Critica Sociale - anno XXXIX - n. 4 - 16 febbraio 1947
CRITICA SOCIALE 61 -----------------------~ Era possibile far intendere queste evidenti verità ed esi– genze ai tomponenh di un partito raffazzonato ed urlante , come era il P.S.LU.P., specie negli ultimi mesi? Ed ·era poss·bile lasciare andare tutto alla deriva, ed affrontare le incognite di un non lòntano avvenire, ripetendo i madornali erro1i de'. periodo 1919-1922, senza reagire per la salvezza del popolo e della democrazia, attuando la «saldatura:,, fra pro!·. tariato e ceti medii? « Iniziativa socialista», insofferente della inconcludenza di un· vecchio massimalismo riverniciato a 'nuovo, verbosa– mentf rivoluzionario ·ed effettivamente indugiante e impe– ciato nel compromesso governat' va e tripartitico; aspir-ante · ad un sociaJ.ismo moderno, .attuale., italiaiw, effettivamente rivoluzionario, che non' abbia dimenticato lo slancio della guerra partigiana e cospirati va alla quale la maggior parte. dei .suoi seguaci ha partecipato, ha rotto gli indugi. E cianciare di «trozkismo» non serve. « Critica Sociale », fatta esperta dalla Ùagedia del '22, ,ben decisa- a pon ripetere errori di va'.utazione e a non l;t• sciarsi trasportare da_ sentimentalismi che allora impediro– no ai •suoi uomini migliori, ed ' al loro largo seguito nel Partito e nel Paese, di disane0rarsi dalla immob'.lità provo– cata dal vaniloquio sul m-eto-d:o, e di attuare· uria politica consegu~nziale - ha onorato e onora Turati, adeguando 'ii suo pensiero all'attuale momento storico. E blaterare di riformismo; nell'anno 1947, serve ancora meno. PrtTRo CALEFF1 Inchiesta tra -coloro che . toroa·oo Il cappello premesso allo scritto di Luigi Graziali, che . con .questo titola abbiamo pubblicato nello scorso fascicolo, ci ha procurato le osservazioni, che qui sotto pubblichiamp, di G. S. Spinetti, che per primo aveva aperto il discorso sull' argoniento dei pr.igionie_ri di guerra, in un articolo . da noi pubblicato ne_lfascicolo del 1 ° dicembre. Siamo dolenti che le nostre parole abbiano ·potuto pre– starsi ad una spiacevole interpretazione. Noi non intende– vamo in alcun modo assumere la difesa di tutti quei prigio– nieri di guerra che avevano chiesto -od accettato di combat– . tere nel!' esercito anglo-americano già · prima della stipula– zione dell'armistizio. Noi avevamo pensato all~ intricata si– tuazione psicologica e morale che si era costituita in Italia dopo la sua entrata in guerra. Molti che pur prevedevano la rovina nella quale Mussolini avrebbe trascinata .l'Italia co11 quell'intervento, pensavano -tuttavia che quello sarebbe }orse stato il modo per cui il nostro paese avrebbe potuto pii, rapidamente sbarazzarsi dal fascismo; e parecchi tra essi dovettero con fatica indurire la propria coscienza per adat• tarsi al pensiero che attraverso la 4evastazione e la' strage di cose e persone care al loro cuore si sarebbe compiuta la liberazione dell'Italia da un'odiosa e odiata dittatura. · Noi che non fummo nei campi di prigionieri di gue,rra arguimmo che quelli tra loro che chiesero od accettarono di combattere nelle file anglo-americane prima dell'8 set• tembre fossero, almeno in parte, mossi dal bisogno di alle• viare il rimorso della propria coscienza; che, essendo· co– stretti ad augurare la sconfitta della loro patria come · mezzo della sua più rapida liberazione, polessero almeno correre pur essi personalmente il rischio cui per la guerra , er.ano e•posti i loro concittadini. La testimonianza di gente che •Ùei campi d, cpnru1Lirum,.,nr.o è stBta e ne ha conosciuto le miserie ci dice che quella· nostra supposizione fu errata o che, per lo meno, il numero di coloro che poterono essere condotti a prendere le armi pe;r motivi ideali è insignificante i1• confronto al numero di coloro che furono spinti da ben altri motivi. Non possiamo che prenderne atto con dolore e non abbiamo bisogno di dire che verso coloro che pro• · stituirono la loro attività di combattenti per conseguire quei vantaggi di cui parla qui innanzi lo Spinetti non possiamo sentire che disprezzo, mentre sentiamo rispetto per quelli che rifif arono di lasciarsi allettare dalla prospettiva di quei vantaggi e vollero in questo modo difendere l'onore pro– prio e della palria. LA Cai'r1CA SocIALE ~no lieto chfl l' « inchiesta tra coloro che to;nano » abbia suscitato vivo interesse tra i ·letlori di « Critica Sociale » e che la rivista abbia dato ospitalità a scritti di reduci. Mi dìl!piace solta'nto che il mio pensiero sia stato male inter- iblioteca. Gino Bianco pretaio in alcuni punti, sia perche non ho mai avuto l'inten– zione di favorire la rinascila di movimenti combattentistici, sia perchè non ho mai inteso fare degli anziani di prigionie « una categoria speciale di benemeriti e superbenemeriti ». Per me anzi· il « reducismo >) sarebbe oggi non meno dan- , noso di quanto lo furono lo « squadrismo » e il « oombal• tentismo » alla vita della nazione e alla selezione dei valori in regime fascista; sebbene vorrei che una maggiore coni– prensiòne inc~ntrassero al rientro in patria gli anziani di pri– gionia non già rispetto agli altri danneggiati di questa guer• ra, bensì rispetto a coloro che jn base alle vigenti disposi– zioni hanno ottenuto senza. combattere la qualifica di « re• duce» solo· perchè ,sono stati mobilitati in zona d'operàzio– ne per più di tre mesi e sono stati sì e no per quel tempo lontani dal proprio lavoro e dai propri affeui. Ma non è questa la ragione per cui chiedo 'di nuovo l' ospi– talità della rivista. Chiedo l'ospitalità della ;ivista per ap– provare in pieno quanto sostiene Luigi Grazioli nei riguardi di coloro che si misero al servizio degli anglo-americani .'prima dell'8 settembre 1943, perchè in prigionia chi tenne talo atteggiamento non lo feoe per amor di patria oppure correndo qualche sèrio rischio. Jn prigionia chi passò al nemièo · mentre altri fratelli che indossavàno la stessa divisa combattevano o morivano in li– nea,' lo fece -soltanto per mangiare ·meglio, per essere più ·libero, per andare a donne, per divertirsi, per ricevere la · posta prima_ degli altri, per montare in cauedra e fare opera di delazione nei rigu~rdi dei compagni rimasti nei campi di concentramento. Ben pochi essi furono nella massa: all'in– circa l'uno per mille. E di questi .pochi- pochissimi furono coloro che si ·erau,;i già dichiarati antifascisti prima della cattura. I più erano opportunisti, intriganti, falliti, amo• rali: individui indegni di ogni considerazione, che gli Al– leati, del ·resto, trattavano sempre come servi, dando loro qualche « basrisc », giammai onorandoli della loro stima e ·della loro simpatia. Devo dire anche di più: se. dopo 1'8 settembre '43 in tulli · i, campi ci furono molti militari che si dichiararono « fasci– sti » pur essendo convinti delle colpe e degli errori di MD5- solini, ciò non fu soltanto per odio contro i carcerieri che essi non sentivan,o di poter chiamare da un giorno all'altro « liberatori »; ma anche e 'soprattutto per la repngnanza .che ' provavano a dover considerare come « preçursori » e « mae– stri » gli individui ~i cui ho già discorso, che in nessun modo possono essere confusi con i fuorusciti, vere vittime del fascismo, o con coloro che cercarono di « ~alvare il sai- . vabile >l prima e dopo il 25 luglio '43, mentre ai soldati s'imponeva ancora. di combattere al fronte. Ora chi vuole comprendere j reduci, inquadrarli ·e far ri• nascere l'Italia su basi più sane, deve tenere presente tutte queste cose. Deve sapere che essi sono circa 2 milioni e che di essi il 999 per mille hanno fatto in prigionia_il proprio dovere. Deve sapere che. 'tale dovere è stato fatto anche da autentici antifascisti, e che il farlo è costato a tutti priva– zioni e ·sacrifici, lotta continua contro i propri istinti e con– tro i propri risentimenti. Deye convincersi che tale patrimo– nio ideale non si può rinnegare, anche perchè rinnégarlo vor– rebbe dire per noi reduci perdere quell'orgoglio che è fonte di una energia che oggi ritenia,mo .in,dispensabile per lot_tare ancora, a fronte alta, senza stanchezza, per contribuire alla ricostruzione spirituale e materiale della nazione, nonché per fa;: progredire il mondo verso la nuova civiltà che no• dovrà poi:tarci ad un collettivismo negaoore dell'umana per• sonali!_à, ma dovrà abbattere l'individualismo senza immo– lare l'individualità, così come vuole il vero socialismo. G. s. SPJNETTI Per diffiqoltà esclusiva.mente tecniche-tipogra.. fiche, l'uscita 'della. edizione mila.nese del nostro quotidiano L'UMANITA' dovrà tarda.re di qualche giorno, fin verso la. metà del corrente mese. I compagni e i simpa.tiuan1i, giustamente ansiosi, voglia.no pazientare.
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