Critica Sociale - anno XXXIX - n. 4 - 16 febbraio 1947

CR,ITICA SOCIALE 55 per diveetare ~chiavi degli appetiti di costoro, che pùr sarebbe stato e sarebbe vantaggioso, per il pre– stigio del Partito, .lasciar che se ne an.dassern, o addirittura mandarli via. E anche per soddisfare questa rete di interessi, di cui non sempre appare · chia;ra l'intima natura e che trovano anzi modo, spesso, di coprirsi di un velo di legittimità, anche per questo si può sèatirsi costretti a rimanere al « posto di lotta e di respònsabifaà :.. Ma ~arebbe invece necessario che quelli, tra i àirigenti dei par– titi, che sentono l'altezza morale 'della lom fede e nop. vogliono com'prometterla per nessun motivò, si rendessero conto di questa s'ituazfone· e OJ)ponessero aq essa una recisa, intransigente reazio,ne. Se no, dove -va e come finisce la democrazia? LeJ roqiom. per, cU>i ,w~ simnlo1 rimasti fùori. ·Abbiamo detto çhe dalle frecé~ lanciate contro di _µoi, perchè siam voluti rimaner fuori, non ci sentiamo colpiti, anzi l'accus~ fattaci assumiamo a -titolo di lode. Di voler rimanere temporaneamente , lontani ,dal Governo_noi avremmo potuto avere uaa ragione sufficiente nel (atto che il nostro Partito è in via di formazione e che la sua organizzazione_ richiede .tutte le nostre forze in quest@ momento. · Diciamo anche di più. A Roma ab.,_biamopotuto improvvisare una Direziòne centrale che non· po– teva avere natuFalmente investitura, nè immediata nè mediata, da _un Partito che ancora non e,;a for– mato, e non poteva quindi. arroprsi, senza violare_ i più elementari principi di de_mocrazia, di as~u– mere in nome del Partito stesso .una responsabilità di Governo, per le cui direttive n0n era statà data nessuna indicazione. - . . - - D'altra parte, se avessimo arbitrariamente as– sunto per il Partito, questa responsabilità, ci sa– remmo trova,ti a dover fare la parte incomoda di cuscinetto I fra collaboratori sempre pronti ad ac– capigliarsi e a lanciarsi parole cli vituperio ; avrem– mo ·dovuto esser considerati corresponsabili di· una inerzia ed impotenza di governo a cui, rion avrem- ' mo potuto opporre nessun, 'efficace rimedio. Accet– tando questa , incomoda parte, avremmo screditato sin da principio il nostro Partito, ma soprattutto· saremmo mancati a quell'opera di chiarificazione ·e di educazione che è stata il compito principale che abbiamo inteso di assumerci, uscendo dalle file del Partito al quale appartenevamo. E' appm1to la forza attjva e consapevole di, popolo eh.e gli altri non hanne saputo o, forse, non hanno voluto creare· quella che noi miriamo a costituire. Appenl,1-com– piuta la laboriosa opera, cui stiamo attendendo, di prima organizzazione, opera divenuta fortunata- , mente più grave e più funga per il numero di ade- - sioni che va anche oltre le nostre speranze e certo delude le speranze di un nostro fallimento, che sor– ridevano ad alcuni dei nostri compagni rimasti· sul– l'aJ.tra riva; è appunto questa forza attiva e con– sapevole che noi dovremo ora cercar di creare, an– zitutto con un'opera di propaganda elementare _che chiarisca le idee intorno ai fondamenti della nostra dottrina e del nostro metodò -di _azione e crei così un forte nucleo di convinzioni e di coscienze -vera– mente socialiste,, e contemporaneamente con la for- - mulazione di ·un programma concreto~ prima per la risoluzione di quei problemi, più volte indicati, che costituiscono oggi l'assillo maggiore della vita nazionale, poi per la progressiva attuazione di quelle riforme che dovranno conc;l.urci all'ordina- ibliotecaGino Bianco mento socialista e costituire, anzi l'inizio della sua realizzazione. E della natura e del contenuto di questo programma noi .vogliamo che divengano consapevoli coÌoro che chiameremo a lottare al no– stro, fianco per la sua attuazione. Questo esercito di seguaci e di simpatizzanti che noi potremo così costituire sarà -u.na forza che avrà un'efficacia be- 11efica nella vita del Paese e darà a noi la forza di tenere il nostro « poste> di lotta e di responsa– bilità», anche, se rimarremo per poco o lungo. tempo fuori dal Goven;10.·E.quando /avr~mo con– statata la possibilità di assumere il Governo da soli o _con altri, ma, se J:On altri, in piena ed effettiva concordia di intenti,· senza n~cessità di debilitanti e mortificanti compromessi, senza pericolo di dover essere nemici dei nostri col'laboratori, allora que~ sta forza che avremo costituito non solo ci aiuterà a reclamare l'acJ:oglimento delle domande che ri– volgeremo in suo· e _nostro nome, ma sarà essa stessa per noi una volontà che ci· sprona, una co– s,oienza che ci guida. Solo a questò patto e in questè condizioni noi intendiamo il vantaggio di ·condurre dai posti di Governo una lotta ·che ci accosti ver.tmente al rag– giungimento dei nostri fini, e· di assumere una re– sponsabilità alfa quale pessiamo far fronte digni- . t<!isamente. U. G._M. L'iniquità del Diktat Sianno tutt'altro che entusiasti di oerte'·;,.anifesta;:ioni eh# pe-~on& u,n po' de-Iloro significate, quando vengono• ripetutt' più volte, ,e hannQ s,ei»~p-r,e qualco-sa di teat1'à.~e,anche ·quan– do isp-iro,/e cìal :S.entmuentism1,eri. Ma la s<>spensiòne di dieci minuti di loooro, ispir/Jlta daNa C.Gd.L. e attuata il IO corrente in tutta Italia p,e~ prohestare contro il trattaio d-i pace itmposf.o,d'aJla O.N.U. aJf'Italia, ha m, significa,to che mienita di eS'Sererilevai<>_ " Essa attesta la g,enerafe sensazione che la Patria-, la quaJe, · identificata con · I<> S 'fa.to , .e, .51pesso,personificata ml G.o– ' verno 0 app!iriva per l'a,Jd,ietro al pro/etarutto cO#te un'en,– Mà indifferènte ai suoi dolor; ed osliM alle sue aspiraz-ioni, oggi è da e·sso considerata come cosa anche sua, dopo che i/" s,uo sacrificio t'ha riscattata dal nazi-fascismo e il suo voDo ha dat,c, all'ordinamento dello Stato qwefla forma di Repubbli,a sulla qud,le,potrà sorgere finalmente; se gli e'v.enti e la vo.fontà de_qliuomini ,aiut,eranno, wna vera ,e pie-, na demo,crazi'l:n.P:1!11'.c-iò la e.lasse oper(I,Ìas'avvia -oggi a .s,en– tire ,che og,ni. offesa aJl.a d>ign:ità della Patria, ogni dannd at'11ecatvle,ogni tentativo di abbassarne ·il presti,,gio nel mon– di0t o d;, metterla in cond>i·zi.oni di impotenza è un offesa ar– recata alla propria dignità, ai propri diritti, ai propri in– teressi. Peri questo ,oggi il p,._o/etariat-o• (almeno la, parhe più intelfig.e11ite c.onsap,evÒle.di esso~ intende la tragedia degli istriani che abband.o-nanola loro patria per non soggiacere ad una domin(l!zione che gli even,ti passati fanno presa,gire aspro e dura, e non sente il bisogno di rivolgersi- la donwn– do che Palmiro T.oglia.tti ha rÌvolto a sè .e agli altri dalle e-o/onne dell'Unità: « Perchè evacuare Pola?». E' probabile . che fesodo dalf<A siflenturata città non sia .c,osì ampio c.ome aet'lllgionvat/isti esaltati da spirito nazionalista o in cerca d-el pezzo dra,m,matico-vogliono far ritenere, perchè s,pn mo/ti quelli che n•on hanno, la forza tli affr-onlare la previsione dii . un disagio »on •lieve e non· br.eve .e son molti ch,e non riesco– no a· s-ciogliersi dai vincoli delle consuetudi,,~i, de_qliinteres– si, d,egli affetti che li legano çl luogo dove sono 11a/.i .o dove hoono lungamente vissuto; ma ciò ncn toglie che, più o meno vasto che sia, quelresodo abbia il su.o profondò signifi– cato .e m.eriti la nostra .s,olidaf"ietà. Solidarietà, clve non è mossa del resto solo da un senti-

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