Critica Sociale - XVIII - n. 18 - 16 settembre 1908

2&6 CRIT !CA SOCIALE di convenzione che offra la stessa somma <li benefici e di garanzie di quello pi·oposto dal Governo del– l'Australia occidentale al Governo italiano e appro– vato dal Consiglio Superiore dell'Emigrazione nelle suo sedute della scorsa primavera ('). Il tlovero tlel 11roletnriato. - La legge del 1901 segna una conquista che sarebbe follia las0iaL' ca– clero nell'oblìo. Worse la esecuzione di essa è stata difettosa in qualche punto, e piÌl specialmente per quanto ha tratto alla determinazione dei noli e a quei Vomitati di vigilanza locale, di cui parla Part. 10 della legge e che avrebbero dovuto sorvegliare assai meglio l'azione e la propag~nda dei rappresentanti dei vettori. Questi però, che non sono difetti della legge, ma cli uua imperfetta esecuzione cli essa, di– pendono a loro volta da un altro fatto: dalla indif• ferenza assoluta che le organizzazioni operaie ita– liane hanno dimostrato por il fenomeno della emi– grazione permanente. Como è noto, le leggi sociali in tanto hanno vera efficacia, in quanto gli interes– sati vigilano alla loro esecuzione. J~ di~ questa man• canza di vigilanza che dipese se in sette anni ht legge del Hì01 non ha dato tutti i lJcnéfici risultati che si potevano aspettare, mentre è dipeso dalla. sua intrinseca eccellenza se i loschi appetiti, in agguato per approfittarne, hanno dovuto ricorrere al dispe– rato estremo di chiederne la larvata abolizione con un'alfra legge. Ma oggi che questa mossa permette a noi di rivelare il pericolo enorme che si nasconde, il proletari;~to italiano deve capire quale è il suo ufficio. Quantunque la riforma della legge del 1901 sia stata affidata a un deputato onesto e che per la sua forte dottrina è in grado di misurare le conse• guenze prossime e remote di ogni disposizione le– gislativa, !'on. Carlo l<'erraris 1 è necessario che gli interessati se ne stiano con l'armi al piede e cariche. [o vorrei che, alle conclusioni dell'amico onor. Ca– brini per il Congresso di Firenze, si aggiungessero queste: 1° 1"ar mantenere, in tutti i suoi punti essen– ziali, la le!.tge del 1901 ; 2° L'imposta sulla emigrazione sia abolita e venga il servizio del Commissariato dichiarato un servizio di carattere generale e di interesse col– lettivo; 3° Degli undici Oonsigliel'i clell'Emigrazioue, sei appartengano alle organizzazioni di resistenza, dc!la cooperazione e della mutualità; 4° .Agli attuali Comitati di vigilanza. locale si sostituisca un'altra forma pii.1 energica di son·e– glianza, la cui funzione, ad esempio, sia demandata dal Governo all' Umanita1·ia, con fondi adeguati; 5° Sia fatto invito a tutte le organizzazioni di Rccordarsi, con quelle specialmente degli Stati Uniti, iu materia di emigrazione. Non pretendo che queste mie proposte siano tutte ottime: mi basta solo che risveglino una discussione e un interessamento che hanno già troppo tardato. ATTILIO CABIA'L'J. ( 1) l,e 1•1·01iostcciel Go\·crno austra!lm10 si rlassurnouo così: Esso tJonc a dlSJ)OSlzlonc dl cento famiglie 111)! territorio cli rreernanue da 320a •lbO acri di terreno per famiglia (un acro ò uguale a ◄000 mett'I quadrati). Sovra clasoun lotto il Oo\·erno I\Uslraliano orlgo una casa. (Hl Immigranti Ili loro mTlWl 1n Freonurntlo passano fl carico dc! Governo austra11a110, Che li trasporterà a sue speso 1>ul terreni I\S· ,;egnoU. Il Govnrno Inoltre si Obbllf,'a a coslrulre una Htrada rorrat11. o le l'h..' or<l.lnarle. Una Banca agricola farà Il cro<l.llo al 0010111 por lll colt!vazlonc-. Inoltre anche Il Governo austrat!ano rari\ degli an– llOIJ)l, 1 quali s1u·an110rlm\.lorsatl dal colono senzi\ !ntcressl In cinque rntc an1rn1111. Il Commlssarl11to doll'emlgr111.Lonc \"Jgllerà sulla 1e1\lo c~ccuzlonc del co11trntto <I.anmllo le Jlartl. O\·e Il colono allllla col– tivato so<l.dlsracc-ntcmcutc !l terreno, verrà Immesso nella pro1>rlctù. del prlm\ 160 ucrl di terreno, pagi111<1.o, se \UOle, l rlmnuentl, In cli• clotto 111mla rate somestrnll al 1,rozzo fil 10 Sl"Clllnl l'acro senza l11toress1. (Y. 1Jot1e/Uno deU'emt(l1·(1zio11e, 1908,n. 8). IN TEMA DI RIPOSO EBDOMADARI :Malgrado gli elogi al " profondo senso pratico ,, da lui ammirato nel mio ultimo discorso sul riposo festivo e settimanale, il prof. G. A. Andriulli mi fa dire tali corbellerie che, anche dopo la postilla àel direttore di c,-itica. Sociale, devo correre alle difese della mia repu– tll:7.ionee della tesi che, insieme a buon numero di amici del riposo ebdomadario, vado propugnando con varia fortuna da almeno, ahimè! una decina d'anni. Niente riposo festivo ogni sette giorni per i postele– grafici, per i ferrovieri, per i lavoratori della mensa, sia questa mensa pubblica. o privata. A tali categorie di lavoratori - come, in genere, agli addetti a quei servizi pubblici il cui arresto nei dì festivi si risolve– rebbe nelPit1terdire alla gran massa dei lavoratori delle industrio private e dell'agricoltura - sciolti dalla ca– tena del la\'Oro salariato appunto di domenica - l'uso di quelle ferrovie, di quei tramyai, rli quello trattorie, di quei musei, teatri e ,•ia dicendo cho verrebbero a di\'entare un monopolio di chi riposa sette giorni per settimana. E avremmo la domenica trasformata in una di quelle giornate di sbadiglio e di penitenza ..... contro le quali - nella buona compagnia del direttore di questa Rivista - ho ornai vuotata la faretra dello ironie, così che quando, in qualche Comizio ad uso e consumo degli analfabeti di legislazione sociale, devo tornare sull'ar– gomento, mi sento preso dal mal di mare. .Ma se ai postelegrafici e ai ferrovieri vuolsi assicurato il riposo settimanale e non festivo, è anche vero che il servizio dei trasporti e delle comunicazioni può e deve venir congegnato in guisa da rendere possibile al fer– roviere e al postelegrafico il godimento di un certo numero di riposi in quei giorni festivi nei quali riposa ....... o si dà a quello che il Bovio chiamava l'altt-o lavoro - il più gran numero di lavoratori e vien· reso possibile - per la chiusura delle scuole, dei laboratori, ecc. - par– tecipare alle pili inteme e vibranti manifestazioni della vita famigliare e della vita politica. Se il prof. Andriullì vivesse nel cuore del movimento operaio, avrebbe potuto constatare ciò che per noi or– ganizzatori rientra nelPabbicì della vita proletaria: e cioè che la prima causa della. scarsa e lenta pn.rter.ipa.– zione dei commessi di commercio, e degli impiegati di aziende private, alle Leghe, alle li'edernzioni, alle Ca– mere del Lrworo va ricercata precisamente nella im– possibilità in cui si sono trovate sino a ieri tali categorie di lavoratori di usare del diritto di riunione. La,•oratori? domanda sorridendo G.A. Andriulli. Proprio così, egregio professore. Lavoratori autentici, schiacciati e istupiditi da orari di 11-12-13 e persino H ore di lavoro, per mercedi inreriori a quelle di vario categorie di operai manuali (moltissimi gruppi di com– messi non comprendono che dei lavoratori. .... peduali, riconosciuti tali persino - ed ò tutto dire, data la tre– menda paura dell'istituto all'idea di troppo numerose inscrizioni! - dalla Cassa 1\'azionale cU Previdenza) ·_ senza contratto di lavoro, senza organici, senza pensioni: in una parola, senza alcuna di quel le garanzie che sono invece assicurate a postelegrafici, a ferrovieri, a maestri e..... a professori (ottimi, questi, per lll unità proletaria!), a favore dei quali l'Edrema Sinistra ha lottato con fo– rare di inchiostri e fulmini di parole. E lavoratori, la solidarietà dei quali - nelle agita– :doni operaie - gli organizzati giudicano tanto impor– tante, da indurre, per os. 1 le formidabili .Federazioni

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