Critica Sociale - anno XL - n. 18 - 16 settembre 1948

CRITICA SOCIALE 407 fopera sua. Queste battaglie male impostate e mal condotte hanno l'effetto di suscita,rè sempre più viva nella maggioranza l'inclinazione a valersi in tu:tti i ' modi ,possibili della sua prevalenza numerica e fanno prevalere in seno aJd essa le tendenze della parte più reazionaria, disposta anche, per assicurare la continuità del suo dominio, a mettere sotto i piedi ogni scrupolo di fedeltà ai principi di democra,;ia. E naturalmente anche nel Paese si alimenta la ten– denza a considerare la democrazia cristiana come l'un~ca forza a cui si debba affidarsi contro le forze di agitazione e di disgregazione, e si impedisce quella progressiva deflazione di consensi e di voti che il sentimento di ipaura aveva fatto affluire il 18 aprile verso lo scudo crociato. Questo può' anche non di– spiacere a coloro- che dal peggioramento ,deUa situa– zione sperano lo scatenamento di forze favorevoli alle loro mire; ina chi si•,proponga un effetto di or– dinato rinnovamento e un'azione costruttiva non può non essere preoccupato del pericolo che si profila. *** In queste circosta9ze può anche aarsi che la no– stra permanenza al Governo appaia una necessità per allontanare quel pericolo di peggioramento e per contrastare -l'azione delle forze retrive che operano entro la compagine della democrazia cristiana. Ma bisogna che questa dimostri di saper resi'stere a tutte le ispirazioni reazionarie e di sentir le esigenze del– l'odierna situazione; bisogna che il Governo senta quale è il suo dovere in quest'ora. Occorre ,pertanto che, alla luce di questa sirt:uazione,si riveda e si con– creti in modo più ordinato .e preciso il patto di col– lalborazione. Noi potremo restare al Governo solo se si tratti di attuare un programma, non fatto di frammenti che volta a volta compaiono inaspettati alla ribalta in forma ,di provvedimenti che vengono discussi e votati senza adeguata prepa:razione; un programma pertanto che solo si propooga di prov– vedere alle necessità _urgenti, tenendo il massimo conto dei desideri dei ceti -verso cui debbono più spe- - cia1mente rivolgersi le provvidenze governat'ive, ma risponda anche a .direttive che non pregiudichino in alcun modo il raggiungimento dei fini più lontani a cui noi aspiriamo e possibilmente siano anzi di av– viamento ad essi. Dalla possibilità o meno di accor– darci su un tale programma specifico e concreto noi potremo giudicare se la continuazione della nostra partecipazione sia o no il mezzo migliore per difen– dere gli interessi del proletariato e ,del Paese. La formulazione di questo programma dovrà anche ser– vi re a che i progetti di legge che saranno via via presentati non giungano inaspettati alla ,pubblica opi– nione, 1~ quale abbia ,pertanto tempo e modo di di– s,:uterne pacatamente ·'il contenuto e l'ispirazione, prima che essi vengano alla discussione del. Parla– mento. Certo in un Paese di scarsa preparazione e matucità politica, come è gran parte dell'Italia, la pubblica opinione n_onpuò pretendere sempre di det– t.ar legge, ma deve aver sempre modo di esprimen;i e di essere ascoltata. Solo per questa via ci avvieremo infatti a creare Wl vero regtime di democrazia. · U.G.M. 1blioeca Gi o Bianco La Francia ad una svolta Nel sempre complesso, o, verrebbe fatto di dire, ·nel sempre pi_ù complesso quadro della situazione internazionale, in cui giocano e si accavallano di continuo avvenimenti più o meno grandi, che a volte sono- costituiti direttoonenfo (come nel caso delle trattative -tra i Quattro sulla questione di Ber– lino) da rapporti ed urti fra potenze, e quindi si presentano come eventi della politica internazio– nale, altre volte sono fatti interni di qualche paese ed acquistano importanza per gli osservatori poli– tici stranieri in proporzione diretta con l'impor– tanza del paese in cui avvengono (e· in questo caso bisogna andar cauti nella valutazione: un fatto co– me '1a recentissima guerra scoppiata in. India tra l'lndustan e l'Haiderabad e come il conflitto pale– stinese, anche se non dovesse travarcare i confini di un paese, ha una importanza enorme per tutti, non solo per le ripercus,sioni- che esso può sempre av,ere, ma per il valore negativo intrinseco· del fat– to «guerra») ci sono -due avvenimenti degli ultimi giorni che attirano la nostra attenzione in modo ·particola·re. Il primo è costituito dalla crisi, anzi dalle due crisi, comprendendo il fallimento del ·secondo mi– nistero Schuman, del governo francese; il secondo dalla riunione a Parigi dei rappresentanti delle Quattro potenze. per la ·definizione della questione, lasciata insdluta dalla conferenza per la stesura del trattato ·di pa_çe, delle colonie italiane. Di questi, però, diciamo subito che il primo è di gran lunga il più importante, anche se ·è apparentemente un fatto inter,no della Francia, che non avrà riper– cussioni immediate in campo internazionale. E con questo non vogliamo ,dire che il secondo, il quale conta per noi anche per ragioni sentimentali e di interesse che non -è il -caso di sottovalutare, sia un fatto irrilevante. Ma la sua importanza nel cam– po dei rapporti internazionali, per quanto notevole sia, investendo i negoziati in. corso tra occidentali e U.R.S.S., e l'atteggiamento delle potenze occiden– tali, è, proprio in questo senso, marginale e se– condario, tanto è vero che, non essendo ancora risolta la questione principale ·dei ne,gozia-ti stessi, nessuno dei ministri degli Esteri, ad eccezione del solo Schuman (chè difficilmente, come rappresen– tante del paese ospite, avrebbe potuto giustificare . la sua assenza) è intervenutò a Parigi. La crisi francese, per contro, della quale parti– colarmente intendiamo occuparci, è evento che ci interessa immediatamente per varie e buone ragio– ni che verremo esaminando. Anzitutto per il suo carattere interno, il quale, per l'importanza mondiale e soprattutto europea della Francia, fa sì che ,un eventuale mutamento di regime che distrugga o diminuisca l'integrità della democrazia françese non può mancare di in– fluenzare la ,costituzione interna degli altri paesi, tra cui in prima linea l'Italia. Poi, per i ,riflessi che già queste crisi cominchno ad avere nel campo dei rapporti internazionali, sebbene la politica estera della Francia non sia mutata e non dia se– gno ,di dover mutare tanto presto, specialmente sull'atteggiamento americano nei confronti ,della' Francia stessa e, in genere, -dei ,regimi europei. Ma per noi socialisti (e dicendo -socialisti non intendo alludere a coloro che guar.dano le, cose -politiche da un puro e semplice punto di vista di -partito, ma a chi ha una visione abbastanza chiara della situa– zione e dei suoi sviluppi per non adattarsi a far coincidere le questioni economiche esclusivamen– te con la quadratura ,dei bilànci dello Stato e ad aocettare un compromesso purchessia, dimentican– do che l'anima viva ,del Paese -è costituita da una massa di lavoratori, con i suoi diritti, con la sua vitalità e anche con i suoi errori) questa crisi e il modo in cui è stata risolta· presentano altri aspet– ti di enorme interesse e ci offrono insegnamenti di cui sarebbe colpa non approfittare.

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