La Difesa delle Lavoratrici - anno IV - n. 15-16 - 5 settemb

IL PRIMO FIGLIOOLO Agucchiando in silenzio, nella casetta de– gli zii, Pierina pensava sempre. Tut ti le parlavano poco, perchè aveva commesso uno di quegli sbagli che si perd-0nano diffi– cilmente alle fanciulle. Una vecchia pro zia soltanto diceva qual– che volt a, guardando la ragazza, curva sul la\toro col profi lo così puro e il viso molto buono e pallido : - Poveretta Quando non si ha la mam– ma I La parola (< mamma )> dava a Pierina una commozio ne profonda che cercava di non tradir e elevando di più il viso, mentre il cuore le batteva fino a dolerle . La mamma era passa ta come un sogno nella sua vita , un sogno lontano, fuggevole , luminoso. Se ci fosse stata la mamma, se la sua vita non fosse stat a così aspra e. solitaria ed incom· pres a forse non sarebbe successo nulla , o quan \o mai, ora qual cuno le quieter ebbe il dolore e la trepid azione con una par ola di per dono e di bontà. Invece la mamma non c'era. C'era invece un 'altr a creatu rin a lon– tana, inconsc ia, chissà in quali mani ca– duta, chissà se viva ancora. Perchè la sua mamma si staccasse da lei c'era pur voluto qual che cosa di più forte del destino e del- · la Yita: l'irr eparabi le; la morte. Ma la sua piccola creatura glieJ'ay eyano levata dalle br accia sempli cemente perchè l'uomo che amaYa , il padr e, era troppo gio– vane per sposarla, e nessuno doveva sape– re che ella aveva disonorato la casa onesta d egli zii, che l'avevano accolta, piccolina ed orfana, pietosament e. L'uomo che ama– va, un ragazzone for te e sano un po' ver– gogn oso della sua paternità , le aveva fatto dire da un 'ami ca che stess e tranquilla , che, fatto il soldato e trova to un posto per gua– dagnare a tutti la Yita, l'aYr ebbe sposata e sarebb ero andati a pr endere il bam bino . Pass arono per Pieri na monotonamente gli anni. Ella aspettava, pi ena di fiducia, soffren– do per ché gli zii, ora che il male era fatto, la cir condavano d'una tutel a astiosa e diffi– den te, credendo che avesse il sangue caldo e mala to, e che ogni uomo doyesse rappre– sentare un pericolo per lei. ~la l'uo mo ch'ella aveva amato sempre tornò e la sposò. Erano anni difficili, lui aYeva un impiego mod estissimo che basta– Ya appena ai loro bisogni limitati. Quand o t-0rnaya alla ser a Pier ina l'a ccoglieva con gioia affettu osa, ma se era sola gli occhi le si oscura vano per un pens iero doloroso e costante . Quando rimase in cinta scompar– ve dal suo viso ogni espressi-0ne di gioia, le rit-0rnò qu el viso affilato, severo , dolente dei lungh i giorni di aspettat iva. E una sera fi– nalme nte, pa rlò al mari to di qu el suo do– lore, accumu lato per tan to tempo, che pare: va le irrigid isse il cuore e le rendesse ogm gioia estranea. - Bisogna andar a prendere il bimbo, tu me l'ha i pr omesso. Come posso amar e un altro, se ho quella creaturina lont ana, ab– bandonata? Il mari t-0 cercò di quietarla: - Vedi bene che guadagno app ena da vivere, come possiamo ora mant enere un rag azzetto più alt-0, e pensa re a qu ello che deve nascer e ? Abbi un po' di pazienza , Cl pen so anch 'io, ma bisogna essere ragion e– voli. P ierina non disse più nu lla, ma la soffe– renza le affilò ogni giorn o più il viso. E le par eva che la crea tu rina che le ricordav a la sua vita col batti to profondo e leggero di un uccelli no imp rigionato nel suo seno, fosse un'es tra nea, un'intrus a . APPE:)IDICE COME SI MUORE DI EMILIO ZOLA Sospi ri e lac rime rompono il silen ~io.. La còntessa , Ru ggero e Bianca _si_sono mg-inoc– chiati. P ia ngono , copr endosi il _ volto con le m ani. Poi i (lue figli, portano via la madre, ch e, sulla soglia, volendo far m?st r a ~el ~uo dolore, si scuote tutta in un ultuno si_nghrnz– zo. Da questo mome nto il morto appartiene al– la pompa dell'esequie. . . I medici sono andati via, arrotondando le .spalle e con una fisonomia vagamente deso lata. Si è fatto chiamare un prete alla par: rocchia per vegliare il corpo. l__ d~e domestic i r estano col pr ete impalati e sern; _ela fine at– tesa del loro serv izio. Uno d'essi 5:COrge_ un cucchia io dimenticato sopra un mobile; s1 al– za in fretta e ~ lo na"COnde in tasca, per non turbare il bell'ordine della camera. Di sotto. dal ~,ran salone! s~ ode un rumor di m artel1i : sono i tappez z1en che accomodar no quella stanza in ca'Ppella ardente. Tutta la giornata è occupata per 1mbal_samar~ 11 cor– po del defunto; le porte ~on ch_rnse; I imbalsa– m ato re è solo t'?oi suoi a1utant1. Q~ando tr'.3--S– portano il conte e Io espongono, 11 suo viso ha una freschezza di gioventù. L.A DIFESA DELLE LA VOR.ATRICI Allora il mari to decise di far le ricerche, ed andar a prend ere il bambino. Lo trovò in una bella fattoria piena di sole e di luce, circondato da una distesa va– sta di campi. Il fattore e la moglie non ave– vano fi-gli e l'ado ra vano. .Era un ra gazzone bianco e biondo, con due occhi chiari e dolci. Non sapeva di aver avuto un'alt ra mamma. Il padre lo portò via, forte del suo dir itto, mentre nella fat– toria piangevano tutti, come per una scia– gu ra impr ovvisa. Quando Pi erina vide il bambino rima se confusa davanti a quel figliuolo suo, che non conosceva, a cui non aveva mai pensa – to, immaginando lo semp re piccolo e debo– le, come quando l'aveva lasciato. Il bambino la guardò con diffidenza, con gli occhi scuri, come una povera besti-0la spaurita. . - Sono io la mamma ! - gli diceva Pie– rina - quasi ing inocchiata davanti a lui. Quan te parole dolci non trovòl Le salivano dall'animo come le aveva deliziosament e ri petut e p~r anni, disp erata perchè il pio-. colo viso osti le non si rischiarava , pareva anzi div entare triste e duro come quello di un adul to - Ti porterò a passeggi o, ti amerò tan– to, giocherò con tel - diceva Pier ina sup– plicante . - Voglio la mamma! rispond eva il bam– bino. La mia mamma- Tu sei brutt a. Sei 11 lupo cl>escava lca i mon ti e por ta via i bam - p~ 170 ~ fil _ 1, 'argen{ fai! la guerre. Soccorsiprimi ~aprestarsi peravvelenamenti. E necessa rio conoscere quale sia la sostanva che ba prodotto l'avve,lenamento per scegli er e l'antidoto adatto, non potendo, si pr ocuri dì qjstruggere imme diatamente l'azion e del vele– no dando molt'acqua e sost an ze as~orbe nt i (gomma, albume) in modo che queste inconpo – rino la sostan za tossica. Giova ancora provo– car e il vomito e sommiiilistrare forti purganti. Frequent e è l'avvelenamento con acido sol- foric o. - Sintomi : mucosa della lingua e delle lab– bra ricorperl a da un a patina bianca-giallastra, conat i di vomito e sudori fre ddi. Prima cosa da farsi: somministrare bevan– de abbondanti; stemperM'e nell'acqua 20 g. circa di magnesia calcinata, non avendone in casa sciogliervi del sap one ordinario . Prod ur– re H vom ito, applicare compresse fr edde sullo stomaco e qual che goccia di lau dano per at– tut ire i dolorL In cas i gravissimi rupplicar e gran di pezze ghi accia te in torno al collo e in– trodurre pezzE}tti di ghiac cio in bocca. L'avvele namen to per fo sforo si manife sta dopo qualche or a che s'è ingoiato con forti Al mattino delle esequ ie, --É(n_ dalle nove, il palazzo si riempie di un mo rm orio di voci. Il figlio, e il geMro del defunto. in un salone a pian terreno, ricevono i vis(tatori; in chinan– dosi e conservando un a politezza muta d i per– sono afflitte. Tutte le grande zze son là: nobil– tà, armata, magis tr at u ra ; vi sono per fino se– nato ri e membri dell'Istituto. Alle diec i infine la fune bre comitiva si av– via ver so la chiesa. Il carro è una vett ur a di prima clas~, tutta impennacchiata, con par a.– menti a frange d'arge nto. I cordoni del cata– falco sono tenu ti da un ma resciallo di Fran – cia un duca, vecchio runico de l morto, un an– ticò min istro ed un accademico. Rugge r o di Verteuil ed n signo r di Bussac aprono il me– sto corteo , seguit i da un'infi nità di gente in guanti e rravatta ne r a. che cam mina tran– quillamente ron un calpes tio sordo di arme n– to -JJandato. Tutto il quartiere è alle finestre, una siepe di gente si accalca lungo il marciapiede, sco– prendosi e guar dando passa re con uno scrol– lar di capo il carro trionfale . La circo lazione è interr otta dalla fila intermina.6He delle car– rozze segue nti il corteo, quasi tutte vuote; gli omnibus, le carrozze s-i ammucc hiano nelle c.trad-e adiacenti; si odono le bestemmie dei cocchieri e Jo schiocca r dPJJe fruste. R, du– rante questo tempo, la contessa di Verteuil, restata in f'asa, <)'è chiusa nel suo atpparta– mento facendo dire che le lagrime l'avevano stremàtf1. Distesa sopra una ~edia a sdraio gioca con la fibbia della cintola e guarda il soffitto, alleviata e pensosa. AIJa chiesa la cerimonia dura quasi due ore. bini cattiv i. Ma io non sono cattiv o, non piango mai. Non piangeva nep pure allora, mentr e tut– ta l'an goscia infantile si rifletteva nei chia– ri occhi dolorosi. Sorri se il bam bino, a notte , quando il sonno lo vinse. Certo la cc mamma )), l'altra, nel sogno dolce, gli diceva che sareb bero tornati insieme , nella casa loro, tutt a sole e luce. E per quel sorriso che parve ad un tratto arre stare la vita, nel cuore di Pieri– na, che guardava il bambino commossa e palli da. Cer to, ella non avrebbe mai avuto in te– ramen te il cuore di quel suo bimbo , nep– pure con l'intera dedizione del suo amore, e forse mai avreb be potuto dar si, in tera– meote neppu re all'altro che sarebbe nato. M. P. B. Per cause redazionali il 2 ° numero di agosto non ha potnto uscire. Pre– ghiamo le Compagne a voler indulgere su - tale irregolarità, · assicurando che il giorna le uscirà in seguito regolarmente . Abbonatevialla "Difesa delle Lavoratrici,, e procurate abbo namenti. l,a guer re faif / argent, bruciori al vent re e na usee, gas fetidii.iper odore d'aglio e vomito di ma terie, che all 'oscu– rità si mostr ano luminose . Come rimedio si somminisbra solfato di ra– me (10 g. in mezzo litro d'aicqua , a bicchie ri ogni 15 m inuti ). Pr O'Vocare il vomito stuzzi– ·Cando l'ugola o dando acq ua calda salata. Per l'avv ,elenaim,ento con sublim ato cor rosi– vo, il m iglio re antidoto è la chiara d'uovo. ' Faicile è l'avvelenamento peir base di sali diii rame e cli ferr o che si producono nei recipienti non ben stagnat i. I sinto mi si hanno anche dopo parecchie ore : m"a.Iessere generale, nausea , vomit o, acu– ti doloni., su dori freddi , diarre a .$anguigna. Imm ediatame nte si 1pr od.uca il vomito. indi si somministri un infuso <li >Senna al 10 %- Soven– te si hanno avve lenam enti pe r fun ghli ricchi di materie toSSliche. 1 Ne sono sinto mi l'arsura, dolore alla gola, profuse evacuazioni , grande sta nchezz a do– lore al capo. Si produca il vom ito e si di a un forte pur– gante. ALLE MAMME! Dir impetto alla nostra ab1ta,,ione c'è un ospedale di riserva , con un grande bel -giar- dino dove i ferit i leggeri trascorrono pa– recchie ore del giorno . Dalla finestra se– guiamo passo passo i loro miglioram enti, li conosciamo da l gene re di bendaggio , ci · interessiamo a loro e li amiamo ! Cosa strana! ogni giorno si legge sui gior– nali che vi sono migliaia di morti , mi-ghaia di feriti, ma ci si è fatta talmente fabitu– dine che se la cifra non è enorm e non emo– ziona più, ment re che all'arrivo di qu elle automobili con lettighe di mala ti perchè qua lche urlo di un feri to grave che si tra– sporta giunge sino a noi e perchè qualche goccia di sangu e è rimasta sul marciap ie– de, ne rimaniamo tutti angosciati ! Noi però fummo un poco sollevati quan– do, dopo p-0che ore dall'arrivo ne vede mmo dalle finestre che dan sul giardin o una ven– tina e più escire nei via li. Gli uni era no un po' zopp icanti, gli a!Lri con braccia o testa fasciata, ma tu tti con un'aria al}bastanza gaia . Uno si mise persino a raddrizzare delle piantic elle nell'orto. Era probabilmente un mite contadino che aveva lasciato a mal in– cuore il suo camp o che amava per imp u– gnare fucile e baionetta ed andar al fron te comba ttere; ritrovandosi in quella bella or– taglia gli sarà parso di destarsi da un so– gno, la sua natura, si riagg ra ppa va tosto alla sua vita buona, al maneggio di quegl i att rezzi, che non danno la morte, ma colt i– vano la vita . Ieri la mia bimba volle anda re a·portare dei fiori al letto di quelli che non potevano escire in gia rdino. L'osp edal e ha mol te sa– le; qualcuna è riservata pei gr avissimi ove nessun estraneo può ent rar e. Nelle altre vi sono dei feriti più o meno gravi, assist iti tu tti con gran de cura da infermie re della Croce Rossa, da suore, da soldati. Si passò vfoino ad uno sofferente assai ; con un fil di voce disse alla bimba che de– poneva qualche fiore sul tavo lin o: « Ferma– ti qui un poco vicino a me! » Non disse al– tro, ma la gua rd ò lungam ent e. Fors e a casa sua aveva anche lui una bimb etta della stes– sa età, od una sorellina che prediligeva, e gli sarà sembra to di rivederla . Non osam– mo par largli ma chissà quali pensieri avranno attrave rsata la sua mente ! In un'altra sala uno, con un lam ento straziante, invo cava la mamma! Tacqu e un istant e quando il profumo della verbena acca rezzò il suo viso. Forse gli saran parsi un 'ironìa al suo dolor e quei fiori profu mati che dicono come la natura centup lichi i suoi doni ed i suoi sorrisi , anche quando l'uomo non si cre a e non ha che dolore ! Allontanand osi il suo lamento r ipres e in– sistente, ed è quella doloran te invocazione alla mamma che mi segue, e che si riper– cuote ognora al mio or-ecchio che mi spin– ge a veni r qui a portare il suo appello alle madr i tut te, a quelle che lo sono di fat to ed a quelle la di cui sensibilità le porta ad esserlo per istinto. Ed a tut te dico un iamo– ci e accorriamo all'app ello dei figli, ma non solo per apportar sollievo o fi01i ai soffe– renti, ma colla volontà tena ce di far abbre– viar e la lotta I Le delib erazio ni dei molteplici congr essi (vedi Avanti! 19 luglio in « Voci di Pace », resocont i vari congr essi maschili e femmi– nili ), ove scienziati , pensatori e rappr esen– tanti del popolo, han no portato i loro stud i e le loro idee ci han dimos trato come la giustizia possa essere ris tabilita, le questio– ni di territorio, di libertà, d indi pen denza nazionale possano essere definite ed ins tau– Ecco la ricet ta: Olio cli ricino grammi 35, rate in mod o civile anz ichè colle distruzio- olio di crotonti.glio una goccia. ni ed i massacri degni di epoche più bar- I. B. bar e. Tu tto il clero è in moto; sin dal matt ino non si vedevano che preti affaccendati corr ere in cotta. dare ord ini , asciugars i la fronte, soffiar– si il na so rum orosament e. In mezzo alla nava– ta ta ppezzata di nero, Uff cat afalco fiammeg– gia. Infine , il corteo si è ordin ato, le donne, e sini str a, gli uomini a de&tra ; e gli orga ni si lamenta no, i cant ori gemono sordamente , i fanc iulli del coro hann o acuti singhioz zii men– tre nei cande labri , bru ciano al te fiamme az– zurr e, che agg iungono il loro pallore fun e– bre a lla pompa. della ced monia . - F aure non deve cant are? - chie se un de– putato nl suo vicino . - Credo di si, - ri sponde il vicino. un an– tico prefet to, uom o SU!Perbo, che ~orride di lontano alle signore. E, qua nd o la voce del can tore s,'inn alza nel– la nava ta fre ment e: - CaspHa I che scu ola , che estens ion e di fiato! - rip rend e il vecchio prefetto a mew.z a voce, dondo lan do la tes ta di am mirazi one. L'ass istenza è sedotta, conquis a. Le sign ore con vago oorri so in su lle lab br a, si ric ord a– vano le serate dell'Opéra. Quel Faure è un ve– ro magol Un amico del defunto scappò fino :i dire: - Ton h a mai cantato si bene!... B peccato rhe jJ pove ro Verteu il non lo possa udire, lu i che si divertiva tanto. I cantor i, in ipivia le nero. giran o intorno al catafalco. I preti, circa una venti na, compli – cano la cer imonia , saluta no, dicon fr asi lati– ne, agitano l'aspersorio. Infine, anche gli ass i– c;:.tenti sfilano innanzi alla bara, gli aspersor ii circolano. Poco a poco tu tti escono, dopo aver stretta la mano al le persone di famigli a. Di fuorj il giorno chiaro acoecava la folla. Er a una bella giornata di giugno . Nell 'ar ia calda volava un pu lviscolo leggero. Innanzi alla chiesa , sulla piazzetta. avvenne un gran tram estio. Il corteo era lungo a riorgan izzar– si. Quelli che ne avevano abba stanza, spar i– vano. A due cento metri al fondo di una stra – da si scorg evano già i fiocchi del carro che on– dUlav ano , qua ndo la piaaza era ancora tutta in gombr a di carr ozze. Si udiva lo sbattacchiar de lle IJ)Ol'tier e e il trotto brusco dei cava lli. In– fin e il convogl io si dirige ver so it cimi ter o. Nell e carrozze si sta comodi, si può credere d i andar e alla passegg iata al Bosco lenta.men– tt, in mezzo ~ Pari gi pr ima verile, e, siccome non si vede più il ca rro, si dimentica anche il funeral e; e le conver sazioni s' intavolano; le donn e pa rlav ano dell' estate, gli uomini dei, lo– ro affari. - Ditemi, cara. andr ete anche quest'anno a Dieppe ai bagni ? - Forse sì. Ma non prima di agosto ... P ar– tir emo sabato per la nostra prolJ)rietà della Loir e. - Allora, mio caro, il marHo h a sorp r eso la lettera, e si son battuti, oh! ma educatame nte, una sempli ce gra ffiatura.. La sera, ha pra n– zato con Jui al circolo. Mi ha anche gua da– gnato venti cinq ue Juigi. - ~ vero che la r iunione degli azioni sti è per dopodo ma ni... ? Vogliono nominarm i del com itato. Sono tanto occu pato che non so se posso accettare. (Continua ).

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