Fiera Letteraria - Anno VII - n. 48 - 30 novembre 1952

DOOOICA 30 NOVEM~1~ LA .Fl f. RA LE fT .ERARI A Pag.3 HA TROVATO NELL'ITALIA, PATRIA D'ELEZIONE, UNA PROFONDA COMUNIONE .DI VITA LEONOR FINI - e Rl~atto di Peyre!IUe • RITORNO ALLO STILE come. attività dello spirito )(,. È sempre difficile stabilire una gerarchia delle opere che appartèugono al nostro tempo - Ma dalla fine della guerra, il disordine è completo * 1nter"ista per la "Fiera,, di Félicien Marceau - Ah, ah, ah! Pen10 a Roger Nimier, a Mi· Jlrn e fulgente clella montagna> E' il ri:,o di Peyrefitte, un ri• che( Pon.,, Auete lrtto il suo o e /e ombre nauseo~ ,lelln 10 in tre tempi, con la tesla ar- Mélrolwte? Meraviglio~ol O nn· notte>. Sapete a co&a rn,so· rovesciata. rom Mi~hel JJru,.p"rt, llernnr<I niiglin? A <111elloclie c'è di - Jncredibile! Sorprendente! f>inl(mul, ]ean·f.01tij Curti.,. Non m<'no b11011n in D'Annunzio. Tra,·e-na 1a pinzz.a, ride J>er 1mrli111ftO,li }ulien Grurq. Ecro Strflordimirio! À 1,ropO$Ìto, in chè una Lambinn, correndo, l'ha il tipo ,li libro /al.Mm1e11leben ltnlin un nmmiral.,ile poeta, uruto; ride perf'hè c'è il sole. scritto. P,n.cate rhe ci $0no roie Smulro Pe.nrw. D'flltromle, ho -Àmmire11plt!! Meravitclio,co! come tJUe&te: e La punta blun, letto molto in itnfiano. Ha occhi neri come il ur· Peyrefi1te 11imette a pi-.rlnre bone. che brillano die1ro ,;li or-,------------,! in i1:1liono e Jo parla corrella- chiali. Tempo fu alcuni omici *l mente. giornalisti l'hanno condotto ller, Peyi:e.llU. e a Taormina - Ci J-Ono &erittori notevoli in fino da Lionello Eg:idi. Uno non aveva niente di sé che ltnlin. S1raortli11nri/ Se11:o por- :t:/!'o[: ::~~n~e!IG:i Et~~l~n~ope:j facesse dire a qualcuno : l11re tli qup/li d1e &ono 1ii, t.o· collo: _ Direte 8 Parigi che e Guarda, que.llo là è uno no.~ci,,ti oumque: Carlo Levi, tono innorenle, scrittore•· Alvaro, Pofo::etJchi, Moravia c _ Sicuro _ ha rispOlto Pey- QuMt.-o accadeva più fa- '""' moglie. Ma ce ne tJono ùe~li r:fi~f;iJci~~ ~::~n~:r :r 1 ;~: 1 !!~ ~\m:r~,: :: :~:::~ ~:;:/a ;~~~1':'rte;:~:olinf rac:7:~: due muL Per Jtt,•orare. un fisico curioso. Era pie- no. Coccio/i ... RoK~r t'eyrefine, come 1( 11a, colino, con mani e plcdl Un areoplAno possa, 1udR è l'autore di pare<'rhi romnnzi piccoli come quelli di una andare peui di tarla che bril· di cui il più relebre è [eJ Ami· bambola di celluloide; la )ano. Peyrefitte è euaiiato. tiU parti.culièretJ. Ha pubhlien· facl'ia to nd a con un plat- - S1raordi11nrio! - dice. to rtrentemente /,-, Amba~w•- to di lenllulnl l'ltato so- FELICIEN MARCEAU (trad. Fioren:.-0 Verona) Peyref itte: Viaggio nItalia Paestum La Grecia è presente :n Italia nel templi di Paestum. La l!itrada vi pa515adavanti, si vedono anche dal treno. e tuttavia paton sepaltl In una ,;olltudlne maggiore di quella di O,lla e di Pompei. Cl prov,no che la bel– lezza mantiene sempre le distanze. e Sono ~lla, o mortali! come un sogno di pietra:.. A Paestum s'è compiuto uno dei più bel «sogni di pietra» dell'umanità.. Le rose che ancora fioriscono vicino al templi. profumano il nome di questa città, come in antico. Sembra che cl r:ioordino i consigli che, molto prima di Ronsard. Pro– perzio dava alla sua amica: «Approfitta dei tuoi begli anni, Ho visto la rooa di Pae• stum appassire in una mattina». La maggior parte dei viaggiatori fanno soltanto una te.rmat:1 per visitar Je rovine. Non sanno ciò che perdono, non restando di più. Bisogna trascorrere alcune notti nel grazioso alberguccio, ch'è 11 vicino, nasco– sto sotto l'edera. Se si è fatto In modo di venire per la luna piena, si è veramente o– spiti degli del. li lontano rumore del mare, 11 grido improvviso d·un pavone in un ca• sclnale. rendono più profondo 11 silenzio. Il profumo delle rose e dei mirti annuncia Ve– nere. Le lucciole brillano come occhi di geni! nottu·rn1. I colonnati possenti ed ele– ganti 81 di.segnano. aolce.mente illuminati, sulla massa neri\ jeUe montagne. Le cornacchie salutano gracchiando ~l le– var del sole. Sono a nuvole, e abitano nei triglifi e nel frontoni del templo di Nettu– no. Se v'incamminate sulJa strada asfalta• ta che attraversa le rovir.e, o sulla. via 58.b– bioSR che conduce aJ mare. cl &On molte probabilità che non incontriate tie~uno. La solttudlne del giorno è pari al silenzio del– ta notte. La Sicilia Nessuna isola innalza. sull'orizzonte de1• la n06tra civiltà. fronte più radiosa. La sua tronte è un frontone. come il corona• mento d'un templo. E' le. !orma cbe ha ri– ce,·uto dalla. natura e che le linee dell'Etno. ripetono. E' rivolta verso tre continenti. e ne riunisce le caratteristiche. Tre volte. nel corso del secoli. fu Il centro più brlllRnte del mondo mediterraneo. Una tale regione era obbligata ad acco– gliere le !avole. Nell'antichità le disputò al luoghi più SRcri della Grecia: pretende'\'&. tra l'altro, che la cultura del grano tosse stata rivelata agli uomini sul suo temto• rio, e non a Eleu/'il. L'isola di Cerere era anche risola di Venere. col famoso templo di Erl;:e. Ed era anche l'Isola di Vulcano Il quale vi avevR le sue fucine. e Plutone vi rapl Proserpina. In memoria di questo rat– to Giove l'aveva app~ltamente regalata a costei. Anch'egli porta\·a volentieri l'epiteto di Etneo, e Virgilio credeva di lusingar le muse. chiamandole S1c1llane. In seguito 11 cristlan .. tmo cl diede le commoventi figure dJ Santa Lucio o Siracusa. di Sant'Agatn a Catania. e di Santa Rosalia a Palermo <"he compongono Jn certo modo 11 triangolo crl• stiano della Sicilia. Quanti nomi, qunnle scene sl dovrebbero citnre. dalla storia proprlnmtnte detta. Pindaro, per paterll cantar meglio, è ospite del tiranni. degli efebi. degli atleti e del suonatori di liuto -iclllanl: Eschilo. Il qua, le avevn scelto Gela come patria ndottivn, vi fu ucciso da una tartaruga, che un'aqul– Ja lasciò cadere sul suo cranio cah·o; Teo– crito di Siracusa lm 1 enta 1n poesia bucoli• ca; Platone si reoo tre volte In questa clt• tà per istruire Jerone e Olone: contro di lei AJcJblade. manda una spedizJone; Marcello piange di tristezn. vedendo. dall'Rlto della cittadella. le mura lllustrl crollate da poco: • Archimede vi è massacrato. mentre dlsegnR sulla sabbia figure gP.Ometriche. e duecento nnn.1 dopo Cicerone scopre In sua tomba sotto le sterpaglie. Poi gli Arabi compiono l'a.ntlco sogno cartaginese. e conquistano J'isola; dopo, Je crociate. col Normanni e gli Svevi. da1le dinastie ugualmente fastose. e cogli Angioi• nl. I tragici Vesorl Slclllanl, che. ,ola, Ja cittadina di Sperllnga rinutò di e celebrare •· Dopa. Aragonesi e Spagnoli: dopa, I Bor– boni I quali. fuggendo da Napoli sotto la Rivoluzione e l'Impero. sì rifugiarono • Pa– lermo. Dopo. la marcia trionfale di Gl\rl- baldi e lo sbarco degli Alleati. nel 1943. Malgrado tante guerre la Slcilla ha con• servato ammirabili monumenti. di quasi tutte le sue civiltà. Anz.ttutto, lungo le co– ste. alcune gemme della sua corona iJ'eca: li teatro di Tlndarl. vicino a Messina. dal quale gli spett.a.tori poterono vedere la bat– taglia navale di Mll•zw: il templo di Ime• ra.; quello di Segeste; le mura di Erice; a sud Selinunte. Agrigento. Mozia e Gela: a est' Il tempio (oggi Il duomo). Il teatro e la fortezza di Siracusa; ti teatro di Catania. seminnscosto dalle case. e finalmente quel– lo di Taormina, greco almeno di origine. I Romani hanno lasciato. a Catania e a Siracusa. degli anfiteatri; a Solunto le ro• vine di ·.ma città; un po' dappertutto mo• saici, i più notevoli fra I quali sono stat.t scoperti di recente a Casale. I primi cristiani. Ispirandosi alle latòmie. scavarono delle catacombe, a Siracusa. Di· sgraziatamente dell'epoca bizantina e ara– ba le vestigia sono lru.lgnlficantl, come, più tardi. del Rinascimento. Dobbiamo R1 Nor• manni la splendida cappella Palatina e il duomo di Palermo. le cattedrali dt Mon– reale e di CeCalù, scint111anti dl mosaici. e la straordinaria chiesa di Pittro e Paolo nella «fiumara» d'Agro. Gli Svevi CMtrul• rono il ca.stello Maniace a Siracusa. il ca• stello di Lombardia a Enna nel centro del– l'Isola e Il castello Ursmo a CRtanla. Im– ponenti masse .:ii 1:ttile !rance6e. Durante i regni degli Aragonesi, degli Spagnoli e del Borboni. furono costruiti palazzi. chiese e conventl Il XV secolo ha visto fiorire Antonello da Meoslna, Il più squisito del pittori; li XVII, Novelli che fu stimato l'emulo di Van Dyk: li XVIII. SerpottR. gloria dello stucco e di Palermo: Il XIX Bellini, gloria dells musica e di Catania. Segnaliamo. In questo breve elenco. 11 troppo celebre Ca• gliostro. palermitano di nascita e scolaro del Fa.tebenefratelli a Caltagirone. Il paesaggio siciliano è un misto di esu– btranza italiana e di sobrietà greca. Note dominanti vi sono ranlncio, l'ulivo, U pi• Questa papolazione di dolci costwnl, di patriarcali virtù, con le sue carrette dipin• te. si divide tra un lavoro accanito - con– trariamente RIII\ leggenda - e ingenue le• ste. Non si dedica soltanto alle tradizlonall attività dell'agricoltura. dell'allevamento. delle so.Ime e della pesca, o alle delicate arU, d'intelllll"•nza e di gusto, che Il tu– rismo tavorlsce, dal merletti aUe cerami. che; si piega alla massacrante estrazione del– lo zolfo e alle .>iù moderne industri~. Ma per conoscere la buona grazia del popolo siciliano bisogna aver visto le sue feste re– ligiose. col ruo.:hl ,,rtlficlall. e I suol pelle– grinaggi col mlracolL Dove terminare, meglio che a Taormina. questo periplo della S!cllla? Altro luogo non convlen meglio al desiderio di Orazio: la sl vorrebbe vivere, dimenticato e dimentican– do, e oblltus ... obllvtscendus >. Su questo pro– montorio. trR ctue golfi, al piedi di queste montagne. è raduna!o 11 fior fiore di c10 che questa terra dlvma offre di più perfet• to: Taormina è In Sicilia ciò che la Sicilia è nel mondo. Le (.;hiesedi Napoli Cercavo un pretesto per prolungare il soggiorno In quella città deliziosa che è NapolL Le sue strad~ 1 suoi giardini, i si.:ol castelli non avevano più segreti per me. Che ml restava da visitare? Le chiese! Le avevo trascurate. credendo che fo~sero Po– co interessantl Ma dal momento che favo• rivano le mie lnten.--;ioni. me le immaginai d'un enorme lnleresse. Non sapevo quante fossero: ma. da pellegrmo ardito ml ripro– misi in anticipo di veàerle tutte. Consultai l'Indice della guida: l'elenco occupava tre pagine. su parecchie colonne. Peci il conto: c'erano centocinquantadue chiese. Restai perple!=SO, e mnggionncnte sorpreso; nelle mie pas..lieggiate ne avt-\'O a malapena notate venti. Dove mai erano le altre. che avevo sotto gli occhi in un11 in• terminRbilc litania? Il progetto che avevo Le rose che ancora. fioriscono vicino al templi profumano U nome di questa cltlà, no, li cipresso, l'agave e li fico d'India o del– la Barberia. Ha I profumi del clstlo, del mirto e del lentisco. dell'Iris. della ginestra. della violetta e del bucranio; l'asfodelo, il compagno. e. a febbraio, 1 mandorli Horiti In cospargono di rosa e di bianco. A questa vegetazione mediterranea sl sono aggiunte innumerevoil piante tropicali, as.sni bene acclimatate. dn un secolo. nei giardini del• l'isola. A questo propcsito notiamo come lo nrnncio, 11 mandarino e il cedro. oggi molto dllfusl, siano stati ln1partatl dall'Oriente appena nel Medio Evo; quella che era per i Romani l'isola del grano. è per noi l'isola del llmonl, dei manda.r1ni e degli ara.nel. Un tem,po la !loti.a. di Pompeo minaccia– va di privare Roma del pane; ora la prive• rebbe soltanto degli agrumi. Questo parti• colare di cronologia orticola viene dimen– ticato dal !abbrica.ntl di n1m sull'antichi– tà, nei quali non c'è e orgia romana> se.nz.a. ceste d'aranci. La PoPolnzione della Slcllla oltre la st ... sa varietà. del suo paesaggio, della 6ua ar– te e della sua storia. La costa che guarda verso 1a Grecia e che fu la prima ad ac– cog1iere i navillanti greci presenta sempre Il tipo greco. come la regione di Agrigento. I biondi no n sono rari. specie nella zona montagno.sa, ove forse sl ritirarono Nor– m anni e Angioini Talora, nello stesso vii• Jaggio si tro,•ano riuniti i diversi tipi di razze. concepito mi pareva superiore alle mie for– ze. e Insensato. SI vlslt•no le chiese di Ro– ma, non quelle di Napoli. Tanto mee:llo: le twrei visltnu~. Ml misi In cammino. Subito Incontrai delle difficoltà che nemmeno sospettavo. La guida aveva un bello scrivere: «Nella tal via, la tal chlesn, fondata nel tale nnno. Nella tale cappt!lln a destro. quadro del ta– le maestro». Arrivavo dnvnnU alla rhiei::a e trovavo la porta chiusa: apriva solamente Rd una certa ora - a volte soltanto in uri certo giorno -. e quell'ora era spesso sco• modo., se mattutina rendeva necessario mol~ to zelo, più· tardi non permetteva di vedere, nella penombra, 11 quadro raccomandnto. Lungi dallo scoragglanni. queste difficoltà ml pungolarono: il compito che ml ero ns• segnato ml parve meno monotono e. grazie a D!o. ho patuto suoerare tutti gli ostacoli e venJrne a capo, Ml et son volute cinque settimane. ma non le rimpiango. Più che a– vere scoperto del te..corl artistici ho impa• rato a conoscere megJlo. sotto altri aspet,ti, li cuore. lo spirito. l'umanità di NRpall. Se si pensa che questa. durante la g1.1cr• ra. è stata una delle città più bombardate d'Italia. è ammlNvole che abbia avuto sol• tanto una dozzine di chiese, distrutte. E pal Je distruzioni maqgiori ~no ~,ate causate dallo scoppio d'una nave carica di esplosl– ,,1: sotto l'e!Tetto ,,1 quella lormldablle e– splosione fa maggior parte delle volte e del- le cupale si son crepate, quando addirittura non sono crollaté. · A Santa Crua.ra, principale vittima del– le bombe. la d1ligra!.la non e stata compie· ta: e andata perduta la d ecorazione baroc• e.a, ma l'mcend.10 ha fat.to torna,e al.a luce le primitive linee u:odche, con grande glc1a degli rucheolct:1. lnoJtrt, a na111.,v, 1, ...... uo– stro delle Clarisse, occupato dai cappuc– cini. è rimasto Intatto. con le maioliche del suol pilastri. delle sue 10ntane, del mun e del banchL Il chiostro del cappuccini, occupato dalle clarisse, e sta\o pure r!sparmJ&lO, ma an• cn'es-,o hcl avuto calao. \Jnd aen~ue t:.orè..,d. m'ha tatto tare il giro del colonnato roma• no, dep1c.,rando che le bomoe av~e1u d.lst.rut. to il dormitorio. Mi fece vedt"re una casa vicina. che pu, e e. a Jn. a la. ed esclamo, poco cristianamente: «Peccato che la bom• ba abb1a colpito 11 nostro grazioso con\'ento, e non quella brut1a casa!». Cominciai da Santa Chiara a muovere 1 primi posst attra\·e1·so chiese e con\'enti. Debbo cii.e che ,.uesto non ll l0nta1 ~iu:• L'elenco della ~utc.a era. al temp o ste. .~. incompleto e sba~hato: le stesse chie.re fi. gurav ano sotto div~rsi nomi: ma d'alt.ror.de alt.re erano state saltate. Il numero di qu e• ste s uperava di molto 1 1 nume ro di quelle; ne ho visita.e. intatti, qua.si at:ecento. Io, che crede\O d'averne vis t e poche, le \edevo nascere dappertutto. Tutte le sere facevo :1 piano deJle visite ctelrindomani; ma c'erano stmpre aegli imprevisti, aLJ ·tmplcclo deg,l orari s·aggllllllle1 ano quelil che lo stesso ml crea\0, per eccessivo scrupolo. Costata• ,•o ilnprov\·tsamente. rileggendo la guida, cbe m'ero diment.lcato dt vedere una cripta, una pietra tombale, un'acquasantiera, rar. madie d'una sacrestia; e non eMtavo a. riandarci. Finalmente. per compUcare nn– cora. c·erano gli errori commessi dalla gPn• te alla quale ml rt,olgeYo. A San Pietro Martire. per esempio. non riuscivo a trova– re il ritratto cli San Domenioo. che è uno dei più begli esempi di pittura del XIII re– eolo a Napoli. Ne chiesi a un frate. e Ahi sl - disse questi - dev·euere il quadro che ci è stato pre&o da un'ammlnlstrazione >. e- Quale?>. e Probabilmente la noHTa vici– na. l'ammlnistraz.lone del monopoli>. Poi• chè a Napoli tutto P pos.siblle andai all'am• mlnlstrazlone del tabacchi e chiesi del rl• tratto di S. Domenico, Grande fu Jo stu• pere del dire:torc. il quale &\eva solamen .. te il ritratto cli Nicot. Una più seria inchle• sta mi permise di sapere che Il quadro ri– cercato s1 trovava al Museo Nazionale, ove lo avevo già ammirato senza sapere che provenh a da quella chiera, 11 g·o el o del museo - Il famoso ritratto di San Luigi di Tolosa che rinuucla alla corona d1 Na• poli - ha una simile provenienza: fu sco• vato da un rappresentante delle Belle Ar– !-t ln un angolo oscuro della c11ie.:.a 01 ::,,a.n Lorenzo, fra me1.2,0a impre-cl1:t8tlrottami. Per variare il mio programma raggrup• pai le mie chiese "1a per affinità. sia per contrasti. sia pt!r qunrtiert: la mattina ero nella zonn. bassa. di San Gen~•ro del Po– veri: iJ pomeÌ'iggto in.111'alto del Vomere; andava al santuario di Santa Maddalena al santuario delle Vergini; univo, malgrado la d.i.stnr.-zn,Snnt'Agosttno degli Sca1zi a i:;, Agostino delln Zecca. Son Carlo all'Areng, e San Corto alle Mortelle. San OIRromo deJ Capri e Santa Maria degli Uccelli. Non indletreg~lal davnntl a nulla: per vedere delle cappelle sono entrato m due ospedali e In due monti di pietà: ho parla– to attraverso grnte. alle porte del chiostri; ho scnmpanellnto dnl parroci: ho tele!o– nato al sacrestani (le cappelle delle con• !raternite. sempre chiuse durant e la set ti– mana, espongono Il nome e l' lnd1rl7.zo, e spesso Il numero di telefono, di chi le ha !n cml.Odia.). La sovrintendenza alle Belle Arti mi ha fatto visitare chiese che sono ancora lnaccesslblll perché perlcolantL Del prin– cipi ml hanno fatto visitare le loro cappel– le «gentilizie». Dei muratori m·hanno fatto visitare una chiesa che stavano ricostruen• do. e dalla quale c;ono uscito bianco di ges• so. Che ho !atto. che non avrei !atto, per le chiese di Napall? ROGER PEl'REFITTE (traduzione df Mario Picchi) Ringr<Uiamo l'editore Fla1nrnarion per averci permesso la presente traduztone. de,. Questo romanzo hn provo- pra. di essa; poco più di cato un certo rumore, e, re• venti o venticinque anni; cenlemenle, questa estate. il fil occhietti mln uscoll e ,-indai:alo del per@onale de,:li oe:chialet.U auurrl qua.si più Affari Esleri ha emanalo, in ml11u1coll d~l"li occhi: per propo!ito. un comunicato dnl cui era dlfficlle, per chi lo tono piullosto vivo, al qonlc fissava, guardarci dentro. Perrefiue ha ri1posto nello 11te1- Portava a tracolla pinne 10 tono. di romma e la. maschera DOPO LO SCANDALO NELLE A~BASCJlATE IL SOLE ITALIANO - Sorpre.ndenlel E non par- aubacquea. liamo de1li argomemi nàdotti e Roger Peyrefltte, Invece, de~li nttaC"chi II propo&ilo àelln era un bagnante metodico mia pretf'Ml attività politica. Co· e quasi per famlclla, che .ffl c'entra un ~i.nàacoto? Se J 0 • 9Celldeva ocnl mattina a mani de..'Crivei~i un nlcooli:.:ato, Man.arò. Aveva una se.m– o u.n parto. 0 un droghiere, pUce ma.glia g-lalla. calzon– dow-ei !JtJpporurre il &indaN1to clnl bianchi dl t~la e un dei vinai. qu<'llo delle l('tmtrici. palo di sanda.Jl africani. o quelli dei di-5onesti droghieri? Quando si sedeva nella C't di cM ridere. Ma ·è: umi oonie.ra, uscivano dal c&l– tfflaen:a che ,i t1Denna .•vnpre zo nl ginocchia brune e no– più. T~mpo fa un critico, oven· dose, aff l1ate da « globe· do .K"ritto che un certa nitore trotte.r •: porta.va 11 co stu• non vnleva nulla. ha avuto le me da. ba.gno In ma.n o, le– rimo&trnn:.e · dt>l sindacato deJlli rato con una c in tura, co– artisti. Come b~n &cri!!Je il ~ior- me fanno i ral"aul di scuo– nn/e Opéra. tutto q11e3to rien· la con 11pacco del loro li– tra nel quadro di IIIUI compa,ma bri e quaderni. per limitare la libertà di etJpre1• Dopo, percorreva In dt- 1ionc. scesa trecento scallnl ripl- - E 1a le11era1ura franrese dl con tutti rii altri ba– rontempora-nea? Non tronlf' gna.ntt. Sulla sabbia si met– cM. da qualrhe anno, i ,,,.)ori teva al sole per molte ore. tono @ingolannenle me,coJati? Era diventato nero come un - E comt! Naturalmente, r tino. più nero del pescato– &empre difficile stabilire uno ge· rl. Forse era più a.nzlano, rarchia in opere tanto vicine " ma dimostra,•a nemmeno noi. Mn. doli.a fin,. dell.a gutrra, il di.sordine è l'Ompleto. Pen· snte alla reputa:.iont! che 1i r, fnbbricnta per Com,u. Se ne è /arto ".n ,rande 1crit1ore, $Ì pari la dPlla Pe~le come di un p-nn· de libro. Ma r una filo.cofia dn prirl"cipicnte! La Pecte r un fi. bro noio&o. E' d,altronde unn rn~ione del !JIIO sucu.~so. li pre tJti~io della noia. E~ille anc/1P questo, il pre&tigio della noia. Pen!nte che Cam,u viene po.,10 al di&opra di Sartre. Stroord1 nnrio! Oh, non è che io abbia /Jr>r Sartre unn nmmira.:.iane in· rondi:ionoto. e Ln tranrhe d, 1·ie >. tJapele... Ma almeno /111 cprc:ato ~rade nuoce. Il ,unio ;. che tutti i ftlt>Ì segunci ,criuona to11tn male. Notate che c'è unn rPa:ione contro UIet1cogrn/ia, d11 11t1ttlrhe anno. /o uMo unn o/– f,.n,ii;a di $ti/e, un ritorno al modo di &crivn-e curato, in cui ln tJpirito prendo la !Jt.tarivin, citn. - Qualrhe nome ... - Que&t.i !Ono nomi ancorn poco cono.,,ciuti all'rstero, scril– tori ancora giova1ti. Comunque qua.rant'a.nnl. Quando portava con sé un libro, lo portava. come fanno I ba.manti, c he ne leggono si e no una pa.gi– na. a.l giorno. e non riesco– no mal a finirlo. Doveva conoscere bene le lingue, ma parlava sempre france– se te questo, da parte dei francesi, non è una novi– tà). E dire che I suoi In– terlocutori erano un rrosso a.merlcano ed un altro straniero, che parlavano un francese cane. Ma lui, tmperterrlto, parla va con 11 suo franoese migliore: pa– reva che stesse sempre in un salotto della ml,rliore società di Parlg -1. E ra inve– ce accampato t.ra ,:li om– brelloni dello st abilimento di Taormina. Beveva aran– ciate, percorre,•• di nuovo treoe.nto sca.llni in salita, e la. corTlera. Ma non suda– n. più. Forse perché era nero com e un tl uo. Questo gli faceva be.ne. e!si hanno già il loro pubblico.'-'------------ Lo scrittore, il Vesuvio e l'Etna iblioteca G;no Bianco

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