Critica Sociale - anno XLI - n. 19 - 1 ottobre 1949

CRITICA SOCIALE 403 TITO E IL Il 19 marzo 1949 il compa,gno jugoslavo Zivko To– palovich fece un,a esposizio,ne davanti alla sezione socialista di Sceanx sulla situazione politica in Jugo– slavia, rispondendo quindi ad alcune domande I\i– vo·ltegli dai compagni presenti. Il testo dell'esposi– zione e delle risposte è stato poi raccolto a cura del gruppo social>rstajugoslavo di Parig,i. Il compagno Topalovich, antico president,e del par– tito socialista jugoslavo, partedpò durante l'o,ccupa– zione tedesca al Congresso clandestino dei · partiti e organizzazioni democratiche jugoslav•i nelle monta– gne serbe, e ne fu eletto presidente. Più_tardi fu eva– cuato dagli alleati per tentar di far trionfare la po– litica, di cui si parla nell'artico-lo, mirante a riunire sotto un solo comando i .du,e gruppi di resistenza jugoslavi ed a far cessare l.a guerra C'ivile. Vers0 la fine del 1944 rifz 1 utò di partecipare al govei,no d'in– tesa formato dal re di Jugos,lavia e da Tito, sulla base del riconoscimento unilatero/e di una sola forza di l'esistenza: ,quella di Tito; int esa che non era che il preludio dell'i'nstallazione al pote.re della dittatu– ro comunista. Egli fu quindi c ondanna to a 20 anni di lavori forzali, privato della JW.,zionalità jugoslava ed ebbe confiscati i beni che gli erano rimasti dopo le confische tedesche. Pubblichiamo ora l'espo,sizfone di T0palovich; nel prossimo fascicolo dal'emo anche le l'isposte alle do– mande che gli sono sfate rivolte, in cui è espresso il pensiero dell'autol'e sull'atteggiamento che /te poten– ze o,ccidentali dovl'ebbero tenel'e ne'i confl'o,nti di Tito. LA CRITICA SOCIALE Accuse e repliche. Punto essenziale della lotta tra Tito e Stalin: chi è il padrone della Jugoslavia, Tito o Stalin? Il, più grànde del itto per uri comunista che obbedisce a Mosca è di n.on riconoscere l'onni,potenza di Stalin. Stalin è u n « p apa comunista», dunque infallibile. Un luogo'enente di Tito ha dichiarato pubblicamen– te: « Sì, Stalin è un genio, è il maestro di tutti noi, ma in q esta faccenda abbiamo ragione noi e non Stalin ». Il del:tto di Tito nei confronti del Comin– form è di aver chiesto l'autonomia del suo partito, di non a"er voluto riconoscere, per il suo proprio •partito, la validità delle _decisioni pr,ese, al Comin– form, dalla maggioranza. Difendendosi dagli attac– chi dei loro avversari i « titoisti » hanno p,recisato che la loro « dottrina» consiste nella rivendicazione di una. eguaglianza completa tra i partiti comunisti e tra i p~si socialisti, cioè sottomessi al regime comunista. « I compagni russi credono di aver essi soli il compito di determinare, senza discussione n.è contraddizione, la direzione e l'attività di tutti i partiti comunisti come dei paesi socialisti. Essi ci attaccano perchè noi non 'riconosciamo loro questo diritto. Il nostro partito pensa che le relazioni tra ì paesi socialisti ed i partiti comunisti non possono basarsi sugli ordini -e sulla sottomissione. Per noi questo stato d'animo russo non esprime affatto un internazionalismo socialista ma una deviazione na– zionalista che costituisce una revisione completa del marxismo-leninismo». Così ha dichiarato il c::tpo spirituale del comunismo jugoslavo, Piyade. Il fondo del conflitto sta nel fatto che l'imperia– lismo bolscevico non ha potuto utilizzare completa– mente il regime jugoslavo ·per i suoi propri fini. I comunisti fedeli a Mosca cercano di nascondere que– sta verità e inventano false accuse contro Tito. Gli si rimprovera: di non aver condotto sufficientemen– te a fondo la lotta contro i capitalisti e contro i co– siddetti kulaki, cioè i contadini che dispongono di 10-20 ettari; di non ave·r sufficientemente sostenuto BibliotecaGinoBianco COMINFORM la dittatura del proletariato. Tito ha risposto in mo– do concreto a queste accuse. « Mostratemi, ha di– chiarato agli altri partiti comunisti del mondo - un paese in cui il comunismo sia più avanzato che m Jugoslavia, fatta eccezione per l'U.R.S.S.: il com– mercio è statizzato per il 100%; l'industria è statiz– zata per il 100%. Su 9 milioni di contadini, 1'80% sono piccoli proprietari che possiedono meno di 5 ha; il !Y% di essi hanno da 10 a 20 ha. Quanto a tutti . quelli che avevano più di 20 ha sono stati esprop·riati. Tutti i contadini sono obbligatoriamen– te affiliati alle cooperative, con la tutela delle qL,a!l si fa lo scambio dei pro•dotti agricoli. Il 10% della -J,roduzione agricola avviene già in forme socialiste. Il sedicente Fronte popolaTe tiene nelle sue mani lutto il potere. Il Fronte popolare non è che un'al– tra forma della « dittatura del proletariato » cioè del paMito comunista, padrone assoluto di que;cto fronte. Ora, nelle altre « democrazie popolari .P i'l capitalismo ,e-dil commercio privato sussistono. Che cosa ci si può rim·P'roverare? Del resto, le statistiche ufficiali ,provano ch0 la bo-l~cevizzazione dell'economia_ e del paese si realiz– za più raipidamente che nella stessa Russia. Dunque, dice Tito, tutte le accuse di cu'i siamo oggetto sono menzogne. Ed è vero, sono menzogne. Raqioni economiche del co,nflitto. Nel corso di un congresso, Tito ha ricercato le ragioni di questi attacchi. Si vuole - ha dichiarato -·, che noi restiamo, in rapporto alle altre nazioni, nella condizione ,d.i un paese colonizzato, di un pae– se agricolo, di un paese fornitore di matede prime, dei prodotti del nostro suolo e del nostro sottosuolo. Noi saremmo dunque dipendenti dai paesi a forte industria, I vostri amici dell'Un.ione Sovietica e del– le democrazie po•polari ci sfruttano senza scrupoli. Essi ci obbligano a offrir loro tutte le nostre ma– terie prime a prezzi derisori. Spesso, noi lavoriamo J!)er nulla. Noi non possiamo accettare queste condi– zioni. Senza l'industria, noi non possiamo svilupp::ire la nostra agricoltura. E il ministro della propag:m– da, Djilas, ripete incessantemente che il gove1 no sovietico sfrutta brutalmente tutti i paesi satelliti Vi è un elemento che Tito non. ha menzion::-to: egli ha installato la sedicente dittatura del proleta– riato, ma dov'è questo proletariato ·in nome del qua– le egli governa? La popolazione jugoslava si-ripar– tisce cosi : 801% di rurali e 20% di cittadini; in questo 20% si confa la metà di proleta,ri. La ditta– tura non. si appoggerebbe dunque che sul 10% della popolazione se tutti gli operai la sostenessero, ciò che non è, anzi si è molto lontani da ciò, Il regime counista si sente in pericolo perchè r.on si appoggia su una base sociale sufficientemente so– lida. Bisogna dunque creare un. proletariato. L'm– dùstrializzazione del paese è per Tito una necessità vitale: gli occNre creare in ogni modo una p•Jpo– lazione operaia: gli è necessario far scendere gli uomini dei villaggi nelle città, far loro lasciare i campi ·per raggrupparli nelle officine. E' una· que– stione vitale di regime. I russi rispondon.o: con quali crediti acquiste1 ete le macchine che vi occorrono per creare una indu– stria pesante? Ve,dete ·i paesi dell'Europa occidenta– le, molto più ricchi di voi: l'America è costretta. ad aiutarli, a fornir loro crediti. Del resto, se volete· divise per acquistare in occidente sarete obbli4at: ad esportare verso occidente. Così per obLedire a necessità economiche vi stacche·rete dal blocco orien– tale per divenire dipendenti dell'Ovest. Gli intere.,si economici vitali della dittatura russa e della dit– tatura jugoslava non corrispondono, quindi.

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