Critica Sociale - anno XXXIX - n. 4 - 16 febbraio 1947
68 CRITICA SOCIALE. cuzione del programma di gigantesca edificazi,one ed espan– sione dell'industria, per le quali occorre reclutare in massa nuove forze di lavoro ne;le campagne e mano d'opera f~m– minile trasferendo in pochi anni. decine di milioni della popol;zione industriale d'ambo i sessi, con la imp0ssibtlità, in regime di capitalizzazione forzata e di razionamento, di, aumentare i salari e m"gliorare le condizi,oni spaventevo'.i di vita e di alloggio nei nuovi, grandi centri delle industrie, sorti come per mirac0lo. li problema ·operaio, dà scopo pri– mo .della rivoluzione, d;venta ora uno tra i vari interdipen– denti pr.oblemi fondamentali che il govemo deve affrontare e che, ad onta dei ripetuti cambiamenti della sua politica economica, sono rimasti i medesimi fino alla guerra. Ne'!: campo agrario: com·~ introdurre la grande impresa agraria e conservare insieme l'appoggio dei rurali, e come organiz– zare lo scambio tra campagna e città dei prodotti occor-' renti alla produzion~; nel campo industriale: come co– struire una grande industria malgrado la deficienza, estre– ma di mano d'opera qualific.ata, di. tecnici e dj persçnale diretLvo, la cui lea·lfà politica è, per di più, sospetta; come dare priorità all'fo1dustria pesante, mentre il tenor di· vita della popolazione è estremamente basso; come, .infine, raf– forzare la disciplina operaia in regime di « totale imp;ego » della mano d'opera e senza « l'armata di r:serva » dei di– soccupati del. capitalismo, e come provvedere adeguati in– cent:iv,i al massimo rendimento in un'economia socialista. Alla luce di queste condizioni ,obiettive va considera1a la «nuova» politica sindacale in Russia, dopo la pianifica– zione del 1928, che porterà all'eliminazione dei Sindacati dal meccanismo dell'assunzione dei, la·voratori e della loro retribuzione, eliminazione rapidamente portata a termine tra il 1930 e il 1935. · Anzitutto, per ciò che si riferisce al ,eclutamento del personale· nelle imprese, va ricordato che all'inizio della· « N. E. P. », abolita la coscrizione 'obbligatoria del lavorç,; · l'assunzione dei lavoratori era fatta attraverso gli uffici di collocamento, sui quali .consigli di fabbrica e. sindacati ave-· vano diretto còntr,ollo. Ma già alla metà: del 1924 l'obbligo del reclutamento attraverso gli uffici di çollocamento veni-' va abrogato, così per i datdri di lavoro come per gli ope-' rai, e dopo• il 193.1 l'assunzione della mano d'opera_ negli stabilimenti è -effettuata, s;a formalmente che di fattro, sen-·. za alcuna in.gerenza da parte ~elle organizzazi0ni operaie .. Que·ste parteciparono però alla campag,na del 1930 per la_ mobilitazione delle· « riserve urbane .di lavoro», volontaria· in teoria ma praticamet)te coattiva, e_alle misure ·per il' tirocinio accelerato, nel cors0 dei piani quinquennali, di maestranze qualificate e di personale tecnico proveniente dalla classe operaia. Non avranno invece parte al re~luta-' mwto organizzato definitivamente nel 1936, anch',esso teo– ricamente volontario ma di fatto coattivo, di mano d'opera per l'industria· nelle ~ampagne, èol. sistema dei cosiddetti « contratti collettivi di lavoro» co> Ko1khoz, sistema i·nvi~ So ai contadini, vera « vendita della-forza di lav_oro di ter– zi». Le deportazioni nei campi di lavoro forzato, g;à ri~ cordate, completano il quadro della mobilitazipne della ma– no d'opera, anche prima della mobilitazione generale di guerra; che si riallaccia a quella ante « N, E. P. », e c,he non è certo debba scomparire· dopo fa guerra. I co111,tmtti éoltettivi e i salari mcentitui Come in qu-esto campo del reclutamento della mano d'o– pera, anche nell'a!ltro dei campi specifici cfell'azione sinda-· cale, la stipulazione delle tar.i,ffe dei,_sa'.arj e delle altre con– dizioni di lavoro, l'i-n/luenza dei sindaéatè operai' e dei con~ s,g]i di fabbrica, importante fino al 1929, svà,nisc;e ,gradual– mente. I contratti collettivi di lavoro, diffusi, come abbia– mo visto, dopo la « N. E. P. » e rinnovati arnmalmente dal 1922 al 1930, sono trasformati, già nella campagna per il ònnovo dellle tariffe del 1929, secondo le istruzioni del Con– s·glio ceritrale dei, sindacati; in uno strumento. per l'inten– sificaz.i_onedel'la produzione, perdendo così la loro ragion d'essere, che sarebbe, del resto, secondo i Webb, la conse– gue11za neeessaria di una economia pia11ificata. Dopo il 1930 il contratto collettivo oonéeme quasi esdlusivam:ente le nor– me .d~ rendimen'to, la disciplina del lavoro, il progresso tec 0 nico ecc., finchè nel 1935 ·nessun contratto collettivo fu più nè stipulato nè rinnovato, e parallelamente sindacati e cpn– sigli di fabbriça cessarono man ìnano dal iiartecipare anche entro l'impresa alla fissazione dei salari e dei tempi base per i .cottimi, èhe divoota funzione demandata a vari orgapi delJ V8imministrazione industriale, con il solo limite delle .paghe' fissate dal piano generale delil'industria nazionale. Infatti da questo soltanto dipende .in ultima istanza, nell'economia wia-. nifiéata russa, fa pa-rte destinata nel bilancio wnuo dell.o Stato. ai «servizi· socia,li» e al « fondo salari» vero, e pro– prio, p~r ess~r distribuito tra tatti i produttori del braccio BibHoteca Gino Bianco e deilla mente, rispettivamente a titolo di « salario socializ– zato » e. di « salari.o personale». (2). La eliminazibne dei sindacati dalle loro ·furiziòni spec ifi– che di difesa degli « m~èressi particolari » dei loro so.ci co– me produttori ha dato via libera all'applicazione illi mitata dei « metodi incentivi », contro la quale avevano fatto resi– stenza i vecchi capi• del' movimento, che furono specialmen– te per questo epurati e sostituiti dai nuovi funzionari, veri « tecnici de'.l'effici.enza», incaricati di accelerare i tempi, co– me furono chiamati. Come abbiamo già osservato, i consi– gli · di fabbrica finirono per assumere soprattutto funzioni' analoghe a: quelle dei «,comitati misti di produzione» ·isti– tuiti in Inghilterra per libero accordo tra associazioni in– dustriali e trade unioos durante l'ultima guerr;i, col compi– to di promuovere 1 la massima utilizzazione del macchina– rio, delle materie prime, del:e ore di produzione; la ma– nuitenz.ione degli impianti; l'eliminazione degli sprechi e deg)i scarti; il miglioramento dei metodi di produzione ecc,, escluso espressamente ogni loro i11tervento in materia di salari .e di questioni sindacali. Tutta ,]a politica; del lavoro, calcolata in modo cla pro– muovere un massimo di efficienza, porta: ad u,na crescer.te differenziazione delle paghe e alla sostituzione i n sempre più Jarga scala del lavoro a cottimo al lavoro a tempo, col- la massima applicazione di « salari incentivi», « cotf mo pro– gressivo» e premi di rendimento, che il movimento stakhà– novista porterà nel 19.35 fino a1 parossismo. Questi metodi• fanno ora persino invidia agli industriali americani più conservatori, i quali ne pr.opug,nerebbero l'introduzione a casa propria, nel paese del « supercap1talismo ». Il Drucker, (3) che ne dà la notizia, osserva che effettivamente la media del sacrificio richiesto agli operai. è elevato ad un li.vello in modo conforme alle peggiori. tradizioni de!Ìo sfruttamen- to capitalistico. }.,;lanon va dimenticato che questa politica del più intenso sfruttamento degli operai ·ebbe il suo pien0 · sviluppo soprattutto negli an,ni critici 1935-36; quando l'eco– nomia sovietica venne\ più decisamente orientata verso la produzione bellica; ciò che induce ,lo stesso Drucker ad' ammonire gili industriali americani a non confonderç u11 metodo di ·e111ergenia con un metodo normale di orgwizza· • zione industriale, osservando che,: durante la guerra, in cer- ·te regioni industriali degli Stati Uniti, per affrontare diffi.– coltà simili a queHe; della Russia nel periodo dell'indu– strializzazione forzata per la preparazione bellica, sono sta; ti adottati metodi analoghi, èioè sistemi simili,al « cottimo progressivo» e allo 'stakhanov;smo e preparazione accelera- ta di maestra,nz,e non qualificate. Vero è che, secondo si ri•. leva dal più vòlte citato articolo dell'Eco~omist del 3 ago– sto, 1946, an sist~ma drastico di salari incentivi è prevjstO' ancora dopoguerra nel. quarto piano quinquennale per la ti costruzione postbellica, che altrimenti sarebbe difficile pen sare. . So,c,,a/1JS;nW e cl,i,sugW(JJg/iam,za Le ·organizzazioni openiie, corne ebbero parte essenzial@ nell'applicazione di questi sistemi ,incentivi, éosì ebbero par 0 t~ diretta -·i,n,quella nuova politica de.Ila massima differen– ziazione delle paghle, in. quema « disuguaglianza pianificata», 11sata come altr.o dei mezzì per· àurnentare la produttività e prom~vere la'"preparazione dei quadri, che Stalòn inaugu– rò col suò discorso famoso del 1931, dichiarando il livella• mento una « stupidità piccolo borghese neazionaria, degna di qua,lehe setta primitiva di asceti, ma non di una società socialista, organizzata in maniera marxista». Il «mito» dell'uguaglianza dei primi tempi d6lla rivoluzione, già ao– bandor{ato da· Lenin, si trasformerà così, non senza resisten– ze, nella fç,rmola_: « il socialismo è· disuguagliano:a », tant0 che gli reconomisti sovietici, ripr,endendo del resto una tesi polemica del Kautsky nel suo commento al programma di Erfurt, aff,ermera~no che la tendenza verso l'uniformità è propria del ,r<;gime capitalistico attuale ed è l'iridice della sua degenerazione. C'è però chi in queste teridenze nuove deùla teor;a economica sovietica vede soprattutto riflessa la realtà ·economica FUSSa., che utilizza· quasi tutti i meccani· sm_idi tipo capitali.stico, cosicchè it\, esse sarebbe da veder,e ni,ente altro che un tentativo di giustificazione delle disugua·~ glianz,e sociali, sanzionate dalla costituzione sovietica, da parte ,di una élite, la quale vive sul « prodotto sapplemen– tare » ~. più che di una teorià, si tratterebbe perciò di una formlllla am~inistrativa di produo:ione massima al minimo (2) Per· questo cOsiddetto « ·salario soei.alizzato », si veda l'articolo di "F. RoMEUF sul Meccanismo dei salari del VU.R.S.S. nel N. 3 dei « Calriers de l'éconotnie soviétique », genn8.io- mavzo 1946. ' (3) F. D. DRUCKP.11: Stipendi e paghe nell'U,R.s,s,, in « li mese», Voi. 4°, N. 21.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=