. cala la palpebra d'un mvero5lm!le rosa-saponetta, col vertice In– cassato nell'orbita, e limitata do un triplo giro di cigli" folte. d'argento; una pal– pebra che. nonostante Il colore assurdo. hn una gravezza. sconsolata. n becco mas– dcc!o è celeste, un pezzo di giada celeste: a! di sapra del quale, su due linee splo– Yimti. i lunghi bafn call!granc!, In !nchio– •tro di china, &11dànno un che di santo antico. Tanti color! e tanto sussiego: un contro~en!:o. La. sua &lterigia è t.utta nel raJ)Porto tra la. palpebra tesa &u metà dell'occhio e quel senso di spalla sollevata e tmmob!1e. Vien !atto d'immaginare che un 1nv!s1b!le monoco!o co1nandl una n~sltà dt siUardo Insieme a un'obbligata economia di movi– menti, e sug11erlsca tutt'un'appropria-ta e segreta ginnastica per coprire quamto il sommo dell'ala e la palpebra ricettano di boria.. Finalment!, a un cenno rispande: muo– ve 11 capo In cad.?nz.a.,addirittura con una consapevolezza di etrettl che diventa tut– t'uno con la civetteria, fa dosat~s!me smorfle, si concede all'runmirazlone. Sta al 1iuoco con un bambino che di qua dal ve– tro gli fa mme garbi, si compromet&e; si è compromesso: e giuro che ride: quel bafn lisci lisci. um!orm!, ii sono rialzati. e la testa appena all'indietro, mostra un oo!lo go11flod'ilarità. Poi, pentito. col solito giro di vite, volta !a testa, si r!::ompane; e sollevandosi, prl– llla. su una zampa Poi su un'altra. par che schiacci sosplrl sopra la corrucciata deci– sione di nma.ntre nel suo riserbo d1 alt2- ro esiliato. Ma che tiro birbone glt fanno, presen• tandoa-11 e.ttraver,o uno sporte!lo laterale una cartata dl carne cruda. E' di glubno lo spiegarsi vittorioso delle ali inasp,tta– tamente immesse. La gabbia non basta a tanto gcatto tr!ontante. E le penne, ur- Respirò, scaldato, 11giallo della tappez– zeria, un turbamento !nsollto l!ev!t ò solle– vando tant'anima.zione segreta: e la ca.me • ra parve una. stazione ferroviaria, quar.do gqullla un campa.nello toccato da una ma– no cosi lontana. che par di fanta,ma. In quel momento s'a,prl una larva e nacque, fuori tempa, un gotro farfa!lone. Sfrecciò Il primo volo contro U vetro del– la nnestra, attraversando la stanza diago– nalmimte; risali verso il sofntto; allucina– t., d"orga,mo, provò di nuovo l'Inganno del cristallo p!cchia.ndov! la testa; mi rasmtò sfiorandosulla tavola due gardenie In una ciotola; tnststè a bussare sempre nel m e– desimo punto alla finestra; In un a.tt! mo crebbe, nutrito d'ostinazione abb aa-ll ata, per cui 11 vetro gU rUiJ>(M5e con un .suono maggiore; e, subito ra.ntunta la pareto oppasta, scattò dal fondo della stanza lun– go un raggio di sole, rispondendo, tulto fanatismo ed ebrletà, all'irres1'tiblle •5'· pello de;la luce. Dovetti da'r&l! retta: IO lasciai scappare; ma un momento dopo, rlentra-ndo nello studio, che senso di col– pevole !mbrosllo, con quel caldo animato di sole, gonfio, a,ppena ma.d!do, in oim! punto commosso e come ventilato di pre– sentimenti: odorava di resina 11legno del plancito; ! nor! nell'a,::qua mandavan sù bocca.te prtm3,verili, e forse si taceva vivo di aliti s chietti ogni profumo. Riaprii la finestra. Tutt'aghl di luce. l'aria. aspra vibrava in una maniera con– suma.nte, a puntle'lio, con ca ttiverla; men– tre, parallela alla strad• azzurra di fred– do, !':>eq ue. del n ume, fra brevi lastre di ghiaccio, rista.va senza respiro, già mca• tenata. Non trovò condono, !n un rigore CO!-Ì acuto e rlnn!to, quel irOl'so insetto im– pacciato. Senza nemmeno la protettone d'un lX>' di colore, con le alt non a.ncora orlate, tra..scinanèo .:ome un velo il proprio .!pa.– zio segnato da un principio di sostanza, tutto albore, davvero non 1\n!to di nasce– re, s'era gettato, fanat!rws. obbedienza. alla chiamata. della luce, in mezzo a quel bril– lante consumlo. Appena Ull attimo, e d!certo Il freddo lo bruciò; lo sbiadl quasi prima che morisse, senza lnsclargh U tempo di conoscere U proprio pe60. Gir"i gli occhi Intorno. Deserto ovun– qi:e; ma all'Imbocco del ponte, dove la lu– ce si schiariva come g:là riposata. taceva senso una macchina fotograftca. senza nes. suno accanr.o. ls5ata !Ul cavanetto, spet· t.rale, crebbe al mio seuardo, divenne al~ t.... sim~ e parve più forte delle ,tatue bianche, 11 vlc!no; plù forte e sicura, no. nosta.nte gl! stecchi graclh del trespolo sotr.o li ct:ncio nero come garetti. Una cetonia Un altro Inverno. in campo11na. n fred– do aveva rJarso Jl g.ardl!lo, che. ap,piattlt.o, s'affossava nel re tt.ango 10 disegnato dal mu. retto, s1echè la ca.sa sembra va corag6iO– sa. emergendo, chiara, in t.anto irrigio SJY.>. glio. Al tavolino, vicino nlla flneotrn, alzavo contlnuammte gli occhi dalla pagina per GIULIO ROMANO - e Tritoni e ninfe> a-uardare U profilo tenue della città: mer– letto straordinario, crestava. l'orlo di una dolce coll!na; e, al tramonto, parta,ndo sù namme e oro, pareva arginare unt. dtver• sa •ta11lone, ardente, o una testa dalla quale veniva fatto d'aspettare qualcosa. E In una. giornata ••nza colori. troppa uciut– ta, rabbiosa, e dal vento arrutrata, giurue un dono primaverile: sciroPPo di rose. La bottiglia seria e antica metteva m soggezione; ma. che meraviglia appena ne fu versato un pc' nel tè! La ,tanza s'empl •ub!to dell'odore slnuo,o di cui son colmi ! bocci cupi, tutti velluto, quando la pri– mavera è tro.:>PO!atta e sazia. Era un re– spiro: tlottava; appena sollevato, ristando un attimo, s1 conteneva. come gl! uccelli che vibrano ad al! spieg ate; onde ggiando, pariva una maniera di ricorda.re vaaa e &PPene. inquieta; alto, faceva cu pala al mondo dell'incenso; e butava. muoversi per sentirlo palpitare alleg11erlto e schia– rito. Sembrava senz'anl!ns: un miracolo. C1 credette una beotlol!na verde, di que11e che si vedono soltanto nella ,t&glone cal– da, e ota.nno di casa proprio nelle rose. Dall'orlo del vassoio, la cetonia. si atroe– c!ò; Poi procedette verso la tazza. pav'.da, stentando. SI sarebbe detto che la •ua co– raz.z.a. le pesasse: e faceva pena: vtderla arrabba~tarsi per raggiungere Il piattino. Ll, come rianJmat.a, scalò quasi S):>edlto.– mente la corolla della. tazza, ne raggiunse l'orlo, lo percorse con una sorta di ~iva– cità (senza dubbio condotta dal PrKent!– mento e il ricordo d'un ingollarsi amor050 su smerli di petali fino al folto inebriante del nore>; e seguitò lenta e ostinata a girare e girare, persuasa che quel bordo tepido si sarebbe schiuso accennando U pendio d'una fogl!a. Ro teava Intorno a un ricordo, lo preci– se.va ; e ml accompagnava; liscio il 11 pri– mo p etalo g!à •tirato dalla luce; appena rugato Il secondo, grinzosi 11'11 altri, Intimi, stretti agli stami. E, sempre più stanca e più nduciosa <comphcato l'inganno stordente d! quella calda fragranz" dal barbaglio' della lam– pada. vicinissima. accesa da pochi minuti), insisteva a. girare, ora vacillando, ubriaca e moribonda, sulle zampine filoso. .. r1S,\.'1ELLO e E•~udio 1uJ. cavallo~ Il cavallo di San Paolo Il cich si squarcia e In un a fulg ida rag– gera. ris;.,lende 1 ·apparlz!c>ne CP.le ,;te.Come s'impe11na., Il cavallo di San Paolo . Eretto dal p2tto 1n sù, come una sirena emerge nel cielo, e sotto !'arcata delle zampe sol– levate st raccolgono proftli di monti lon– tani. e un digradare di col\me, e un'intera città, e ancora campagne romantiche con a.Iberi ohe ,on verdi fsmigl!e, e iente e animali e spiagge; tre. te sue zampe, il mondo Intero, stupendo e ignaro. La criniera soffice e ricciuta. a sommo del c"Po si spartisce in lievi ciocche, la– sciando tuttavia libero 11muso tanto pic– colo e stretto che ardore ed an!la ne tra· baccano. elettrizando l'aria. Ma U corpo lussuoso è soltanto bello, d'una. pienezza compiaciuta, un pc' da cor• tjgta,na, e levigato da parere lncorrutti· bile. An che perchè le briglie sotti!! ili s,·o– lazza.no mt-0rno, troppo legg\adraménte, piglia u n che di falso. Ma la testa I con quello scompigllo che ne torprende l'dn• t~ca reg-alltà, la testa è più vera e intensa di quella di San Paolo; 11qu1!e, sbalzato ,_ terr1, a.lza gli occhi e le braccia in se, gno di devota accOllllenza e di rel!,g!oso st.upore. Immediato e spantaneo. quel a-esCo: •P· pure divenne •ll'i,tante attea-giamento. E che appa risse ricalcato su quello de,11 eletti che pr.ma di lui !uron cosi visitati, non c'è d a stupir sen~: tanti ne aveva ~11· mirati da che gh c1rc0Java.no nel 5angue pensieri ineffabili; e ta.nto sa.peva orma.i delle vl~loni che, vivendo per mer!tarsrle. quasi le ~t>?ttava. Invece per 11 ca.vallo !u tutt'un 'altra co• sa. Qu1ntunq:ie la sua bellez.za lo annun• ziasse privlle,ioto, qua ntunque !I suo por, tamento parlasse d'una nobiltà che lo ren– deva partecipe d'un'armonia fuori del• l'ordinario. come fuori dell"ordln:nlo era la sua forza, 1.ulla lo preparava a una simile aggressione da parto del cielo; si cha il suo grande poetico sllenz10 fu squas. sato come una criniera. Del rielo ne sa.• peva quanto può saperne un cavallo eh?, galoppl,1do, lo t.rOYl dova crede che fl.!l.1· stano tuU,1 i ga1c,pp1, all'orizzonte, o spt"c• chmto: sia. nelle v.e bagnate, che nel fiumi e n·~i ross:; o, termine della rat1ca, a sbar– rarl? cerr.1 s~ntiert ln sc1hta che sfociano nc,ua luce; mJ azzurro. nubi e stelle .sopra di sè li Ignorava; quand'ecco cht questa \. realtà. a-ià tr:eale. div~r,ta insieme cielo e m.rac"olo. c!... lo e appariz.tcne. Tr<'tt,va, quel giorno, con l'agio che gli veniva rial sue fe!ice accordo con la terra: è bello con~ulstare ,pa zlo e aria al r)lmo naturale d'un trotto b, .a.to , re~lro ed am– bio perfetti. Lo zoccol o, s u quel tappeto d'erb2 e di fiori, so l!vava una sonorità. trionfale eh? lo accompa.gna\la, renden• dolo sln11le a un re. E 11 cavaliere cantlc• chiav:i muovenàosi un p~:o sulla vita e dondolanùo il capo. Ma! fu mt-no santo e meno presente a ie s~esso: era a.ppena un sorriso :h~ un cavallo magn!fl:-o faceva trascorr~re Rl cti scpra d'una stra:Ja flQ. nta. Strnppò una manciata di foghe da un ce5pugl!o alto come lm e la buttò per aria, disegnando con la slnlstra un bel ge• Ho inutile; t aveva a.ppe-na riprfso le brl• ghe con tutt"e due le m1ni, quando 11 ca-· vallo i2 lo .senti acldosc.:or.scuotersl, come saettato da mille spade; i:oi lo et>oe su dr sè lnglge.ntlt.o, d1 pietra, 1'1gldt le gamb?,w. C<•ntratta la. nuca. e pe- ante m una ma; rnera de! tutto diversa: quasi che. pun– tando3l e serrandogH le g:nocchia al flan– cht, reJi~tes;e a una gr:tn !orz3. che lo atti– rnva. Inrtm::. e-on un grido, gli t::ivola l!]n– gc, il nanoo e precipita. Soltanto ollora Il cavalle s'tmpennò; e le rimase drit.t-0, in uno siano.o ohe dura nei secoli, !u perrhè in quello scatto sublta.n:o aveva ra~giunto nlentemPi10 che il cielo e ciò che c'era die– tro tl cielo squarciato. Ch• bàtt!to, senti 11sant-0. snornndr,gll il ve ntre col c apo, mentr~. una mano al suolo, ftent.s.va a tirarsi sll: fu qual bst– tito i nusitato a d avvertirlo che anche luL 11 cav.1110, ave,·a c. ved•1to >; e magglor– m~nt? lo ~onnnse quell'Impeto che non era ormai un'impennata, ma un gesto m1- racoloH1:rtent~ fermato; sl che gli rlu~cl d1tflclle ritrovare Il disegno delle parole e Il se nso de'i! a preghiera. B •lbette.vo cc,n le labbra aride e gli oc– ehi molli, e scftriva di sentirsi i! pe-tt-0 scarso rlsp,tto a tant'empito, parole, so– spiri, singhiozzi. e la mente cosi poco ca– plce, a!lorc.1è H cavallo, adai10, sl abbassò per toccarlo leggermonte con le bri glie; t'ln ba L:lndo, battè con dis~reiione, lo 1.oe – colo e grattò appena ta terra: a respira rgli contro non ci provò: l'Rrla era talmen:.e i,Jena di mira coi.o che non St osa va me- 5ccrvi 11proprio fiato; m 11• con la t~sta, chi• \

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