Critica Sociale - Anno XXII - n. 20 - 15 ottobre 1912

CRITICA SOCIALE 307 che ammetta di vive_re, e viv.a, realtà, fra rea.Jtà; chè, anzi, solo al bruciante contatto di queste, potrà sen– tire ,e temprare il proprio esse'!'e. E il merito del ri– formismo - se un merito ha - è appunto quello di riempire le forme cave, di rivestire gli schemi ar– cigni, e d'invitarli, con astuta blandizie, a scendere in istrada, e camminare fra gli uomini ,e il sudiciume: i quali - pur troppo - esistono. Come esiste la nazione. Questa· verità è anoora osti– ca: e non solo ai rivoluzionari. E pure la nazione esiste. E pur si muove: e l'abbi-amò veduto. E rac– coglie, -comprend-e, assimila quanti ci vivon dentro: inclusa la classe proletaria. La, cla-ss•e non sup-era la nazione•, fino a quando, almeno, la nazione esisbe; o, se la supera, proclamandosi internazional,e, diventa teoria, fede, <<umanità», cioè qualcosa di impalpabile e d'evanescente,· in cui rispuntano le categorie, ,e la .cJasse - ess:i: stessa - -si dissolv,e. Nel fatto - nella storia - classe ,e nazione coesisto– no;. al pari delle lotte di classe e dei -conflitti interna– zionali. Lotta di classe è dinamica interio-re, fisiolo– gia nazionale. La quale dà il tòno ali.a nazionè: ta– lora inavvertito, ma immancabile; ed ,influisce - « -sot– terraneamente » - -sui rapporti internazionali. Classi non· esistono che nell,a nazione; ma fra nazioni non esistono che nazioni: e qui la classe non può valere, che quando possa parlar-e ,ed operare in nome della nazione. La classe dominante è, cosf, in condizione privilegiata: oggi la nazione è « ancora >> un· concetto « bo·rghese >>.·Ma l'ess-er das-se soggetta· non im.port'l - e non giustifica - il negare la nazione: solo im– pone un punto di vista - ed una forma· di attività - specia-Je, che faccia da contrappeso a quello degli altri ceti.. Per questa varietà di punti di vista e di ,attività, la nazione non vien meno: chè - senza risultare, nè venir permessa, dai contrasti -'- ne trae soltanto -'– in adeguata espress-ione P\J•litica - l'indirizzo ,e -la misura de.Jla propria efficienza interna ed inte-rnazio– .nale. Così la nazione è una: ma ha diversa voce, se– condo che insista o prevalga l'una o l'altra da·sse. Il proletariato ha sempre taciuto, isolato nel mondo. La politica estera non è solo. l'alchimia dei gover– nanti, ma puré una necessità ·per i governati. Può meritare un operoso disprezzo, ma non mai una indif– ferenza beota. I rapporti internazionali sono una premente realtà: e la politica estera riesce· in fondo ad uniJ prosecuzione ed integrazione deUa politica interna. Far bene qu-es'ta significa far pure quella. E la politica estera si' fa, non ignorandola, ma- parteci– pando a determinarla. I rapporti internazionll,li sono rapporti fra nazioni: in cwi però palpitano le classi, coi loro bisogni, coi loro interessi, con le loro a-spirazioni. E son dunque uno slargarsi delle intèrne competizioni, un intensi– ficarsi, un ingigantirsi deUa lotta di das-se. Anche sui mercati mondiali il proletariato nazionale può affer– ·mare la propria forza -e crescere le prop~ie utilità: e se l'Internazionale del capita 1 lismo è Internazionale di fiera e forsennata concorrenza, non può l'Interna-, zionale de-I proletariato - biascicando il suo innocuo •«credo>> - ristare dall'incunearvi I-e prop.rie falangi, per la « più grande » lotta e per una- più superba vit– toria. « C'è uno spettro in Europa - lo spettro del Comu– nismo>>... Ma c'è una realtà ·nel mondo - •la guerra internaziona1Je. E combattere contro uno -spettro non val qiuanto combattere contro una realtà: specialn;ien-· te quando a ciò sia chiamato, appunto, uno spettro ... Oocorre dunque che il proletariato d'ogni nazione - nei modi e con le armi che gli son propd - parte– cipi anch',esso a quell,a guerra, vi insinui J,e proprie aspi:ràzioni, vi imponga. le proprie volontà. Le m1- zioni e i rapporti internazi-onali sono un fatto sul qua-le bisogna contare - ed operare_. Guardate Chemnitz rivelatrice. Il socialismo tede– sco - il socialismo dell'imperativo categorico - è dominato da un incubo:· la politica internaz-ionale. Germania ed Inghilterra frem·ono, corrusche di mi– nacce. Che fare? ... Il problema, intanto, c'è. La vit– toria è delle cose. Una- (}ermania esiste; ed esiste una Inghilterra: ed esiste la sorda tensione del conflitto: esiste già un conflitto. Da quando? Da oggi, per il socialismo tedesco, ch'è il socialismo mondiale ... E competizioni furibonde e febbri di combattimento dilacerano e accendono il globo. Una nazione contro l'altra, coritro tutte le altre. Mago n'è il capitalismo; ma il· proletariato n'è trascinato, implicato, vittima sempre, -e pur v'incitor-e, allorchè a vincere è la sua nazione, il capitalismo· naziona,Je. Le antitesi s'intrec– ciano, -si neutralizzano, risorgono daHe ceneri. Ma un'-esigenza si rivela-e si annunzia a chiara voce: non cli~ertare. L'« a-nazionalismq >>proletario è una forma di scet– ticismo dell'azione: della « più grande >> ·azione e della « più grande» lotta. A tale s'è ridotto l'internaziona– lismo-: ,ad un pacificismo dolciastro e vaneggiante, q,uando non ad un c,laustrale e soddisfatto isolamento da•! mondo. La lotta di classe s'è rotta in cento viot– toJ,e, soffocata· e intristita. Il socialismo, ignaro d-elh molteplicità esterna, s'è fatto dimentico dell'unità in– terna, e s'è convertito in un frammentario agente di ordinaria amministrazione. L'« a-nazionalismo>> dei J,avoratori - di solito e m u,ltimo - si risolve in i-i;npuJ.so-e for.za al « naziona– lismo>> dei ceti conservatori, capitalistici -e piccolo– borghesi-. Dove '.J'uno manoa, l'altro si propaga e si afferma, gonfio e imp-erioso; dove l'uno cede, l'altro avanza e folleggia: e la nazione, ch'è di tutti, diventa · monopolio d'una classe; e la patria, ch'è madr-e co– ~une, diventa matrigne. dei più. E rinnegarla è folle, quant'è umano - ,e-proletario. Ma la classe lavoratrice - -e il socialismo che ne interpreta i moti e l'anima - hanno un supremo dovere da -compier-e, per l'avvenire di se stessi.: rom– pere la congiura della propria pusillanimità, fugare i fantasmi della propri<a. mente: e guardare,. con oc– chio vergine, una realtà che pur esi'Ste, la naz,ione, riconoscerla, sforzarsi d'imprimerle la propria im– pronta e il proprio indirizzo nel sistema delle forze internazionali. Il proletariato può e deve vivere, na– zione, oltre i confini della patria. E il socialismo, se vuol -essere, non deve ignorare, rinunziar~, aste– nersi. C'è un'Internazionale non meno bella, e senza dub– bi-o più feconda,. la quale nasce dall,a partecipazione attiva del proletariato nazionale alla vita internazio– nale, qual'è oggi, quale esso, parte e coefficiente della nazione, la scorge dal suo reale punto di vista. La nazione, che non vive della classe, può vivere nella classe: può questa, dunque, crescere, in sè, il senso della nazio-ne, -e cooperare, con consapevolezza e vo– lontà, alla politica internazionale. Non più anel,ante misticismo, ma prassi· operosa. · Il socialismo, che - ih ogni· paese - partecipasse

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