La Difesa delle Lavoratrici - anno III - n. 14 - 19 luglio 1

ILBACIO DELLA MORTE Pare ,il tit olo di una truce o sentimentale no– vella, e non è invec e che la definizione molto chiara di un ·azi one a cui è costretta !'operaia tessitrice per poter estrarre dalla navetta il capo del filo che deve emrare nella confezione del tessuto. Essa deve accostarsi alle labbra la navetta ogni volta che cambia il rocchetro del filo, e succhiare dalla cruna , i! capo del filo stesso per poterlo poi congiungere al ressuro e far ripren– dere il regolare movimemo al telaio. Oh , che male e 'è in questo? Perchè chiamare un atto ccsi semplice , il (( bacio della morte >>? Esage– razi oni. Datemi ascolto e capirete perchè gli americani - (la definizione Yiene dall'America industriale, quella che la\'ora e commercia ) - hanno dato questo nome al succhiamento del filo da tessere. L ·operaia aspira energicamente l'aria che esce dalla cruna della navena : ma queH 'ar ia non è pura : è aria di opificio, carica di pul– viscoli d ·ogni natura che portano con sè i mi– crobi più pericolosi: quelli della putrefazione. E tali puh·iscoli si dispongono nei bronchi. nei polmoni a preparar la strada alla tubercolosi. Le operaie degii opifici sono molte e le na– \·eue sono adoperare in comune: passano quindi da una bocca ad un ·a1tr2. Ebbene: immaginate quello che avviene spesso: un 'operaia ha !e lab– bra o la bocca malata per exema, per afte , çer erpete. per altre malattie ancora più pericolose : colle labbra. colla saii\'a. colla lingua sono co– municabi!i la tubercolos i e la sifilide : immagi– nate ora le conseguenze di un simile conrngio e vi spiegherete e i ·aspetto emaciato, smunto delle giovani ressitrici. e la srrage che fanno nella loro classe i ·anemia, la risi. le malauie infettive. Abbiamo messo questa pagina di verità al po– sto della novella, e voi non ci perdone'."t:le f•.irse la scs;:i1uzione . Ma, se appena vi feri"'late un momento a meditare, nel \·ostro cervello p2s– serann o tante visioni dolorose che 1esse:an,10 anch ·esse, nella \·osrra mente, l'int reccio d1 nu– mer ose no\·elle.. prese dal vero . e che v1 cor1- moverann o e vi faranno freme re, come se avèste letto la solita pagina interessante e simp :uica, che appar iva su questa rubrica. G iovi nerre, entrare fard e sorridenti ai\ ·o;:,i– ficio. liere di guadagnarsi la vira, ,...rgJg!Jo 5e d1 preparar si a poco a poco il corredo per rea!12- zare un bei sogno d'amore, e succhianti ini.ece lentam ente il veleno della morte !.. !\ladri di famiglia , costrette aJ abb~md ·nare i figli per recarsi allo 5t2bi l;;nenrn . rassegnare a logorar si la salute nel! 'età virile, nella spe – ranza di poter poi riposare nella vecchiaia, cir– condate dall 'afferto e dal rispetto filiale, e ful– minare ad un irano dal! 'infezione contratta sul lavoro. La deso lazione invece della pace , I 'ab– bandono dolo roso pei figli, la miseria aumentata , la famiglia distrutta. .Ma, vien fatto di domandarci. non ci sarebbe la possi bilità di cambiar sis tema nel congegn o del :a na vetta? Sicu ro che c ·è : c ·è un sis tema Vime rcati. un altr o Dell 'Acqua , c·è un asp ir--J.t,J:-e f rance- APPE ::-DICE Pagine di vita Ern J>l'E:ùtr:upata per trùvar •Jna balia. l o $apevc, q1Jal vita tùndu<:eva la donn;1 prnle– tada in quella varn .le:a lornLarda: s:iJJeVù quanto er:i :iffati<·:ita , come era JJiena di pre– µ-iudizi'. I. i!!n<Jranza, la supnsti zi0W! di rpu•l– le d•Jilfle, nJ.dic;1ta, rn&ntenuta co-,J a!JilrnH1tr! dr1.l prete, e tùntrc, la quale era vana l:J r,er– sua ziorie, mi fa':'e\·a paura~ fo sap,~vo e dell:1. ,_;rn":-ta lattea, che e:-se <-ertJa,..-ano intatta ;;e– lo~au1ente &i foro bimbi e deJle unghie chf' non tagliav:JTio J1er un altro ridicolo pregiu– dizio, e dei rimedi eroici cl1e adoper&v&r10 per gua rii-li: petrolio, fuliggine e aglio; per. essr, quaJ-.,irisi indisJJ0sizione era caus1tta _dri I vf:'r– mi o dai deuti, sapevo che per guarire delle oiccole pia~ !Je o lr1.cerazioai , usavano lo strr– Co del besti;one, (empia<;tro miracoloso!!,. sa– pevo che portavano i bimbi malati al fJN!te perché la benf'<lizione li guaris~e. (come di– ::>trugge\·a i topi, e le form iche cl1e infestava– no i cann icci dei haehL sape\·o, e questo era pi ù J?Ta\·e :incora, che ab}Jandonavano i bim– bi ore ed ore nel lettino, tutti bagnati, stret– tamente fa~ciati (perchf:' non cresces'3ero stor- LA DJFKSA DELLJ; LA \'ORATRICI scarti che sos tituiscon o alla bocca dell' operaia un cong eg no o una bocca meccanica. Ma sono mezzi che costano e I ·indu striale , si sa 1 è per– sona pratica : ci pensa su dieci volte a fare una spesa senza il proprio diretto torna conto : e non si decide a miglioram enti se non quando ne spera un prodotto maggiore, o vi è costre tto dalle leggi di igiene. E allora? Oh, allora si va avanti così : la gente che lavora crepi pure: si può sempre so– stituire quella che scompare : carne da macello non ne manca mai sulle piazz e d' Italia , e le ville, gli automobil i, i mezzi di godere si molti– plicano in modo impressionante. mentre la po– verj_ plebaglia, d ·ogni sesso. muore di et isia, si suicida per miseria, o si prosti1uisce per sottrars i alle sofferenze del lavoro antiigienico che mina la salute e prepara alla morte precoce. Manca la novella stavolra ma la morale c'è. Finchè gli istrumenti del lavoro non sara nno proprietà collett iva dei lavoratori ess i sar anno vergognosi mezzi di sfruttamento in mano det capitalista e insidia e pericolo permanente per la vita del proletariato. Compagne lavoratr ici. meditate su questo mo– nito del soc ialismo. E' la novella d 'oggi. LI NDA MALNATI. Piccole e grnndi veritcr I bimbi gridano di gioia: la talpa importuna, che ha guasraro le aiuole dell ·ono J è fatta pri– gioniera. - Ch e piccoli occh i ! - L 'ortolano dice che è cieca! - E che cosa dovrebbe vedere se essa sra nascosta sotto il terreno e non ha altro ufficio che quello di fabbricarsi gallerie buie ? Proprio così : ogni animale sviluppa in sè quegl i organ i che meglio si adattano al! 'am– biente in cui vive . L 'uccello granivoro ha il becco cor to e forte, quello che si nutr e di pe– sci lo ha lungo e aguzzo. Molti animali , porta ti ~ j a vivere in altri ambienti, nutriti con altre so– stanze hann o cambiato le loro caratteri stiche . Un uomo che, lasciato il paese per un delitto , si diede a vira di montagna e visse lunghi ann i nutrendosi di sola frutta , si ebbe i piedi così trasformati per il fano di arrampicar si sugli al– beri, da sembrare un quadrumane. Esempi di questo genere gli scienziat i ne of– frono a migliaia, e spiegano la ver ità scient ifica contenuta nella teor ia di Darwin, il famoso na– wral ista inglese del I9° secolo, pel quale tutto si mura , si tra sforma, si adatta; teoria che è ve– nuta a scuotere le bas i delle vecchie crede nze. Si credeva infatti che il mondo animale fosse stato immutabile da che Dio l'ebbe creato e si credeva secondo le sacre scritture che Dio a– \'esse creato l'u omo come crea 1ura perfetta e tutte ie altre bestie.. per fargli compagnia. Anche i leoni , anche le viper e, anche le no– iosissime mosche ... In verità una costruzione idealogica abbastan– za buffa, una spiegazione cosmica abbasta nza puerile. La teoria dell'evo/11zior1e, per quant o abbia potuto essere dapprima imperfetta , è venuta a spiegare ogni fenom eno vitale. Tutto si perfe– ziona o degenera a seconda. delle circostanze di luogo e di fatto. Anche l'uomo. questo esse re che doveva es– sere uscito dal soffio divino , là nel giardino ove dalla sua costola è tratta la donna sec ondo la leggenda biblica , è invece il portato della evo– luzione, è il gradino più alto a cui è giunta la vita animale. Ed i dogrnarici strillano : Ma come ? Volete abbassare la vita umana a livello di quella ani– male? Orrore! No. no, noi non intendiamo abbassare con ciò la dignità umana, noi davanti alla, verità scien– tifica che ci ricorda !a nostra parentela colle specie animali, non ci sent iamo diminuiti. Anzi , dalla certezza matemat ica che tutto va verso forme migli ori. sappiamo trarre elementi di fede nel! 'avve nire di giustizia che il socialismo ci addita. La maestra. :;-_ ' :-...:,_, .J1 ....,_"":-- ,i,, _J)l~ "---- ,> "'$:: "' _J) -~:::___""' ~'Se::~ _fl ~ ,~ -~, s~~ ij......,_ ' Vo i ch iamate alle arirni il vost rio ese ricito , no i ch i ame rierno il nostrio. ti!!!; irnpia~tr icci<tncfo loro le dita cli zucchero, pr·rchi., succliinndo, t:ices~ero: e se la JJClle dPi poveri lJirn!Ji ma rti rizznti 11e era t11ttn. ros– sa, la colva. Ha del risca ldo che certo, na– scendo, aveva no port.a tv v ia. rlt1l14 10:.1.drc. Tutte queste cose sa pevo e rabbri vidi vo pcn– sr.1nd o di affi df.tre la creat ur a che stava por nas<:ere ad una di queste donn e! Tanto ph1 rni w:ldolornvo pensando elle tutta la buo11a vùlrJtJta deJJ;.1 dorn1a vrol<!laria ch'io a\'css i scclt:1. colla ni;:issirna oculrLtczza, si cwrc/Jhr: spn 1.ata NJnlro la consuetu dine e sopratutl ù contro le c,ccupa zioni assor !Jr•nti, faticost , as– sidue, imposte ad essa, fJ0vera martire dellrL famiglia JJl'Olr!taria, tanto sp<!SSo vitt i111r1 df•i ;-,uo<:eri, dfi r:op-m1ti, del rn:lrito, df'i fig li , d(:i bi<;ogni della casa, vittirn:l del lavorn, grava– ta dalla fatif:a, assil lata d:dlrt. misni:i.! Srt.– pe\·o di p:1fHtùli11i asciuga.ti al sol<·, sem;'es– sf~re Jirima ri:Jc;.f:inrquati, dei guaHci;i li e ma– len1.ssini di pr:rma tutt'altrn che profum:.1ti; delle p:1.r,pe, del vino che dava no a bere an– r·he ni bimbi l:1.t.tanti, pn rinfor zarli; deliri p:rnr:t che avrvano dei b<1gni, che, secon do lol'O, indebolivano e cagio nava no gravi ma.– Janr1i. Le parole del dottore, e le rnie e que l– le di una JJrava e buo na levatrice àr l luogo, onde co11viHcerle dei loro r:rro l'i di meto do 11elJ'allevan1e1Jto dei ba mbini, eran geltafo al \'PJJfO. l' t-usavo fi lutto ciò e, \'isto che Brppi era inr•rnovH,ile nel proposito <li non J,1~f'iHrffli :dlr1tt:irP, lo per-;uasi a rir:rrcare con rnr> rou JJHZiHiz<i e a pPrmette rmi di tr:J.ttew•n• la IJ:i Iia f>re,,o di noi, almeno pn uu r~rto pf'rio- do di tempo, dato che le nost re condi zioni fi– n1111ziarie, allor a, erano buo ne. .:\'acque un bimbo gl'osso e robu sto : il par– to tl'oppo repentino, fu ~eguito da un 'emor ,·a– gio.cl1emi fece perdere i sensi: la povera mia rimica l<'vatri re, piange \·a di speratamente; si Cl'eclelte ch 'io non 111iridesta~si più. tetti p;1rercld giorni in estr emr1 debolezza . Ohim è! m'attend eva un' angoscia ben grave, al mio pri- 1no ripr e11dernti! "Il bim bo ave va gli occhi af– fetti da congi unti vite e il medico temeva clo– \·essr rliv<'11tar cieC'o. Fu porta to a Gallar ate, tt ).filano ... e in qu ale ansia si visse per al– cuni g iorni! Cn bimbo cieco! ,'a rehhe sta ta uHa sci:J.gur a 1>iù grasr che la mo1'le ! Si in – trapr e!-ie la cur a ordin ata, con pr ecisione scru – polo sa. 'Pe11o~a tu ra! lo tenevo le pa lpebr e arro ssat.r e gonfiate del rnio pove ro piccino, lllen tre Brppi gli facna le pe11nellt1Lul'e : ero fcnna e forte, ma lo str azio, alll! grirla di ;t1e– r:1te del picti 110, 111i dila11iaYa il cuo re. Mi– glio1ù lcHta w e11te e 1l perico lo fu scon gi11- rrifo. Ln balia. era un a. g rossa donn a biond a, di fn111igli:.1 <·ivile, a Dlw.11do11ata, d a.l marito , un c,x-hri gn <lic1·e dei ca rf1bi11ier i, che avrva com– ruc,ss,~ NJSC poco pulite. Ste Uc eon noi pnrec - 1'11i rnr-,;i. JI bimbo C'ra un fiore. lo rni ero rirm•ssa linu~, JHa a,·< 1 1HJ0 l'ipresa la scuo la rr o 11110\':t111ente<l<'pr1·ita, tanto più che i11co- 111ilwian1 lll!a 1111ont g-r:t\ idanza. Beppi con– tin 1i:1va al ~oliio · aH•\·a l'inrarico de l daz io in 111olti eoH11mì: era prodigo, spava ldo, pre- 1,otPJJte. \ii l;1<.;tin\·a soln, in un:~ casa gran– de. <rua,i i11tern1r11•ntedi'-ttl,itala, per quin<liri La logicadeisemplici. E ade sso che la grandine è venuta a de– vastare tutto il raccolto, vai a dirlo ai tuoi so– cial isti. di rimediare! - E perchè no? potrebbe darsi che un gior– no, anche il flageilo della grandine, non ci tolga il pane neces sario, chè non grandi na in tutto i! mondo e di grano ce n'è se mpre abbastanz a ! - Ah sì. un giorno , un giorno! .. ma intanto quest i social isti non ti vengono a dare la farina che ti man ca, nè a pagarti l 'affittto che devi al padrone! - Come sei corta di vedute! Perchè i soci a– listi ci possano dare la fari na, bisogne rebbe che la potessere prendere là dove ce n'è troppa ... - E come è possibile ciò? - Ciò sarà possibiie quando le campa gne non avranno un padrone che richiede l'affitto dei suo i poderi, ma quando esse saranno di tutti ... - Ma come di tutti ? - Già di tutti e di nessuno, come la nostra cooperativa. Saranno della Comune come il pa!azzo della scuola, il lavatoio, !e fontane.. E allora grandina di qui, avremo sa lvo il raccolto di là e pan e ce ne sa rà per tuttti ; grandina in un comune e grano se ne può avere da un al– tro , grandina nel nostro paese e grano se ne può aver e dati 'es tero. Propri o come avviene oggi, ma con ques ta differenza: che ora i ricch i non risentono danno mentre i poveri sol i ne portano la pena e i pa– dro ni non perdon nulla ment re I 'affit1uario non sa come pagare ! 'affitto . Allora invece i benefici e i mala nni saranno distribuiti un po ' a tutt i. Non ti par giusto? - Mi par e giusti ssimo. Ma chi mi compe n– serà del danno avuto nel mio piccolo campo? - Cara mia. il tuo piccolo campo che ti dà più aggra vi e fastidi che redd ito, sarà unito alla proprietà comune se vorrai avere i vantagg i che godranno gli altri. E non avrai nulla da perdere, ma tutto da guadagnare. Ad ogni modo i soc ialisti non l'hanno con te poveretta , che col tuo campicello ste nti la vita quanto noi. lavora ndo anche di più - ma ess i non riteng ono giusto che vi sia un padrone che può stare ne:1·azio facendo lavorare gli altri. - Oh questo pare anche a me e lo diceva anche S. Paolo:· Chi non laPora, non mangi. la m[iata rnntm latu~~rrnlu~ A Torino, è stato il successo di moda : ha occupato giornali e rivi ste . è sra rn encomiata dalle prime autorità cittadine: e comm entata en– faticament e da tutti gli onorabili borghesi . Compo sta dalle personal ità più spiccat e, {(sot – to 1 ·alto patronato di S: A. i . R. la principessa Lactiria )), così annunciavano i manifesti e le grida , ha occupa to ed en tusiasmato tutta la gio– ven tù femmin ile borghese. E ques1e gentili da– mine , ves tite di bianco , inguantal e, hanno sor– riso ai passant i, e hanno offerto il fìore « pro crociata contro la tubercolosi ll . E col loro sor– riso ed il fiore, hanno strappat o a tutti l'offe rta che dovrebbe servire a comba ttere la terrib ile malattia . E dopo la festa del fiore , si sono ini– ziati spetta coli. o gare, si sono inde11i ricev i– menti e banchetti, a maggior gloria della Cro- ciata. A vanti a questo fasto. a questa ostentata gara di beneficenza, io ho pen saw, dove fa più strage la tisi e, tubercolosi. Nelle fabbriche, fra le innum er i giovani ope– raie, assogge11a1e ad un lavoro es tenuant e; nelle fabbr,iche ove i ·aria è satura degl i odor i di acidi e lubrificant i, del pulvi scolo delle correggie e dei motori : ecco ove s'a nnida la malattia insidiosa, che miet e infinit e umili vite prol etari e! Ed il ;•avaro estenuante, ed il pulviscolo denso incom inciano a demolire lentamente , le fibre delle giovani operaie. Uno spossamen to, un esaurimento del sa ngue o ,·enti giorn i di seg uit o, senza dil'mi qu ando sa rebbe torn at o. E non erano g li obbli n-hì del– l'ufficio che lo tene\'ano co-;ì a lungo :ssente ! Botti glie, cene, pranzi con runic i che app ro– fi\Lavano clella sua procligalilà, o con ricchi cono scenti , coi quali eg li voleva ga reggia re in signorilità spcnclcreccia, non manca\'a no in ogni comune ov'c gli si recava, nè manca – vano le amanti. .. del suo portafoglio, o delle sue qualità cli bel ma schio. Invano gli preparavo il suo pranzetto ogni rnezzodl e ogni sera, perchè guai se non a– \'CS'"'e tro\' ato tutto pronto! Che lunghe sere tristi passa te ac·ca nto al focol are des erto! Co– me rimpian gevo la mi a esis tenza così sciu– pata ! In vano se rbavo sempr e una cert a. eleganza perchè CJ?li mi \'0 leva trov are, scriveva, bel– la ed allegra ! Scherzando n1i ra.cconfoxa co– me ad ;un ica indul ge nte, le sue an ·enture, ns:-.icu randomi però, che niun a donna. era de– ~iderata e ca ra t ome la sua . f< Se ci divid eremo, mi diceva, come tu spes– so ne mani festi il desiderio , io ti verrò a su p– plica re d 'esse rmi amant e : mi farò men estre l– lo per ,-enir ti a far le se renate sotto la fine– str a, perch è, se com e mo glie se i deliziosa, co– me amante devi esse re adorabile ». (Continua ). le~~ete " laDifesa nelle avoratrici ,,

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