Critica Sociale - Anno XXV - n.21 - 1-15 novembre 1915

CRITICA SOCIALE 335 i pioni,eri del libero pensi,ero; ma, contemporanea– mente, rappresentarono pure « una salda muraglia contro i rivolgimenti disorgani,ci e rivoluzionari ii. Ora, questo nobile popolo, dotato di· sì alti pr-egi e •chiamato dalla sorte a compi,er-e una supe·rba mis– sione storica, si trova in uria strana e mes,china si– tuazione mondiale; esso ha conquistato troppo tardi la sua unità naziona!,e; non possiede un Impero colo– niale e non ha il dominio degli Oceani! L'Impero tedesco non può rassegnarsi a fare una parte s-e– cond.ari.a; s-e non vuol tradire il destino, deve « otte– nere combattendo» (erkampfen) quanto gli occorre, contro la supremazia di inter-essi e di Potenze ne- nemi-ci. · Pertanto La formidabile e paurosa alternativa è: potenza mondiale o rovina! (capitolo V). Siamo alla parte centrale. del libro. In essa, riaffermato che l'allargamento della potenza tedesca in Europa e l'ac– crescimento dei suoi possessi coloniali formano la base di ogni ulteriore sviluppo, il YOnBernhardi esa– mina la situazione politica e militare delle grandi Potenze europee. Naturalmente, il pensiero corre su– bito alle due ,coalizioni di ieri: Triplice AIJ.eanza, da un lato, Triplice Intesa, dall'altro .. Per molteplici ra– giopi etnico-ec_on?mi-co-geog,apche, . il. germe,. inali e-,• rabile della Tnplice Alleanza e costituito dall Austr1tl e dalla Germania; ma, « anche l'Italia è legata agi.i Imperi centrali dai suoi interessi essenziali » (ah! l'acume politi-co teutonico!). L'antagonismo sto•ri,co tra· l'Italia e l'Austria si affievolirà sempre più, mano mano che la Triplice pro-curerà all'Italia altri terri– torii per la sua popolazione ognor crescente. L'Italia non ha bisogno di Tri-este; ciò che le abbisogna è il dominio del Mediterraneo. Questo è il r,etaggio naturale cui può pretendere! In tale sua legittima preitesa, ,eSISiaJ ,non ha p-eir-ri•v.a!.i 11,aGerma,ni,a. e l'Au– stria, bensl la Francia, La quale si è appollaiata a Tunisi, la più naturale delle colonie d'Italia (non par di udire uno di quei ·_disgr?-ziati gazzettieri J?rez– zoLati dal Biilow durante 11penodo della neutrahtà?). Circa le Potenze dell'Intesa, la Francia. nutre sem– pre in cuor suo _la_ speranza d~lla révanche_; la Russi:3- mira al pl'edomrn10 nella pen1so.Ja balcamca e al li– bero accesso sul mare Mediterraneo; l'Inghilterra, rer conservare il suo sterminato Impero coloniale e I as– soluta sua sup!'emazia marinaresca, non può fare che una politica ostile verso la Germania. L'accordo pa– cifico coll'Inghilterra è una specie di fata morgan:3-, a raggiungere la quale non dev-e pensar-e alcun se-l'Io uomo di Stato tedesco. Piuttosto, noi dobbiamo te– nere sempre dinnanzi agli occhi la possibilità di una guerra C?l Reg~o Uni~o, inc1:1ran~idelle_ II1:a!"lif.es~– zioni pacifiche d1 alcum pubblic1st1 e utopisti rngles1. « Un compromesso coll'Inghilterra non può effettuarsi se non col sa,crificio dei nostri più vitali inter-essi >>. In tali circostanze di fatto, la posizione della Ger– mania è estremamente difficile e precaria. Finora, è vero, siamo riusciti a tener-e la spada nel fodero; ma !'apparente stato pacifico non deve illuderci: noi vi– viamo in una latente e violenta crisi, forse la più decisiva che abbia mai .attraversato il popolo tede– sco. In un modo d nell'altro, dobbiamo fare i conti con la Francia, se vogliamo ottenere libertà di mo– vimenti per la nostra politica mondiale. Questa è la prima e assoluta esigenza di una sana politica tede– sca; e, si-0eome l'inimicizia fran-cese non si può eli– minare con le vie pacifiche, noi dovremo ricorr-ere alla forza delle armi. « La Francia deve e-ssere così completamente prostrala, . da non p_oler più ripre– sentarsi sul nostro cammino ». Ogm commento su questa frase spavalda e provocatrice•, disvelante le vere intenzioni brigantesche del militarismo tedesco, ci sembra davv,ero superlluo! Quale più irrefraga,bile atto d'accusa si potr-ebbe raccdgliere? Il von Bernhardi termina il oapitolo raccomandando ai popolo tedesco di dimenticare i suoi diss-ensi in– terni per il bene supremo della patria. « Colla, fusione <;legli.animi e delle volontà, noi diver,teremo d-egni dell'avvenire che ci aspetta, cr-escer,emo a potenza mondiale, e imprimeremo su una gran parte dell.a umanità il marchio dello spirito tee/esco. Qualora, per contro, persistessimo nello spar.pagliamento mo– rale, che oggi caratterizza la nostra vita politica, non è infondata l'apprensione che - nella grande gara BibliotecaGino -Bianco delle nazioni - soggiaciamo ingloriosamente e ripiom– biamo nell'antica umiliazione (si allude alla batosta di Jena}, la quale fece gemere il poeta (Korner): Pop-olo tedesco, tu, il più grande di tutti, Le tue querce stanno ritte; tu sei caduto! I successivi capito-Ii, dal s-esto al tredicesimo, di– scutono d-eU'importanz-a .politica e sociale della pr,ep-a– razione bellica, del carattere della prossima guerra, tanto per terra quanto per mare, dei varii punti di vista per l'organizzazione e formazione dell';eser-cito e dell'armata. Sono paragrafi tecnici, che denotano la straordinaria competenza militare d-ell'autore, già ce– lebre in Germania per un suo precedente trattato sulla guerra moderna. È tutta una disamina minuta e comparativa delle forze di cui possono disporre l,e vari-e Potenze, dei diversi metodi strategici, dei van– taggi che può offrire una rapida offe·nsiva, -e-cc.,eoc. Entrare in particolari su questo punto sar,ebbe per noi fuori di luogo. Solo diciamo che, anche dalla semplice lettura di questi capitoli, si vede con quanta cura i leaclers d~ll'esercito tedesco spiassero le mosse dell'avv-ersario (le loro vittime presegnate!}, e stu– diassero di inferire il colpo all'occasione più propi– zia. Lo Stato Maggiore d-eve aver-e ponderato per anni il piano d'attacco. Diavolo! L'aggressione doveva essere preo·rdinata bene, con la consueta meticolosità teutoniea! Fu un vero miracolo - come dimostrò il Croci in una •corrispondenza da Parigi al Corriere della Sera - che non siano arrivati alla capitale fran-( cese nel tempo stabilito.... , Al -capitolo tred-icesimo, il nostro g-enerale di ca– valleria si fa -pedagogo. Le scuole popoLari ted-esche vanno passabilmente bene, ma, secondo il Bernhardi, bisogna perfezionarle ancora perchè possano· educare il popolo a « grandi prestazioni militari ! Le guerre moderne sono· dure assai: richiedono grande dispie– gamento di en-e.r&'iefLSichee morali. Nella scuola si forma il futuro soldato. L'insegnamento deve cc indi– vidualizzarsi » al massimo; necessita, quindi, aumen– tare il numero dei maestri e diminuire quell,o degli scolari. Occorre promuov-er-e f?li sports, la ginnasti-ca, l'igiene sociale; combattere I alcoolismo e diminuire (che cuore!) gli orarii troppo lunghi delle fabbri-che. Nè va trascurato l'insegnamento religioso, che si ri– volge ai cc presentimenti mistici» dell'anima; s-oltanto, cotesto insegnamento dev•eessere impartito ad alunni un po' maturi, e non ai moociosi, come si f,a ora. Lo Stato, poi, sempre a scopo -educativo e per attender-e ai suoi grandi còmpiti politici e culturali (e dàlli!), d-eve avere a propria disposizi_one una forte stampa, la quale penetri in tutti gli strati della popolazione e spieghi in che cosa consiste « la politica>>. Nella cc propaganda del. fatto », i.I Governo deve prendere ad esempio il Giappone, dove l'educazione- del -popolo è tutta satura di spirito patriotti-co e gue-rr-e-sco.No-i dobbiamo preparare le classi popolari a una politica coraggiosa, amica dei fatti». Il successo! Ecco quel che.-oocorre per acquistare influenza sulle masse. Sul successo Bismarck eresse l'imponente edificio del– l'Impero! Le ultime pagine sono dedi,cate alla preparazione finanziaria e politica della guerra. Lo Stato d-eve po– ter sopportare i -pesi enormi di una guerra moderna, senza rovinarsi economicamente. In s-econdo luogo, occorre contemporanea.mente preparare una mobilita– zione commerciale, -che assi-curi, in ogni evenienza, l'alimentazione ai cittadini e la prosecuzione de-ll'atti– vità industriale. Infine, bisogna sc-egliere il momento politico meno sfavorevole per attaccare. Il von Ber– nhardi affronta rapidamente i tre prob.lemi. Dalle entrate tributarie, dalla ri-cchezza nazionale, dall'am– montare del d,ebito pubbii,co, trae la conseguenza che le finanze imperiali sono in buono stato. D'altra parte, cc è completamente da -es-eludersi che la capacità tri– butaria del popolo, tedesco abbia toccato il limite estremo». Le imposte dirette ed indirette po-ssono benissimo essere inasp-rite a fine di porre l'esercito su di una base ancora più ampia, accres-cere la ca– valleria, i ciclisti e· gli automobilisti, affr,ettare la co– struzione di navi, guarnire le fortezze occidentali, approntar-e il tesoro di guerra. Quanto alla valuta– zione d-ell11 situazione generale politica e diplomatica, bisogna attenersi agli insegnamenti di Federico il

RkJQdWJsaXNoZXIy