Critica Sociale - XVIII - n. 18 - 16 settembre 1908

278 CRITICA SOCIALE paura io lo far() . . anche coi radicali - per non dire: anche coi democratici cristiani. La nostra stanchezza ci conduce difilato al suicidio. Resta una speranza: che, prima di suicidarsi, il partito si decida a vivere. E allora, caoticamente, fa– remo quel che il Congresso non asrà avuto la pre– veggenza di decidere. E io ci spero. GIUS:EPP.F: J~ì\lA~n:LE MODJGLIA~I. INTORNO ALSUFFRAGIO UNIVERSALE Stacchiamo, dal blocco delle proposte che la nostra egregia compagna dott. Anna Kutiscioif sottopone alle discussioni del prossimo Congres:io, questa del suffragio universale, che del programma d'azione è il II nnmero n principale ed assorbente. Perchè il partito dovrebbe imprendere una vigorosa agitazione diretta alla conquista del suffragio univer– sale? Per chiamare la maggioranza vera del proleta– riato italiano ad una più attiva partecipazione alla vita pubblica. Giusto. Sia clericale o socialista o apolitico, il grosso del proletariato maschile e femminile deve aver diritto di fare sentire direttamente il peso della sua influenza nell'ambiente legislativo, parlamentare o locale. Siccome i bisogni e le miserie sono comuni ai proletari di ogni parte politica, e un programma di riforme sociali, che si rivolgesse al soddisfacimento dei più urgenti e diffusi desideri, avrebbe la virtù di pie– gare tutti i partiti ad una politica di opere buone, così non deve preoccupare la previsione che si è usi di affacciare ad ogni dispnta sul suffragio universale: non dobbiamo desiderarlo perchè darebbe l'Italia in mano ai preti. Questa preoccupazione non deve assolutamente su8- sistere. Prima di tutto perchè in mano ai preti Fitalia c'è ancora, e ci si trova da secoli. li clero è padrone della grande maggioranza dei nostri ottomila Comuni; e, anche laddove non ha i suoi autentici rappresentanti, influisce potentemente sulla politica e sulla ammini– strazione, fino a costringere i massoni e gli anticlericali ad una politica non molto dissimile dalla sua, per ra– gioni di concorrenza elettorale e di conservazione del potere. Ed e infinitamente più pregiudizievole agli in– teressi reali di tutti i partiti questo ambiente di equivoco, questa atmosfera falsa di affettazione anti– clericale, questo parere e non essere, sopratutto questa esagerazione del " pericolo uero 71 in nome del quale ogni partito ed ogni classe devono rinunciare alla pro– pria specifica fisionomia e alle funzioni loro più proprie, è - lo notava egregiamente la Kuliscioff - assai più rovinoso codesto torbido crepuscolo che non si sa bene se sia un'aurora o un tramonto, che non la realtà ..... reale; il partito dei preti al potere coi suoi r1'011iolo, coi suoi Bonomelli, coi suoi Grosoli, con la gente sua migliore. Ci lamentiamo ad ogni uumero di giornale - è di– ventato il. cliché di tutti coloro che han voluto tentare una diagnosi del cosidetto marasma parlamentare - che mancano le pc,sizioni nette e i contorni ben deter• minati di ciascun partito, eppoi ci fa accapponare la pelle il pensiero che si possano barattare alcuni dei tanti affaristi senza colonna vertebrale, che rigonfiano la ventraia della maggioranza parlamentare, con alcuni clericali e preti autentici, magari io sottana e collare. ~: da empirici. I paesi governati a suffragio universale dimostrano tutto il bene che arreca alla vita pubblica questa larga partecipazione di tutta la popolazione alle elezioni. I preti stessi, che si trovano a dover conten• dere la conquista dei Collegi ad altri partiti, indossano l'abito del più sbracato demagogismo. S'impennacchiano dei titoli e dei nomi più rumorosi: cattolici popolari, cristiano-sociali, partito del popolo, e lanciano pro– grammoni strampalati, promettendo ogni ben di dio: libertà, pensioni, riforme doganali; abolizioni di tasse fondiarie, istituzione di Banche di crerlito; fanno a gara insomma con gli altri partiti per non lasciarsi scappare le pecore alle quali vollero anch'essi dare il voto, Ma poi vengono ben presto le delusioni. I miracoli non li possono fare neanche loro, sebbene abbiàno do– meneddio in tasca. Inoltre, malgra<lo i p;oclami e i discorsi elettorali, essi rimangono ancora e sempre conservatori, reazionari e militaristi, legati piit alle classi capitalistiche - magari intellettualmente atee e anticlericali - dai vincoli dell'interesse, che non al popolo lavoratore dai legami delle idealità religiose di fratellanza cristiana, di giustizia e di pace in terra. Allora avviene nella opinione delle masse uu pro– gressivo mutamento. La gente s'avvede che i preti sono dei mistificatori anche in politica, come lo sono in re– ligione, e li abbandona. Così è avvenuto in Austria, come lo dimostrarono alcune elezioni suppletive in co– desti ultimi me.si , nelle quali al posto di clericali au– tentici spuntarono dei socialisti. Dunque il suffragio universale arrecherà senza dubbio vantaggi inestimabili a tutti i partiti, ma specialmente a noi, anche per un'altra considerazione che non pia– cerà. ai miei compagni socialisti di sentirsi ripetere: perchè metterà a nudo tutta la nostra povertà di uo– mini e di capacità; tutta la immaturità del nostro mo– vimento, per cui ora cerchiamo sempre nelle opere dei partiti avversari l'alibi che ci assolva, presso la nostra coscienza, della insufficienza della nostra operosità. . .. Ma..... Sicuro; ho anch 1 io i miei ma, che ho piacere dì esporre per portare la mia legna al fuocherello della polemica, e per trovare qualcuno che ad essi risponda. La nostra valorosa compagna, nel dare una bussola al partito in questo periodo di incertezza, non ha detto se il suffragio universalo debba es.sere un miraggio da perseguirsi col fermo proposito di ottenerlo, ripromet• tendoci di vedere accresciute, in virtù di esso, le nostre forze parlamentari e la nostra influenza sociale, oppure se debba costituire solo un beninteso pretesto per muo– vere e sommuovere le morte acque della collettività popolare ('). (1) Eppure cl pare,·a c11ela Rullsclolf ne' suol nrtleoll - o 1101 nel nostri - avessimo 1mrlalo Cll\aro. Il suffragio unlrnrsnle 11a questo vantaggio: (Il essere una meta reale (e non ml pretesto), che altri 11rolctar1at1 h1u1110 conquistato, elle altre borghesie e persino dogi! Imperi tutt'altro chtJ dcmocr:1tlcl hanno, 1,c1loro tlnt, concessa, che qualsiasi borghesia o monnrolila liberale - ln ciò 11011 slamo cosl Jl08almtstl come lo Storcili - potrebbe concedere poi suo minor mate. senza venir mono al JlrlnCipi cardlnA.11 su cui poggia: e di essere, al tempo stesso ...;__ dAto puro elio la conqulstA non dovesse r1ese1re agevole e pronta - un magn\1100 cancvacclo JlCr rlCflllH\n·I dentro ogni sorta di 1iropagn11da concreta e posltlva, non esclusa - e la li:u\1sclolf ne faceva espresso richiamo - 1111ella1ier l'!ntenstt1- caz1one delle Iscrizioni e l)el' la~ leva elcttoralo "In lHlSOnl 11lsteml presenti o con !Oro riforme meno rndlco.11. 'rutto sta noi vedere se I socialisti - sopra.tutto del Mezzogiorno - sapranno np1iassto11arsl per cotestn riformo., che è dunque, al tempo stesso, ngit11torln o pos\tlvn, e ronde !n sè - n Bfq1erla degnameuto trattare - I van– taggi del gramll movlmoutt Idealistici e (J\10111 di un bcnlntel!o pos– sibilismo, lnutlle agghinircre - dopo ciò - che oonsenthm10 Intera– mente nelle successive osser\'Rzlonl del noetro colln.boratore. {l,A CRITICA),

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