Critica Sociale - XVIII - n. 18 - 16 settembre 1908

CRITICA SOCIALE 275 ch'egli confonde l'essenza ùi un partito, con quella di una filosofia della storia del partito medesimo: il punto di vista del militante, con quello dello storico e del filosofo. Nel suo sforzo ostinato di comporre le supposte esigenze di un lontano e in– certo avvenire con quelle imperiose, certe e reali del presente, egli sacrifica di necessitl\ quest'ultimo al primo: perchè, se il pen&iero, che trasvola sui tempi, può esser eciettico a sua posta, non può, in uno stesso momento, essere eclettica. l'azione. Un'azione a mosaico~ di due pezzi, come direbbe R. Rigola - non può risolver8i in altro che in negazione e paralisi. E il riflesso pratico della di– squisizione teorica di chi, volendo tutto abbrac– ciare, nulla stringe o striuge al seno la nube, e quel tentennare continuo che ci ha fatto perdere i migliori giorni di una possibile azione riformista; quel barcheggiare e temporeggiare, per cui i tori son presi per le corna quan<lo hanno già sferrato le più disastrose cornate; quell'anfanare nel vago) per cui, dopo i fatti di piazza del Gesù, la Direzione integralista del Partito emanava quel memorabile orctine del giorno, invitante il proletariato italiano a " fare il suo dovere ,, : che dice va troppo senza dir nulla, e sul cui intento i tre redattori avevano tre diverse opinioni! Chi ricorda i punti essenziali di ciò che si con– venne di chiamare riformismo - nome infelice che sacriamo volontieri al tramonto - dica, a noi se l'integralismo che ragiona non se li è appro– priati tutti quanti. Si combatteva la facile tendenza alle manifestazioni plateali e alle scaramuccia colla forza, e il "toro 1, di Morgari andò forse più in là dei confini da noi stessi prefissi; si oppugnava l'a– buso degli scioperì generali e parziali 1 economici e politici, e non v'è più chi dissenta, e la Confe• derazione del lavoro mira a un disciplinamento cosi rigido dello sciopero, che si capisce unicamente come tardiva reazione all'orgia di prima; si racco– mandava una politica positiva, di educazione delle masse, <li conquista lenta e sicur"', di azione cal– colata ed intensa, e, se essa llOD fu potuta effet– tuare che in piccola parte, nou fu certo per ra• gioni teoriche: fu per le troppe diserzioni, per la troppa accidia mentale <lei dirigenti e dei diretti, dei militanti e delle masse. Gli è che le maturanze llOn si improvvisano e alla via retta non si arriva che per molteplici ambagi. Gli è perciò che, senza illuderci che un Cougresso - il quale O sempre un po' uu'Accaclemia - possa dardi frego fin d'ora alle vecchie distinzioni JJOminali– stiche e respingere le parole, cui non risponde più un contenuto, consacrate dalla consuetudine e mante– nute dal naturale misoneismo dei cervelli ... anche socialisti, noi non vediamo più nel conflitto delle tendenze un tema vivo evitale di discussioni feconde. Analogamente - e qui rispondiamo insieme a Modigliani e a Ceccaroni (veggasi più oltre) - sulla questione del blocco: questione che interessa sopratutto ... i partit.i borghesi. Non noi certo, dove possibili ed utili. respingiamo gli accordi. Ma la proclamazione generica e solenne <li uu gran blocco, sia pure pel suffragio univer– sale - oltre essere iueseguibile in realtà per troppi motivi persvnali e locali, e non tutti <lisinteressati, che è facile intuire - lusingherebbe nel proleta– riato troppe illusioni. si pre::;terebbe a coprire troppo ipocrisie elettorali, non ci renderebbe le forze che abbiamo sperperate, seguere\Jbe il t.rionfo di uua parola seducente sulla ren.ltì~ delle cose. .Fate che la propaganda pet suffragio universale diventi imponente e minacciosa sul serio - e poi ditemi quanti <li coloro, che ve l'a\'ranno firmata sulla. carta. vi sarauno da v\·ero çornpagni. ~"'ateche l'opposizioue, su cni troppi tiCivolauo volontieri, agli aumenti di spese militari - senza la quale, e Modigliani consente 1 i famosi milioni delle " ri– forme che costano,, rimarranno sempre al cli so– pra delle nuvole - sia realmente 1 8enza tergiver– &azioui possibili, uno dei patti del contratto, e ve– diamo poi quanti saranno gli affini che sottosta– ranno. lu queste condizioni di fatto - colle forze di cui disponiamo per imporci agli altri parl;iti - la formula dell'autonomia, com'è la più modesta, è anche la più saggia e la più sincera. Quali che siauo per essere i nostri sforzi 1 noi non vediamo oggi, dinanzi a uoi 1 immediatamente possibile, un periodo di riforme serie e radicali. Non possiamo sperarlo dalle nostre forze politiche diminuite - dalla " stanchezza " di cui Modigliani ci parla - ; meno. ancora da quel!~ dei partiti più prossimi a noi. _gquindi un'opera sopratutto di preparazione e di rinnovamento interiore che si domanda oggi al nostro partito. È perciò che noi accettiamo loto cOJ·de l'ordine ciel giorno che inseriamo più innanzi, approvato dagli organizzatori convenuti a ì\fodena, che sep– pero - nelle more del Congresso operaio - ricor– darsi di e:-isere anche socialisti. Ordine del giorno " di concentrazione socialista.,, come lo definisce il 'l'e,;zpo, di concentrazione fra le forze più co– scienti del movimento operaio e le tendenze più pure del socialismo positivo moderno, ordine del giorno francamente antisindacalista e antirivolu– zionario, senza tentennamenti iotegnilisti. esso ci distanzia da.Ile follie dell'insurreziouismo irrespon– sabile, come ci salva dalla diminuzione possibili– stica di troppo fu.ciii adattamenti, che farebbe di noi uu'appondice dell'evanescente ed incerto par– tito radicale italiano. Esso ci porge una trama - nou perfetta, forse, nè completa. e che potrà anche subire revisione dagli avvenimenti ma sulla quale sarà certa.mente fecondo il IM·oro. Purchè il lavoro si faccia. Purchè le forze - sottratte ormai alle contenzioni intestine - si raddoppino in questa fatica. Dia il Congresso di Firenze al proletariato aspettante d'Italia questa. promessa solenne - e che la promessa si a.riempia LA CRITICA SOCIAl~E. L'ordine d l giorno alquale aderiamo ll X Co11111·e.sso<Wl I'ttl'tito .,ur;l<tli~ttt ltctliano: ritenendo essere op1101·t1mo e necessario elle la (liretliva. del Partito socialista che è tm partilo di classe - coincida con quella clei Sindacal·i OJ)erai, coi quali il Pm·tito (leve 1mmlenere i J)iù, i11ti1ni rapporti; raJ)– porti che pw· risJJetlcmclo gelowme11te l'autonomia e la, neutralilù {011clamenlale della organizzazione eco– nomica, perchè possa, abbracciare tutti i lavoratori senz'altra JJregiucliziale che quella della loro antitesi economica al ca]}ifalismo imprenditore - abbiano per iscopo di (ti/f'o11dere nelle file proletco·ie la, convinzione che ogni g1·a,1delotta economicet r) per sè JJONliccie che il fì11e ctell'Or!Janizzazioue prolela1'ia. 11011 può compren– dersi tutto uell'(tllf/Olo visuale dei piccoli miglioramenti cU conlmllo di lavoro, negoziabili !li 110/fa in volta, ma df've collocarsi ugualmente 11el l'inuovameuto fon– dwnentale clefla costituzioue economica della societù; ricordando rome i Sindacati operai abbiano chial'<imente ri1m– diata, nel loru reunte Congresso <li .1/0deua, la clol -

RkJQdWJsaXNoZXIy