Critica Sociale - Anno XV - n. 10 - 16 maggio 1905

CRITICA SOCIALE 147 una rnoclifìcazione, quindi una perenne creazione della logge. O è questo - o è anch'essa una. « pa– rola senza senso ,,. E so ciò ò vero poi diritto indiviclualo, di fronte a tosti di leggo precisi, a contratti quasi sempre circonstunziati, a istituti cristallizzati (la. secoli in formulo l11picif1rie; quanto piì.1 ciò 11011 dco dirsi di franto a quel nuovissimo diritto, complcsso 1 mobilis• simo, tuttom agli inizi della sua formazione, che nasce clni molteplici e mutevolissimi rapporti collet– ti,•i, tecnici o giuridici, creati dalt1inclustria moderna fra imprenditori e mano d,opera ! Qui anche la famosa esecutività. delle sentenze - di fronte a masse numerose, che tJfuggono ad ogni praticità di sanzione, di fronte ad interessi economici che non si lasciano coartare oltre certi limiti senza pericolo di ribellione o di morte di interi rami della vita nazionale - diventa molto relativa, ma cotesta relatività. non diminuisce, anzi aumenta, Pimportanza dei giudicati. Qui abbiamo gli " opinamenti n• il cui valore, unicamente morale, supera tuttavia molto spesso il valore effettivo di qualunque sentenza piil formale; qui il criterio giul'ldico, economico e poli– tico - la formula del diritto accettato, l'interesse delle industrie, la mutevole forza rispettiva delle clnssi in lotta - si intrecciano i,er la formazione di un diritto nuovo, che trnc dallo necessità delPe– voluzionc economica, dal suffragio della pubblica opinione le sue forze pii'.1 decisivo. Legga il Corriere, nell'interessantissimo volumetto del Lloyd tradotto e pubblicato in questi giorni dal Contini (1), fino a che punto si spinge nella Nuova Zelanda la facoltà discretiva dei giudici arbitrali di introdurre nuovi patti nei contratti di lavoro, cli estenderli oltre lo parti in causa ad intere industrie o ad interi dipar– timenti, di esigere pili o meno rigorosamente o di non esigere affatto, secondo i casi, l'osservanza dello prescrizioni dei lodi. :Ma, senza Andare tanto )unge, forse che qui da noi non vi furono Commissioni arbitrali o Collegi di prohiviri giudicanti come arbitri, che risolvettero controversie collettive, che imposero tariffe, che sta– bilirono vero leggi contrattuali ad interi rami di industria, in un intero distretto, provenendo in qualche modo la tanto auspicata riforma della legge probi– virale? ('). Anche queste - pel Corr-ie,·e del/{(, Sera - saranno " parole senza senso n· Eppure nel prezzo del pane ch'egli mangia ogni giorno, nella stessa mercede che paga ai ti1>ografiche gli compongono il giornale, potrebbe trovare il senso di coteste parole! Certo, neppure l'arbitrato, comunque congegnato, opererà il miracolo di impedire di sbalzo ogni con– f:litto. gsso non è che uno stl'Umcnto - la cui effi– cacia sta in funzione della capaciti\ e del buon vo– lere delle parti che l'adoperano o della. maturità del– l'n.mbionte in cui agisce - ma. uno strumento edu– catore, di tnnto superiore ai rozzi nrnesi fin qui imaginati cln. conservatori e da t'i\·oluzionari per ri• solvcre lo questioni del lavoro, di quanto una mac china moderna è superiore all'ascia. cli selce del selvflggio. :Mn. anche il selvaggio - messo di fronte ad una macchina a vapore - troverebbe probabilmente che essa " 11011 ha senso n"" LA CRl'J'ICA SOCIALE. (I) U11fl(lt86 (/Ql'6 11011 Bt BCLope,·a. - )flluno, Cogllutl, 1005 (L. 3), (1) Oolln compotonzu du attribuirei nl pro\.l!vlrl noi giudizio dollù coutrovorslo l'0llett1,·o trnttnmmo noi nostro volumetto: J t1·0b1111ati ilei i(U'0,.0 (U:HH - l)fOSSO In r,.u,ra ,oc1c,1e, L. I). La, Critica Sociale e il Tcml•o, per l'Italia: anno L. 18, se;nestre L. 10 - pe,- l'Estero: mmo L. 38, semestre L. 19. Atteggiamento d lpartito radicale di fronte nllo organizznzioni 11rot'cssio11alio di classe I. Il tenia. Quello qui sopra stampato é il titolo imposto alla Relazione, che fui incaricato di svolgere nell'occasione del secondo Congresso radicale nazionale, indetto in Roma. pei primi del prossimo giugno. Mi lusingo che i lettori della Critica consentiranno che io qui esponga gran parto delle idee che saranno contenute nella Re– lazione accennata, tanto più che, in fondo 1 non faccio se non applicare al caso concreto i concetti generali che sinteticamente tracciai nell'articolo " La base eco– nomico•socfole del pm·tito 1·adicale :,, ospitato dalla C1'itica nella scorsa estate. li. _fl pw·tito rmliNtle. Comincio col richiamarmi ad alcuni di quei concetti. li partilo radicale - secondo io lo intendo - non è Ull partito di classe, nè una scuola che proclami alcuna soluzione a pi·iol'i e fhisa dei problemi che lo svolgi– mento della società capitalista man mano presenta. "È un partito - osservavo - che riconosco come dati di fatto certi fenomeni, vale a dire, le classi, la lotta delle classi, lo sviluppo della produzione copitalistica, e i;i studia. d'intendere e di valutare successivamente gli stadi del fatale e complesso movimento e di spianare ad esso le vie nella maniera più conveniente. Seguendo questo indirizzo, compie opera democratica perchè as– sume come premes!':a storica che tale movimento pc,rta con sè l'elevazione del proletariato e l'utilità delle maggioranze sociali e subordina a tale premessa l'in– dirizzo della propria azione e la scelta dei proseliti e alleati. n Non è una scuola in quanto cho - soggiungevo - il partito radicale non assume per piotra di paragone "o il liberismo individualista o la tendenza socializza– trice, perchè nè l'uno nè l'altra sono proprii esclusi– vamente del radicalismo e perchè questo adotterà o il primo o il secondo, non a seconda d'un comandamento prestabilito 1 ma a seconda delPiuclicazione, caso per caso, dell'eterna legge dianzi rammentala ,,. Da questo punto di vista dobbiamo considerare le organizzazioni di classe e professionali e determinare la noslrn. linea di condotta, sia. nel campo sociale, sia uel campo legislativo. IIJ. Le Ol'{Jltniz~attioni ope1•(t'le. Che gli operai e coloro che prestano sen:i-:i si asso– cino e organizzino, è un fatto naturale, nel più stretto senso di questa parola 1 è un fatto naturale nè più nt'l meno che il passaggio dalla piccola industria alla grande industria. Esso infatti corrisponde alla legge del minimo mezzo, che è legge universale. Grazie all'organizzazione, gli operai conseguono i loro fini nel miglior modo e col minoro dispendio di energie, poichò moltiplicano Ja loro for;,.a e imprimono indirizzo uuitario alla. loro azione, utilizzando al postiibile il costo, la spesa che debbono sostenere, di qualsiasi natum sia il costo o la spesa. Gli scopi 1 l'indirizzo, le forme delle associazioni di– pendono dagli ambienti nazionali e dallo stadio o dal– l'inteusilà di sviluppo di cia<icuna società capitalistica.

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