Critica Sociale - anno XL - n. 24 - 16 dicembre 1948

CRITICA SOCIALE 555 Considerazioni sul~a politica estera La politica estera del nostro paese può dirsi, ufficialmen- , te nata il 15 sebtembre dello scorso anno, do!i)Ouna .este– nuante incubazione armistiziale, La sucoessiva campagna elettorale, investita in pieno dal ciclone della guerra fred– da, ha divagato e impacciato i primi passi dell'Italia nella vita mondiale, - accentuando il naturale complesso di infe– riorità di un paese sconfitto, manifesto sia nella sfiducia, sia nelle involuzioni dell'orgogliò- nazionale aspirante a ri- 5Ìmare miraco,listicamente le proprie ferite, Oltre a ciò, l'I– talÌa si destava alla vita in Ùn mondo che aveva subito- ra– dicali trasformazio~i: i termini _di- potenza spostati dagli angusti confini europei all'orizzonte. mondiale; una frattu– ra prodotta nel cuore dell'Europa per l'azione delle nuove_ politiche di potenza ·russa e americana, La stessa pace ita– liana_ era 'stata uno dei primi frutti di quella frattura, _Per il nos,tro paese, non si trattava quindi solo di riprendere il normale respiro nell'atara ~nternazi<n)ale. parzialmegte inter– dettagli durante l'armistizio, ma anche, e soprattutto; di ac– climatarsi alle nuove condizioni della vita internazionale, createsi al di fuori di èsso e senza alcun ·suo _appÒrto e(, fettivo, La nuova situa;;ione politica internaziònale, Se avessimo vissuto la tragedia della sconfitta mezzo se– colo fa, il compito sarebbe stato relativamente semplice: si sarebbe trattato cioè di riconquistare un posto perduto su una sce~a rimasta pressochè immutata nella distribuzione dellel parti, salvo, ,le temporanee. variazioni prodotte dalle sorti, della guerra; i rapporti permanenti d_i forza con ex nemici, neutrali o· ex a llea.ti sarebbero rimasti virtua,lmente . gli stessi, salvo diminuzioni più _o meno sostanziali causate dalla guerra, Il secondo conflitto mondiale ha prc;>dotto il)– vece una rivoluzione senza precedenti nella storia degli ul– timi secoli: l'Europa,. già protagonista e motrice degli av– venimenti mondiali, è scesa nelle file del coro di quegli av– venimenti, una volta trasferite ' le parti di primo piano a Potenze non europee: basterebbe meditare su questo feno– meno storico, senza l:!ivagare nell'esame di tutti i cambia– menti prodotti dalla guerra, per far comprendere l'arduo compito di adeguamento che un paese sconfitto deve com– piere, in compagnia del resto con molti degli stessi, vinci– tori, posti dalle vicende internazionali in analoghe posi- zioni. \ ' Il depa,uperamento prodotto dalla guerra, speoialmente nei pa~si che ne subirono la marcia devastatrice, ha fatto della pol~tica ·estera il sol~ stru~enfoper-----4__ rico_struzione !nter~ na, data la sproporzione risultante tra ~risorse naz10nah e le distruzioni e gli scompigli economici causati da,lle ope– razioni belliche, . Il reingresso dell'Italia nella comunità internazionale do– veva quindi essere compÌuto tenendo ben fisse le prospet– tive rivoluzionarie del nuovo rapporto di forze, commisu– rando a quelle prospettive gli interessi dell'_Ital-ia; i quali interessi non potevano essere più calcolati con il vecchio metro, ormai inadeguato di fronte all'ingigantirsi delle uni– tà di mFsura dilagate fuori d'Europa, Òltre alla normale reintegrazione della pro!)'l'ia consistenza nazionale si è quin– di imposta all'Italia (come del resto ai paesi europei anche vincitori) una nuova _valutazione della propria relatività nel giÒco delle forze internazionali, A quest'ultima valutazione avrebbe dovuto essere subordinata la stessa reintegrazione della propria esistenza di Stato nei rapporti internazionali, con conseguenti diverse valutazioni dei singoli problemi confluenti nelle sue esigenze essenziali, La condizione originaria per un'equa impostazione di tut– ti i problemi italiani veniva quindi ad essere suggerita dalla valutazione obiettiva della nuova posizione dell'Italia in un 11).ondototalmente cambiato: sarebbe stato inutile e dannq,– so pensare a riconquistare posizioni perdute, per il solo fatto che è naturale tendere a .riconquistare ciò che si è o Bianco perduto : certe posizioni che nel '39 significavano qualcosa o molto (quelle coloniali, ad esempio), nel mondo del 1947 non significavano più nulla, mentre altri orientamenti in– significanti prirµa della guerra· hanno acquistato oggi per noi un'importanza preziosa, Quindi pesare la vecchia Ita– lia per tentar di reintegrarla tale e quale comporta una disp~sione di energie per finire in un buco nell'acqua, _an– che se fossimo •riusciti o riuscissimo in avvenire a realiz– zare l'aspirazione ctlella riconquista, Per compiere quest\ipe– ra, che condizion<\ tutto lo svolgimento di una politica este– ra, era necessario liberarsi innanzi tutto dagli opposti com 0 plessi d'inferiorità, della depressione psicologica e del « re– vanscismo », ambedue espressione palese di una incompren– sione total·e della nuova realtà, in cui pur si deve vivere e lavorare, Non si tratta qui di fare l'esaltazione di quanto i nazionalisti di· sempre hanno chiamato «disfattismo», ma di educare il popolo italiano alla cognizione della realtà: non già per invitarlo a subirne servilmente i dettami, ma per adeguarsi ad essi col ~inamfsmo di .cJ;ti si rifiuta di compiere la fatica di Sisifo di risospingere la storia in– dietro, per adoperarsi concretamente a costruire sulle nuo– ve basi una propria realtà viva e produttiva di benessere · proprio ed altrui. Mai come in questo dopogi,erra un popolo vinto ha avuto ed ha ti, tto.ra motivi formidabili da actldur~e. parole nuove da dire, oltre il tradizionale schema dell'egoistico « revan– scismo ». Parole nuove che non possono essere plasmate di 'sterili accenti nostalgici per « il buon te;rnpoantico», ma che possono inseg~are qualcosa agli ex I vincitori, accani– tamente schieratisi in due campi avversi ,per trascinare buona parte dei deboli nella frattura che li divide, , L'Italia ha avuto il privilegio di essere liberata prima della Germania dallo status di paese debellato: con questo privilegio, malgrado l'estenuante lentezza del suo ritorno al– .la vita internazionale, essa ha assunto una grande respon~ sabilità •in Europa per un utile insegnamento da impartire aj vincitori, La sua stessa posiz,ione di paese vinto l'ha po– sta, al di fuori della contesa, anche se la spartizione d'Eu– ropa l'ha collocata nel mondo occidentale, Il popolo ita– liano, col voto del_ 18_ 'aptile,' ha confermato liberamente tale appartenenza, Ma ciò non ha voluto significare che la conferma di un modo di vita, non già una partecipazio– ne'- attiva all'irrigidimènto della spartizione d'Eu-ropa, Anzi il nostro sommo interesse era ed ~ tuttora riposto nello sforzo di attenuare questo irrigidimento; e se temporanea– mente quell'opera fosse inutilmente sospesa per- situazioni obiettive estranee alla sua volontà, l'Italia doveva e deve almeno ·astenersi dall'aggravare -l'urto e la, cristallizzazione di una spartizione che_ è paralisi- dell'Europa, Questo sq_m1110 interesse è la ·fondamentalé espressi~ne delle nuove e spregiudicate valutazioni della situazione po– stbellica, che abbiamo posito come condizione preliminare ad un'esatta valutazione dei problemi italiani, Per farlo valere quanto più sostanzialmente è possibile, il supremo sforzo dell'Italia, cui urgeva subordinare ogni altro punto del pro– gramma di reintegrazione nazionale, doveva tendere alla sua ammissione nell'O,N.U,, come a- quella, già attuata, negli organismi economici preposti , alla ricostruzione d'Eu– ropa, Non avremmo avuto successi strepitosi in un'assem– blea internazionale logorata dali'attrito tra i Grandi: una impostazione della politica estera quale noi la intendiamo è condannata alla pazienza, alla tenacia, alla lentezza, che non sono, certo veicoli di lucenti successi, nè accenditori di fuochi artificiali, Ma da un'opera mediatrice, quale ad e– sempio ha svolto recentemente a Parigi l'Argentina per -la questione di Berlino, !''.Italia avre!Jbe ·guadagnato una posi– zione di primo piano, avrebbe fatto il primo passo verso la creazione ex novo di quellà posizione, clic nella valuta– zione dell'attµale realtà eÙropea naturalmente le .compete. Sappiamo cosa rispondereblìè un contradittore a questa nostra impostazione: «ingenuo! Non ti sei accorto·che sul– la nostra ammissione nell'Ò.N.U. si è combattutà e si com– batte una delle svariate battaglie della guerra fredda?». Ma noi replichiamo domandando alla nostra volta cosa abbia fatto l'Italia per diradare i sospetti incombenti sulla sua eventuale partecipazione all'O.N,U, Se abbiamo parlato di supremo sforzo, gli è pe;rchè intendiamo sostenere che· ogni · problema itali~no, più apparentemente che ?ostanzialmente

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