Critica Sociale - Anno XXI - n. 20 - 16 ottobre 1911

310 CRITICA SOCIALE nione, le opinioni ed i Congressi non sono affatto l'arit- metica — saranno da sottrarre a cotesta maggioranza: i probabili convertiti (fino a quando ?...) alla tesi rivoluzionaria dal " caso Bissolati „ e dall'avventura tripolina— dedotta, però, in compenso, la perdita di un migliaio e più di possibili voti rivoluzionari, pel distacco delle 70 Sezioni del Forlivese; i voti — non molti di certo — che sfuggissero alla corrente, che chiameremo, per brevità, la corrente Mo- digliani, pel fatto del suo accostamento — attivo o passivo che sia — alla corrente riformiate pura; i voti — quanti possono essere? — di una even- tuale ala riformista di destra, che l'articolo di Bonomi, da noi riferito e commentato in questo stesso fascicolo, fa presumere voglia stavolta distintamente affermarsi. Supposta quindi — come appare probabile — la pre- sentazione di tre ordini del giorno: rivoluzionario, ri- formista di sinistra, riformiate di destra; rimane da valutare se i voti, che si potessero raccogliere sopra que- st'ultimo, addizionati a quelli della frazione rivoluzio- naria, probabilmente in lieve momentaneo aumento, possano essere così numerosi, da superare la metà del totale dei voti, determinando un ballottaggio; nel qual caso i pronostici possono di nuovo differenziarsi: o per la prevalenza dell'ordine del giorno rivolu- zionario su quello riformista di destra; ipotesi che ci pare la più verosimile; oppure per l'ipotesi opposta. Nel primo caso, in una votazione di ballottaggio, potrebbe l'ala riformista di destra riconfondersi nel blocco riformista, restituendo a questo una maggioranza uguale, o di poco inferiore, a quella di Milano; oppure essa potrebbe astenersi; nel secondo caso — ballottaggio fra le due ali ri- formiste — la scelta fra l'astensione e il voto, che sa- rebbe a favore del riformismo di sinistra, spetterebbe alla frazione rivoluzionaria. Ma è questa, ripetiamo, un'ipotesi, a senso nostro, puramente teorica. In tutti i casi, la prevalenza della corrente, che se• guiteremo a chiamare, per intenderci, riformiate di si- nistra, non ci sembra possa essere dubbia. Il che tut- tavia non scema l'interesse che presenterà, ai clinici e agli statistici del Partito, il variare delle proporzioni fra le forze contendenti, il loro oggi imprevedibile at- teggiarsi ed, eventualmente, accoppiarsi. Di rado, alle soglie di un Congresso, fu così difficile "tirar la sorte „, tanta è la parte che deve prudente- mente riserbarsi agli imprevisti della discussione. IL CONTABILE. IL DISSIDIO SUL TENER EIIIIEBETO Con la consueta nitidezza di pensiero e di forma, Ivanoe Bonomi pubblica nel numero dell'il ottobre del Giornale del Mattino — di cui è corrispon - dente politico ordinario da Roma — un articolo intitolato " Il dissidio socialista „; articolo — nota la Direzione del quotidiano bolognese — che " su- sciterà Molte e lunghe discussioni, poichè è un primo squillo di battaglia, col quale l'ala bissola- tiana rompe il riserbo e si prepara al dibattito, che fra giorni dovrà svolgersi al Congresso di Modena. ,, Appunto perciò, ne sembra doveroso — prima di qualsiasi risposta — riprodurlo qui tutto intero: ROMA, 10 sera. Non è dissidio fra due nomini, e neppure fra due delle consuete frazioni. I due leaders hanno consuetu- dini di amicizia fraterna, svengono ambedue dal grembo del riformiamo. Il dissidio è fra due azioni diverse, che si riallacciano a due concezioni irriducibilmente anti- tetiche. Leonida Bissolati scriveva nel Secolo, all'indomani dell'occupazione di Tripoli, queste parole : " L'opposizione fu fatta, la protesta fu formulata, le responsabilità furono determinate, e riprenderemo la critica a suo tempo. " Ma frattanto il fatto si è compiuto e un nuovo or- dine di cose incomincia. " Dovremo noi immobilizzarci o ripetere le proteste, tenendoci in disparte e rinunziando con ciò a tentare di influire sugli avvenimenti ulteriori? " Credemmo ieri nostro dovere — e lo assolvemmo — di indirizzare i nostri sforzi ad ottenere una realtà di- versa da quella che oggi ci sta dinanzi. " Il nostro dovere ci prescrive oggi — se vogliamo valere come forza attiva nella politica nazionale — di tener conto di questa realtà, adattando ad essa la no- stra azione. „ E l'azione ch'egli consiglia è quella stessa che io lu- meggiavo su queste colonne: doVersi cioè limitare l'a. zione dell'Italia alla occupazione della Tripolitania, troncando quanto più presto è possibile il pericolo di un incendio nei Balcani, e consentendo all'uopo a quegli arrangements diplomatici che possono mettere onore- volmente fine al conflitto. Nè certo è remota al: pen- siero del Bissolati l'altra azione nostra, che io propo- nevo l'altro ieri, commentando il discorso dell'on. Gio- litti : doversi stringersi in fascio le forze democratiche per impedire che, a pace conclusa, il miraggio della rapida colonizzazione di Tripoli arresti ogni sVolgi- mento di politica democratica, così come è nei propo- siti dell'imperialismo conservatore. Contro queste idee si accampano, aspre e rigide, quelle di Filippo Turati. Tutto il suo ultimo articolo nella Critica Sociale è pieno' di un pessimismo fosco, angoscioso, quasi tragico: " Che farne del voto oramai, che profitto spereranno trarne i miseri cafoni del Sud, se l'erario — nel quale, alla fine, è chiusa tutta la politica — se l'erario, fino a ieri così avaro, cosi vuoto per loro, rigurgita, è ben vero, ad un tratto — ma non per essi rigurgita l'oro e l'argento — si, per le adaste steppaie di Berberia? „ E più lungi, incalzando nella enumerazione delle rovine: " La comunella del Governo coi socialisti disfatta; l'Estrema sfasciata; dato un fermo a quella corsa sata- nica verso le prime riforme e la democrazia. Tutto in aria! Saltato il banco! E per giunti anni?.... „ L'Avanti/ fa coro a questo pessimismo turatiano ; e, polemizzando con Bissolati, afferma essere dubbio se il popolo italiano sarà, in definitiva, più salassato dallo sfrenato irrompere della politica imperialista oppure dalla temperata cautela consigliata dai bissolatiani. Tali i termini della contesa, la cui gravità si può mi- surare dalle probabili conseguenze. Lo sbocco dell'atteggiamento di Bissolati e dei suoi amici è manifesto. Poichè il Governo è stato tratto da motivi di politica internazionale (i quali non si possono portare preventivamente alla tribuna parlamentare senza pericolo di compromettere la pace ,del mondo) ad oc- cupare la Tripolitania, il proletariato deve, dopo aver cercato di raffrenare la corsa all'impresa e averla anche sconsigliata, limitarne quanto più è possibile le funeste conseguenze. E, poichè, durante e dopo l'impresa, le due perpetue correnti della politica interna tornano a cozzare fra loro: la conservatrice per un espansionismo

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