Fiera Letteraria - Anno II - n. 36 - 4 settembre 1947

Partenza S A~ 1 ~/t !~7t~t!:iille ~~~angi, che li treno in perfetto orario si $lacca daHa stazio'¼ lentamen.lc , in ragione aèlla sua pe– santezza, come se 5i fosse mCS50 su una china fatale. Senza clamori, nè fikhi, in silenzio, tutto pcnc.llato della ~a dwi1141.io· ne, scavalca gli incroc. del binario, il treno va. tr~inando suili scambi i vagoni di coda, in uno dei quali mi trovo. 4duto che sono sul sedile, la mia luna di ulJimo arrivato s: smona e Sarre:rui co· mc il tic'tac della S\'Cglia che ho in foncio alla valigia. Finalmente il circolo \·izioso della 005t1a meccanica personale è rotto. Mi ~mhra di ukire adagio adag:o dalle macerie, e d'essere ~u] punlo di rearuare ,)nc0ra una illusione. Posso finalmente ap pendem, insieme al soprab.to , la mia vec chia esistenza alra11accapann1 del coupt!. Mi dò a gu.irdare i mie: comM,gni, spaventato all'idea di scoprire fra costoro qualche mo– t;,-o di curiosità. Ma per fortuna son tutre faccie desiderose di sembr.ire indifferenti quelle che m: circondano. (Chi IC1lge .ivrà capito che non siamo in tet7.a da5.$C). Pig.io dunque anch'io l'ar:a di uno che crepa di im· portan1.a e di noia; è l'unica lpoc.1Ìsia in gra• lia della quale c: si può rindriadere, per de dicani all'arcana allegre1.1.a di ~na par.ten1.11, Un avvenire immacolato e.i viene mc.on – iro e quel suo candore e.ambia ,il letto e le fenzuola dei nostri pensieri: si e,ita un poco pr'ma di apprafittarne, poi si cerC.'I. di ad· dcnnen1arcisi dentro. Si cominci.a quasi sempre col riposarsi in anticipo di un viati:gio che &arà lungo, Quando ti se, pagato il biglietto e con il biglietto una direz'.one, hai fatto tutto. Ora lascia fare. Cedi il tuo twno alla locomotiw1, la tua forza al macchiniMa. Una volta en trato nel labirinto ast,onomico delle rotaie p:t0i deporre ogni responsab:lità; se ti sem bra a. occhi chiusi di andare obliquamente. o in senso contiario. non badare.'; sta .t1an. quillo. il treno ha i suoi binari che l'att1- raoo comue una calami.la; abbandònati, taci, aacolta e segui questo rotollo che ti riempie la testa: odi tu il fracasso dei ponti di fer ro, l'eco p,ofondo della campagna? Il direttissimo corre, ti rapi5c.e; il pano· ra,na soooro volteggia; le c.0llinette e le boscaglie f,1n la ruota; gli alber: scappa· no dal fin~rino; tuUo si pr~ipita indie· tro. G:.iarda. si accumiilano le nuvole al– l'oriuonte, la pianura impallidisce, e le tendine gonfie di vento e di garrìJi tremano e sunuhano trallen1.1te dai ganci, si di\·inco· la.no invue da un terrore co1pulento, si di· battono come qualcunO che vuol suicidarsi " vien ten:.ito forte; ma tu, Ra fermo, pe, cari.là , non ti atlaccare al iegnale d'allarme, il treno fila a sett4nta chilometri, -.ai, non ti opporre, non ti muovere, dimcnt:ea di euerci, piglia tonno piuttoRo. e che Dio ti protegga. La tua inerzia de\"e essere totale. E' l'unico modo di diminnre un contJasto di ritmi. Bisogna rest,:ue as10\u.tamente neutrnl1, e r.b'tuaui a viaggiare come una valigia. lo, per e,cmpio. vedi. faccio un pAcco della mia. identità, e lo stringo con le c.inghie. l..ti mia valigia là sul mio capo. e io nel mio c.an · tuccio, lmb~lliamo docilmente alle scia.se del· la \dtura e non siamo piu che due colli che vanno in Francia. Per trent4sei ore non ci penso più. E' l'amministrazione reno,·iaria che c1 pen'8. E Se il viaggio do,·es$C durare delle 1ettimane. ilnche i lopi pouono nascermi in ~asca. lan· 10 è irreoornb'le ormai la mia apatia. COlì ragionando ha me e mc ero riuscito ad addormentarmi, tuttavia ad ogni rallen· tare del treno il mio sonno s'apr:v.i come un involto mal chiu!O. Cominci<l\"O ad ac– corgermi che, tr.a me e la mia valigia c'era una d:Hcrenza che mi metteva decisamente 11ll11 test;J della spt.,dizione - sentivo non IO quale biso&no di muovermi e di uscir di 10,– .,.,. .. Una format;i, doveva csse1c1. pross'm.,. li m..i.r 0 s'era avvicinato, alla nostra sin1stra, e: ci 5C$Uivn.~i 50tto parnllelamente. Avevamo lascialo Roma con un ,tempo fresco 1, m.a· gnlfico, q'..li invece la bella giornata s orfo· scava sempre pili e un c.alore impctioso ci pesava addosso. Intanto SQvakando nuo\) inc,oci di bi· mtri e ti;ar,dosi dietro sugli scambi i vagoui di coda, il direttissimo erttrò come un \Ifa gano sotto la tettoia di Civilavecchia. Fu quella inunobifoir, improwisamente .P•e. ne di vociferazioni confose ed echeggianti che mi svegliò del tutto. Andai giù a prendere un gioma'e. La piccola stazione era ingombra di folla. Essendo la fine di settembre gli u\.iimi ba· gnan.ti del luogo, stufi di mare e di ,·illC\l· giatura, bighellonavano sfaccendati s:.1113 ban china, in pantalOJli di flanella bianca e in maniche di camicia. Costoro a,-evan pre– so !'·abitudine di accorrere ogni volta dalla spi.aggia per assistere «I passagg:o del treno iittemazionale. Nella vettura ristorante i viaggiator: man· giavano. e si \-edevano, a traverso i grandi c,istaUi, delle signore in toiletk sedere a ta· vol,1 diritte e $0tridenti. La fermata dwò appena qualche min1.1to. QuAndo uscimmo di là. l'ar'a soHocanle .embrava e.arie.a di b~lis.tite, e un sole spor e.o e b:ec.o brillava ancora fr• i vapori e friga:eva come UBa mo,c.a c.aduta nella rago.i,• tela. t, IEHn u:rrERARIA "Mes hòtels" di BRUNO BARILLI Dal c~upé \;cino giungevano di quando in quando sino a noi le \'OC.idelicate di alcune vil)ggialr(ci spagnole, che si provavano di parlare timidamente. come fanno i fringuelli in gabb·a prima del lempora'e. In quel momento, quasi a farlo appo1a. :m 11ros10temporale s'i\ndnva preparando ra· pidamcntc ,<erso set:entrione. Un direttissimo nel fango JL mt:~: ~;1d=~o rte;at~"u~:v~'. suo slitncio La pagina del giornl!,le dentro 1\ quale 1111 ero cacc1ll,lo a leggere ostinntamente divenlò gr:gia e 11icna d'ombra. A poco a po:o, uri fa luce sempre p:ù fioca il pae~aggio si tra– sformava da non riconoscerlo. Nell'.atia he– mò appena un'ala di \-ento e il suo u'tuno rolho passò leggero s11di noi. e in men che non s1 dica la calda giornata si rall1appì. trascolorando come Se avesse subito un bru· tale salasso. Il sole s'era spento, 'l'utta l~ regione circostnnte p~c1p'.tò in un violento chiaio5c.wo . A Mrici dila.tate fiutammo \'uragano die dopo tre mesi di siccità stava per K,atemvsi e mtanto laceva bril:are, là in fondo nel tenebrore, le 1ue mine. c·ove Pluvio s'apri· va i varch·i a colpi di fulmine e demoliva :vi.a na. tutto J 'orizzonte avviqnandosi da ogni p,1rte silenLios.amente. Rade gocce d. pioggia commcrnrono a V(). lar dentro. li finesl!iuo venne chiu10. Al– lo,a delle lacrime lCmple pi1ì fitte riaaronu il crist41lo. Tappa,tt nel nostro compartimento con,., in un11.Jortihc.azime, stavamo sui punto di ini-– ziare la tra\"CTsata di una grande burrasca. Di attimo in attimo il mondo si ltasfor ma\'<l fo una grande battaglia di stagioni. La lunga e r:.arsa estate croliava a pezzi intorno a noi. come uno scenario fradicio sotto il diluvio, ~ntre la corsa del aire,t– tissimo copriva la voce fur;bon<i4 dei tuoni. Era mezzodì, faceva quasi buio, e sciam, d'uccellini balluli dalle rarfiche SCl\"Olavano giù con ·volo incerto, non sapendo dove r,o· 1a•1i. fine~ si cacc.iavano impauriti fra i ra mi di qualche alberello, scomparendo in hla entro il fogliame, come un ventaglio ch11 s1 chiude. 11 mare gonfio sembrava a ,tratti più a\lu della terra e si impennava con il movimento di un pallone che fa l'alt4lena e va confon· dendo il suo enorme contorno al cielo. A sinistra della linea, le allure ~ Cornt!' ~o Tarquinia, vdate ~ poi sommel$e, spari– vano e ricompar:vano salt1.1arie, fra un l11m· peggiare d'inferno, I campi arali parev11 aveuero mille occhi. Nei 10'chi l'acqua 1plendeva. Le folgori fiocca,·a110, gli schianti non si contavano più, la pioggia urlava, e senza tregua, con un accanimento ca~ce di dissep. pellire e travolgere un cim:tero, le tromb~ d'acqu~ si abbaUe\-ano l'una sull'altra ,ulla .......... T u.tto que1to rove5c.io di lavancleiia. que– sto panorama :n dissol11Zione, ,pieno di i.Ili· vid'ti fantasmi che si torce\'11110nella l11e1va e s·\•rnivano fra i densi vapori di un gran bllClJtO meteorologico, s'.accordan d'incanto .ai fiaschi e al roto'io dd nostro furibondo treno. G'e111 in cor'O una ~da. tr11 il macchini· sta e l'uragano. La doppia velocitll, di un direttissimo 111 fuga e di una Jempcsta, incrociandosi !~ce· vano nell'attrito U/UI mus:ea vertiginosa ch.t> crivC:la\-a i nostri sensi di gioia 10praffatti e ine!niati. nel gran h?ccano;. anche noi s; aveva vogl:.a di st1illare a perdifiato. In quell'elettrico tramort1mtnto d1 ecl1rn. il dilu\;are coj\tinu11va, Le nubi stuppate e cenc.'osc scendevano sino a lambire le a1epi. Anche il forno della :0comotiva si trascinava basso. Il suolo 110neia più che uno spc:ccl110rot tu: nero picchiettio di pozzanghere ribollenti e di rivoli che, !Cg1.1endoil pian,eggi?re del terreno, si versavano gli uni negli altri. Già dai fossi traboccanti uscivano qua e là cer.ti ruscelletti verdolini che si metteva• no a scod:n1.ola 1e allungandosi torluosamcn1e sulla sabbia lucida dcli:,, spiaggia e poi, al– z.ando 1-, testa come il 1erpcnte di m•1c. u gettavano fra le ondr. del Tirreno. Quando la pioggia decrebbe e il sereno riappa1ve nlle finestre del cido, fu il lenero 10le d'aut:.inno il primo a salu,tarc lo spelta• colo biblico di devastazione che s'offriva alb vista. T utlo la diste1a laziale cedeva sotto il peso delle acque. La misura era colm.'I. e a un dato momento de. \'Cri laghi si mos• M:IO in ogni direxione. I piccoli pOnti qmp.1gnoli si misero a vo– mitare come sorgenti tennali; e allora d'un balzo ,torrenti car'chi di c,,riniere ~meggla11. ti e fulvi wme torme, di leo;i ,1j precipita· rono .u di noi, schiaHeggiando i tÌY)chi del va.gono e spruzzando tin 1ui vetri del fin~ .trino [.arghi fiocc::hi di bav•a, mentre $Olio il treno la correnle facev• un rumore di e.a· ac.at~ . La situazione diventa\a critica. In picd. nel corridoio, ,1Hacciati ai finestrini, i viae; g1atori s1 abbandOl\11\"1,lno a qudl'allC1lria dìe precede la paura. Là ogni venti metn dei r..orsi d'ae<1ua c1 tagliavano ~ strade; gli allagamenti s: mischiQ\'ano al ma1c; 01ma1 11, trattava di lr11,-cn,ue dei fiumi non K-Qn.ati sulle carie. Il bravo macch1nts1a aveva 111cornmc1a1 ... h ralleu,tare. destreggiandosi. A un certo punto non n:d,amo intorno -a noi più altro che acqoo. Ci siamo III me;c– Z<,. gwzziamo. Lì sotto gli oc.chi l"acqul\ corre, si rovescia, rovina, rJnbalza e gira in tcindo. Il treno c'è dentro con tutte lt' ruoJe e non ai muove più che a bordate, misurando attent~mente la resistent.a delle ro t11ie. Il fatto era così stra01dinario e di una realtà così 11sswda che r:m.:inevi a guardare ltllto quel giallo ondeggiare di fluiti &enLa avere il tempo di crederci. Per fonuna il binario sommeuo resisteva 11ncora. e un.a indicazione della linea ferro– viaria cc la davano, in quello sbarramento di .icque che si stendeva pe, chi'omelri, i pali del lelegrafo spezzati dai fulmini e 1 tnsci dei fili che pende\\l.llO flotci. Ci pa reva d'esser entrati nel mare irritato. denso, lt:rroso, p:t:no di co,renti che cì pigliavano di traverso, d'infilata. Il primo predellino dei vagoni era già coperto e l'.acqua raggiunge· va orma, il secondo. Se aprivi fo sportello le onde erano li sul punto di entrà're.. Con uno sforz:o contin1.10 la locomotiva, che pc, fortuna non s'era spenta, procedeva esi.tan do fra una furia di correnti sulle- quali ro· teavano zucche. strame e ro.ttami d1 legno. Assa"liti, battuti di faccia e Mli fianchi dai flutti, si andava a\ant-i a ,pinte, 60lle– vando in.torno a noi cavalloni e creste di .cluu1n4, come un branco di ippopotami che 1'inv1,erge nel brago. Un'Ora di tragitto, anzi di naviga.z'.one c.i,– cospetta ci portb finalmente all'asciutto, ,ul- 1' altra ri\-a, dove incrociammo un treno mer• ci che s'era arreatato tut.to ansimante sul– l'orlo di quel guado, in piena e 10li1aria campagna. Qunndo ero Dncora un f~nciullo immag1 n.i.,·u che per un catalism.1. venissero a tro– vars. di co'po a un metro di diManza l"wia da.N'ahra coi loro \'Olli 11.rdenti ed enormi di vita ver,tiginoa,a, Ch1~ risveglio, vi pare~ Quale conAa,;ira– z.ione I Il mondo in1t:10 sq:.iassa10 su'. suo, cardini. e nel subbuglio, tr3 il fuoco e le scintille. il più nero segreto dciii abiui lacerato. Orbene l'ingresso prec.ipilo$0 del treno nd cuore, di Str.icittà mi procurb. in quest.,ord1· ne astronom1co. una grande emozione: come un es.agerato rawìc.in.amen.to dr.I c:elo al te– lescopio. Abita\'O in un quartiere piovo,o: perchè bi5ogna di,e che Stracittà è cmi grande che 'C p:ove da una parte, d..ill'altra il sole brilla. Aven:, preso una camera a'l'ultimo pi.ano 1n un albergo modeSlo, dietio il qut1le si ste11dono le griee profondità di questa capr tale ,conosciu.ta : delle case. delle case, co– me le .sc.;iglie sul dorso d'un dragone. Sul basso oùzonte, qua·\ ritmo lento, l'ala d'un g11.bb :ano ·sul ma,e, Stracittà s'allontana tum1.1ltuos.1,in ogni direLione, a ondale 1n temùnabili. Tulle le strnde sono dei serpen.ti in c.1,m· mino: vanno, vanno, e Mriscinndo Kompaio- 110 nei lxMchi della periferia, poi ricom:ncia. no ancora, quasi ruor della vista a trM-erso i ~bborghi, laggiù dove lq. terra non è piu che un orto .:ne.erto che .i spegne. Stracittà, i>4e5e dello sbalordimento, chia– ma a sè da ogni continen.te le rane più di– ven,e. ci\;Jizzate o no. Tutta la geografica umanità. si mUO\-e a questa volta. New York, C~.antinopoli, Pechino, l'A– frica. la Russia: poi Berlino. il CWlpRCJne. le lnd:e. i! Paraguay e la Repubblica di San Marino conAuiscono qui. in ogni stagio– ne, a piedi, a c.av.allo, in pallone, sul dor10 d'un cammello, in d:.rigibile, in vet;tura, in portantina. in barella, per asni via di terra, sulle conenli d'arl<I, Per ogni via d! m11,u,, in barca., Mli IOfflaro. in biciclelta: principi, contadin:, ca\-adenti arrivano. arrivano ten:ta i11terruztOnein wagon·lit, s:.ii tr,1mpoli e qu11I· r.he volta anche a furia di calci nel sede,e. finalmente alla stazione di Groueto, men- • • • ~~lnak''f:rr:~;:::~ssis7° m:i::e:d%~e fi:~ 0 ·~! Moltitudi!lC ~g~ata questa ~h,e va e vie: di pulizia al Jreno disgrazi.ato I ne, s·ammucch,a, ,pause.e, rtloma come 1 Il macch;nista, nero dì u~to, s~ato, •r biglietti di banc.., .sui •tav~li della roufet~e ~ ruflato e fiero, gira intorno alla sua gloriosa Montecarlo: g~u~1 d_og~1 ~olor~; Pf'~ZI, d1 'ocomoth-a. fasciata fino ai f~nali di erbacce 11;-arca~onj .~11 ai sol.1 d Oriente: mu11 g1.al· e di molll, esam:nandola ~ ogni veno. Lou li, cer11nonios1 e fur':i ~he ~anno ,due mele una siringa a pompa, "ca,-« tutta l'acqua fan· cotogne j poSlo 1 deJ!:I. :ugo_mi: ~ci~ .gr;i:: 8°,M che @Veva ,iempito. le boccole de! lu: :rifer~r P•~~rtt:~:~:t~ 1 :in 1 Con;\ 1 b~c: buficante _alle ruole, poi: purgatele d ogm morti dell'India misteriosa, con i loro costu· 10 j:ur~~ :'it:en.,. e~=~tro : ::/;:vo~lla pri- mi. e l,c lor~ .P:4ssion.i, g!i istin1i. Cd i pen.:ie• m., .razione a:utta ~ti i Saggiatori 1111• ri 1ncomp.,11b1l1.tutti fan ,est.a 1n qu~a da- rebbero corsi fuo,i per porbre in trionfo ;::~i~a;~~~~t:ril~si::~ch~!i 1 ~ 1 i~r;;~~~d:: :lc.abr;;~o ~:=in:::~ ~m~ti nt 5 ~ 11 d:~~ ebree che olei.uno di tutte le puzze. non si fanno ringrnziamenti, ognun bada t1 i ~- ~~ nd ~: 1::; 11 Ka~;;ra~rch~al~f cr°~: ~el ;~e af~i::e r:a:~htii':e~dilmv:,';: dentro, lo fa per ,barazzmi di bomboclan• ltirci t1 guardare un momento chi con tanto lestine. coraggio e pruden1.a ci hJ? portati ~n; e sa'· vi al !icnrv. Stracittcì S I arriva finalmente a S,raci1tà, che dista una notte e due giorni d,;illa nostra bor· gala. Cade la sera. All'ultimo, il dirett'S,Simo entra per chilo– meJri e chilom.elri nel fitto dell'abitato: la ignota metropoli pu'lula intorno a r.oi. Erom pono nel cielo buio, come vlllcani, le. p1au., ad una ad una; e br:.iciano gli edifici. Sospese sul ll051ro g:ardino p.... terno c 1 Yin due stelle adorabili che dal tempo dei lcm· pi si guardano malinconicameme. I secoli, le epoche ~nche le più remote, sono rappre.entate qui con vi,-enti esemplari dei nostri sleS,Sjantenati. Sappi che S1tacittà ti riserva fra l'a'!tro la sorpres.1.della 1:1-'\ ste1· minata vecchiaia . Férma,11 un puco al centro - , centri su,. no mille ed uno è pari all',1hro - veh, che !antern.,, magica. Tutto il mondo ci passa; cj pauerà l'unin~,so. Se hai perduto le t1acce di qoolcuno che ti è e.aro non ti disperare; prima di sera. un po' più in qua o un po' più in là. lo incontrerai. Troverai qui molli doppioni d1 te st~,u. Vetrai ,iconokiuto nùlle volte da persone eh,. non .ti conoscono allatto. MAURJCE UTRILLO: Le Moulin de la Gaiette 3 Intorno a te c'è un fiume di rauomiglìan• 1.e: un .,ero vocabolario dei sinonimi umani. A\-raj un bel da fare per non entrare nel giuoco intimo di tutta questa gente fra la quale ti trovi cosi sgradevo'mente come ~n famiglia: dico sgrodevolmente perché a Stra· ci.ttà anche i defunti ,i strofinaoo a te. Per citare un esemp'o. Al m:o p,.1ese 1.1ve \'O un .amico solo: Albcr!o. Alberto ha pre- 50 il ,affreddore. Suri m.1dre corre dn un farm.:icista molto distrano. Il farmacista di. tlratto le dà un potente velen0. Alberto muo– re. Si f.a un gran fon,era1e, e lo sc.Ìagur.ito spez;a•e lo me!lono dentro. To,niamo .i Stracillà. M'ero appena seduto a un tavolino csler no del caHè, allorché. nel più ?,Cmplice rr.o– do, viene su ha la folla un tipo. 1.1ntipo singolnre che non /IVC\-O p'ù vi.io dal dì del funerale. Non era altri che lui, na,turamea– te. A'berto in carne ed OHI\, Camminava composto, d:etro il proprio nt1 so, con l'aria di uno che raggiunge l'ardua meta. Quando mi fo vicino m'agitai e, spor– gendomi perché sentisse meglio, feci con \-OCC strozzati\: 11 AlbC"lto dove vai],,. Alberto vcha l'o::chio e mi sfiora appena con Uno t.g'.lJrdo severo. Pa,Jon, ,;di benis· simo dentro h1 sun pupilla che mi aveva ri– conoKiuto. il boia: il che non gli impedi&ce di proseguire impertc.n:to pc, 'la sua 1trada. " Bravo, bene, bcniS&imo, \"Il pure canaglia, e che Dio t'accompagni: ma un'altra voh• t1i tuoi funerali non mi ci pigli più"· E,o arrabbiatissimo, txii cominciai -.ad ab'. tuarmi a q1.1e,ta delUl:one, e a dare nel ci· nismo addi,it.tur.i. Uhm I .e lì a due sJ)l'nne da me foase s.i!,ltatofuori il pOvero mio non• no, buon 'anima, non mi ,,uei spostato per lui neanche d'un centime1ro. Nondirr.eno aspettavo incuriosito, facendo conto di \'C• der da un momento all'altro p,1anre fo spe– ziale d'.stralto, e di congratularmi e.on 1:11. Ma lo speziale q:.ie\ giorno non ~ vide. A\10ra m'alzai. Avevo fatto appena die• ti pas.si quando un indi,;duo si leva a. preo c.ipizio rovescando la &edi,1.e m'investe con unn ~epitosa cordialità: n Da queste parti. signor de Wallace> Quale fortuna. di incon· tre.ria I 11. Feci un ah: u Mi d,sp:ace, signo,e; le1 .i sbagll,I; io non 50no de Wa.llace 11. Rimase li a guardarmi; rinculò come in· terdetto, incredulo. ofre,o; poi mi voltò le spaile gi:.irando di ,endicarsi. 11, Ecc?"e un altro •1 penui 1• ée Hpi111 al mamcomio 11. Quando la ,-:ta si spegne e la none bat JOn plein, :e strade di StN1città Jiventano la scena. deì più onendi animali. NesM1na mera.viglìa te al suonar delle tre le ient: corrono bane e veloci nell' omb~a, lungo i qudb dd f:ume, e i ptù mos,:ruosi ero.tacei marini, riwili1i a tra\i~rlO ~e tu• bature detl'a.cqaa. Ìn\·adono i marciapiedi, intorno alle bocchette municiPtli, Prima eh"' venga, l'alba, meni~ fr.a pie– tra e pietra l'erba comincia a spuntare. l'ul· tima tepre. spavente.ta dai rari di q1»lche taxi. drizza le orecchie e balte le zampe di diet"ro 1u 11a p:azZa deserta del Pantheon. Il primo e autentico boeto lo vidi ,a Stra– città. Erano le due di nolle. Sembrava inchiodato rulla 1eranna, fra i t/1\"0li ali 'aperto del bar du DOme . Alcune giovani americane ,a'leoolizzate - sempre ubbriache dalla ICl'II alla mattina - schiamazznano, piroe,:tando bru1eamente d:. nanzi a lui. Un pittore lo intervistava cautamente, dan,. dogli di Mnto in tanto un Mnduicli, 50110 rocchio benevolo di un gendarme 10nnolento e pac'fico. Parlava con un filo di voee, getlando de• gli sauardi bianchi intorno a sè. Poi st,ir 1.ava le ciglia tutto pre10 dal 1a mastic.axione del son,foich: una sciarpa fino al mento - il ve,tito e soprabito, una balla. Le gam– be di legno nell'aria com.e due fucili pun lati. T errco - tutto .anni e r4ngo - un cef– fo senza memoria. Egli soffriva, gemeva - l'ama foue, Sapeva di bastimento e di do· gana. Aveva le braccia corte e tenta movimen– to. Rompeva le briciole con le dita tremanti e quando mii~icava il suo s.ilarne tra le gen– give non si vetle,:ano più i 1uoi occhi, im oasi.ali nel gonfiore del loro 1oacco. Era un veterano della guerrn nel Sud– Africa. Si C"la bntt:.ito quarantadue anni f<l per i diamanti, per l'oro, per la libertà del suo Transvanl. A sentir lui. la partita sarebbe st..1,lagu.i· ~ <lagnata. I boeri \ incevano duranJe i sei g;orni lavorativi della &ettimana - perdeva– no la domenic.4. pe,chè invece di sparaie ti– ,a,·.an fuori la Bibbui e si m.ettevano a can· tare i Salmi del Signore. Fu appunto una domenica che una palla di cannone gli portò via ,ambedue le gambe. L'avevano raccolto e rimtsso su d:.ie gam. be di legno. 0.11 que! dì eominc.iò ., girare il mondo. Lo rividi la notte dopo. E.a so 1 o. Sede,a su una panca del bouleuard de1erto; curvo, tolto il baslO fogliame di un platano, Se. poho in sè slCMO- chiuso come un anello. Dormiva] ~ no. egii mi qui,·a con gli occhi. la teata d'nna. Nu'h usciv:i più da lui che er•

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